beceraggini di giornalista

ottobre 1977

Il signor Luca Goldoni io non so chi sia, né che faccia abbia, ma una cosa è certa: che compiango molto la donna che vive con lui, moglie o concubina, ammesso che sia riuscito a convincerne una, dato il disprezzo che nutre verso l’«essere donna». (Una parentesi per la parola concubina. La definizione dello Zingarelli è: donna che convive con un uomo senza essergli moglie. Se vogliamo non è neanche dispregiativo, ma non esiste al maschile!). Dunque torniamo al nostro «Superman». Di lui so che scrive (neanche tanto bene) per aver letto un articolo (una specie di invettiva) su «Caleidoscopio 22». Parla della vita grama che generalmente conduce l’architetto arredatore di case.
Il perché? Ma si sa! Ha sempre a che fare con le signore. Sono loro che avendo tempo da perdere, si occupano dell’arredamento della casa. Per il Sig. L. G. la donna è questa, questo è l’unico esemplare di una specie infima. Per vilipendere tanto la donna, certo ne deve avere gran paura. Bisognerebbe risalire alla sua infanzia, sicuramente ingrata e infelice, per capirci qualcosa! Poverino! Egli vede questa donna come un insieme, mostruoso di idiozia, scempiaggine, ignoranza e inutilità dannosa. Dunque nell’atto di arredare una casa quella matterella di una signora «intenderebbe mettere il marito di fronte al fatto compiuto di una orrenda scala a tortiglione che finisce contro il soffitto» per indurlo, in questa maniera, a scavare oltre. Poi si arriva al delirio del bagno: «Come tutti sanno, è il regno della signora». (Ma allora? non è vero che ti fai la barba credendoti un tenore e cantando la Traviata? e sorridendoti come un coglione nello specchio? allora non è vero che ti fai le seghe sfogliandoti Playmen? strano, lo avevo sempre creduto!). Continuiamo: in questo regno tutte le signore danno sfogo al loro naturale cattivo gusto, perché, sempre secondo lui: «così compaiono le rubinetterie e becco di cigno, le macabre manine di bronzo che spuntano dal muro per reggere il sapone, il telefono bianco come quello della Welch immersa nel bagno di schiuma, la Signora vuole farci entrare tutto, furiosamente: le decorazioni in maiolica, il mosaico dorato, i tendaggi, la radio, e anche la libreria smalto rosa, con i libri sul verde chiaro. E poi la vasca, la signora le pretende a fil di pavimento, incassata anche a costo di farla entrare nel soffitto di quello che abita al piano di sotto». E poi questa signora, quando è proprio al massimo del suo fulgore ideativo, non ha altro di meglio da suggerire per la sistemazione della libreria che le trovate, lette su «Brava». Povero architetto! conclude il Magnanimo, concedendogli tutta la sua solidarietà, è da compiangere quanto il pubblicitario. Tutti e due hanno l’ingrato destino di elaborare la loro cultura e creatività per la preparazione di progetti e bozzetti che sono in seguito magari accolti dalla «smorfia di un cliente con la quinta elementare, anzi dalla sua signora». Signor Luca Goldoni, ma chi crede di essere? Ma si rende conto che dimostra solo una cosa? Di essere ignorante, volgare, cip, qualunque, (aspetti, me ne vengono degli altri) squallido, becero, impotente e anche démodé?