donna-cosmo

o lei ci sta o la buttiamo alle ortiche

febbraio 1974

Puttana si, ma con discrezione è una delle formule inventate per quella donna-cosmo (cioè la selezionata fortunata lettrice della rivista Cosmopolitan, quella pro perbenismo erotico) che si trovasse nella sgradevole situazione della non accoppiata.

Questo rosario da sgranare con attenta ipocrita devozione ha un titolo mica male: donna sola, fatti furba; e, grano dopo grano, insegna alla «donna-cosmo» come difendersi in un mondo di «maschi-lupi mannari» ( «gli uomini ti danno la caccia») e di femmine cavaocchi («le amiche ti invidiano e ti temono»). La libertà offre piaceri ma insidia anche con pericoli. L’articolo vuole invitare gli uni e sconfiggere gli altri.

Le premesse del discorso a noi donne sole ma anti-cosmo — se non fossero di una superficialità strabiliante e produttiva di ulteriori tesi a dir poco paradossali, ci troverebbero d’accordo, Cioè, il giudizio generalizzato sulla donna, e non soltanto sola, come oggetto sessuale, trattata come tale in ogni settore della vita sociale. Ma poi sentite qua come il discorso prende altra piega e cosa favoleggiava la rivista in questione.

«Se infatti non è un martire, un pezzo, da museo degli orrori, abbandonata dal marito e senza speranza di suscitare un palpito anche nel maschio più falemico, difficilmente la donna sola può liberarsi del marchio di donna facile e adescatrice di mariti». L’articolo parla di «numeri che deve fare a letto (primo piano sul mito della tecnica amorosa: ma si crede davvero di poter tanto disinvoltamente impartire lezioni di tecniche amatorie per tenersi stretto l’uomo? e «stretto» in che modo? Perché il prossimo sappia che hanno un uomo per vivere in coppia, per coprire un ruolo?). E ancora: di amanti danarosi «da come spende… si mette coi vecchi». Sarebbe forse un suggerimento larvato verso un certo tipo alconsumismo, anche se viene offerto per vie traverse e contorte?

Infatti si inizia con l’affermare che per il maschio latino la donna sola è la preda più facile e sicura; che l’amicizia tra i due sessi non esiste; o lei ci sta, o è buttata alle ortiche. E perché non rimanga adagiata sul cespuglio a leccarsi le scottature, è bene tenga a mente alcune regolette. Poiché pare siano le mogli a mettere in piedi la vita sociale della famiglia e della comunità, esse van tenute care. Potrebbe sembrare un invito alla «sorellanza». Ma vai a vedere come la donna-cosmo applica questo concetto. Prima «regola importantissima»: discrezione sulla propria vita privata. La donna-cosmo in pubblico schifa il genere maschio, in privato offre quei trattamenti speciali che la spessa rivista suggerisce in altre pagine con particolareggiati particolari. In pubblico deve esibirsi con omini innocui di cui si sappia l’impotenza o gli interessi «terziari». Mai dunque «esibire il proprio super di turno e far sbavare le amiche». Oltre gli accompagnatori impotenti e di mezzo stelletto, altra raccomandazione è di far felici nonnine, ziette, zitelle, suoceri, generali in Pensione, ai party delle amiche a cui si viene invitate naturalmente per

carità pelosa. Lo scopo di questa baracconata senti-mentaloide sarebbe tranquillizzare l’amica sulla propria natura fondamentale moralistica. Così, senza dar nell’occhio, donna sola fatti furba, finalmente potrai occhieggiare alla ricerca di una Grande Avventura, tra uno zuccherino versato nel té dell’impedito e il rosolio offerto al vecchio goloso. Ma attenta a come vesti, che la «mise» non si noti, perché potrebbe convalidare il fatto che la donna sola è «facile». Va adottato il velo (metaforico – torniamo all’harem) del mistero perché l’incognito «affascina». The little black dress, come dicono gli anglosassoni, il vestitino nero con il filo di perle è la mise più adatta per la donna-cosmo a cui viene suggerito di fare la puttana senza che lo si sappia nel giro-bene che frequenta. Lasciamo perdere a questo punto il tema quattrini, tutto un minuetto di compose di orchidee e scatole^ di baci-cioccolata, in cambio d’inviti-bene che nel contesto dell’articolo potrebbero essere assimilati alla categoria di una qualche sorta di procacciatori.

Le ultime battute: tra i «segreti definitivi» la donna-cosmo deve presentare la propria libertà come un dato negativo che la rende inferiore alle altre ormai accoppiate. E per un allettante finale viene citato il caso di una Isabella irreprensibile nella vita pubblica e carica di emozioni nella sfera privata che fa anche una bella carriera. «Gli amici hanno commentato: che piacere e che sopresa! Nessuno avrebbe detto che Isabella lavorasse sul serio…». E già. Ma a quali lavoretti si sarà dedicata, così femminile e disarmante? Una lettura proprio istruttiva’. C’è un reato che si chiama istigazione alla prostituzione, nel codice oggi in vigore nella repubblica italiana. In un codice femminista a noi farebbe gran piacere fosse contemplato anche un altro reato, quello «d’istigazione alla puttanaggine».