innamorarsi

dicembre 1973

«La logora domanda Che cosa facevano le donne mentre gli uomini creavano i capolavori? merita qualcosa di più dell’ovvia risposta: le donne erano messe al bando dalla cultura, sfruttate nel loro ruolo di madri… … Gli uomini pensavano, scrivevano e creavano, perché le donne riversavano la loro energia in questi uomini; le donne non creano la cultura perché si preoccupano dell’amore. Che le donne vivano per l’amore e gli uomini per il lavoro è un luogo comune…le donne hanno fornito la sostanza di quei capolavori maschili; e per millenni esse hanno sopportato la fatica e i costi di relazioni emotive a senso unico, i benefici delle quali andavano agli uomini e al loro lavoro. … Simone de Beauvoir ha detto: ha parola amore non ha affatto lo stesso significato per i due sessi, e questa è una delle più gravi incomprensioni che li dividono. … Non è il processo dell’amore stesso che è in colpa, ma il suo contesto politico, cioè lo squilibrio di potere: il suo chi, perché, quando e come, è ciò che fa dell’amore oggi una simile rovina» (da «La dialettica dei sessi» di Shulamith Firestone, ed. Guaraldi).

Su queste considerazioni che fa la Firestone a proposito dell’amore, ci siamo messe a discutere tra noi in redazione. Così:

A: Anche tra le femministe, da qualche tempo, ci si incomincia a interrogare sui sentimenti, sulla emotività, sulla legittimità di coinvolgersi in un rapporto amoroso con un partner. Secondo me, noi donne, e femministe, abbiamo una scelta da fare: o imitare gli uomini, castrandoci sentimentalmente, come loro hanno sempre fatto, tutte le volte che ci hanno trattato come oggetti o collocate in un ghetto, all’interno della loro esistenza, oppure, al contrario, possiamo dare via libera alla nostra emotività, ma lucidamente, non per sprovvedutezza, e dare loro l’occasione di liberarsi, a loro volta, di liberare i propri sentimenti. Diversamente da quello che dice la Firestone, che ha detto la De Beauvoir, oggi secondo me la donna che si prova ad essere femminista, cioè tutte le donne che vogliono diventare adulte, non vede, non vedono l’amore come unica risorsa, unica possibilità di esistere. Per la donna che cresce l’amore non è un’ancora di salvataggio, emotivamente, economicamente ecc. O lo è sempre meno. Però non è neanche un settore separato della propria vita, una materia di soddisfazione sessuale, punto e basta. Cioè io credo che la donna, man mano che riesce ad essere autonoma, ha sempre meno bisogno di aggrapparsi all’amore: ma, proprio perché è autonoma può amare molto meglio della donna tradizionale: ed anche della donna cosiddetta indipendente, della «emancipata» tra virgolette. Secondo me la capacità di amare e la qualità dell’amore dipendono dall’autonomia di una persona, e: Io volevo chiederti che cosa intendi per femminista e per donna cosiddetta indipendente…

A: Tutte le donne sulla strada dell’autonomia, della propria libertà interiore, per me sono femministe. Le donne sono tutte femministe nel momento in cui cercano, tentano di esistere come persone.

e: Invece la donna cosiddetta indipendente… A: È la falsa emancipata, che lavora come un uomo, che sceglie il suo partner provvisorio con lo stesso criterio maschile della irresponsabilità, che si vanta delle sue avventure… Perché adopera perfino il linguaggio gallista dell’uomo. Questa per me non è una donna indipendente, è una donna che si è castrata imitando gli uomini. g: Io dico che femminista vuol dire una sola cosa: una donna che veramente cerca di essere se stessa, al di fuori degli schemi e dei ruoli, cioè cerca di diventare un essere umano completo. Cosa che in questa società non sarà possibile per nessuno fino a quando non cambieranno determinate strutture socio-economiche. Questo lo sappiamo, però nel frattempo si può fare una certa strada verso l’obiettivo. Premesso questo, la storia della donna indipendente, tra virgolette, che ha il suo lavoro, la sua vita sessuale libera, sempre tra virgolette, ecc. è una gran fregatura, perché questa povera donna indipendente si riduce, in pratica, ad essere un oggetto sessuale consumabile con meno problemi e inciampi (per gli uomini). E questo non è l’amore, l’amore presuppone veramente di essere uguali, cioè di avere questo reciproco rispetto, questa reciproca ansia e gioia di crescere insieme, la pazienza di crescere insieme nei confronti del mondo, anche, e non soltanto come isola, rifugio. l: Io sono d’accordo con la Firestone. Dire: la donna autonoma che ama, è abbastanza al di fuori della realtà.

Se tu oggi ami un uomo, ami una persona che in questo contesto storico ha potere su di te. E per me essere femminista significa rendersi conto, nel rapporto coll’uomo, che hai rapporto con qualcuno che continuamente tenta di violentarti, che continuamente ti nega la tua sessualità, che ha potere su di te: e per me potere significa violenza, cioè significa che tu, donna, sei dentro un rapporto di forza che ti limita, che ti prende qualcosa ecc. Quindi amare, sì, d’accordo: però con la coscienza costante che stai amando qualcuno che ti castra, che ti violenta, che ti illude. Non dico, neanche io, che tu per imitarlo, devi castrarti sentimentalmente, noi donne non ; potremmo mai, non ne saremmo mai capaci!

Per cui, per me, essere femminista ed amare significa, sì, essere generosa, ma nel senso di fare prendere coscienza al partner di ciò che, emotivamente, ti deve: dobbiamo prenderci tutto quello che ci spetta, come donne, senza paura: questa è la mia autonomia, questo è il mio piacere, questa è la mia suscettibilità, rispettale! Quindi lasciarsi trasportare emotivamente, sì, perché l’emotività è ciò che anche l’uomo dovrebbe recuperare oggi, e non è capace di recuperarla, come valore, proprio perché è chiuso dentro la sua struttura di potere. Ma quando noi, quando una di noi riesce ad amare un uomo, allora è lui che deve fare l’autocritica. Sono gli uomini, per cominciare tra di loro, come aia fanno in America e in Francia, sono gli uomini che devono porsi in discussione tra loro: a proposito della loro responsabilità verso i bambini, e di tutto il resto. Devono incominciare tra loro a non vergognarsi della propria emotività… A questo punto posso dire anche sì, amo: ma amo in maniera diversa.

A; Io non sostenevo che puoi -amare con un surplus di generosità qualsiasi uomo, né, tantomeno, l’uomo che è ancora pienamente calato nel suo ruolo più retrivo. Puoi scegliere di amare con questa carica di generosità soltanto l’uomo disponibile a mettersi in discussione, è chiaro. l; Però si deve mettere in discussione al punto di non ritenersi più superiore, perché un superiore non può amare un inferiore, l’amore non può essere che tra eguali, lo dice anche la Firestone.

a: L’uomo che si mette in discussione e che riesce a percepire che siamo libere, può amarci. Le condizioni sono due: che si metta in discussione e che riesca ad intuire, sia pure confusamente, che io sono libera, che non mi aggrappo a lui come a un’ancora di salvezza, per trovare la mia identità. gg: Noi poniamo tutte queste condizioni, che l’uomo si metta in discussione, che riesca a capire che io sono libera, giusto… Ma l’uomo, in un contesto sociale in cui ha ancora tutta una serie di privilegi, perché dovrebbe realmente mettersi in discussione? Prendiamo un uomo qualsiasi che si innamora di una donna qualsiasi: nel momento in cui si innamora cerca di migliorarsi, o almeno presenta il suo lato migliore, per conquistarla…

a: Questo non lo chiamerei mettersi in discussione, è una tattica tradizionale sia nell’uomo sia nella donna… gg: Anche quando un uomo sta, diciamo, con una femminista, chi mi dice, a me, dal momento che lui ha tutta una struttura sociale che lo sostiene, chi mi dice che lui non faccia esattamente la stessa cosa del tradizionale fidanzato? A lui piace, ama, concediamolo pure, una certa donna con certe idee, e finge di seguirle per tenersi meglio questa donna.

MS: Io mi chiederei quali sono le cose che un uomo può amare in una donna, quali sono i valori per cui un uomo preferisce una donna a un’altra. Vedremo che sono tutti valori consacrati da questa società di potere, che ha collocato la donna in un suo ruolo subordinato. Io non ho mai visto un uomo innamorarsi di una donna per dei motivi diversi dai seguenti: bellezza, grazia, dolcezza, remissività, intelligenza sì, ma volta principalmente a capire lui, sensualità ecc.

g: D’accordo, ma hai mai visto una donna innamorarsi di un uomo per dei motivi diversi dai seguenti? Virilità, prestanza, capacità di guadagnare soldi, successo e prestigio? Anche le donne si innamorano convenzionalmente.. ms: Non sempre, le donne possono essere molto meno convenzionali degli uomini. A parer mio, in questo momento, in questa situazione, un rapporto meno convenzionale si può avere soltanto tra due donne. g: Comunque, siccome siamo in una società borghese, patriarcale, capitalista, è chiaro che tutti e due, uomo e donna, siano veramente distorti, piagati, sviliti dai nostri ruoli. Perciò sono d’accordo che una femminista può amare meglio, perché ha più generosità, che è una cosa diversa dall’indulgenza, è piuttosto il massimo della intelligenza, della lucidità. Perché man mano che tu riconosci nella tua vita, nel tuo modo di comportarti, le tracce dell’oppressione e sei abbastanza lucida, e quindi generosa, da capire che anche l’altro è stato costretto nel ruolo, tu l’ami proprio perché realizzi questo, quei suoi limiti.., senza cedere, però, alla sopraffazione del ruolo maschile. ms: Io vedo però che molte femministe, pur convinte che è impossibile avere un rapporto uomo-donna abbastanza soddisfacente, pure insistono. Io questo lo chiamo peccato. Voglio dire che un rapporto eterosessuale costruito sui ruoli è un peccato contro il rispetto di sé, così come — scherzo — l’adulterio è un peccato per la chiesa cattolica. Parlando più in generale, noi viviamo in una società eterosessuale per cui è logico che la donna cerchi un compagno che non può essere che un uomo. E lo stesso fa la maggior parte degli uomini. Invece si dovrebbe cercare il proprio partner, indipendentemente dal suo sesso,, sulla base delle affinità reali che si hanno con le altre persone. In una società come questa, un rapporto soddisfacente uomo-donna non è possibile, allora perché ostinarsi, per la paura di riconoscersi omosessuali o bisessuali, eventualmente? A: È giusta l’analisi che tu hai fatto sui valori convenzionali che sono all’origine dell’innamoramento. Ma che prove hai che gli omosessuali non si innamorino sulla stessa base?

ms: I rapporti tra donne omosessuali risentono molto meno della convenzione…

gg: Senti, io credo che viviamo in una società talmente malata che contamina tutti i rapporti tra esseri umani, e quindi anche quelli tra omosessuali. La verità, molto ovvia, molto scontata, è che non sappiamo che cosa sia l’amore. Io vorrei chiedere alle donne che erano innamorate, quando si sono sposate, dieci, vent’anni fa, dov’è andato a finire il loro amore? Qualsiasi cosa sia l’amore, secondo me, la società se ne serve, se ne impossessa, per creare certe istituzioni, come il matrimonio, la famiglia. Sono istituzioni su cui la società si regge e sono, al loro interno, terribilmente repressive: nel matrimonio l’uomo ha potere sulla donna, nella famiglia i genitori hanno potere sui figli. Sé il sistema non avesse bisogno dell’amore per creare rapporti di potere, l’amore sarebbe un sentimento molto più pieno, più generoso, più riversato all’esterno. Un amore che va in più direzioni, che cambia oggetto, e che quindi non ha oggetto, in senso possessivo, geloso, non ha bisogno di avere un oggetto, di tenerlo in pugno.

l: Anch’io sono d’accordo. Il modo di amare tradizionale, a coppia — sia eterosessuale, sia omosessuale — limita te e l’altro. Effettivamente, quando siamo innamorate di un’altra persona e una sola, e, crediamo, per tutta la vita, siamo possessive, gelose, abbiamo paura di perderla, che sarebbe perdere tutto. Invece l’amore deve essere qualcosa che ti stimola, che ti dilata e non ti restringe, che ti fa vedere gli altri, insomma che ti porta a uscire da te stessa, che ti libera. Ecco per me l’amore è vita. E la donna è portatrice di vita,

g: Io sono d’accordo però vorrei salvare il valore della coppia. Se c’è questa pazienza di impararsi, di imparare insieme…

MS: Ma puoi farlo con tre o quattro persone contemporaneamente. Il discorso è più ampio, ha più respiro. G: Ma stiamo attente che questa liberalità non sia il frutto di un conformismo alla rovescia.

A: Certo che no, mica stiamo parlando del cosiddetto amore di gruppo, dell’ammucchiata o dei partouzes che coll’amore secondo me non c’entrano niente! Stiamo soltanto dicendo che una persona sola inevitabilmente ti dà di meno di quanto non ti diano due o tre…

G: Jules e Jim?

A: Sì, forse anche Jules e Jim.

c: Io comunque starei molto attenta sull’attribuire alla nostra emotività femminile un valore assoluto. Siamo state definite emotive nello stesso tempo in cui venivamo definite irrazionali, incapaci perlomeno di intelligenza razionale…

A: Non dobbiamo avere di queste paure. L’emotività è un valore che anche l’uomo deve recuperare, e non saremo noi a vergognarcene.

l: Io combatto chi inventa l’atomica, non chi scrive poesie.

g: Dobbiamo distinguere tra sentimentalismo ed emotività, che vuol dire creatività.

c: Io volevo dire soltanto di fare attenzione a non creare il mito della emotività femminile, anzi a non accettarlo supinamente, perché già c’è, in quanto è una cosa che ci frega. E inoltre io penso che l’uomo non ha meno da dolersi di noi per essere stato castrato nella sua emotività…

A: Il punto su cui siamo arrivate a discutere è questo: se l’amore, per essere tale, non strumentalizzabile dal sistema, debba essere, per così dire, dilatato, allargato a più persone contemporaneamente. E questo non tanto dal punto di vista sessuale, che anzi penso che i rapporti sessuali siano tanto migliori quanto più i partners sono affiatati, ma proprio dal punto di vista della disponibilità sentimentale, intellettuale.

ll: Il problema è monogamia o no? Diceva Alessandra Kollontai: «La mia vita è una serie di monogamie», e chiariva però che ognuna di esse l’avevano distrutta. Cioè

è proprio il rapporto monogamico che non va, duri tutta la vita o un mese, è sempre un rapporto in cui si fa la guerra, e, in questa guerra, l’uomo è più forte. Allora mi chiedo: non è forse indispensabile dire no alla monogamia come istituzione?

g: Io ho detto: il rapporto uomo-donna può essere valido se entrambi cercano di superare i propri ruoli. Non mi sembra serio passare dall’altra parte della barricata e proclamare: abbasso la monogamia, viva la poligamia!

l: A parte il fatto che il passaggio, la novità, ci sarebbe solo per noi, perché all’uomo la poligamia è stata sempre riconosciuta… come un diritto.

A: Poligamia sul piano sessuale, però, perché l’amore vero, tra virgolette, ci teneva, proprio la cultura maschile, a fare che fosse uno ed uno solo… In conclusione direi che quello che è venuto fuori dal nostro discorso è che quanto più una donna riesce ad essere autonoma, tanto meglio riesce ad amare: ed in questo caso l’amore non è più, come sostiene la Firestone, una fregatura per la donna. Nell’autonomia, poi, metterei la disponibilità a rapporti diversi contemporanei… Che tutto questo sia difficilissimo da realizzare per la donna oggi, d’accordo..