alcune donne in guerra

la prima «troupe» composta solo di donne sta realizzando un film per le donne. Sofia Scandurra, la regista, Lù Leone, la produttrice, Dacia Maraini, l’autrice del libro di cui è stato tratto il film, ne parlano con il Gruppo Cinema «Alice Guy».

aprile 1977

Maricla
Come primo argomento da trattare, io penso sia interessante analizzare il metodo di lavoro che avete usato come gruppo, rispetto alla divisione dei ruoli e dei compiti al vostro interno e in particolare per quel che riguarda lo adattamento del libro, come sono stati i rapporti con Dacia rispetto alle modifiche?
Sofia
Una volta deciso che ci interessava trasporre sullo schermo il libro di Dacia, abbiamo preso in considerazione i personaggi e gli episodi che ci sembravano più importanti ai fini della tematica del film e più adatti ad una riduzione cinematografica. In realtà è stata una grossa difficoltà eliminare alcuni episodi ma lo spazio cinematografico non ci consentiva di usarli tutti. Questo lavoro è stato fatto in una prima stesura della sceneggiatura su cui Dacia era d’accordo. In un secondo momento, abbiamo cercato di concentrarci sui quattro personaggi principali, questo anche perché ci dava la possibilità di trovare quattro attori di valore che ci consentissero la produzione del film.

In realtà ci siamo scontrate col fatto che non c’è alcuna possibilità di fare un film alternativo, nel senso politico, femminista della parola, questo per gli enormi limiti che comporta fare un film in 35 mm per un circuito normale. Perché, anche se è battage pubblicitario dire: è un «film di tutte donne», in realtà i problemi restano e sono grandissimi. Ad esempio noi volevamo formare una équipe che fosse veramente femminista, ma ci siamo trovate oltre che a combattere con il mondo esterno fatto di minimi garantiti, di cambiali, banche e tutti quegli orrori del mondo capitalista, anche a dover affrontare la contraddizione tra femminismo e professionalità. Che cosa ci è successo? Nella scelta delle donne abbiamo dovuto privilegiare la professionalità in. tutti i settori artistico-tecnici della troupe,
Federica
Quindi anche i tecnici sono donne?

Certo, almeno questo era il tentativo, ma poi sono così poche! Prendi Nurith Aviv: è l’unica operatrice di grande talento che c’è in Europa e dunque in questo caso non c’è stata alcuna scelta. Il fatto di essere unica ci crea un problema enorme, perché, non essendo ancora possibile per molteplici ragioni,
fissare la data definitiva d’inizio del film, corriamo il rischio di perderla. Un fatto del genere ci è già successo con il primo gruppo che avevamo formato. Il film doveva iniziare ad ottobre, in questo gruppo si era creato un clima molto bello, era un po’ come ‘vivere insieme, lavorando, parlando, cucinando: un nuovo modo di lavorare. Quando il film è stato rimandato ognuna di queste persone ha preso altri impegni e solo io e Sofia siamo rimaste a lavorare ancora alla sceneggiatura e a risolvere quelle situazioni pratiche che ci consentissero di iniziare il film. Ora abbiamo fissato una nuova data d’inizio, il 15 maggio, ma in realtà molti ostacoli sono ancora da superare perché questa data venga rispettata.
Federica
In questa prima fase dell’elaborazione in cui avete lavorato in gruppo era rispettata una divisione dei ruoli?
Maricla
Sì, penso che questo sia un nodo fondamentale, avere i compiti ma non avere i ruoli, come l’avete risolto?

Ovviamente ognuna di noi aveva il suo compito, c’era però una completa intercambiabilità e una partecipazione totale di tutte, non v’era insomma una ghettizzazione in un ruolo stabilito. Tutto questo è abbastanza nuovo e non è stato facile da portare avanti, anche perché non ci sono dei precedenti a cui rifarci. Lavorando in questo modo, sono scoppiate anche molte contraddizioni, abbiamo avuto momenti di grande nervosismo che non sempre siamo riuscite a controllare: per esempio le letture critiche della sceneggiatura a cui partecipava tutto il gruppo sono state a volte traumatizzanti.
Lucia
E Dacia partecipava?
Dacia
No, io ho partecipato pochissimo, perché mi riesce difficile trasferire un mio soggetto dalla letteratura al cinema, anche se sono due strumenti che io amo moltissimo. A me interessa questa operazione come operazione di donne, cioè dare la possibilità alle donne di esprimersi nei campi dove non hanno mai potuto farlo, anche come tecniche perché il lavoro di un tecnico nel cinema è importante, ad esempio quello che esprime un operatore alla macchina e straordinario, ha una capacità creativa enorme, a volte più del regista, perche, soprattutto nelle situazioni di improvvisazione, l’occhio che vede è il suo.

Liliana
Prendendo in considerazione per un attimo il libro, volevo chiedervi in che senso voi vedete Vannina femminista, perché, secondo me, Vannina nel libro non lo è.
Dacia
Il femminismo nasce dove finisce il film, almeno rispetto al personaggio di Vannina.
Sofia
Tutto il film è l’arco in cui Vannina prende coscienza per avere poi una liberazione, ma questo avviene solo nel finale.
Dacia
Secondo me è importante dargli un’impostazione storica: il libro è una rilettura dell’esperienza del 68. Il diario è datato 70. È dunque precedente al femminismo come fatto collettivo, c’è in lei un sentimento di rivolta ma è ancora individuale, non c’è il movimento intorno.

In verità fare un film oggi con un personaggio femminista protagonista significa fare un film d’avanguardia. Si riesce a comunicare molto di più con un personaggio che ha tutte le debolezze, le dipendenze dall’uomo e man malo si apre a determinate esperienze:
solo così ogni donna si può ritrovare.
Sofia
Oggi come oggi sarebbe probabilmente un film vecchio rispetto al femminismo ma in realtà il personaggio non è vecchio rispetto ad una grande maggioranza di donne che del femminismo sentono parlare ma ne hanno il terrore. Il fatto di non aver datato il film, di aver tolto per gran parte la politica e la parte che riguardava i «gruppi» è proprio per andare nel privato dei personaggi.

Tolta la politica ma non del tutto: sono rimaste le inchieste fra le donne etc. È stata tolta tutta la parte del movimento di Napoli in cui Dacia metteva il dito nella piaga: l’uomo di sinistra veniva fuori lo stesso «padrone» maschilista, dominatore nel rapporto personale. Questa parte era impossibile da esprimere per molti fattori, non ultimo quello economico. In questa nuova versione anche i personaggi acquistano nuovi significati, Mafalda assume ad esempio un significato diverso e forse più importante nei confronti di Vannina, perché Mafalda è dopo la morte di Suna l’unico punto di riferimento per Vannina.
Dacia
Vannina è una donna qualsiasi, moglie
di un meccanico, quindi una donna che ancor oggi potrebbe essere ignara, Suna invece oggi sarebbe femminista.

In un certo Suna lo è, anche se non è nel movimento, perché questo ancora non esiste.
Dacia
Certo oggi in una situazione di appoggio, di movimento non si sarebbe suicidata, perché il suicidio viene fuori dalla sua menomazione dal fatto che questa donna che ama le si rifiuta in nome di questo tipo di politica maschilista che rifiuta l’omosessualità; atteggiamento che è tipico del moralismo sessantottesco e, in fondo, il suo è un suicidio di solitudine.
Isabella
Quello che mi ha lasciato molto perplessa è stata la fine del libro: non ho trovato cioè molto valide le motivazioni che portano alla sua presa di coscienza.
Dacia
Tutto ciò è molto nello stile del personaggio. Il personaggio ad un certo punto acquista la sua autonomia, neppure io mentre scrivevo sapevo come sarebbe andato a finire, lo sapeva Vannina, è stata lei a trascinarmi verso una certa fine. Questo personaggio mi è nato così, molto contraddittorio come spesso sono le donne, avrebbero voglia di fare certe cose ma poi hanno paura, lei è profondamente timida quasi non si esprime, non parla, ha paura di tutto, si tira indietro, questo è il suo carattere, perché ogni personaggio non è un emblema, è un carattere, una persona, è un insieme di contraddizioni, di sentimenti, che ne fanno un dato unico. Questo tipo di personaggio non arriva con la foga, con la violenza, ma arriva per piccoli passi e per errori, tutto molto lentamente. In un certo senso è un personaggio autobiografico, perché ha qualcosa di me in questa sua timidezza. L’altra parte di me è in Suna che al contrario si butta nelle cose, è un’entusiasta: sono insomma due modi di procedere diversi.
Isabella
E il personaggio della maestra che vive con gli animali…
Sofia
Non c’è più, non avevamo lo spazio cinematografico per giustificarlo, avrebbe finito con l’essere visivamente soltanto una matta.
Federica
Io volevo parlare di un’altro punto del romanzo che secondo me è poco convincente e poi, eventualmente se lo conservate, vi volevo chiedere come pensate di risolverlo nel film, tenendo conto del carattere di Vannina, che è una che cammina per gradi lentissimi; come mai riesce ad avere un rapporto così naturale e così semplice senza enormi conflitti con un ragazzino e fra l’altro questa cosa vien in fondo, accettata dal marito stesso; non diventa motivo di scontro, non diventa un fatto per cui il loro rapporto viene sconvolto, rimesso in discussione. A me sembra poco credibile considerato anche il tipo di marito che ha.
Dacia
Lei reagisce più istintivamente come donna che sul piano della razionalità, queste ribellioni sessuali le vengono più spontanee che non mettersi lì a discutere in termini ideologici con il marito, perché è più il suo terreno, il terreno del privato del sesso. Io non trovo che non sia credibile, in quanto alla reazione del marito è di finta tolleranza, lì per lì sembra moderno, aperto perché in fondo discute con la moglie, le dice: «fai quello che vuoi», ma il suo modo vero è quello di farle fare un figlio, che è più sottile di quello di picchiarla, è un’idea radicata profonda, per molti uomini che pensano che una donna si tiene legata con un figlio. È questo il momento di maggior razzismo nei confronti della moglie, e infatti è su questo che lei va via.
Sofia
Orio è leggermente mutato nella sceneggiatura, non ha 14 anni ma 16 e non. ha mai fatto l’amore. Una volta che i fratelli hanno tentato di farglielo fare con la violenza, non ci è riuscito. Secondo noi Vannina viene attratta da Orio, perché vede in lui l’uomo che non è ancora uomo, che non ha cioè tutti gli egoismi dell’uomo, è uno in cui lei in un certo senso si riconosce; quando sono a tavola con il padre è l’unico che si alza ad aiutare la madre, lei riconosce in Orio i suoi gesti, quelli che ha sempre fatto. Ha una dolcezza ed una carica di umanità che Giacinto non ha. Con lui ritrova la spensieratezza dell’infanzia, divengono coetanei, In realtà mentre nel libro questo amore nasce all’improvviso, nel film è più approfondito; Vannina ha sempre subito il rapporto col marito, è insoddisfatta, Con Orio è la prima volta che ha un orgasmo completo e quindi un nuovo mondo le si apre davanti. Per quel che riguarda la reazione del marito abbiamo riportato una frase direttamente dal libro: «A me la gelosia fa cacare», perché è la tipica reazione montata; poi però la picchia, se ne vuole andare dall’isola, e Vannina per la prima volta si ribella e non se ne va con lui. ™ Quindi quelli che sono i gradi lentissimi del libro in sceneggiatura sono stati o riavvicinati per ottenere un ritmo cinematografico e una crescita maggiore.

In realtà verso queste cose c’è in qualcuna di noi un blocco moralistico: non accettiamo inconsciamente che una donna di 25 anni vada con un ragazzo di 16 mentre accettiamo tranquillamene te il contrario. Vannina quando ha questo rapporto nel film è già una donna in crisi, non abbiamo come nel libro questa visione di lei come «vittima predestinata» che lava, cucina, scopa, ecc., Ha già dei forti dubbi e dentro ha un gran bisogno d’amore, d’un rapporto totale, di gioco anche, e Giacinto la dimensione del gioco l’ha perduta completamente.
Dacia
E un comunista tetro, anche se nel film questo fatto che è comunista non vien fuori.
Sofia
Effettivamente abbiamo dovuto tralasciare questo punto perché non avevamo la possibilità di sviluppare il personaggio e dunque questo comunismo, detto e non visivo, diventava puramente didascalico.
Federica
A me però a questo punto viene in mente una. cosa: avete tolto il rapporto col gruppo extraparlamentare e la figura di Vittorio che era emblematica di un certo tipo di uomo anche politicizzato, poi avete tolto l’identità politica di Giacinto, a me dà un po’ l’impressione che abbiate voluto mediare questa critica che c’è nel libro nei confronti dell’uomo, in particolare dell’uomo politicizzato: comunista o extraparlamentate che sia…

Non sono d’accordo, questo film è raccontato tutto dalla parte di lei: il rapporto che lei ha con il marito è disastroso: io allora trovo che non classificarlo come «comunista» non tolga assolutamente niente, già basta dire che è operaio, la sua qualifica di proletario è sufficiente a inquadrare il personaggio.
Loredana
Io volevo cambiare per un attimo argomento e chiedervi se durante i contatti che avete avuto con le varie produzioni, distribuzioni età, c’è stato un tentativo di strumentalizzazione della «moda» del femminismo.

No, non l’abbiamo sentita, caso mai c’è stata da parte della stampa.
Maricla
Perché allora se la stampa ha visto nel vostro progetto un boom commerciale perché la produzione no?
Dacia
Perché del femminismo quello che fa notizia sono solo gli aspetti folcloristici; i temi veri, quello che propone, sono assolutamente impopolari dal punto di vista dello spettacolo e dunque della produzione.
Sofia
Io per esempio ho scritto uno dei primi film femministi, la storia della ribellione di Franca Viola al suo violentatore. Il film fu diretto da Damiani e in realtà ha fatto molti meno soldi di tutti gli altri diretti dallo stesso regista che avevano come base la violenza, l’accusa alla mafia etc.

Ma c’è un altro punto da considerare: non esiste più «la protagonista femminile», tanto che non esistono più miti, non esistono più attrici. Dando uno sguardo al cinema mondiale ci si rende conto che l’uomo è l’assoluto protagonista: gli Al Pacino, i Dustin Hoffman, i De Niro, sono gli eroi.
Dacia
Ma poi, guardate ad esempio. Qualcuno volò sul nido del cuculo è terrorizzante, perché il male si rappresenta nella donna; certo dietro c’è la società, ci sono le strutture, i potenti ma in realtà è lei, l’infermiera, che lo incarna questo male.

Dunque noi ci inseriamo in questo contesto con una storia del tutto femminile, perché certamente Giacinto non è un protagonista:  è uno che subisce, che
non fa storia, perché la storia la fanno le altre: le donne, la fanno Vannina, Suna, Mafalda, Giottina e Tota e a nessun produttore fa piacere avere un personaggio come Giacinto.
Dacia
Anche perché sanno che’ lo spettatore si identifica con le figure del film, quindi hanno paura che un film così non trovi gli spettatori.
Liliana
Anche perché, di solito, chi decide il film da vedere è l’uomo.
Dacia
C’è una cosa tristissima che ho notato, e cioè che le donne si identificano con i •personaggi maschili, invece che con quelli femminili. Questa, secondo me, è’ un’aberrazione tremenda anche perché poi questi personaggi maschili si comportano in maniera orrenda nei confronti delle altre donne.
Lucy
A questo punto io volevo fare una domanda sul problema del linguaggio, perché secondo me, capita spesso che una cosa che per i contenuti è eccezionale, perda di valore per l’uso di immagini convenzionali. Per questo vorrei anche affrontare il problema degli attori che avete scelto.

Noi saremmo state più felici se avessimo potuto usare attrici non professioniste, ma non bisogna dimenticare che il mondo del cinema, in certi casi, è un muro attraverso cui passare è molto difficile, perché se appena porti un’idea nuova, un film diverso, qualcosa che non sia violenza o pornografia, non interessa a nessuno. E allora ci vogliono grandi attori, nomi, nomi,..
Sofia
Non bisogna dimenticare poi che quando tu hai come attori volti noti, la gente se li aspetta in una determinata maniera. Noi ad esempio avevamo fatto un tentativo, che a me personalmente divertiva da morire; quello di fare diventare Maria Schneider, che è il prototipo della ragazza moderna, libera, Vanillina, cioè questo personaggio costretto, mite. Abbiamo avuto contro tutti e oggi abbiamo dovuto rinunciare, anche perché lei stessa è stata portata più verso l’altro personaggio, quello che è lei nella vita, cioè il personaggio di Suna. Quindi noi un tentativo di stravolgere il visivo l’avevamo fatto ma non ci siamo riuscite.
Maricla
Io vorrei approfondire di più questo problema del linguaggio : nel libro gioca un ruolo fondamentale l’erotismo, un erotismo tutto femminile che non è legato a particolari momenti ma che è un po’ ovunque, nell’aria che si respira ‘nell’isola, nei gesti e nei racconti delle popolane, nelle sensazioni che Vannina prova, nelle descrizioni che fa del marito, di Orio. È un’atmosfera particolare magica che per me è senz’altro la cosa migliore del libro; voi come pensate di riuscire a trasporre questo erotismo nel film senza sminuirlo e senza correre il rischio di una facile strumentalizzazione ?
Sofia
Nella trasposizione, come ho già detto alcune parti sono state eliminate. Così è stato ad esempio per quel che riguarda i racconti che Giottina e Tota facevano su villa Trionfo che scritti avevano una loro magia e un loro fascino ma che a raccontarli per immagini sarebbero stati recepiti senz’altro molto diversamente. Per quel che riguarda la strumentalizzazione di alcune scene facilmente travisabili dal punto di vista commerciale, ho avuto la sensazione che qualcuno dei distributori tendesse ad assicurarsi scene di sesso, diversamente da come le avevamo previste noi, e quindi ovviamente abbiamo deciso di lasciar perdere quel distributore. L’atmosfera magica che tu dici si respira nel libro io spero di riuscire a ricrearla per immagini. Abbiamo anche dato molto più spazio all’isola, perché la presa di coscienza di Vannina forse non sarebbe avvenuta se non si fosse trovata a contatto con un’isola dove tutto viene filtrato diversamente, questa luce, questo spazio e questo tempo danno possibilità diverse. La presa di coscienza fa parte di una vacanza interna, ma nel senso più bello della vacanza, più alto.
Isabella
Io però vorrei capire perché avete scelto di girare un film in 35 mm, cosa che comporta lo scontro con la logica della produzione cinematografica industriale e quindi sei costretta a certe scelte, e non avete invece usato il 16 mm che evita certi problemi.
Sofia
Se avessimo fatto un film in 16 mm probabilmente sarebbe già finito ma per vederlo, magari, dovevamo andare a casa di qualcuna di noi; sarebbe cioè restato nell’ambito di un determinato circuito, molto ristretto. Noi invece vogliamo che il discorso arrivi a tutte.
Isabella
Però sapendo che devi scendere a compromessi.
Sofia
Se il discorso non perde di tematica resta comunque un’operazione valida.

Questo film ha insomma la presunzione di voler comunicare, di essere distribuito come un film normale. È nato come un film divulgativo, non come un prodotto d’elite, per noi l’importante era
che fosse visto, non è un film alternativo femminista, no, questo non lo è in assoluto. È un film di donne, che è tutt’altro tipo di discorso. Tenta cioè di essere un film «popolare», un film che comunica il più possibile.
Enza
Per dare vita ad un prodotto da parte della donna, che si esprima attraverso le strutture tradizionali di diffusione, avete scelto di lavorare in gruppo; voi pensate che vi siano altre strade perché un discorso di questo tipo passi?

In televisione forse oggi ci sono alcuni spazi aperti e forse c’è la possibilità di dire certe cose. Oppure facendo delle cose brevi, dei documentari di 15, 18, 20 minuti, che rientrano nel sistema perché concorrono ai premi governativi. Io ho fatto l’esperimento con «Melinda strega per forza», che non è strettamente femminista: vedremo se riuscirà ad avere il premio e se riusciremo a creare un precedente in questo campo. Altre strade io non le vedo perché quelle dei Cine-Club, dei Super-8, non sono strade, non hanno sbocchi reali, in un certo senso diventa un hobby, se si è abbastanza ricchi allora ci si può autofinanziare e partecipare a questo piccolo giro.
Maricla
Volevo riprendere il discorso che prima avevo accennato sul perché avete scelto il 35 mm, cercando di capire però se per voi fare questa scelta è stato il bisogno di comunicare, cioè una scelta dettata dalla volontà di raggiungere il maggior numero di donne o se in realtà voi fate un discorso più ampio, teorico, su questo problema che è dibattuto al livello di tutto il movimento.
Sofia
La nostra scelta è stata motivata dal voler comunicare con tutte le donne e poi sai quanto può essere importante, se questa va in fondo, un’esperienza di questo tipo per le altre che amerebbero magari fare l’operatrice ma non ci hanno mai nemmeno provato perché è un ruolo ormai del maschio. Nel cinema i ruoli sono stabiliti: la sarta è donna, l’edizione è donna al massimo sono donne la costumista e la scenografa, quando non hanno paura che con una scenografa donna crolli tutto.
Dacia
Io a questo punto volevo fare una domanda a voi: come lo vedete il problema della struttura, dentro o fuori, come lo vedete in prospettiva?