le esperienze degli altri Paesi

Quasi tutti i Paesi hanno segnalato che un grave ostacolo è il finanziamento insufficente.
Ma il “programma orazione” ribadisce la necessità di istituirli e di rifinanziare quelli esistenti.

dicembre 1980

Il par. n. 46 del Piano d’azione mondiale votato a Città del Messico stabiliva che uno degli obiettivi minimali per i Governi degli Stati doveva essere quello di «creare un meccanismo multidisciplinare e multisettoriale al fine dì assicurare più rapidamente alle donne l’uguaglianza delle possibilità s la piena integrazione nella vita del Paese».
In vista della Conferenza per il secondo decennio delle N.U. per le donne che si è tenuta dal 14 al 30 luglio a Copenhagen, il Segretariato dell’ONU aveva inviato ai Governi, un questionario per poter preparare- i rapporti sullo stato d’applicazione del Piano mondiale. Uno di questi rapporti su meccanismi mondiali descrive, i “meccanismi nazionali”, dunque, le diverse soluzioni che i Governi hanno adottato e che si possono suddividere in 3 gruppi:
1) Organismi governativi: Ministero per la condizione femminile (o per la questione femminile) in Bangladesh, Costa d’Avorio, Mauritania, Paraguay, Togo, Venezuela e Francia.
2) Organismi governativi con funzione consultiva, come dipartimenti, divisioni, commissioni ecc. es.: Dipartimento per la condizione femminile in Egitto, Commissione Nazionale in India, Ufficio Nazionale in Jamaica, Sezione per il progresso della dorma m Nuova Guinea, Commissione per le uguali opportunità in Gran Bretagna, Commissione per la condizione femminile in Belgio, Portogallo ecc. E’ la soluzione più frequente nei Paesi occidentali. Gli Stati Uniti ne hanno circa 150 nell’intero Paese (46 Stati, 45 Commissioni di distretto, 43 Commissioni municipali, 2 Commissioni regionali…).
I meccanismi di questo tipo godono dì un maggiore o minore grado di autonomia in rapporta alla struttura governativa. Questa autonomia può essere limitata — come nel caso della Gran Bretagna che è strettamente integrata nella struttura governativa — oppure molto considerevole come nel caso dei meccanismi degli S.U.
3) Organismi collaterali al partito nazionale unico. Questa è la soluzione più frequente nei Paesi socialisti. Si tratta per lo più delle organizzazioni femminili del partito come l’Unione delle donne Vietnamite o l’Unione donne di Zimbabwe, de! Mozambico, del Burundi, di Djibouti, di Algeria, Consiglio delle donne in Romania.
In questi Paesi, presso tutti i ministeri esiste un Comitato permanente per le questioni femminili e le organizzazioni delle donne vi sono rappresentate. Per principio i Paesi socialisti integrano le donne in tutte le strutture politiche e di governo. Tuttavia di recente di fronte all’evidente ritardo nell’attuazione della parità fra i sessi in alcuni Paesi sono stati istituiti organismi speciali. In URSS, ad esempio, dal 1976 sono state create sottocommissioni permanenti su la condizione di vita e di lavoro delle donne, a tutti i livelli dal Soviet Supremo agli organi locali. In Polonia sono stati istituiti un “Gruppo interministeriale per le donne”, composto da rappresentanti di vari ministeri e organizzazioni, e un Consiglio nazionale per le questioni famigliari.

Composizione interna dei meccanismi
I meccanismi del primo tipo (e cioè appositi Ministeri per i problemi delle donne) e quelli del secondo tipo (Commissioni per la condizione della donna ecc.) presieduti rispettivamente dal Ministro e da un Presidente, dispongono di personale salariato al quale si applicano, quanto al reclutamento e allo stato giuridico, le norme relative ai pubblici funzionari. In generale si tratta di personale preso dai differenti ministeri. Generalmente a dirigere questi organismi sono nominate delle donne, ma il personale è composto da uomini e donne. Il finanziamento di questi organismi è a carico dello Stato. Ove esistono organismi decentrati, il finanziamento è a carico delle Amministraizoni locali.
I meccanismi del secondo tipo, sono istituiti presso uno o più ministeri: Ministero dell’Interno, della P.I., degli affari sociali, della famiglia, della Sanità, della Programmazione, dell’Agricoltura, della Giustizia ecc.
I meccanismi del terzo tipo (organismi femminili collaterali al partito di Governo o Movimento Femminile del partito stesso) sono dotati dal Partito o dallo Stato di funzionari retribuiti e di mezzi per svolgere le attività di loro competenza.

Compiti
I compiti dei meccanismi nazionali variano col variare delle necessità e dei caratteri propri di ciascun Paese, in relazione alla loro storia, alla loro cultura, alla situazione obiettiva, alle politiche degli Stati.
Vanno perciò dal compito di sensibilizzare le donne alla loro condizione, (compito dell’Unione donne algerine è quello di «promuovere la vita sociale, culturale’ e politica della donna algerina», compito dell’Organizzazione delle donne dell’Angola è di «permettere alle donne di prendere parte allo sforzo di ricostruzione nazionale, sviluppare la campagna di alfabetizzazione delle donne, migliorare la vita delle donne rurali», compito dell’Unione rivoluzionaria delle donne congolesi è quello di «integrare le donne nelle lotte per la liberazione nazionale», ecc.); a quello di «promuovere gli obiettivi del Piano d’azione mondiale per il Decennio delle N. U.», (questo è, ad esempio, uno dei compiti delle Commissioni per le donne presso il Ministero per lo sviluppo della Nuova Zelanda), a quello di «formulare e applicare programmi e politiche a favore delle donne» (Ministero della condizione femminile nel Bangladesh e nella Costa d’Avorio).

Realizzazioni
Nel rapporto dell’ONU, la valutazione sul funzionamento dei meccanismi, è superficiale e incompleta, perché poche sono state le risposte precise e circostanziate e perché non tutti i Paesi hanno risposto (a questo riguardo una Risoluzione votata a Copenhagen chiede alle N.U. di completare, approfondire e diffondere ulteriormente i dati sui Meccanismi nazionali).
In alcuni Paesi i meccanismi hanno raccolto e pubblicato dati sulla condizione della donna (Danimarca, Costa d’ Avorio, Finlandia), in altri le raccomandazioni dei meccanismi nazionali sono stati alla base dei progetti governativi destinati espressamente alle donne o dell’inserimento delle tematiche femminili nei programmi di sviluppo nazionale.
Il Pakistan ed il Paraguay hanno segnalato l’azione dei Meccanismi nazionali nei loro Paesi per quanto riguarda l’azione volta a informare le donne sui loro diritti. Il Bangladesh ha reso noto che su richiesta del Ministero della condizione femminile, il Governo ha approvato un provvedimento che stabilisce l’assunzione di una quota minima, stabilita, di donne nel pubblico impiego. In Australia, il meccanismo nazionale, ha messo in piedi un “servizio d’informazione” che utilizza i mezzi di comunicazione di massa, nel quale le donne possono esprimersi e che contemporaneamente serve per diffondere l’informazione sulle politiche e i progetti a favore delle donne.

Ostacoli incontrati
Quasi tutti i Paesi hanno segnalato come il più grave degli ostacoli, quello del finanziamento insufficiente aggravato dall’inflazione che ha aumentato tutti i costi.
Un altro ostacolo è stato quello della mancanza di personale qualificato.
In molti casi è la stessa limitatezza dei poteri assegnati dalle leggi istitutive, a ostacolare l’attività dei meccanismi (poteri consultivi ma non vincolanti come in Belgio, Canada, Danimarca, Svizzera) .
E’ stata denunciata inoltre la mancanza del necessario appoggio da parte del potere politico (S.U.).
Infine, poiché la gran parte dei meccanismi nazionali sono stati istituiti dopo il 1975 alcuni Paesi hanno risposto che è -troppo presto per -valutarne i risultanti (Olanda, Zaire).

Un rinnovato invito
Il Programma d’azione votato a Copenhagen, ribadisce la necessità della costituzione dei “meccanismi nazionali”.
Gli articoli 51-58 (Seconda parte del Programma d’azione a livello nazionale – vedi EFFE n. 8-9), rinnovano ai governi che non lo abbiano ancora fatto, l’invito a istituire al più presto questi organismi, raccomandando di potenziare e di rifinanziare quelli esistenti, ne indicano gli obiettivi, gli scopi e le attività, precisando però che devono sistematicamente essere aggiornati alta luce delle esperienze e per far fronte ai bisogni della società.
Elena Marinucci

Schede
Queste schede sono state redatte dalla Commissione di coordinamento per le iniziativa femminili del Movimento Europeo, prendendo come base le risposte al Questionario indirizzato ai diversi Comitati per l’uguaglianza o per il lavoro femminile, in occasione della Conferenza tenutasi nella città di Manchester il 28, 29 e 30 maggio 1980 su «La parità per le Donne. Bilancio, problemi, prospettive. Un progetto europeo» (vedi “Effe” n. 11).

Francia
COMITÉ DU TRAVAIL FÉMININ
a) Le strutture nazionali competenti:
Il Comitato del lavoro femminile, istituito nel 1971 e dipendente dal Ministero del Lavoro, è incaricato di studiare e di proporre al Ministro del Lavoro in particolare e ai poteri pubblici in generale, le azioni ritenute atte a migliorare le condizioni di lavoro delle donne. A titolo di esempio, alcune proposte si sono concretizzate nella legge sulla parità di retribuzione tra uomini e donne e nell’istituzione di un bonifico di annuità di pensione per le madri di famiglia.
Rappresentativo dei partners sociali, delle associazioni femminili e familiari volte alla promozione professionale e all’uguaglianza delle donne, il Comitato del lavoro femminile è un organo consultivo che ha sviluppato nel corso degli anni i suoi collegamenti con le regioni e gli altri dipartimenti ministeriali interessati a detti problemi. Il Comitato ha creato un bollettino di informazione ed un centro di documentazione specializzato, destinato a sensibilizzare e ad informare l’opinione pubblica ed in particolare i giornalisti ed i mass media, i ricercatori ed insegnanti, nonché i responsabili politici ed economici. Il Comitato è presieduto dalla signora Marcelle Devaud.

b) Altre strutture:
Il Segretariato di Stato all’occupazione femminile presso il Ministero del Lavoro, creato nel 1978, è competente per i dipendenti del settore privato, e promuove una politica di diversificazione degli impieghi femminili. Inoltre, assiste il Ministero del Lavoro nelle questioni relative alla formazione, all’attività ed alla formazione professionale delle donne.
Il Segretario di Stato, sig.ra Nicole Pasquier, dispone dei servizi dell’amministrazione centrale del Ministero del Lavoro ed esercita le competenze del Ministro riguardo il Comitato del lavoro femminile.
Il Ministero delegato presso il Primo Ministro, incaricato della condizione femminile (Ministero alla Condizione Femminile) è stato creato nel 1979. (Ministro: sig.ra Monique Pelletier). Presso tale Ministero avente competenza generale per tutto quanto concerne la popolazione femminile, che svolga o meno un’attività professionale, e indipendentemente dallo statuto o settore di occupazione, è stato creato il CIAF (Comité Iirterrnmistériel de l’Action pour les Femmes), ente di decisione e di coordinamento di tutti i dipartimenti ministeriali per i problemi femminili. Inoltre, vengono aumentati e strutturati i servizi regionali di detto Ministero con la nomina di un incaricato di missione alla condizione femminile presso ogni prefetto di dipartimento, anche per studiare e risolvere i problemi specificamente locali delle donne.
Per l’esercizio delle sue funzioni, il Ministro alla condizione femminile può ricorrere ai servizi ed agli organismi dei diversi ministeri. 11 Ministro può chiedere la partecipazione di funzionari ai gruppi di lavoro che organizza, e viene consultato al riguardo dì tutti i progetti che possono avere un’incidenza sulla condizione femminile.
Infine, il Centro di Informazione Femminile, sviluppatosi dal 1972 come servizio di informazione giuridica, sociale e professionale diretto al pubblico femminile, è stato istituzionalizzato nel 1979, sotto la presidenza del Ministro alla Condizione Femminile.
I Centri esistono in tutte le grandi e medie città della Francia.
Da poco più dì un anno il Ministro alla Condizione Femminile ha anche il compito di coordinare la politica familiare del governo. La necessità di coordinare l’azione svolta in tutti i settori che riguardano la famiglia (aiuti economici, conciliazione del lavoro e della maternità, alloggio, trasporto, ecc.), ha fatto sì che si creasse un Comitato Interministeriale della Famiglia, presieduto dal Ministro incaricato della famiglia e della condizione femminile. Questi presiede anche il Consiglio Superiore per l’informazione sessuale, il controllo delle nascite e l’educazione familiare, incaricato di coordinare studi e ricerche su questi argomenti e di proporre ai poteri pubblici misure per favorire l’informazione sui problemi dell’educazione familiare e sessuale, sul controllo delle nascite, dell’adozione e della responsabilità della coppia, per promuovere l’educazione dei giovani nel rispetto dei diritti dei genitori e per promuovere e sostenere azioni di formazione e di perfezionamento di educatori specializzati in questi problemi.

Gran Bretagna
EQUAL QPPORTUNITIES COMMISSION
1. Equal Opportunities Commission (Commissione per l’uguaglianza delle opportunità).
2. La Commissione: è formata da un Presidente a tempo pieno, da un Vicepresidente a tempo parziale e da ì 1 membri a tempo parziale, che sono nominati dal Ministero degli Interni e che rappresentano i partners sociali (datori di lavoro e lavoratori) delle regioni del Galles e della Scozia, i partiti politici e gli altri gruppi d’interesse nel settore.
Il personale: è formato da un alto funzionario, un alto funzionario supplente, un direttore superiore, un consulente giuridico, sei responsabili dei seguenti settori: occupazione, istruzione, politica e ricerca, pubblicità, personale/finanze, attrezzature commerciali e servizi e 150 altri impiegati con gradi che variano da assistente a quadro superiore (totale: 159).
3. Anno finanziario 1980-81: 2 milioni-710.000 Sterline, equivalenti a Lit. 6.007.257.000.
La Commissione non è stata chiamata finora a svolgere alcun compito specifico nel quadro dei negoziati sugli strumenti comunitari, né a partecipare all’elaborazione delle proposte di direttive comunitarie. Tuttavia, la sezione 53 del Sex Discrimination Act dà incarico alla Commissione di «agire per sopprimere la discriminazione» e «promuovere in generale l’uguaglianza di possibilità fra uomini e donne» e tale responsabilità fornisce alla Commissione la possibilità di seguire l’applicazione delle direttive comunitarie.
I compiti della Commissione possono essere così riassunti:
1) essa accerta l’effettiva applicazione delle direttive comunitarie;
2) essa esamina in pratica i vari problemi grazie al proprio potere di assistere, in sede di tribunali nazionali e presso la Corte di Giustizia delle Comunità Europee, i ricorsi individuali (sezione 75 del Sex Discrimination Act) per la reintegrazione dei diritti eventualmente lesi;
3) essa partecipa allo studio della revisione della legislazione, esaminando le eventuali disposizioni discriminatorie
esistenti nella legislazione vigente in materia di sanità e sicurezza, e, su richiesta del Ministro del Lavoro, presenta apposite relazioni su argomenti specifici.

Danimarca
LIGESTILLINGSRADET
1. Consiglio danese per la parità.
2. Il Consiglio si compone di un presidente, designato dal Primo Ministro, e di 7 membri, designati su proposte dei seguenti organismi:
– Organizzazione Sindacale Nazionale: 1 membro
– Associazione dei datori di lavoro: 1 membro
– Unione delle associazioni dei dipendenti e dei funzionari: 1 membro
– Federazione delle associazioni femminili della Groenlandia: 1 membro
– Consiglio nazionale delle donne danesi: 3 membri
Il presidente, i membri ed i supplenti vengono eletti con mandato quadriennale. Al Consiglio è annesso Un Segretariato, il cui personale comprende 11 membri, e cioè:
1 Capo del Segretariato
5 Segretari (giuristi, psicologo e sociologo) 3 Assistenti
2 Studenti universitari (1 di giuri
sprudenza e 1 di economia).
3. Nel 1979, il bilancio è stato di 1,4 milioni di Corone danesi (equivalenti a Lit. 214.690.000).
4. Il Consiglio partecipa di frequente, per invito dei ministeri interessati, a riunioni della Comunità negli Stati membri. D’altra parte, il Segretario è rappresentato presso il Comitato specializzato del Ministero del Lavoro per la politica del mercato del lavoro e per la politica sociale, il quale esamina le proposte di direttiva e trasforma le direttive in legislazione danese.
La Presidente del Consiglio ha partecipato ai lavori di riforma legislativa per l’applicazione della direttiva comunitaria in materia di parità di trattamento.
Inoltre, le leggi, circolari e testi di prassi amministrativa vengono esaminati dal Consiglio, che segnala alle autorità competenti le lacune in materia dì pyrità. Il Consìglio ha anche ottenuto che venissero istituiti corsi speciali per donne disoccupate.

Belgio
COMMISSION DU TRAVAIL DES FEMMES
1. Commissione per il lavoro femmile, istituita presso il Ministero dell’Occupazione e del Lavoro.
2. Oltre ad una presidente e ad una vice-presidente, la Commissione è composta da 14 membri titolari e 14 membri supplenti: la metà di entrambi i gruppi è designata tra ì candidati proposti dalle organizzazioni di categoria dei datori di lavoro, mentre l’altra metà è designata tra i candidati proposti dalle organizzazioni di categoria dei lavoratori.
A loro volta, i membri eleggono, rispettando un equilibrio tra le appartenenze ideologiche e sociali delle persone designate, quattro membri qualificati nei settori in cui opera la Commissione. Altri nove membri titolari e supplenti rappresentano i ministri che annoverano tra le lord competenze l’Occupazione e il Lavoro, la Previdenza Sociale, la Fa^ miglia, la Pubblica Istruzione, la Giustizia, gli Affari Economici, il Pubblico Impiego e il Segretariato di Stato per gli Affari Economici.
Il Segretariato è composto da dieci persone appartenenti al Ministero dell’Occupazione e del Lavoro, di cui sette funzionari e tre agenti dello Stato. (Totale dei membri della Commissione: 62).
Stima del bilancio globale annuale: 11,6 milioni di franchi belgi, equivalenti a Lh. 341.562.000.
La Commissione ha collaborato ad un gruppo di lavoro interministeriale, I costituito al fine di attuare la legge di riorientamento economico per quanto f concerne la parità di accesso alla formazione professionale; ha anche elaborato f una relazione sulla parità di trattamento degli uomini e delle donne nell’ambito del sistema belga di previdenza sociale.
La Commissione ha pubblicato un volantino sulla parità di retribuzione, in cui vengono illustrati ai lavoratori i diritti e gli obblighi derivanti dal contratto collettivo n. 25 concluso il 25 ottobre 1975, che garantisce l’attuazione della direttiva comunitaria sulla parità di retribuzione.
Inoltre, un nucleo di funzionari è stato incaricato di esaminare i contratti di lavoro collettivi per quanto concerne gli aspetti discriminatori.
La Commissione ha anche stimolato il | controllo dell’applicazione della parità dì retribuzione mediante l’ispezione sociale.
Essa ha anche pubblicato un opuscolo in cui vengono forniti ai datori di lavoro e ai lavoratori degli orientamenti circa la formulazione delle offerte di lavoro in modo da renderle non discriminatorie. E’ stata anche organizzata una campagna pubblicitaria, mediante manifesti, volta a modificare gli orientamenti scolastici e professionali delle donne.

Lussemburgo
COMITÉ DU TRAVAIL FÉMININ AUPRÈS DU MINISTRE DU TRAVAIL ET DE LA SÉCURITÉ SOCIALE
1. Il Comitato del lavoro femminile, dipendente dal Ministero del Lavoro, è stato creato nel mese di febbraio 1980.
2. Il Comitato si compone di quattro rappresentanti delle associazioni femminili proposte dal Consiglio nazionale delle donne lussemburghesi, di quattro rappresentanti delle organizzazioni professionali dei datori di lavoro, di quattro rappresentanti delle organizzazioni sindacali più rappresentative sul piano nazionale e di otto delegati governativi rappresentanti i dipartimenti ministeriali o le amministrazioni interessate, e cioè: il Lavoro e la Sicurezza Sociale, l’Educazione nazionale e la Famiglia nonché l’amministrazione dell’Occupazione, l’Ispettorato, del Lavoro e delle Miniere, l’Ispettorato generale della Sicurezza Sociale ed il Commissariato per la Formazione Professionale (totale: 20 membri).
Il Comitato designa il suo segretario, che può essere scelto al . di fuori dei membri del Comitato stesso. Esso ha diritto ad un’indennità speciale erogata dallo Stato.
3. Uno stanziamento adeguato è previsto nel bilancio del Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale per assicurare il funzionamento del Comitato.
4. Il Comitato è un organo consultivo incaricato di studiare, sia su propria iniziativa, sia su richiesta del Governo, tutte le questioni relative all’attività, alla formazione e alla promozione professionale delle donne. Esso comunica o propone di propria iniziativa sia al Governo, sia al Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale, l’insieme delle azioni che ritiene idonee a migliorare la situazione delle donne. Questo organo, la cui costituzione è di data recente, non ha ancora avuto la possibilità di agire attivamente nel settore della competenza della Comunità Europea, ma è acquisito che il Comitato del lavoro femminile sarà strettamente associato alla negoziazione degli strumenti comunitari che interessano le donne, all’attuazione sul piano interno delle tre direttive comunitarie, allo studio e alla revisione delle legislazioni rivolte alla tutela delle donne che lavorano ed a tutte le azioni che saranno condotte sul piano comunitario per promuovere la parità delle possibilità di affermazione e di trattamento delle donne.

Germania
ARBEITSSTAB FRAUENPOLITÌK
BUNDESMINISTERIUM FUR JUGEND, FAMILIE, GESUNDHEIT
1. Gruppo di lavoro «Politica Femminile», in seno al Ministero Federale per la Gioventù, la Famiglia e la Sanità.
Inoltre, esistono degli organismi il cui compito è quello di ottenere l’uguaglianza di opportunità per le donne in quattro Lander della Repubblica Federale:
a) Gruppo di lavoro per le esigenze occupazionali e di politica dell’impiego delle donne, dipendente dal Senatore per il Lavoro e gli Affari Sociali del Land Berlino (corrispondente ad un Assessore regionale);
b) Direzione per l’attuazione della parità della donna dipendente dalla Cancelleria del Senato del Land Amburgo (corrispondente al Consiglio regionale);
c) Ufficio del Delegato alla Condizione femminile presso il Ministero per il Lavoro, la Sanità e gli Affari Sociali del Land Renania Settentrionale – Westfalia, a Dusseldorf;
d) Ufficio Centrale per le questioni femminili presso la Cancelleria statale del Land Assia, a Wiesbaden.
2. II Gruppo di lavoro «Politica Femminile» è composto da 11 membri, fra i quali ci sono 6 impiegati di concetto. La direttrice del Gruppo di Lavoro ha li grado di Capodivisione, che può essere considerato un grado relativamente elevato. Il Gruppo di lavoro «Politica Femminile» dipende direttamente dal Ministro e dai due Sottosegretari di Stato.
3. Sono disponibili 4 milioni di DM (equivalenti a Lit. 1.882.000.000) l’anno per l’attuazione di progetti di ricerca e di progetti pilota destinati ad ottenere una maggiore uguaglianza di opportunità per le donne, per operazioni d’informazione ed orientamento e per la promozione delle attività delle associazioni femminili.
4. Il Gruppo di lavoro «Politica Femminile» è competente per il coordinamento delle questioni inerenti alla politica femminile all’interno del Governo Federale. Ne consegue che partecipa a tutte le trattative e attività significative per le donne nell’ambito della Comunità Europea.
Il Ministero Federale per la Gioventù, la Famiglia e la Sanità, in quanto competente per le questioni femminili, ha contribuito in modo determinante all’elaborazione delle direttive CEE.
Nell’esame delle’ norme sulla tutela del lavoro femminile, il Gruppo di lavoro «Politica Femminile» è riuscito a chiarire alcuni punti fondamentali. Ad esempio, negli ulteriori lavori in tal senso si partirà dal presupposto che nell’elaborazione delle norme per la tutela del lavoro si prescinderà dal sesso del lavoratore per concentrarsi sulle sue capacità, specialmente fisiche e sulla sua salute.
Per il miglioramento dell’accesso alla formazione professionale per le donne, il Gruppo di lavoro promuove una serie di progetti pilota, finanziati parzialmente dal Fondo Sociale Europeo.
Il Gruppo di lavoro «Politica Femminile» esamina tutti i programmi del Governo Federale in materia, considerandone le ripercussioni sulla situazione delle donne e formula suggerimenti in conseguenza che presenta alle istanze competenti.
La promozione dell’uguaglianza di opportunità per uomini e donne è parte integrante dei lavori del Governo Federale, di cui fa parte il Gruppo di lavoro «Politica Femminile».
Il Gruppo di lavoro è un interlocutore per tutti i gruppi sociali, e mantiene i contatti con le associazioni femminili, con le parti contraenti dei contratti collettivi, con i partiti politici e le chiese, al fine di promuovere il rispetto dell’uguaglianza.