eva forest

lettera dal carcere

febbraio 1975

Due donne, promotrici di iniziative per la liberazione della donna in Spagna, Lidia Falcon e Eva Forest: avvocatessa la prima, autrice di libri sulla condizione della donna (Donna e società, I Diritti civili della donna, Lettere a una idiota spagnola); psichiatra la seconda. Arrestate nel settembre scorso con un gruppo dì intellettuali democratici, tra cui i loro mariti Eliseo Bayo e Alfonso Sastre, dal regime franchista che, con un’operazione simile a quella fatta in Italia al tempo della strage di piazza Fontana a Milano, vuol far passare per rossa la bomba nera che ha provocato la morte di una decina di persone nel centro di Madrid nel settembre scorso. Torturate, isolate, sottoposte ad ogni genere di umiliazioni, in quanto antifasciste e in quanto donne.

È chiaro che in Spagna come in ogni regime fascista la lotta delle donne per la loro liberazione passa attraverso la lotta clandestina antifranchista.

Eva Forest ha organizzato nel 1970 la prima riunione delle Donne Democratiche spagnole. I primi gruppi di donne democratiche si erano formati nel 1967 per rivendicare scuole, asili nido, alloggi, assistenza sanitaria, per lottare contro il caro-vita e i bassi salari. Da quelle prime lotte, le donne avevano preso sempre più coscienza della loro oppressione specifica, lottando per l’uguaglianza giuridica, sociale, professionale e nella famiglia (uguaglianza salariale, protezione della maternità, diritto al divorzio). Lidia Falcon e Eva Forest rischiano la pena di morte da parte del franchismo.

Sono stata arrestata il 16 settembre a casa mia. Appena giunta alla Direzione generale di Polizia fui chiusa in una cella completamente isolata e poi condotta in una stanza enorme, dove erano otto o dieci uomini della BPS (Brigata Politica) che mi misero in piedi contro la parete minacciandomi e insultandomi: «assassina», «comunista», «ti obbligheremo a dire la verità e poi ti butteremo giù dalla finestra e diremo che ti sei suicidata». Non so quanto quanto tempo durò. Le ginocchia mi si piegavano… caddi a terra varie volte; mi tirarono su torcendomi le braccia:
«se fai ancora la commedia, ti facciamo fuori». Svenni e uno venne contro di me e mi picchiò con forza, tirandomi su per i capelli. Svenni di nuovo e quando cominciai a riprendermi c’era nella stanza una dottoressa che sorridendo cinicamente gridava : «Non è nulla. Polso normale, cuore normale. Nulla di serio. Non c’è ragione per interrompere l’interrogatorio». Per tutte queste ore, nessuno mi aveva fatto nessuna domanda. Mi spinsero ancora contro la parete colpendomi alcuni nervi, cosa che mi provocò un tremito e forti dolori. Si misero a ridere come pazzi perché mi ero bagnata: «Si è pisciata addosso la puttana», dicevano.

Poi mi condussero in una stanza lussuosa dove stava un alto funzionario. «Poverina, che ti è successo? Che canaglie! Ma ora è passato, raccontaci tutto. Io mi rendo conto che sei idealista, che tuo marito ha molte amanti e che ti senti frustrata, e che per questo, per le tue idee romantiche, ti sei interessata all’ETA» (il movimento basco indipendentista). Durante i nove giorni passati alla Direzione generale di Polizia sono passata per 17 interrogatori e in tutti sono stata torturata, eccetto che nell’ultimo, in cui si limitarono agli insulti.

Lidia Falcon


Cara Eva,
per venti settimane ti ho raccontato le mie esperienze con la varietà di donne che il caso mi ha fatto conoscere. Di ognuna ho esposto un problema, ho analizzato un dramma, piccolo o grande, ma che incideva sulla sua vita a volte in modo tanto definitivo da sconvolgere tutto il suo futuro e portarla alla disperazione. Ebbene, ora ti dirò che la donna che lavora a domicilio per un’industria, riunisce nella sua vita tutti i dolori, tutte le sofferenze, tutte le miserie che la donna ha subito e subisce nella sua vita quotidiana e nel suo mondo di lavoro. (…)

Ieri, per caso, ho trovato una frase che riassume magistralmente la situazione di quella donna che fa di casa sua un laboratorio, dove partorisce i figli, cura il marito e cuce camicie in serie :

«La tradizione di tutte le generazioni passate opprime come un incubo il cervello dei vivi.» Mai è stata meglio descritta la condizione di quella donna che, oltre a svolgere il suo ruolo tradizionale e biologico in casa, pretende di guadagnare un plus salario nel medesimo posto dove pena dalla nascita alla morte. Non essendoci asili infantili dove lasciare i piccoli quando la madre lavora fuori casa, è meglio che li curi mentre cuce, ricama o dipinge, restando nel suo focolare domestico. Nessuno definisce cosa debba essere questo focolare. (…) Si dice semplicemente «FOCOLARE»

con la bocca piena di queste dolci otto lettere e di corsa… verso qualche altro posto che non sia «quel» focolare…

E in «quel focolare» precisamente si mette «quella» donna. Però può curare i figli… Curare, ciò che si dice curare, non è in realtà la parola adeguata. I figli sopravvivono — quelli che vi riescono — a fianco alla madre. Quelli che possono, quelli che hanno abbastanza salute. E NESSUN sociologo si è mai dato la pena di pensare che una donna, costretta a cucire ogni giorno dozzine di camicie per guadagnare un salario infimo, inferiore a quello di un bracciante, NON PUÒ’ OCCUPARSI dei suoi figli.

Riassumendo, cara Eva, Tutti i problemi, tutte le miserie, tutti i dolori della donna che lavora, si riassumono in un solo: IL LAVORO A DOMICILIO.

E quale è la soluzione? GUERRA A MORTE AL LAVORO A DOMICILIO. Guerra di sterminio, di estinzione! Basta con le operaie domestiche! Basta con il carcere del focolare! Basta con le parole dolci e ingannevoli! Basta con le qualifiche vuote, con le definizioni menzognere! Basta con i complicati sillogismi per difendere l’indifendibile! Basta con gli uomini saggi che condannano alla schiavitù donne abbrutite! Basta con le finzioni, Eva!… Non ho più pazienza!… Basta con gli esseri umani in gabbie! GUERRA A MORTE AI COLPEVOLI! GIUSTIZIA! IMPLACABILE GIUSTIZIA FEMMINILE !… Tanto disdire e ribadire e spiegare e comprendere… E non ho rimedio, Eva, non l’ho. Troppi anni di corruzione, di cattivi esempi, di detestabili compagnie, di perniciose influenze, di amicizie contorte, per rigenerarmi alla mia età… Non ho rimedio… E allora cosa fare?

GUERRA DI STERMINIO! GUERRA A’MORTE!… Alla menzogna, all’ipocrisia, alle buffonate, all’inganno, all’abuso!…

GUERRA AGLI SFRUTTATORI! Guerra alle false promesse, alle amabili truffe, alle dolci parole che nascondono neri propositi!… GUERRA A MORTE AI COLPEVOLI!… Dell’abbrutimento, dell’abulia, dell’ignoranza, dell’arretratezza… delle nostre donne!… Stanche, spremute, disumanizzate e contente… Perché se dobbiamo essere sfruttate, ingannate, truffate, derise, emarginate, alienate, ghettizzate, schernite e prese in giro… almeno sappiano che NON LO SIAMO, CONTENTE… Parlo per i miei diritti, per i tuoi, per quelli di tutte, TUTTE. Le nostre amiche e le nostre nemiche. Se non c’è soluzione per te, Eva, né per Lolita, né per Elena, né per Felisa, né per Juanita, perlomeno non ci inganniamo…

GUERRA A MORTE AI COLPEVOLI!… All’inganno!… Al torbido, sudicio, vischioso e ripugnante inganno, che oggi si chiama con bella fraseologia progressista «Alienazione». È più bello, più colto, più «in», più moderno.

GUERRA ALLE BELLE PAROLE! GUERRA AI SOFISTI! Ai filosofi da strapazzo, ai sociologi da statistiche a tavolino, ai medici da conferenza, agli psicologi dell’«alienazione», del’«io», del «complesso», della «compensazione» della «decompensazione» della «gratificazione», dell’«eros», dell’«erotismo», del «sadismo», del «masochismo» e della «frigidità»!… Abbrutimento, sudiciume, cattiveria, dolore, miseria, brutalità, menzogna, truffa, furto, assassinio, invidia, egoismo, lussuria, forza, morte, guerra! GUERRA A MORTE AI COLPEVOLI!

Basta con gli uomini colti, sapienti, eruditi, sereni, ragionevoli, concreti, intelligenti, moderati, lavoratori, disciplinati, ordinati, responsabili,… che condannano a morte le stupide donnette abbrutite, doloranti, sofferenti, sole,, calpestate, schiacciate, rassegnate e contente!

Basta con le commedie, le tragicommedie, le scenette, le operette, le riviste, i fumetti, i settimanali umoristici, la posta del cuore, i consultori, le grafologie, gli oroscopi, i redattori, gli articolisti, i direttori, i capi, i capitalisti, i compagni, gli oppressi di altra classe, le battute, le barzellette, le sentenze, gli atti, le risoluzioni, i contratti, i poteri, le polizze, le attenzioni, la galanteria, le porte aperte, le porte chiuse, le poltrone, le sedie, le sale d’aspetto, gli stetoscopi, i test, le ricette, i trattamenti, i consigli, le carità, i doveri, l’educazione, la responsabilità, l’amore, gli istinti di realizzazione, la gratitudine, le soluzioni, le evoluzioni, il meglio di tutto, quello che dovrebbe essere, quello che in realtà avviene, quello che succederebbe, quello che nessuno sa dove potrà arrivare, il buon senso, l’equilibrio, i mezzi termini, i premi, i concorsi, i discorsi, le conferenze, gli esami, le opposizioni, le comparazioni, le relazioni, i primi e gli ultimi, le statistiche, le percentuali, le somme, i resti, le menzogne, le verità, i simposi, i congressi, le rivendicazioni, i numeri straordinari, le ragioni, le sragioni, gli evidentemente, i chiaramente, gli a me non me la fanno, i sono d’accordo in tutto, i non hai bisogno di convincimenti, i non sono femminista né maschilista, sono umanista, tutti esseri umani, tutti uguali, tutti contenti, tutti scontenti, tutti alienati, la oppressione uguale, la schiavitù uguale, tutti uguali, tutti uguali, l’uomo, il negro, la donna, il povero, il ricco, lo stupido, il furbo, il bello e il brutto, il sano e il malato, tutti uguali, tutti uguali, a me non me la fai, non mi devi convincere, non mi devi convincere, e se no guarda, io pulisco, io lavo, io parlo, io dico, io porto il bambino a passeggio, io credo, io penso, io so… GUERRA A MORTE AI SINONIMI!… Ai progressisti, ai convinti, a quelli che già sanno, a quelli d’accordo però, e perché ti arrabbi, e a me non pare tanto importante, l’importante è, l’importante è, l’importante è, l’importante è, l’importante è essere, uomo, donna, negro, povero, ricco, bello, brutto, sano, infermo, l’importante è essere, tu sei, io sono!… GUERRA AI SINONIMI!… Tutto ha un nome… che puzza… dobbiamo annusarlo, annusarlo bene, impregnarcene, sudarlo, soffrirlo… Se non soffri, non sai. Se non soffri, non t’importa. Se non soffri, mi calpesti, mi schiacci, mi disprezzi, te ne ridi, mi schernisci, mi butti in un angolo, mi danneggi. Se non soffri, GUERRA!… GUERRA A TUTTO E A TUTTI!… Fino alla vittoria, fino alla fine!… GUERRA SENZA QUARTIERE, EVA!… Aggiogate, legate, incatenate, graffiate, ferite, violate, sanguinanti, purulente, brutte, belle, ributtanti, temibili, temute, disprezzabili, orribili, impaurite, intrepide, attraenti, ripugnanti… Aggiogate alla panca delle nostre idiozie…

GUERRA ALL’INTELLIGENZA! AI SAPIENTI! E ALLE INTELLIGENTI!… Alle mano sinistra e a chi voglia informarsi… a quelle che sanno, alle ingenue e alle saccenti… GUERRA, EVA!… Con la nostra idiozia sulle spalle per sempre… Perché vale di più un’idiozia arrabbiata che un’intelligenza contenta… Perché se dobbiamo essere sfruttate, ingannate, truffate, derise, ghettizzate, violate, disprezzate… almeno CHE NON LO SIAMO CONTENTE!… Con tutto l’affetto
Lidia
da «Cartas a una idiota espahola»

Adele Faccio, la responsabile del Cisa, poco prima del suo arresto, avvenuto clamorosamente il 27 gennaio al Teatro Adriano a Roma, davanti a 4.000 persone, durante il convegno sull’aborto organizzato dal Partito Radicale e dal Movimento di Liberazione della Donna. L’arresto della Faccio, avvenuto pochi giorni dopo quello di Gianfranco Spadaccia, segretario del Partito Radicale, ha suscitato molte proteste e molte manifestazioni in tutta Italia. Manifestiamo a Adele Faccio la solidarietà di tutta la redazione di Effe.