manifestazione 2-12-77

gonne a fiori e tute blu

«…perché dipingermi in viso per me era uno dei modi di pormi per quella che sono, non volevo incontrarmi con altre donne negando superficialmente una diversità che di fatto esiste…».

gennaio 1978

Marcella: Secondo me non c’è stato un approfondimento sufficiente prima della manifestazione sulle differenti esperienze da cui provenivamo noi e le compagne dell’FLF. Credo infatti che per loro la contraddizione uomo-donna, ha altri livelli che per noi, è molto più esasperata: sia perché i loro compagni sono più lontani da un discorso di cambiamento radicale della qualità della vita, sia perché si trovano di fronte alla «classe operaia» riconosciuta e intoccabile. Oltretutto il fatto che non c’erano abbastanza compagne dell’FLM, ma piuttosto noi dei collettivi, mi ha dato l’impressione di essermi presa la delega di far scoppiare la contraddizione uomo-donna in seno al sindacato, realtà a noi poco conosciuta. La nostra presenza all’interno della manifestazione non l’ho sentita in appoggio alla lotta iniziata da loro.
Ombretta. Sono stata bene durante il corteo finché mi sembrava di stare in una nostra manifestazione, quando invece mi rendevo conto di stare in un corteo sindacale, ho sentito un senso di estraneità e strani i miei fiori dipinti sul viso.
Marcella: Io non ho sentito questo disagio, perché dipingermi il viso per me era uno dei modi di pormi per quella che sono, non volevo incontrarmi con altre donne negando superficialmente una diversità che di fatto esiste.
Stefania: A me sembra di vivere il 2 dicembre tutti i giorni, poiché mi si è riproposta la stessa spaccatura che vivo in altri momenti. Ho vissuto in una piccola città dell’Emilia Romagna e conosco varie donne operaie e mi son resa conto che il lavoro in fabbrica rappresenta per loro un’emancipazione. Quando a volte ci siamo trovate a parlare dei nostri problemi della sessualità e della famiglia, ho sentito una specie di loro delega nei miei confronti. Loro sentivano certe contraddizioni all’interno della loro vita di donne, ma trovavano difficoltà a iniziare un processo di cambiamento, anche se graduale, nella famiglia, intanto iniziavano volendo il lavoro.
Marcella: Ma infatti nel momento in cui io come donna chiedo il lavoro, posso anche avere un «consenso sociale», le difficoltà sorgono nel momento in cui voglio altre cose partendo da una critica della famiglia e dalla ricerca della mia sessualità.
Raffaela: Io sento che principalmente è mancato un confronto approfondito con le donne del sindacato precedentemente alla manifestazione e mi chiedo in che modo sono arrivate alla decisione di fare uno spezzone di sole donne e oltre all’affermare il separatismo quali fossero poi i contenuti che volevano esprimere.
Ombretta: Ritornando al problema delle diversità, io sono abbastanza d’accordo con M. quando dice: «io sono questa», quindi può esserci la donna che mi recepisce ora, quella che mi recepirà tra un po ‘di tempo e quella che non mi recepirà mai. Però all’interno di questo discorso, io vorrei dire che noi già siamo state fregate nell’andare a quella manifestazione, nel pensare di poter iniziare così un rapporto con le donne del sindacato e ormai dentro il corteo non era sufficiente affermare «Io sono questa». Perché prima ancora noi dovevamo dire che noi siamo anche quelle che con le donne si confrontano nelle situazioni che ci scegliamo come abbiamo sempre fatto e la manifestazione non è un momento privilegiato di confronto tra di noi, ma può essere un momento per esprimere un rapporto e un lavoro già iniziato. Potevamo dire alle donne dell’FLM che noi non rifiutiamo il confronto con loro, ma che avremmo voluto farlo nei nostri termini e modi. La contraddizione è stata l’accettare di stare in una realtà non effettivamente scelta, pur volendovi giustamente portare per intero i nostri contenuti.
Stefania: Io non mi sono mai dipinta il viso tranne alla manifestazione di notte e l’ho rifatto il 2 dicembre. Credo ci sia un motivo in questo. Ho sentito l’imbarazzo ma l’ho fatto con convinzione, perché lo scendere in piazza con le donne il 2 dicembre è forse stato il prezzo che dovevamo pagare a queste donne per avere un rapporto con loro. Io sento di percorrere una strada parallela alla loro, non insieme però parallela. Sento il fatto che loro hanno chiesto un incontro con noi, hanno chiesto la nostra partecipazione e quindi mi sembra che loro un discorso con le donne lo vogliono fare. È vero che la manifestazine è un momento difficile di confronto, ma era l’unica situazione per ora che mi avrebbe permesso di avere con queste donne altri momenti successivi. In una situazione di mia debolezza, trovandomi nel corteo sindacale, ho avuto bisogno di un ulteriore affermazione di me stessa, ad esempio dipingendomi il viso.
Rita: Io arrivando a San Giovanni ho sentito maggiormente lo scontro” diretto col maschio-operaio, che mi era pesato meno durante il corteo, sentendomi ancora più spaccata.
Ombretta: Può sembrare strano che nel pensare al bisogno di confermare la mia identità in quella manifestazione, mi venga in mente una sensazione riferita al rapporto con l’uomo. Nel momento in cui tu sei poco convinta di stare con un uomo perché già sai che questo può toglierti delle cose e che forse non ti capirà, rendendoti conto di questo, maggiormente senti la necessità di affermare con forza te stessa.
Loredana: Può essere vero che ci siamo truccate anche per affermare noi stesse tutte intere, ma è anche vero che devi adeguarti alle situazioni in cui ti trovi, non per rinunciare a te stessa ma per farti capire, avendo scelto in precedenza di essere in una determinata situazione. È come se avessimo voluto così riempire una mancanza di rapporto, che se ci fosse stato ci avrebbe permesso di esprimerci interamente con meno problemi.
Marcella: Quello che ci ha fatto star male è stato proprio non aver potuto rapportarci alle donne del sindacato durante la manifestazione e l’essersi trovate, senza averlo scelto, ad avere come unico referente il Sindacato e in particolare il compagno maschio.
Ombretta: Il problema della diversità e della comunicazione è stato comunque stravolto dalla presenza maschile, dal fatto che non fosse una manifestazione di sole donne. Nelle prime manifestazioni sull’aborto e in quella di notte, per il peso politico che avevano, abbiamo voluto essere particolarmente provocatorie ed eversive, per non cadere in un processo di normalizzazione, ma il discorso è diverso quando iniziamo un rapporto con altre donne, perché in questo momento sentiamo di più l’esigenza di trovare più punti in comune tra noi pur non annullando le differenze.
Stefania: Non possiamo dire però che le donne dell’FLM non c’erano. Erano poche e la maggior parte di loro ha «scelto» di andare con gli operai. Infatti oltre al boicottaggio del Sindacato, hanno pagato la loro contraddizione causata dal fatto che vivono ancora più fortemente la dipendenza dal maschio, scegliendo anche nella manifestazione la sua protezione.
Loredana: Io sto in bilico tra l’essere contenta di avere «aperto una strada» e il fatto però di essermi sentita usata. Questa però, secondo me, è una discussione un po ‘falsata non sapendo che situazione e che forza loro hanno nel Sindacato.
Stefania: Credo comunque che il 2 dicembre ha riaperto il problema del rapporto tra noi e la «politica». Andare a una manifestazione con le donne dell’FLM tira fuori di nuovo il nostro rapporto con le istituzioni, in questo caso con il sindacato, e questa decisione ha investito tutto il nostro politico complessivo.
Ombretta: Per me andare alla stazione Tiburtina e non a S. Maria Maggiore non è dipeso molto da una scelta «politica globale». Non sono andata a S. Maria Maggiore, perché ho ritenuto che
il separatismo e l’autonomia erano molto più in discussione là.
Stefania: Io vorrei dire inoltre, che ormai il separatismo delle donne, soprattutto all’interno delle manifestazioni, è stato abbastanza accettato. Però scendere in piazza in modo separatista non esprime necessariamente gli stessi contenuti.
Abbiamo parlato, a proposito del 2 dicembre, del nostro rapporto con le istituzioni e quindi di allargamento di nostri contenuti, ma non crediamo che questo presupponga due diverse posizioni: da una parte il rimanere su contenuti considerati specifici e prioritari, e dall’altra voler intervenire nella «Politica». Questo ci riporterebbe alla vecchia spaccatura personale-politico, interno-esterno. La nostra lotta parte dalla contraddizione sessuale, si dà contenuti specifici di abbattimento dei ruoli sessuali, di riappropriazione del nostro corpo, di ricerca di identità e di sessualità, ma per poter arrivare a questo ci troviamo ad affrontare anche i problemi del lavoro, della politica ecc. però partendo sempre da questo nostro specifico. Quindi possiamo e vogliamo esprimerci su tutto e possiamo essere soggetto politico complessivo partendo da quelle che sono le nostre esigenze, esprimendoci di volta in volta su tutti i problemi che ci coinvolgono, ma non su richieste e scadenze imposteci.