ANTICONCEZIONALI

denunciamo il ginecologo

Abbiamo ricevuto questa lettera

giugno 1974

“Carissime di Effe, …sono rimasta sorpresa nel leggere l’indirizzo della 2a Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Roma tra gli ambulatori dove è possibile richiedere la applicazione del diaframma. Nell’aprile del 1973 mi sono recata a questa 2a clinica ostetrica per, farmi consigliare ed eventualmente prescrivere un altro sistema anticoncezionale, visto che la pillola mi provocava disturbi. Ero in sala di attesa con altre donne, quando si è aperta la porta dell’ambulatorio e si è affacciato il medico che ci ha detto: “li mortacci, quante siete!”. Come esordio non c’era male, e mi ha lasciata sorpresa. Quando è stato il mio turno ad essere introdotta nella stanza dei lettini, c’erano: il medico (che faceva colazione) una o due infermiere e tre persone (probabilmente medici, spero) che non si capiva cosa facessero oltre a chiacchierare piacevolmente con il medico. Inoltre c’erano due donne su due lettini dietro dei paraventi che attendevano una “guardata” dal ginecologo. Mi ha fatto attendere mentre proseguiva in quella che credo sia la sua solita routine: un sorso di cappuccino, una chiacchierata con gli amici (tra cui una donna) una introspezione vaginale, mentre il caso della paziente esaminata veniva discusso ad alta voce, come normalmente succede, da medico a paziente. Quindi si è rivolto a me e mi ha chiesto di esporre il mio caso. Quando ho finito di parlare, mi ha letteralmente investita perché non ricordavo il nome di una medicina prescrittami da un altro medico. Per i disturbi che accusavo mi ha compilato un paio di ricette (che conservo per ricordo) senza avermi visitata ma basandosi su quello che dicevo io e su analisi eseguite mesi prima. Ma la cosapiù edificante è stata che, quando ho chiesto se avrei potuto usare la spirale, ha risposto con un secco “no”; ho chiesto perché, visto che non potevano esserci ragioni fisiologiche (almeno non poteva conoscerle lui, non avendomi visitata) e mi ha risposto che lui la spirale non me la metteva perché non ero sposata. Altro mio “perché?” ed altra risposta illuminante: erano ragioni personali; per me l’unico sistema era continuare con la pillola. E’ da notare che il medico era giovane e non un vecchio parruccone e quindi il suo moralismo ipocrita, il suo perbenismo borghesissimo sono più nauseanti che mai.

Questo genere di cose succedono alle donne ed alle donne di una certa condizione sociale in particolare. Mio zio, professore della facoltà -di medicina, con il quale mi lamentavo, mi ha risposto: “Ma perché sei andata all’ambulatorio dei mutuati? Non potevi venire da me che ti avrei accompagnata dal prof. X?”. Inutile proseguire il discorso sui privilegi di classe con voi che siete certo più informate di me.

Concludo la mia lettera inviandovi le mie più vive congratulazioni e i più sinceri auguri per Effe.

GIOVANNA C.

PS – Non pubblicate il mio cognome: vivo con i miei che sono all’oscuro di molte cose perché non ammettono che una figlia di 24 anni abbia rapporti prematrimoniali.

 

 

 

Su Effe noi pubblichiamo l’indirizzo del Centro di Pianificazione familiare che funziona presso la 2″ Clinica Ostetrica dell’Università di Roma. Le femministe non solo lo usano, ma vi inviano molte altre donne, soprattutto del quartiere popolare di San Lorenzo. Alcuni di questi medici si sono sempre mostrati preparati e cortesi, quello incontrato da Giovanna nell’ambulatorio per le visite ginecologiche generiche invece è risultato diverso. Abbiamo cercato di individuare questo medico che ancora, con arroganza, confonde il giuramento di Ippocrate con i propri pregiudizi sessuali. Siamo riuscite soltanto ad avere la sua firma indecifrabile sotto un ricettario. Ne pubblichiamo la fotografia sperando che qualcuno la decifri. Siamo infatti convinte che con nome, cognome ed in pubblico, costui non avrebbe osato comportarsi così. Altrettanto vale per quell’altro suo collega che, sempre nella stessa clinica, a una che chiedeva la pillola domandò: “Ma suo marito è d’accordo?”.

Il caso limite del mese è comunque quello del ginecologo Giuseppe Oppido – Viale Ippocrate 104, Roma, che fu a suo tempo telefonicamente contattato da una compagna nel quadro delle nostre ricerche per una collaborazione dei medici alla diffusione degli anticoncezionali.

Domanda: «Possiamo avere un colloquio con lei?”.

Risposta dell’Oppido: “Colloquio? Ne possiamo fare a meno. Le cagne devono andare in giro. Le cagne. Fatevela voi la lotta. Ciao” e buttò giù il telefono.

L’intervistatrice richiama per essere sicura di aver capito bene. Domanda: “Scusi dottore, ma io vorrei parlare con lei degli anticoncezionali. Lei è contrario?”. Risposta: “Io sono contrario a tutte queste storie”.

Domanda: “A quali storie?”. Risposta: «Alle donne, che invece di stare a casa a fare la calza si occupano di queste cose. Ciao”. Ogni commento a questo punto ci sembra superfluo.