anteprime

cronache sotterranee

Anticipiamo l’introduzione e alcune voci de «La Bruca: sillabario della sotterraneità», un libro scritto da Lara Foletti e Alearda Trentini, edito dalle stesse autrici.

marzo 1979

c’era una volta… un mondo colorato, abitato da gatte rosse, cagnette gialle, uccelli blu, farfalle bianche, serpenti viola, talpe rosa e tanti alberi che i numeri non bastavano a contarli, e poi fiori e frutta che maturavano sotto la luna e si addormentavano al sole. E c’era l’acqua di mille trasparenze: i mari, i laghi, i fiumi si disperdevano nella terra e giocando le portavano nutrimento. Gli alberi erano “alberi della vita”, le mele erano piene di umori e sapori. E le madri erano insieme, alberi e mele, colori e sapori. Le madri erano la Natura. Le piante, gli animali, le figlie e figli erano partoriti da questo corpo-albero di Grande Madre; ed erano Persone: una gialla, una rossa, una blu, una verde, una bianca, una viola e ogni persona era felice del proprio colore. Le persone colorate comunicavano con sillabe che erano suoni, come quello della foglia, del vento, della conchiglia… comunicavano con la felicità, le emozioni, il calore di una lacrima, con il fragore di una grande risata. Nel mondo colorato tutto si rinnovava: quando un germoglio si addormentava per sempre sotto il sole un altro si apriva alla luna, la figlia diventava grande madre, la grande madre diventava natura e la natura dava figlie e figli.

Ma un brutto giorno, sotto un sole rovente, fece la sua apparizione sulla terra colorata uno strano tronco incolore. Gli abitanti del mondo colorato lo guardarono stupiti. Al chiarore della luna il tronco si nascondeva vergognoso; ma, sotto il sole rovente, il tronco cresceva a dismisura giorno dopo giorno. In poco tempo divenne un enorme albero, non aveva foglie, né fiori, né frutta, ma enormi rami a forma di tentacoli. Il suo aspetto era terrificante. Dai suoi rami non uscivano suoni, ma una strana cosa: le parole, atone, sterili, organizzate; nell’aria assolata e stanca si udirono per la prima volta delle voci: padre, immortalità, autorità, dio, capo, ingordigia, accaparramento, competizione, sindacato, partito, guerra, chiesa, caccia, denaro, assassinio, rivalità, necrofilia, presunzione, squallore, cultura, storia. E, sotto queste parole, l’albero continuava a ingigantirsi, ma sempre più incolore, più privo di vita. A questo punto nel mondo, ormai non più colorato, successe una cosa strana; gli abitanti per la prima volta si divisero, i figli si unirono all’albero diventando suoi tentacoli; le figlie, le madri e i colori rientrarono nella terra, e lì sotto continuarono a comunicare tra di loro con suoni, emozioni, risate. E’ questa, più o meno, la storia della femmina-bruca” che dalla sua sotterraneità ossigenava e vitalizzava la terra, e con le sue risate riuscì a corrodere le radici dell’albero-mostro, che, solleticato oggi, solleticato domani, alla fine crepò e sparì del tutto. E così la terra fu di nuovo piena di colore e di vita, e per sempre tornò il Mondo Colorato.

La sotterraneità è la nostra continuità politica: è la vivacità, l’ironia, il senso di sé, la positività, la sdrammatizzazione, la coscienza della vita, la gioia che insieme danno corpo alla “Grande Forza” della donna. Una forza reale che da donna a donna, nel tempo e nello spazio, al di là delle classi, dei ceti, delle età, delle epoche si trasmette in una continuità di lotta e di desiderio di vita. Una forza indistruttibile e vincente perché tramandata attraverso canali sconosciuti e ignorati: la chiacchiera, il racconto, la solidarietà, il gesto di rivolta, l’identità. Frammenti di quotidianità lasciati alle voci e alle emozioni, pezzi di ricordi scuciti e rammendati dalle nostre mani nel tempo, ricami di risate tessuti dalle nonne, dalle comari, dalle zitelle, dalle amiche, dalle regine, dalle bambine, da quelle che verranno, da noi.

Una forza fatta di niente, di intrecci di fili, di lane, di bottoncini dorati, piccoli flash, sillabe, informazioni, carezze, doni, cibi, piccoli gruppi, pagine scritte, piccole solitudini, conoscenze, tenerezze e passioni. Pensieri e analisi cucinati in piccole ciotole di terracotta scambiate da “vicina a vicina”.

E’ questa sotterraneità che improvvisamente esplode sulla terra, incurante delle storie, delle culture, dei rapporti per contrapporsi a una realtà triste e ottusa. Ma la “politica sotterranea” è forza vitale solo quando, anche alla “luce del sole”, non rinuncia alle sue caratteristiche misteriose e originali; e non si lascia trascinare in canalizzazioni maschili, anche quando queste danno l’illusione della realizzazione in una competenza emancipatoria. Ora, sillabando, ridendo e brucando diciamo, con Lou Salomé, che vorremmo anche noi essere competenti in una sola cosa: “…Per la verità mi è più alieno parlare di virtù e di realizzazioni che di ciò in cui mi sento più competente: la felicità”.

 

autocoscienza

E’ interrogarsi

E’ come una seconda pelle un po’ scomoda

E’ vedere con i propri occhi

E’ una nuvola grigia che si trasforma in rosa

E’ scoprirsi

E’ amarsi

E’ accettarsi e verificarsi

Autocoscienza è l’inizio

Autocoscienza è bello

Autocoscienza è tutto

Autocoscienza è…

dimenticarsela.

 

assemblea

Io volevo intervenire sulla pratica assembleare di questi giorni. L’assemblea non ha mai caratterizzato il movimento, perché sappiamo benissimo che questo modo di gestire il “politico sociale” ha sempre fatto scattare meccanismi di tipo leaderistico o di tipo sopraffattorio, come se ognuno, nel momento in cui prende la parola, la prendesse contro qualcuno. In questi giorni invece abbiamo usato l’assemblea in modo femminile. Cioè intervenire non è stato prendere la parola contro qualcuna, ma dare a tutte le compagne il frutto di una riflessione, di una propria idea, di un lavoro interiore che veniva offerto alle altre perché diventasse esperienza e momento di lotta comune.

Novella Sorge

convegno del M.F.R. sul “Separatismo”

dicembre ’77

 

cannone

Instrumento guerresco da rivalutare in occasione delle varie proposte di legge sul servizio militare (volontario) e civile (obbligatorio) per le donne.

Il sistema crede di ritardare sempre più la nostra liberazione offrendoci bocconcini succulenti come caserme-cimiteri, levatacce notturne per giocare alla guerra al chiaro di luna, fucili per consolare la nostra invidia del pene, divise il più possibile asessuate per nascondere la nostra visibile e concreta “vitalità”. Tutto ciò dovrebbe essere ambito perché emancipatorio nel senso che finalmente avremmo raggiunto la tanto agognata parità col maschio.
Può essere, ma nel senso che precipiteremmo negli abissi della loro stupidità e della loro necrofilia. Signorsì, siamo pronte al servizio militare, signorsì siamo pronte ad usare il cannone, ma ad una condizione: che voi forniate le palle. Raggiungeremmo così due scopi: uno anticoncezionale (verrebbe superato a pie’ pari il problema dell’aborto) e l’altro economico, essendo l’Italia un paese povero e privo di miniere di ferro. Siamo però certe che direste tutti di avercele quadrate!

Paola Manca

 

guerriglia

Noi facciamo l’amore e anche la guerriglia

L’amore fra di noi è l’amore con gioia. Ma per fare la guerra non abbiamo diritto

ovunque ci sono uomini, ovunque si combatte

prenderemo le fabbriche, prenderemo i giardini

e coglieremo fiori con le nostre mani sui nostri petti metteremo ginestre e danzeremo mangiando grappoli d’ uva.

Prenderemo gli zoo e apriremo le gabbie

evviva gli uccelli e basta pulire le gabbie

ci dondoleremo al collo delle giraffe

l’amore fra di noi e agli uomini la guerriglia

prenderemo il sole

e lo metteremo su un treno

avremo dei berretti da meccanico e andremo in Cina con la Transiberiana

e poi che ci frega tutto quel che facciamo è bene.

Documenti del Femminismo Francese – 1972

 

matriarcato

Il matriarcato: la civiltà primaria, la società delle donne, l’èra delle divini-, tà femminili, la plurimillenaria cultura imperniata sul ruolo centrale della donna, non significa dominio della madre perché il principio di “dominio” è un’invenzione maschile, derivata dal “diritto patriarcale”. La società della donna non è prevaricatrice, e non lo è mai stata nella sua lunga espressione originaria.

 

p. 38

“Basta, basta con il girotondo, è ora, è ora, pallottole di piombo” — slogan “strategicamente” gridato durante le più recenti manifestazioni femministe —.

Interpretazione dello slogan: REGGIPALLISMO DI PIOMBO

 

piccolo gruppo

L’Habitat della nostra liberazione.

 

lotta di classe

La lotta di classe è rivoluzionaria verso il capitalismo, ma riformista verso il patriarcato.

 

matrimonio

Un anello d’oro con dentro il sole? Bugie. Bugie e dolore.

Silvia Plath

 

regressione

alle sorelle del Movimento

Un’ultima supplica: se noi donne vogliamo uscire dalla palude del vittimismo, dell’autolesionismo, dell’impotenza che è stata, da quando possiamo ricordare, la nostra “eredità”, allora è forse ancora più importante per noi sostenere reciprocamente i nostri successi, le nostre conquiste e le nostre energie, piuttosto che compassionare e comprendere reciprocamente le nostre debolezze e i nostri fallimenti.

Anselma Dell’Olio

 

sotterraneità

E’ la nostra continuità politica: è la vivacità, l’ironia, il senso di sé, la positività, la sdrammatizzazione, la coscienza della vita, la gioia, che insieme danno corpo alla grande forza della donna. Una forza reale che da donna a donna, nel tempo e nello spazio, al di là delle classi, dei ceti, delle età, delle epoche, si trasmette in una continuità di lotta e di desiderio di vita.

 

tempo

Il tempo è denaro. Vogliamo essere miliardarie. Il tempo è tutto nostro.

 

terza età

Me ne frego della riproduttività mi godo la mia terza età.

Alma Sabatini

 

torso nudo

Reato per le donne e vanto per gli uomini.

 

tramonto

Sostantivo maschile in opposizione all’alba, sostantivo femminile. Lettura consigliata: “Il tramonto del maschio”.

 

vita

La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica.

Sputiamo su Hegel

 

velo

Gli uomini non vogliono essere svelati, né costretti a ridere della maschera che portano.

George Sand

 

zoccolo

La prima P. 38 del nuovo femminismo.