racconto

il collettivo

marzo 1980

A, B, C, D, E, F, G, H, I
si incontrano, Ognuna ha la sua storia.
A esce da un collettivo di autocoscienza e vuole lavorare all’esterno, le è indifferente in che campo. B esce da un collettivo di autocoscienza, è entrata in un altro che genericamente faceva lavoro esterno e ha capito che le interessa in particolare l’informazione. C non è mai stata in un collettivo, ma lavora nell’informazione, D ha la stessa storia di B, ma è già stata in un collettivo sull’informazione, e adesso vuole approfondire, metti, l’aspetto del mantenimento della prima persona nella narrazione informativa opzionalmente al processo di astrazione che elimina completamente il soggetto narrante e si chiede se è possibile una fusione tra le due forme, o un terzo modo di informare che li superi entrambi.
E ha problemi con Z, che è Zorro, il suo Fonzi attuale, lui le fa le corna con le turiste e lei è sola, non sa come difendersi e giustamente ricorre alle altre.
F esce da una crisi che l’ha portata in clinica psichiatrica e ha tutte le esigenze, dall’informazione alla ricostruzione di sé,
G è stata in tremila collettivi da P.O. in poi e, con profonda autoironica coscienza, si dà autodistruttivamente alle marmellate e ai maglioni, per questo va d’accordo con
H, che trova sul serio tipicamente e positivamente femminile fare marmellate e maglioni, che poi le riescono bene, e comunque si può anche parlare dell’informazione.
I vuole fate autocoscienza.
Tutte e nove vengono possedute dalla medesima frenesia: il collettivo. Fin dalla partenza ci sono orrendi segni del destino che premonizzano frustrazioni di primo grado, ma, ignare, nessuna di loro si chiede se per caso non ha sbagliato collettivo. Forti della sorellanza, non si accorgono di essersi avventurate nella selva delle Contraddizioni Interne, non danno retta agli alti lai delle abitanti del villaggio delle Rassegnate Perdenti, e salgono sulla carrozza del Dover Fare, anche se qualcuna pensa di andare a fare una passeggiata. L’alto castello del Collettivo, le cui cime tempestose guardano minacciosamente a valle, è ad un passo, e lì le attendono le bare del Gruppo Chiuso, da cui risorgeranno, vampire o vampirizzate, pronte a nuove e più demoniache esperienze. Intanto, vedono tutte nelle prime riunioni con relative e compatte uscite serali i migliori auspici per gli obiettivi che il collettivo si propone, ma le turpi aspettative di ognuna restano nel vago, per non violentare i tempi delle altre.
Ma già dalla dodicesima riunione A inizia a pensare che B sia un po’ troppo fissata con l’informazione, e che l’importante è uscire all’esterno, che C è solo un’emancipata di merda alla ricerca di alibi femministi, che D è troppo intellettuale e cioè sospetta, che E è una gran brava persona, ma non può capire bene la situazione perché non ha mai fatto autocoscienza, che F bisogna aiutarla a tutti i costi, mentre G le sfugge alquanto perché sferruzzando cita Toni Negri, H è molto disponibile e non si trova in accordo-con I perché oltre all’autocoscienza è necessaria un’uscita all’esterno.
B non capisce perché A le nomini indifferentemente i consultori, il teatro e le donne cilene, ma effettivamente tutto c’entra con l’informazione, e pensa che da questo punto di vista C è molto precisa ed efficiente, mentre D è pignola e non fa che prendere appunti; cerca quindi di convincere E a scrivere un articolo anti-infognata sulla crisi della coppia ed F uno terapeutico sulla situazione delle cliniche psichiatriche: a questo scopo le perseguita telefonicamente in orari notturni per incitarle all’attività, senza peraltro riuscirci; la infastidisce G col suo scetticismo che giudica boicottante e trova H molto disponibile, ritiene inoltre che I dovrebbe sforzarsi di vedere il proprio interesse per l’autocoscienza dal punto di vista dell’informazione. C giudica tutte molto impreparate, ma sta zitta, perché lei di femminismo non sa granché e chissà cosa ignora, Vede in B e D quelle che più si avvicinano ai suoi interessi, ma trova la prima più disponibile e teme la seconda che, pur non avendo mai esercitato la professione, si pone problemi di metodo che lei non vede necessari. Dà consigli tattici a E per la riconquista di Z, consiglia una vacanza in Versilia a F, baruffa con G scambiandola per una casalinga cattolica e trova H molto disponibile. I le resta completamente oscura e pensa che senz’altro è molto femminista.
D sta preparando una tabella di comportamenti che motivi l’uso della prima persona negli enunciati a partire dalla condizione psicologica di ognuna e fa domande oscure a tutte, che si sentono vivamente reificate.
E si fa raccontare da ognuna la propria storia col relativo Fonzi e decide che la tattica migliore è quella consigliata da C ad F, per cui parte per una settimana in Versilia, da cui torna abbronzatissima e annuncia dei progressi sessuo-contrattuali nel rapporto con Z da quando sta nel collettivo.
F comincia a fare maglioni, G si rompe le palle, scrive un intenso articolo carico di misoginia su Ombre Pallide e parte per l’America latina. C’è chi dice si sia data alla latitanza politica. H è molto disponibile. Non vi dico cosa pensa I.

Riassunto: A, B, C, D, E, F, G, H, I
si incontrano. Ognuna ha la sua storia. Si avventurano fiduciose e ignare dei pericoli sulla strada del Collettivo. Contagiate dall’ atmosfera sulfurea, l’originaria armonia viene meno. Non si sa se ciò sia realmente accaduto, o se sia il sogno di un mostro dormiente e schizoide che trova in ognuno di questi personaggi forma alle proprie tentacolari proiezioni. L’autrice, dormiente, declina ogni responsabilità e dichiara puramente casuale ogni coincidenza con fatti realmente avvenuti.
Primo scontro tra B e I. Vi chiederete perché non tra A e B, o tra C e I, ma tant’è, una semplice questione di tempi, di impulsività, o, se si vuole, di segni zodiacali.
Dopo nove mesi, B propone di presentarsi con un documento elaborato dal gruppo al convegno sull’informazione.
I chiede perché mai un collettivo di autocoscienza deve necessariamente uscire all’esterno con un documento e denuncia come violenta ed autoritaria, nonché maschile, la proposta di B, che inizia a chiamarla ameba e le canta «Mi vivo male» su musica di Tullio Iglesias.
Si creano due correnti interne: le efficentiste, o presunte tali, e le passive, o definite tali. Il collettivo ha comunque ancora momenti di intensa comunione, ad esempio in occasione del tentato suicidio di F, Per il convegno, B e C. con l’aiuto di A che batte a macchina, stendono un documento interamente tratto da un fumosissimo studio di D precedente alla formazione del collettivo, ma si tratta comunque dell’unico scritto circolante, e lo presentano al convegno come elaborazione collettiva, letta da H che è molto disponibile.
F ed I escono a cena insieme e parlano fino al mattino del rapporto con la madre, e poi escono con E e anche con H, che è molto disponibile. E’ durante una riunione straordinaria specificamente autocoscienziale del gruppo che I parla dei positivi effetti dell’autocoscienza su F, prontamente smentita da un tentato suicidio in contemporanea delle stesse. G attacca e parla tutto il tempo della propria vita, si ferma a metà per piangere, dice che queste cose non le ha mai dette a nessuno e fa un’azzeccatissimo articolo sulla madre sul suo quotidiano a tiratura nazionale.
Tutte si sentono strumentalizzate e G piange per la loro reazione. D le è solidale; pur non essendo riuscita a pubblicare il suo articolo «Io: lettura ginecologica dell’uso del pronome» perché non era per niente chiaro. G la accusa finalmente ed apertamente di intellettualismo e tutte si schierano con lei. Giura di voler fare solo autocoscienza e che ha le palle rotte dell’informazione, ma non può rinunciare al lavoro.
B la accusa in separata sede di tradimento, e così via verso il delirio, in mille microriunioni soprattutto telefoniche che attirano gli agenti della Digos che fanno una perquisizione in casa di D, scoprono l’articolo sui pronomi che inviano immediatamente in America per una decodifica ed arrestano G, che ne è appena tornata, per spostamenti sospetti.
H, molto disponibile, diventa la capa di un nuovo collettivo di autocoscienza e tramite C pubblica un articolo in terza pagina sul Corriere «Contro la depressione il budino fatto in casa», F parte per una comune agricola e viene vista mesi dopo mentre all’uscita delle elementari smercia roba pesante, I decide di continuare l’autocoscienza, ma le lacaniane la mettono in crisi ed E si accoppia con un ugonotto conosciuto in Versilia.
B e D scoprono profonde convergenze caratteriali e diventano un duo della teoria dell’informazione, A si sente esclusa da questo rapporto, aderisce al gruppo di H e ogni tanto fa attacchinaggio, a tempo perso anche per le centrali nucleari.