confesso, sono una spia della cia

aprile 1975

Finalmente, anche io posso fare una piena confessione, ora che è diventata pubblica la notizia delle infiltrazioni CIA nel movimento femminista mondiale. Ce la conferma Paese Sera del 6 marzo con una corrispondenza da New York firmato John Cappelli :

«A rivelare le infiltrazioni della Central Intelligence Agency è stata Ann Roberts, che ha detto tutto quello che sa sull’OEF (Overseas Education Fund), una organizzazione femminile americana che è finanziata al 70% dalla CIA… L’OEF si è inserita nella preparazione della conferenza di Città del Messico in modo da poter controllare con tutta tranquillità le delegazioni che interverranno al grande «vertice» delle donne… Louise Montgomery, capo della divisione latino-americana dell’OEF si presenta ogni mese a rapporto dal direttore regionale della CIA a Panama, Alex Firfer, per informarlo sui quadri e sulle tendenze dei movimenti femministi…».

Meno male che ce l’hanno detto, perché allora anche io posso rivelare di essere stata reclutata dalla CIA per simili mansioni. Tutto incominciò durante la. manifestazione l’estate scorsa per l’aborto. Eravamo a Roma a Piazza Navona per ‘la raccolta delle firme, quando vidi arrivare una femminista più o meno come le altre: blue jeans, maglione, capelli tutti ricciolini, occhi che guardavano dritti invece che a terra, un’espressione di gioia sulla faccia. Portava un cartellone sandwich con su scritto: ABORTO PER TUTTI.

Avrei dovuto capire subito, proprio da questi errori elementari di ortografia, se non dalla indicazione di scarsa conoscenza biologica, che si trattava di una spia di un certo livello della CIA. Una mia amica, che tempo fa andava a ‘letto con un vero agente della CIA (era addirittura il presunto capo dello spionaggio a Roma ‘in quei tempi) gli aveva chiesto una volta in un momento di sfogo: «Ma perché siete tutti così cretini?» La risposta, furba, era stata: «Cara, noi cerchiamo sempre di sembrare cretini fa parte del nostro ruolo. Il nemico non deve mai sapere quanto siamo bravi. Ci deve sottovalutare».

«Con te, non sarà difficile», rispose la mia amica.

Comunque, la ragazza di Piazza Navona col sandwich ABORTO PER TUTI, mi si avvicinò e cercò di attaccare discorso. Non riuscii a liberarmene, e fui trascinata in un bar «per prendere un cappuccino». Era dopo pranzo, e siccome solo gli americani bevono il cappuccino dopo il pranzo, cretina sono stata io a non capire il gioco a volo.

«Di’ un po’», mi chiese, «chi sono, quelle là tutte femministe?» «Sì. E se no, chi dovrebbero essere, una delegazione di vergini vestali mandate dalla DC?» «O, bene, bene!» esclamò. «Speravo proprio di fare contatti. Vuol dire che ci sono riuscito. Mi potresti scrivere un elenco dei loro nomi, per favore?»

«No, non scrivo niente», gli risposi, seccata. «Poi, è riuscita-non riuscito. Tu sei una donna. Ed è aborto, non aborto». «Yoicksl Ulp! Ho sbagliato». Incominciai ad avere qualche sospetto, oramai. «Ma tu, scusa, chi sei?» Per tutta risposta strappò la parrucca riccioluta, scrollò di dosso i jeans ed il maglione. Scomparve il sandwich, e l’espressione di gioia. Mi trovai davanti, invece di una ragazza compagna, un uomo vestito di tutto punto in un abito di flanella grigio dai pantaloni troppo corti di caviglia e troppo larghi di culo. Aveva un nasino lungo a punta, come un formicaio, i capelli a spazzola ed un’espressione negli occhi di beatitudine e certezza, quella stessa espressione che si vede negli occhi dei santi mentre li stanno lapidando o trafiggendo di frecce. Siccome simili trasformazioni da donna a uomo e vice versa si vedono piuttosto spesso oggigiorno, nessuno ci fece caso.

Disse: «Intanto, faceva troppo caldo con questa parrucca. Sono troppo vecchio per continuare a fare questi lavoretti ! Però, avrei un’offerta da farle, Signorina», mi disse. «Un’offerta che non posso rifiutare?» dissi io, scherzando. Abbiamo concordato che avrei ricevuto 3.000 dollari a settimana. Come avrete capito, non potevo rifiutare tutto quel ben di dio di dollari, in effetti.

Il lavoro era semplicissimo. Una volta al mese dovevo presentarmi da lui nel suo ufficio presso l’Ambasciata americana a Via Veneto per raccontargli delle tendenze del movimento femminista Italiano. Il nostro primo colloquio andò così: Spia: «Allora? Cos’hai trovato?» lo: «Pare che le donne Italiane chiedano l’emancipazione, asili nido, diritti uguali con gli uomini, di potere decidere sul loro corpo…». Spia: «Sospettavo proprio questo. Vai avanti. Ma parla più chiaramente, per favore. Se no, la registrazione viene male. Ormai stiamo attenti alla qualità delle nostre registrazioni,».

lo: «Be’, le donne dicono che non vogliono più essere rinchiuse in casa a parlare sempre con i bambini, essere escluse dal mondo degli adulti a fare lavori manuali senza avere il diritto di decidere il loro avvenire».

Spia: «E’ ancora più grave di quanto sapevamo, allora! Tutto questo è molto preoccupante. Sei proprio sicura di queste informazioni?». lo: «Sicurissima. Non vogliono più essere schiave…».

Spia: «Basta così. E non urlare tanto, le dattilo ti potrebbero sentire, chissà che idee si metterebbero in testa».

lo: «Ma perché ve ne occupate voi della CIA di queste cose?».

Spia: «E’ una questione della massima importanza per noi. Tu capisci, tutto questo mette sottosopra l’ordine costituito. Mette in questione l’autorità, la pace in casa, la stessa serenità dei capi di stato. Dove sarebbe Nixon ora, se Pat fosse stata una femminista? Sono pericolosissime sovversive».

lo: «Sovversive? Non esageri?». Spia: «No! l’uguaglianza tra i sessi porta alla libertà e la libertà porta alla morte del maschio come capo. Perciò non può essere tollerato. Sono proprio molto diffusi, questi atteggiamenti?».

lo: «Temo di sì».

Spia: «Che peccato. Le cose andavano .così bene com’erano. Il lavoro era ben diviso, era una cosa simmetrica. Era… ecco, comodo. Ma non ci riusciranno. Questo è un chiaro pericolo per il mio governo, e noi prenderemo azioni tempestive per stroncare anche questa rivoluzione».

lo.- «Ma che potete fare? Sono dappertutto !»

Spia: «E’ vero, ma abbiamo risorse insospettate. Ricordati il Cile. Ricordati…». Ed elencò una lunga lista. Qualche settimana dopo ci ritrovammo.

lo: «Avete deciso cosa fare, allora?».

Spia: «Sì. E’ una soluzione defìnitiva-fìnale, si potrebbe chiamarla. E’ stata elaborata a Washington in un think tank».

lo: «E cos’è un think tank?». Spia: «Un serbatoio per pensatori. Vedi, ci si riunisce in una stanza, e si pensa insieme. Una riunione importante, insomma». lo: «C’erano anche donne nel serbatoio?».

Spia: «Per carità ! Abbiamo per prima studiato un metodo perfetto per controllare che a queste riunioni non ci siano di quelle puttane di femministe nostrane». lo: «Come avete fatto?». Spia: «Ci siamo tutti spogliati prima di entrare nel think tank. Dovevi proprio vedere Gerald nudo! Un atleta superbo, fa 6 km. ogni mattina in piscina, batterà Mao Tse Tung alle Olimpiadi un giorno. Non dico che abbia molto sopra, ma sotto, è un vero presidente». lo: «C’era anche Kissinger?». Spia: «Superkraut! No di certo — non ci si può più fidare di lui da quando si è sposato con quella donna. E’ troppo intelligente, lei, non sa stare al suo posto. Ma non lo sai che la moglie di Kissinger fa lo stesso lavoro che faceva lui prima, come consulente di politica estera a Rockefeller? E’ molto pericoloso». lo: «E’ il risultato del pensare nudo nel serbatoio?».

Spia: (Con una lunga risata di trionfo): «Eliminazione. Le donne saranno tutte eliminate fisicamente. Con questa soluzione finale, noi liquideremo la guerriglia in casa ed anche il problema del femminismo. Se non capisci, le femministe potrebbero girare tra le altre, indistinguibili». lo: «Come i pesci nel mare?» Spia: «Esattamente».

lo: «E’ un’idea. Certo, come effetto collaterale, scompare la razza umana».

Spia: «I principii sono principii, altrimenti che principii sono? Ora, basta con queste chiacchiere, non posso perdere più tempo a discutere con una donna. Tanto, probabilmente non hai nemmeno seguito il mio filo logico».

lo: «Ci è voluto un certo sforzo, ma credo di avere capito». Ci vedemmo di rado dopo questo. Mi fece capire che stava mettendo a punto la soluzione finale, che per essere attuata richiedeva numerosi incontri con scienziati importantissimi, lo intanto incassavo i soldi. Finalmente un giorno mi chiamò. Spia: «Abbiamo messo a punto la soluzione finale». lo: «Si? Che metodo userete?». Spia: «L’assassinio di massa è troppo complicato. Abbiamo calcolato che ci sono più donne nel mondo che uomini, e diventa piuttosto difficile uccidere tutte le donne. Perciò dobbiamo battere un’altra strada, che comunque richiede una tecnica più raffinata». lo: «Cosa farete?». Spia (socchiudendo gli occhi): «Metteremo tutte le donne in prigioni, certo meglio arredate di prigioni normali. Saranno come casette, individuali, non collettive. In queste prigioni, le faremo lavorare: pulire, cucinare, badare a bambini, ecc. Quelle che vogliono uscire lo potranno. Le lasceremo pensare che possono lavorare, ma daremo buoni posti di lavoro solo agli uomini. Per il lavoro pagheremo le donne meno degli uomini, così che si scoraggeranno presto». lo: «Mi sembra un’ottima idea. Ma non è esattamente come stanno le cose ora?».

Spia: «Si capisce! Abbiamo studiato millenni per arrivarci. Vedrai come funzionerà bene. Sono molto soddisfatto! Grazie anche per la sua collaborazione». lo: «Non c’è di che». Spia: «Non c’è di che, Signore». lo: «Sì, Signore. Ora, se mi permette, debbo andare a casa. E’ l’ora per cucinare la cena, e per ‘sistemare i compiti dei bambini, poi avrei una traduzione da fare». Spia: «Vada, vada ! Lei ha reso un servizio al mio Paese, ed anche agli uomini del suo. Le saranno brevemente grati».

Judith Harris