cancellazione del sesso femminile

maggio 1980

La Dea Madre, secondo le più antiche raffigurazioni su pietra, è rappresentata sempre col sesso aperto ed evidente, altrettanto ostentato il seno e il ventre grasso.
Una semiosi circolare rende sinonimici i termini donna, terra, fecondità, e, in questa fase, li esalta.
Donna = Terra — Fecondità = Vita
La donna è significata solo in quanto entità feconda, e questo indizio fa presumere che non sia lei il soggetto enunciante di questa significazione. Per l’avvenuta riduzione della donna ad un’unica funzione fisiologica è deducibile che la procreazione femminile, oggetto di stupore e timore, sia stata proiettata nella figura di una divinità da accattivarsi.
Siamo pertanto all’interno di un immaginario già maschile.
Questo immaginario si esprime in diverse forme rituali, il cui scopo è quello di assicurare ai rappresentanti del sesso maschile il controllo politico sessuale della società: una di queste pratiche è la mutilazione fisica dell’organo sessuale femminili.
Ora, è bene tenere presente che le religioni che non si avvalgono della mutilazione fisica agiscono altrettanto efficacemente a livello psichico.
I prodotti dell’immaginario maschile sono indici accreditati di questa, cura mortifera e, oltre che esteticamente o psicologicamente, vanno analizzati politicamente.
Con l’avvento della religione del dio padre, il sesso delle divinità femminili viene censurato; tramutato in animale, coperto o comunque negato, cessa di essere oggetto di culto e si tramuta nel suo contrario: viene esorcizzato e bandito, come mostro.
Nella mitologia classica, il coire di Gea, la terra, che prima generava autonomamente senza alcun contributo maschile, la depotenzia progressivamente e di parto in parto si assiste al suo allontanamento dall’Olimpo che da lei procede. La procreazione, enigma nodulare del conflitto, viene ora interamente attribuita al fallo, come prima, erroneamente, alla sola vagina. Viene esaltata la procreazione del padre (in Giove come nel dio ebraico), parallelamente alla negazione della copula della madre, come nel dogma cristiano.
II regime lunare e notturno acquista caratterizzazione negativa, diventando, coattivamente, il campo semantico delle divinità femminili, mentre il fallo assume carattere diurno e solare. Analogamente, l’elemento femminile, identificato
con la terra, si oppone all’elemento maschile riconosciuto nel cielo. Da qui pro
vengono tutte le categorie di opposti tuttora in uso (alto-basso, bene-male, buono-cattivo ecc.).
La riduzione e il dispregio in cui cade il culto materno si rispecchia, a livello iconologico, nella cancellazione degli attributi femminili.
Il sesso femminile non viene più rappresentato: come se la mano degli scultori e degli illustratori si rifiutasse di riprodurre questo sesso incompatibilmente altro, questo sesso viene sostituito.
La sostituzione avviene tramite Animalizzazione della parte “inferiore” del corpo femminile.
La scelta della sostituzione col serpente, o col sauro in generale, rimarca il carattere divorante attribuito alla vagina, ed è con più frequenza utilizzato in contesti in cui il conflitto col sesso femminile (e il suo corrispondente mitologico: il regime notturno) si fa più acuto, o più acutamente è sentita l’esigenza di reprimerlo.