il punto di vista di due riviste estere

gennaio 1976

Il futuro di tutta la stampa femminista, nata dai movimenti femministi e traente vita e notizie da questi, è strettamente legato alla durata e quantità degli apporti in denaro e in lavoro delle donne, delle collaboratrici e anche degli uomini che credono alla funzione sociale del femminismo. Siamo pessimiste sulla situazione della stampa femminista nella repubblica federale tedesca, e a questo proposito riportiamo per sommi capi un articolo apparso sul giornale femminista newyorkese Majority Report, considerandolo interprete fedele della situazione di quel paese, ma anche rivelatore di una sintomatologia comune a molti movimenti femministi:

«… Questo giornale è moribondo. Siamo sull’orlo del fallimento, nonostante la maggior parte .delle collaboratrici prestino la loro opera gratuitamente. Prima davamo la colpa al fatto di non avere esperte, di essere mal organizzate, ma ora abbiamo esperte, siamo ben organizzate, abbiamo un grande ufficio pieno di gente che lavora seriamente e ciò nonostante siamo nei guai. I nostri debiti aumentano e le nostre collaboratrici spesso hanno dovuto rinunciare alla remunerazione delle loro prestazioni, d’altra parte non si può contare solo sul lavoro delle benestanti che possono reperire altrove il danaro per sopravvivere».

«… Abbiamo discusso a lungo la nostra situazione finanziaria e siamo pervenute ad una conclusione: se non riusciamo a reperire i fondi per mantenerci, dobbiamo confessare a noi stesse che non siamo state un movimento, che non abbiamo avuto alcuna caratteristica dei movimenti, che siamo state soltanto parole vuote…». Questo giornale non muore dunque per incapacità organizzativa, per difetti di redazione e di organizzazione, ma perché lo stesso movimento delle donne lo uccide. Sono insiti dunque nel movimento femminista stesso i germi della sua morte, e questa autodistruzione presenta, secondo il Majority Report quattro aspetti che bisogna assolutamente discutere: incapacità di autofinanziarsi;mancanza di senso pratico;tendenza di ciascuna di noi a lasciarsi disgustare;divismo.

1) Incapacità di autofinanziarsi

Il movimento femminista non è capace di tenere in vita un giornale. Il denaro è il problema più grosso per la sopravvivenza del giornale Majority Report, ma lo è anche per il Frauenforum tedesco come pure per pubblicazioni analoghe di altri paesi; tuttavia il problema denaro è quello meno discusso dalle femministe. Nella redazione di Frauenforum si parlò sul ‘tema del sesso per quattro riunioni. Quando si giunse a trattare il tema «denaro» nessuna aveva niente da ‘dire. «… Come movimento femminista, abbiamo bisogno che coloro che vi prendono parte lo sostengano finanziariamente. Le poche donne che lo hanno fatto finora, si sono separate solo da quello che consideravano assolutamente superfluo. Noi donne non rinunciamo praticamente mai a un viaggio all’estero o ad un bicchiere di birra per aiutare la fondazione di una clinica per le donne, di un centro di consulenza giuridica o di un giornale femmininsta, cosa che invece fanno gli uomini quando credono veramente in un’idea. Permettersi una abitazione meno lussuosa per portare regolarmente un po’ di denaro a un centro femminista? Mai! La risposta è sempre la stessa. Ma senza rinuncia non ci può essere riuscita. È per questo che il nostro giornale è moribondo».

2) Mancanza di senso pratico

Nel nostro movimento, c’è il seme della sconfitta? Si domanda il giornale newyorkese. Noi donne sappiamo bene contro quale strapotere lottiamo, eppure, invece di diventare più aggressive a causa della sconfitta che si profila, quasi siamo contente di mancare i nostri scopi, come se volessimo essere sconfitte, o se ci interessasse solo lamentarci.

Siamo coscienti dei nostri errori politici ma, invece di proporci di evitare per il futuro gli errori già fatti, ci trinceriamo dietro la nostra «purezza politica». Se vogliamo avere un peso politico, dobbiamo non avere scrupoli di «sporcarci le mani». Non possiamo permetterci a lungo, se vogliamo sopravvivere, la nostra «verginità politica». «… Sei anni fa abbiamo puntato il dito su certe istituzioni — continua il Majority Report — che ci opprimevano, ma ora ci opprimiamo da noi stesse, perché ci rifiutiamo di mettere in discussione il nostro comportamento. Ciò di cui noi ora abbiamo bisogno si può condensare in due parole: analisi e strategia.

Non possiamo rimanere sedute qua intorno a scavare sulle nostre prime esperienze sessuali, a raccontarci quale esperienza ci abbia choccate, o quale miserabile vita matrimoniale noi conduciamo. Dobbiamo rimboccarci le maniche e agire, anche se ciò vuol dire sporcarci le mani». Noi abbiamo detto alle donne «ti spiego una volta per tutte dov’è la tua oppressione» ma non abbiamo fatto niente per aiutarle a uscirne.

3) Tendenza a lasciarsi disgustare

Nei gruppi di presa di coscienza abbiamo analizzato gli aspetti dell’oppressione della donna: l’educazione diversa, la soppressione dell’aggressività, la perdita del coraggio e dell’ambizione. Ma invece di trarre un insegnamento di liberazione da queste discussioni, siamo cadute in una sterile retorica femminista: Secondo l’opinione di Majority Report:

«… Quello che succede è che, quando una donna dispone di capacità e qualità personali, le si getta addosso l’accusa di ” imitare l’uomo ” di essere ” elitaria ” oppure di essere ” non femminista “. Da questo si deduce che, in sostanza, solo la tipica donna femminile può agire indisturbata nei gruppi femministi. Le donne che lavorano duramente, che sono volitive, che prendono rischi su di sé per mettere in discussione il sistema patriarcale, vengono mandate via. Questo atteggiamento nell’ambito del movimento femminista finisce per tagliare le gambe alle nostre energie potenziali. Noi non diamo la possibilità di svilupparsi alle donne forti. Invece di rispettarle noi distruggiamo le loro energie con i falsi slogans, oppure frustriamo la loro capacità di collaborazione tramite il silenzio sulle loro prestazioni. Noi invece di costituire un movimento progressista, abbiamo assassinato le nostre energie di conduzione, ha giusta utilizzazione delle donne geniali sarebbe di mettere a disposizione del movimento il loro genio, invece di castrarle per renderle simili a chi non è geniale.

Ogni donna potrebbe dare il proprio contributo alla nostra causa, secondo le sue capacità: ci sono delle donne geniali ma povere; ebbene le donne geniali diano il loro genio, le loro intelligenza; quelle che non possono dare nient’altro, potrebbero almeno dare denaro».

4) Divismo

Continua il Majority Report: «… Troppe fra noi sono femministe solo a parole; lo sono tutte quelle che non hanno mai fatto nulla per le altre donne, che si sono preoccupate solo del loro tornaconto e non della causa. In realtà siamo arrampicatrici sociali, né più né meno degli altri all’interno del sistema patriarcale, sotto al quale la maggior parte dell’umanità soffre. Ci serviamo delle nostre conoscenze per scrivere un libro, per ottenere un posto di assistente all’università, invece di usare queste conoscenze per la liberazione delle donne». Questo è un altro modo di perdere energie e possibilità; da una parte le donne con delle capacità vengono rifiutate dal movimento; dall’altra esse stesse cercano altri sbocchi alla loro capacità. Ma forse la seconda cosa dipende dalla prima. In conclusione, mi sembra, giunto il momento di tirare le conclusioni su cosa si è fatto e dove si è sbagliato in questi primi anni di femminismo nella repubblica federale tedesca e nel resto del mondo.