women’s liberation

novembre 1973

Il W L è la sigla che raccoglie le varie espressioni, i diversi gruppi, le moltissime formazioni nate negli Stati Uniti in questi ultimi anni per portare avanti il discorso e la lotta femminista.

La più grossa organizzazione di tipo riformista è il Now (Organizzazione Nazionale per le Donne) creato nel 1966 da un gruppo di 28 donne guidate da Betty Friedan. Il Now ha un tipo di organizzazione abbastanza burocratizzata al vertice, con tanto di Presidentessa, vice Presidentessa, comitato direttivo, sede centrale a Chicago, ma piuttosto libertaria alla base. Oggi ha 300 sezioni locali sparse in tutto il paese, con più di 20.000 iscritti (anche gli uomini possono essere membri del Now, ma il loro numero e il loro potere decisionale nell’organizzazione è del tutto irrilevante). C’è una quota di iscrizione di 17 dollari, che rappresenta peraltro la principale fonte di finanziamento. Le sezioni locali lavorano in «task forces» (gruppi di studio, di lavoro d’azione). Una volta all’anno si tiene un congresso nazionale per la definizione della linea politica del movimento.

Sorto in un primo momento con l’idea di inserire quante più donne possibili nelle strutture di potere (nell’ambito dei partiti, delle camere rappresentative, nella pubblica amministrazione, nella finanza, nelle università), nella convinzione che «una volta raggiunta la parità di potere tra uomini e donne, la struttura della società dovrà automaticamente cambiare», in questi ultimi due anni si è andato in parte radicalizzando ed ha ampliato i suoi campi di azione. Una delle risoluzioni «rivoluzionarie», per altro molto contrastata dalla Friedan, dell’ultimo congresso nazionale, è stato il riconoscimento della necessità di creare un gruppo per lo studio della sessualità femminile, cosa fino allora affermata esclusivamente dai gruppi più radicali. L’azione del Now si è quindi rivolta essenzialmente verso la riforma della legislazione che riguarda direttamente o indirettamente le donne, a livello federale, statale e locale. Nel luglio del 1971, il Now ed altre organizzazioni femministe minori hanno dato vita al «National Women Political Caucus», una coalizione non-partitica di donne impegnate nella politica attiva, «al fine di risvegliare, organizzare e dirigere il vasto potenziale politico rappresentato dal voto femminile» che negli USA rappresentò il 54 per cento dell’elettorato. Nel documento programmatico il Caucus si propone di «mobilitare ‘il potenziale politico delle donne, organizzando sezioni statali e locali in tutto il paese, sollevando problemi relativi alla condizione femminile in ogni campagna politica e ad ogni livello governativo eleggendo donne ai pubblici uffici, insegnando loro ad essere politicamente impegnate al fine di eleggere persone sensibili ai problemi femminili, per realizzare una società non sessista, non razzista, non povera, non violenta». «Il Caucus è stato formato per l’inserimento delle donne in politica, ma il fatto che una persona sia una donna, non è motivo sufficiente per appoggiarla» ha affermato in una recente intervista la presidentessa, Sissy Farenthold. Attualmente il Caucus è impegnato nella campagna elettorale di due femministe: Anne Klein, candidata a governatore dello Stato del New Jersey, e Flora Crater, candidata a vice governatore della Virginia.

Tra le più attive militanti del NWPC è Shirley Chisholm, la prima donna negra eletta al Congresso americano, che con un’altra avvocatessa di New York ha scatenato la battaglia per l’aborto libero con un processo allo stesso stato di New York. «Passato il tempo del gesto emblematico e simbolico. Le donne hanno bisogno di tuffarsi nel mondo della politica in cui impegnarsi a fondo a parità di diritti con la controparte maschile. Se non lo fanno, non potranno riuscire» ha dichiarato al terzo congresso annuale tenutosi a Houston nel febbraio del 1973. E nella stessa sede Bella Abzug, deputatessa democratica dello Stato di New York, dichiarava: «Ci sentiamo chiedere, come era successo ai negri, che cosa vogliono le donne? Vogliamo ciò che non abbiamo ancora ottenuto: piena eguaglianza con gli uomini nelle istituzioni sociali, giuridiche, economiche e politiche».