contro il Pentagono

Un gruppo femminista del Massachussets ha organizzato a Washington il 17 novembre un sit-in di protesta contro la politica di armamenti del Pentagono. Ecco il loro documento.

dicembre 1980

Abbiamo deciso di riunirci davanti al Pentagono perché siamo in apprensione per la nostra vita e per la vita dei nostri figli. Siamo in apprensione per tutta la vita su questo pianeta, la terra.
Siamo delle donne provenienti specialmente dalle regioni nord-est degli Stati Uniti. Siamo donne, abitiamo in città e conosciamo bene la paura e lo squallore dei rioni urbani; siamo donne, abitiamo in campagna, deploriamo la scomparsa delle piccole comunità agrarie e sappiamo che la terra è stata avvelenata. Siamo giovani ed anziane, sposate, nubili, lesbiche. Viviamo in famiglie, in case degli studenti, siamo madri di famiglia, siamo ragazze madri.
Abbiamo delle occupazioni diverse: studentesse, operaie, impiegate, tessitrici, artigiane, avvocatesse, coltivatrici dirette, dottoresse, cameriere, poetesse, ingegnere, donne che fanno le manovali, casalinghe, elettriciste, artiste. Siamo tutte figlie e tutte sorelle.

Ci siamo qui riunite per compiangere, per esprimere la nostra collera e per sfidare il Pentagono, perché è qui che lavora il potere imperiale che ci minaccia tutti e tutte. Ogni giorno, mentre noi lavoriamo, studiamo, amiamo, i colonnelli ed i generali che stano progettando la nostra distruzione totale, passeggiano tranquillamente fra queste cinque mura.
Per realizzare il loro progetto, costruiscono tra le 3 e le 6 bombe atomiche per giorno. Ne hanno accumulate ben oltre 30.000. Hanno inventato la bomba al neutrone, che uccide la gente ma lascia intatta la proprietà urbana e le costruzioni come questa qui.

Hanno realizzato il missile MX con tutto un sistema sotterraneo che è costato miliardi e che solcherà di cicatrici incancellabili migliaia di chilometri del territorio occidentale del nostro Paese, consumando la sua risorsa più preziosa: l’acqua.

Stanno creando una nuova tecnologia, detta “Stealth”, cioè “Furtiva”, un arsenale invisibile ed impercettibile. Si sono accaparrati 20 miliardi di dollari per rilanciare l’antica crudele arma del gas paralizzante.

Hanno proclamato la Direttiva 59, che prevede una serie di piccole ed isolate guerre nucleari che saranno prolungate, ma limitate in scopo. L’Unione Sovietica fa del suo meglio per imitare le iniziative degli Stati Uniti. Siamo ormai in grado di distruggerci a vicenda e di distruggere le nostre città, i paesi, le scuole ed i bambini.

Ci sono già almeno una decina di Paesi che posseggono la bomba atomica. La Francia produrrà la bomba al neutrone. Ci ritroviamo nelle mani di uomini che hanno perso di vista la realtà quotidiana, uomini che potere e ricchezza hanno privato della forza dell’immaginazione. Abbiamo ragione, abbiamo il diritto di sentirci spaventate.

Contemporaneamente, le nostre città cadono in rovina, fanno fallimento, soffrono di una devastazione simile alla guerra. Gli ospedali sono chiusi e le scuole sono prive di libri di testo e di insegnanti. I nostri giovani di razza negra e latina non riescono a trovare lavoro. Saranno obbligati ad arruolarsi e a servire da carne da cannone per il potere che li opprime. Tutti i sussidi promessi ai poveri sono stati diminuiti o ritirati per permettere di rifornire il Pentagono, che richiede circa $ 500.000.000 al giorno per star bene e per continuare ad uccidere. Quest’anno, il Pentagono assorbirà circa $157 miliardi delle nostre tasse, il che equivale a $ 1.800 per una famiglia di 4 persone.

Con tutta questa ricchezza a loro disposizione, gli scienziati sono stati corrotti: circa 40% di loro lavorano in laboratori statali o para-statali, dedicati a raffinare i metodi per distruggere e deformare la vita. Le terre dei popoli nativi dell’America sono state trasformate in pietrame radioattivo, per aumentare i depositi nucleari. L’uranio del Sud A-frica, necessario per le imprese nucleari americane, arricchisce le minoranze bianche di questo Paese e dunque incoraggia il loro sistema d’oppressione razzista e di guerra.

La paura serpeggia già fra la gente e questa stessa paura, creata dagli industriali della guerra serve come scusa per accelerare la corsa agli armamenti. Ci dicono: «Vi. proteggeremo noi…», ma sappiamo che non siamo mai stati così in pericolo, che mai siamo stati così vicini alla fine della specie umana.

Noi donne ci siamo riunite perché troviamo la vita sull’orlo del precipizio intollerabile. Vogliamo sapere che razza di rabbia, che ansia e che desiderio di distruzione, che freddezza dì cuore e che ambizione può condurre gli uomini a questo punto.

Noi non vogliamo che questa sete di potere, che si trasforma in politica estera in sfruttamenti ed assassinii, che è così pericolosa per le donne ed i bambini, in casa, non vogliamo che la nostra società violenta trasferisca questa malattia ai nostri figli, attraverso i loro padri.

Cos’è che chiediamo, noi donne, per poter continuare la nostra esistenza quotidiana, cos’è che domandiamo per noi stesse e per le nostre sorelle nei paesi nuovi e vecchi, che soffrono tutte dello sfruttamento e dell’oppressione dei loro compatrioti?

Vogliamo cibo a sufficienza, lavoro utile, comunità umane fornite d’acqua ed aria sana, vogliamo asili nido decenti per i nostri bambini, in modo da poter lavorare, vogliamo salario uguale a lavoro uguale. Vogliamo un’assistenza medica che rispetti e comprenda i nostri corpi. Vogliamo un’educazione per i nostri figli che racconti la verità sulla vita delle donne, che descriva la terra come il nostro ambiente che ha bisogno di essere nutrito e non solo sfruttato.

Vogliamo sentirci libere dalla violenza nelle strade e nelle case. Il potere sociale perpetuato dal mito della mascolinità s’è alleato all’avidità del pornografo per privarci della nostra libertà di movimento: interi quartieri e tutta la vita della notte ci sono stati portati via. Per troppe donne ormai la strada solitaria di campagna e i viottoli della città sono diventati covi di stupratori.

Vogliamo che la notte ci sia restituita, che ridiventi possibile rallegrarsi della luce della luna, che è così speciale nel ciclo della nostra vita, delle stelle e delle strade di notte.

Vogliamo il diritto di scegliere se avere o non avere figli, non vogliamo che bande di politicanti e di uomini dottori ci dicano che dobbiamo essere sterilizzate per il bene del nostro Paese. Sappiamo che questo è il metodo di cui si sono sempre serviti i razzisti per controllare la popolazione,

Non vogliamo che ci sia impedito- di’ avere un aborto quando lo riteniamo necessario. Vogliamo che questa libertà sia a disposizione di tutte le donne, le povere e non solo le ricche. Vogliamo essere libere di amare chiunque scegliamo di amare. Vivremo con altre donne, con uomini, o vivremo sole. Non permetteremo mai l’oppressione delle lesbiche. Non vogliamo essere arruolate nell’esercito. Non vogliamo che i nostri giovani fratelli siano richiamati alle armi. Vogliamo che siano uguali a neri.

Vogliamo che il caso patologico del razzismo termini nella nostra era. Non ci può essere pace finché uria razza domina sulle altre, una nazione domina l’altra, un sesso domina l’altro sesso.

Vogliamo che l’uranio resti nella terra e che la terra venga restituita a quelli che la coltivano. Vogliamo un sistema d’energia rinnovabile, che non esaurisca le risorse del terreno. Vogliamo che questo sistema appartenga alla gente e alle loro comunità e non alle corporazioni gigantesche che trasformano inevitabilmente la conoscenza scientifica in armamenti. Vogliamo che l’impostura del movimento “L’Atomica per la Pace” finisca, che le centrali nucleari esistenti siano ritirate e che sì arresti la costruzione di nuove centrali, perché si tratta anche qui di un’altra guerra contro il popolo e contro i bambini che devono nascere fra 50 anni.

Vogliamo che termini la corsa agli armamenti. Basta con le bombe. Basta con queste invenzioni pazzesche che servono solo a mettere a morte.

Noi sappiamo che tutto ciò che è, è connesso. Che la terra ci nutre. E che, eventualmente, i nostri corpi la nutriranno. Attraverso la nostra venuta al mondo, le nostre madri hanno collegato il passato della razza umana, col suo futuro.

Forti di questa coscienza, forti dei nostri diritti ecologici, noi vogliamo opporci alla filiera finanziaria che collega il Pentagono alle grandi compagnie internazionali e alle banche i cui interessi sono serviti dal Pentagono.

Queste filiere sono fatte d’oro e di petrolio.

Noi siamo fatte di carne ed ossa, siamo fatte d’acqua, sorgente di vita.

Noi non permetteremo che questi giochi violenti continuino. Se siamo qui oggi, un centinaio di donne risolute, ritorneremo certamente in migliaia e in centinaia di migliaia nei mesi ed anni avvenire.

Sappiamo che esiste una maniera sana, sensata di vivere e siamo decise a vivere in questa maniera nei nostri quartieri, nelle nostre campagne degli Stati Uniti e assieme alle nostre sorelle e ai nostri fratelli in tutti i Paesi del mondo.