amare un’altra donna

Una testimonianza che vuole negare il concetto di omosessualità, antagonista della eterosessualità. La scelta di un «altro» che si chiama donna, una scelta di amore, non una alternativa individuata razionalmente come necessaria, non un modello di militanza ma un modo diverso di amare.

La seguente è la registrazione di un’intervista con una donna (americana) che parla della sua relazione amorosa con un’altra donna. Entrambe avevano avuto in precedenza solo esperienze eterosessuali; entrambe sono femministe.

marzo 1975

DOMANDA: Mi hai detto che eravate amiche, prima di accorgervi di essere attratte l’una dall’altra. Raccontami com’è successo.
RISPOSTA: Non me ne sono resa conto finché una sera, mentre eravamo insieme, d’un tratto divenne evidente. Ricordo che una sera — siamo nello stesso gruppo femminista — si stava tutte parlando in modo molto astratto dell’amore. Ad un certo momento, mentre il gruppo portava avanti la conversazione in modo teorico, noi ne parlammo da un punto di vista personale: stavamo cominciando a dirci che ci piacevamo. Naturalmente una delle cose di cui discutemmo fu: qual è la sottile linea di demarcazione fra amicizia e amore?… Oppure c’erano dei momenti in cui eravamo perfettamente consapevoli di esserci toccate «accidentalmente». Jennie mi disse più tardi che quando ci incontrammo per la prima volta si ricorda di aver pensato, ancora in teoria, che, se mai le fosse capitato di avere una relazione con una donna, avrebbe desiderato che questa fosse simile a me.

La cosa più strana è che non ci si rende per niente conto, al momento, di ciò che si prova, ma nel subconscio, sistematicamente, si rifiuta di affrontare le implicazioni di quello che accade: lo si accantona e rimuove perché si è troppo spaventate per continuare e scoprirne il vero significato.

DOMANDA: Che hai fatto quando ti sei resa conto della vostra reciproca attrazione?
RISPOSTA: Ci frequentavamo molto. Io ero a casa sua a pranzo. Durante la serata passammo delle ore piacevoli, ma mi ricordo pure di essermi sentita in un certo qual modo a disagio,., percepivo molto chiaramente la sua presenza mentre sedevamo insieme a guardare qualcosa. C’era stata una specie di insolita tensione per tutta la serata. Era molto tardi quando ci alzammo, così lei mi chiese se volevo rimanere a dormire da lei. Ricordo di essermi sentita molto agitata… qualcosa che certamente non avrei provato in nessun’altra situazione con un’amica. Tuttavia, anche se ero tesa e sentivo che, non so come, rimanendo mi sarebbe accaduto qualcosa, non sapevo che cosa… qualcosa di nuovo e pericoloso… in ogni caso decisi di rimanere. Fu solo mentre tentavo di addormentarmi, non riuscendovi, che d’un tratto me ne resi veramente conto. Ero pervasa da un’enorme attrazione per lei. E volevo dirglielo, volevo stare con lei, volevo che sapesse quello che provavo. Nello stesso tempo ero tutta scombussolata perché, ecco… volevo sì dirglielo, ma stavo passando dei momenti difficili proprio perché non riuscivo a capire bene quello che mi stava succedendo. La mia mente lavorava a tutto ritmo nel tentativo di comprendere questa nuova situazione. Anche lei era sveglia, così ci mettemmo a sedere e iniziammo a parlare. Mi ci vollero circa due ore per trovare anche solo il coraggio per affrontare l’argomento. Penso, con tutta probabilità, che sia stata una delle cose più difficili tra quelle che ho fatto. Dire — o comunque aprirmi e parlare — era molto difficile. Quando lo affrontai in modo contorto dicendole che ero attratta da lei, replicò in modo generico che sentiva la stessa cosa.

Vedi, era spaventata quanto me ma non lo sapevo. Pensavo che sembrava molto distaccata così che non ero nemmeno sicura che la cosa la interessasse. Anche se, ripensandoci — forse in modo inconscio —, probabilmente intuivo la verità perché altrimenti non gliene avrei mai parlato… mi spaventava troppo l’idea di un suo rifiuto. Ma quando finalmente affrontai l’argomento e lei disse che provava la stessa cosa, beh, a quel punto non c’era posto per pensare ad altro. Concordammo così di lasciar cadere il discorso e lasciare che le cose, da quel momento in poi, andassero come volevano. La mia principale, immediata preoccupazione era che avevo forse mandato all’aria una buona amicizia che per me aveva un grande valore. Inoltre, anche se lei provava gli stessi sentimenti, avremmo saputo cosa farne?

DOMANDA: Appena ti sei resa conto che eri in grado di avere una relazione con una donna, come ti sei sentita: spaventata oppure turbata?
RISPOSTA: No. La cosa strana è che la mattina seguente, dopo averla lasciata, mi sentivo di toccare il cielo con un dito. Saltellavo per la strada e il sole splendeva e io mi sentivo tremendamente bene. Quando arrivai a casa non riuscii a fare niente. Così mi sedetti e mi scrissi una lettera. Scrissi così, per libera associazione… non cercai in nessun modo di elaborare una teoria… e mentre scrivevo apprendevo da me stessa quello che provavo. Inaspettatamente non mi sentivo né colpevole né spaventata.

DOMANDA: Quando iniziaste ad andare a letto insieme?
RISPOSTA: Quando ci ritrovammo la volta dopo. E ci desideravamo sempre, ma fare quell’atto decisivo, lo stesso che con un uomo sarebbe stato spontaneo, era tremendamente difficile… anche se eravamo andate a letto insieme non c’era stato niente di sessuale, solo un che di affettuoso e sensuale. Dopo quella sera iniziammo a fare all’amore anche sessualmente.

Credo che un’altra sorpresa fu lo scoprire di non essere morta fulminata, colpita dall’ira divina. Il fatto è che, una volta che riesci — lottando con te stessa — a superare quella barriera iniziale di paure indefinibili costruite a protezione dei tabù, queste si dissolvono rapidamente e ti ritrovi libera di agire in una nuova cerchia che tu stessa definisci come tua naturale. Provi una nuova sensazione di baldanza, di audacia in te.

DOMANDA: Era diverso da quello che pensavi fosse una relazione con una donna?
RISPOSTA: In linea di massima, no. Molte cose che avevo pensato razionalmente si mostrarono di fatto vere anche alla luce della esperienza. Una cosa tuttavia era diversa: avevo già immaginato che, verosimilmente, una relazione con una donna avrebbe potuto non essere terribilmente fisica, ma sarebbe stata per lo più calda e affettuosa. Credo di averlo pensato perché con gli uomini il sesso è spesso confuso con la conquista.

Gli uomini hanno attribuito un valore simbolico al sesso, per cui il pene equivale a dominio, la vagina a sottomissione. Dal momento che la sensualità non appartiene a nessun sesso in particolare, ma è piuttosto l’espressione generale del reciproco affetto, il suo valore simbolico, ai fini dell’attribuzione di potere, è nullo. Così il sesso con un uomo è di solito orientato in senso genitale. Probabilmente l’incognita principale era quello che poteva accadere alla sessualità una volta rimossa dal suo contesto convenzionale; ma una delle cose che scopersi fu che, quando ti piace veramente qualcuno, c’è una fusione perfettamente naturale tra affetto e amore, sensualità e sessualità. E la sessualità è una parte naturale della sensualità.

DOMANDA: Come si differenzia il rapporto sessuale con una donna?
RISPOSTA: Una delle cose che più mi colpì fu che diede una dimensione completamente nuova alla mia sessualità. Da un punto di vista strettamente tecnico, puoi avere un buon rapporto sessuale sia con un uomo che con una donna. Ma penso che in questo frangente le donne abbiano una più forte carica di sensualità.

Un’altra componente della sessualità sono i tuoi sentimenti. Ancora oggi questo è un campo che, chiaramente, è delegato alla donna; ci si aspetta da noi amore e affetto. È uno dei nostri doveri in una relazione uomo-donna. Anche se è stato molto oppressivo il contesto entro il quale noi siamo state costrette ad acconsentire, la «capacità» di mostrare affetto e amore a qualcun altro è, penso, una bella cosa… che gli uomini dovrebbero in effetti sviluppare di più in se stessi. Amore e affetto sono un aspetto necessario per una sessualità completa. E una delle cose che più mi piacciono con Jennie è questa capacità, senza inibizioni, di mostrare i nostri sentimenti.

DOMANDA: È da un po’ di tempo che siete insieme, ora. Di che genere è la vostra relazione?
RISPOSTA: Una volta che riuscimmo a superare la prima settimana circa, giusto per abituarci a questa situazione completamente nuova, divenne ben presto naturale — naturale è proprio la parola che userei. Fu come aggiungere un’altra dimensione a quello che avevamo già provato l’una per l’altra. È una, bella fortuna innamorarsi di .un’amica. Non abbiamo alcun piano, alcun desiderio di vivere insieme, anche se ci vediamo spessissimo. Entrambe ci teniamo ai nostri appartamenti, al nostro proprio spazio. Penso che una delle cose migliori che abbiamo fatto fin dall’inizio sia stata quella di dirci: stiamo a vedere come va. Non ci siamo dette che ci amavamo, ma solo che ci piacevamo. Non la definimmo subito una «relazione», così come si è solite fare con un uomo… sai, fare dei piani per altri dieci anni. Così, invece, ogni nuovo sentimento era spesso una sorpresa, ed era vissuto molto intensamente.

DOMANDA: Che differenza c’è secondo te tra questa relazione e quella che hai avuto con uomini?
RISPOSTA: Beh, la più grande differenza è che, per la prima volta, non provo quella segreta angoscia che si prova quando si cerca, al di là di quello che si «pensa» stia accadendo, di immaginare quello che sta «in realtà» accadendo. Penso che il tutto contribuisca all’assenza di ruoli da recitare; non ho provato con Jen la sensazione di esservi cadute. Abbiamo una personalità forte in egual misura. Voglio dire: se ci fossero dei ruoli, chi li reciterebbe? Beh, io non sosterrei certamente la parte «femminile» e nemmeno quella «maschile», ed è parimenti assurdo immaginare lei in uno dei due ruoli. Ne consegue così che quello che otteniamo è molto più simile a un rapporto di amicizia, che si poggia maggiormente sull’eguaglianza e su un sentimento più elevato.

DOMANDA: Data la disapprovazione sociale e le restrizioni legali contro il lesbismo, quali sono alcuni problemi esteriori che hai affrontato?RISPOSTA: Certo è che esito a mostrarle il mio affetto in pubblico. Se camminiamo per strade e voglio metterle un braccio attorno al collo o darle un bacio — il genere di cose che fai senza pensarci se si tratta di un uomo — bene, difficilmente è considerata una cosa romantica da parecchie persone, se lo fai con qualcuno del tuo sesso. So che se dovessi esprimere in pubblico i miei sentimenti per Jennie ci sarebbe una tale intrusione del sociale che dovrei giustificare i miei atti. In qualche modo, la gente si sentirebbe in dovere di impicciarsi del tuo privato in pubblico; iloro commenti ostili, i loro atteggiamenti ostili, rovinerebbero l’intera esperienza. Così sei come presa in gabbia. Ma abbiamo iniziato a farlo sempre più spesso, perché mi scoccia non esternare i miei sentimenti quando mi va, in assenza di interferenze ostili.

DOMANDA: Che cosa ti ha spinto a innamorarti di una donna?
RISPOSTA: Beh, è una-domanda difficile. Penso, anzi, che tu non l’abbia posta bene. Perché non mi sono innamorata di «una donna», mi sono innamorata di Jen… che non è la stessa cosa. Un modo migliore di porla sarebbe: come sei riuscita a superare il fatto che fosse una donna? In altre parole, come sono stata capace di superare la mia esperienza eterosessuale e permettere che i miei sentimenti per lei si esternassero? Senza dubbio, per quanto mi riguarda, non sarebbe, mai accaduto senza l’esistenza del movimento femminista.

Un’altra cosa nella quale il movimento mi aiutò fu quella di disfarmi della nozione che, per indipendente che fosse

la mia vita, dovevo avere un uomo; che, in un certo senso, non importava quello che io facevo da sola, ma c’era qualcosa che mi spingeva verso quel magico elemento che è l’approvazione maschile. Senza discutere e chiarire questo concetto non avrei mai potuto permettermi di innamorarmi di Jennie.

DOMANDA: Pensi che avresti difficoltà ad avere di nuovo una relazione con un uomo, se questa relazione dovesse finire? Cioè, saresti in grado di «ritornare» agli uomini dopo aver avuto una relazione con una donna?
RISPOSTA: È veramente interessante notare che quando vien fatta questa domanda, molto spesso quello che si chiede in realtà è se sei «persa» per il mondo che è considerato «naturale». A volte mi vien voglia di non rispondere affatto alla domanda perché parte dal presupposto che ci sia qualcosa di sbagliato nell’avere una relazione con una donna. Ecco che cosa si vuol dire di solito col «ritornare agli uomini»… come se ti fossi cacciata in un qualche strano posto pre-civile e soprattutto insano e ti si chiedesse se puoi ritrovare la strada di casa, ritornare da papà o qualcosa di simile. Così, prima di tutto non sarebbe «ritornare». E dal momento che non ho una relazione con una donna solo per mettere in pratica asserzioni di carattere politico, per la stessa ragione non farei l’affermazione contraria. Così, certo che potrei avere una relazione con un uomo, se solo fosse la persona giusta e se avesse già rifiutato il ruolo di «uomo» con me… cosa che elimina molti uomini, devo aggiungere. Ma se un uomo avesse la giusta combinazione di qualità, non vedo perché non dovrei amarlo come ora amo lei. Ad un certo punto penso che tu ti renda conto che quello che conta, in ultima analisi, non è essere maschio o femmina, ma arrivare a metà strada. Vale a dire che — sia che si parta dal maschile o dal femminile — si deve arrivare ad un punto d’incontro per combinate gli aspetti positivi delle cosiddette caratteristiche maschili e femminili. È qui dove voglio arrivare, ed è questo che — me ne rendo conto — comincio a significare per gli altri.

DOMANDA: Ora che sei stata con una donna, qual è il tuo atteggiamento verso i gruppi lesbici e omosessuali?
RISPOSTA: Se devo dire la verità, ho sentimenti confusi nei loro riguardi. In qualche modo, per esempio, c’è stato un sano scambio tra il movimento omosessuale e il movimento femminista. Le femministe hanno avuto un’ottima influenza sul movimento omosessuale poiché la liberazione delle donne è una sfida alla natura stessa del sistema dei ruoli sessuali, non si limita solo a fare trasferimenti al suo interno. D’altro canto il movimento omosessuale ci ha aiutato ad affrontare la questione di donne che amano altre donne. Anche se qualcosa del genere stava per iniziare da solo, le lesbiche ebbero il merito di insistere per un chiarimento e perciò di accelerare il processo. Ma c’è per me un problema da chiarire sulla scelta sessuale così come la fa il movimento omosessuale. Andare a letto con un’altra donna non è «di per sé» una cosa «necessariamente» positiva. Non significa o comprova, per questa sola ragione, che per ciò stesso tu ami le donne. Non significa che tu hai smesso un negativo comportamento «maschile» con i nuovi partners. Da una parte i ruoli maschili si imparano, non sono genetici; e anche le donne possono scimmiottarli. Dall’altra il ruolo femminile può essere facilmente trasferito nel lesbismo, con la differenza che, anziché essere passiva con un uomo, una donna è passiva con un’altra donna. Cosa che succede spesso e non cambia nulla. Penso che, a questo punto della mia vita, il femminismo comporti naturalmente la. possibilità di andare a letto con e amare le donne; ma non è che uno dei «molti» elementi di quello che definisco femminismo radicale — cioè l’eliminazione totale dei ruoli sessuali. Il punto principale del femminismo è ancora quello di capire che noi come donne siamo un gruppo politico che vive ai margini di una società maschile, che i ruoli sessuali definiscono per noi il nostro «posto» da inferiori, e che il femminismo radicale significa la distruzione definitiva di quel sistema di ruoli. In questa prospettiva, l’andare a letto con e amare le donne non è che una possibilità, e diventa una pura e semplice soluzione personale per vivere in una società sessista, a meno che non sia visto nella più vasta prospettiva di distruggere completamente i ruoli sessuali.

Là confusione tra «partners» sessuali e «ruoli» sessuali ha anche portato ad una situazione veramente bizzarra, per cui alcune lesbiche insistono dicendo che non sei una vera femminista radicale se non vai a letto con una donna. E questo è sbagliato politicamente oltre che oltraggioso personalmente.

DOMANDA: Il fatto che siano state le lesbiche a mettere sul tappeto, all’interno del movimento femminista, la questione, ha avuto un maggior peso sulla tua decisione di avere una relazione con una donna?RISPOSTA: È difficile dirlo. Penso che il movimento delle lesbiche abbia portato la problematica nel movimento femminista, che quindi l’ha trasmessa a me. Ma nello stesso tempo, mi rendo conto che stavo lentamente andando da sola in quella direzione.’Ci ho pensato a lungo. Perché è un interrogativo naturale: se vuoi rimuovere i ruoli sessuali e se dici che uomini e donne sono esseri umani eguali, beh, la domanda successiva è: perché dovresti amare solo gli uomini?

Mi ricordo di essermi fatta questa domanda e ricordo che è stata discussa in molte riunioni dov’ero presente — chi è che dice che si può solo ricevere da e dare amore a un uomo?

Intervista di Anne Koedt
Tratta da: «Notes From The Third Year: Women’s Liberation»
Traduzione a cura di Shara Fonti «Liberazione ‘Femminile» – Milano