“libera dalle lacrime di eva, rallegrati!”

gennaio 1980

Tutta l’educazione sovietica è orientata verso un ideale, astratto e a senso unico, «pseudo-maschile».
Mia diletta sorella,
Oggi, giorno dell’Assunzione di Maria Vergine, vorrei esprimerti tutto il significato che Ella ha nella mia vita, e come, grazie a lei, io sia riuscita a ritrovare me stessa ritrovando Dio. Sono innumerevoli i doni che si ricevono quando ci si rivolge a Lei nella preghiera, quando La si contempla, ogni giorno si scopre l’Amore e il Sacrificio. Ma vorrei, con grande umiltà, parlarti brevemente della Madre di Dio come incarnazione perfetta dell’essere umano e della donna.
La Madre di Dio è l’incarnazione della femminilità. Ella scioglie la maledizione con la quale tutte le religioni precedenti hanno soggiogato «la femminilità». Astarte si opponeva a Geova. La Grande Madre delle religioni pagane incarnava l’irrazionale, le forze oscure, la materia. E’ solo con il Cristianesimo che si è prodotta la deificazione completa del corpo. L’interdipendenza fra spirito e corpo raggiunge, con il Cristianesimo, un livello superiore, ed ecco perché questa religione non punisce solo il peccato tangibile: i desideri nascosti sono altrettanto veri e materiali… «Chi guarderà una donna con concupiscenza…». La Santa Vergine, nella sua purezza, si eleva al di sopra degli Angeli. Ella è la Vera Purezza, la Chiesa di Cristo, l’Immacolata. Sin dall’infanzia la Madre di Dio non conobbe desideri volgari o lascivi. L’impurità Le era estranea. Con la Santa Vergine si realizza per la prima volta nella storia dell’umanità la perfetta purificazione del corporeo e dell’inconscio. La femminilità, avvilita dalle religioni pagane tal rango di demoniaca è santificata ed elevata a Cime così inaccessibili, da diventare il vaso che riceverà lo Spirito Santo… «Il tuo ventre è più grande dei Cieli!». Rallegrati o Tempio dorato dallo Spirito! Tutte queste cose si sono rivelate nel corso della mia convalescenza spirituale e del mio ritorno in seno alla Chiesa. Sant’Agostino ha detto «Cristo è la soluzione di tutti i mali». La stessa cosa vale per la Regina dei Cieli, Essere Ideale, donna ideale. Sulla via della conoscenza di me stessa, quali difficoltà ho superato, io che ho avuto la grazia di pregare per Lei ogni giorno, e di contemplarLa? Ho dovuto affrontare questo preciso problema: come ritrovare me stessa? Sette anni fa, forse te ne rammenterai, leggevamo quello che scriveva Karl Jung sui due archetipi della coscienza femminile: uno, «identificazione con la madre», e l’altro, «la rivolta contro la |madre». La bambina, con un forte «complesso di Elettra» è gelosa dell’amore del padre per la madre, e le si contrappone fin dall’infanzia, assumendo atteggiamenti anti-femminili. Il suo super-ego adotta norme maschili. In lei si sviluppano la ragione e la volontà, ma allo stesso tempo possono apparire il disprezzo del corpo (e talvolta della maternità e della materia) e una tendenza al misticismo. Queste donne rifiutano il matrimonio, e non vogliono avere bambini. Spesso diventano scienziate, intellettuali, «fanatiche» di una religione, o appassionate donne politiche. Ma possono anche farsi portatrici di tendenze opposte, distruttrici e divenire delle criminali, delle anarchiche, delle prostitute. Ti confessai a quel tempo, che mi sentivo parte di quell’archetipo.
Ma non è solo a causa di quell’archetipo che ho rifiutato il mio sesso. Tutta l’educazione sovietica è orientata verso un ideale astratto e a senso unico, «pseudomaschile».
Con chi ci siamo identificate a scuola? Chi erano i nostri eroi? Petchorine, Oneguine, e altri personaggi romantici: la loro intelligenza e i loro drammi interiori li mettevano al di sopra dei comuni mortali, facendone dei personaggi esaltanti. Naturalmente nessuno voleva assomigliare a personaggi insulsi come la Principessa Mary, o a quei personaggi scialbi, senza una vita interiore, con funzioni di secondo piano.
E che cosa sapevano del matrimonio? Amavamo Natacha Rostova (N.d.R.: protagonista del romanzo “Guerra e pace”” di Tolstoj) per il suo afflato romantico, mentre ci sentivamo estranee ai «pannolini gialli» dell’epilogo. Pensavamo che solo i matrimoni infelici fossero appassionanti (poiché «la felicità è uguale dovunque, in tutte le famiglie») e nessuna di noi voleva assomigliare ad Afanassi Nikititch, o a Pulcherie Ivanovna, Abbiamo insomma coltivato delle idee romantiche, irreali, infelici sul matrimonio e abbiamo voluto fuggirlo.
La strada della donna esiste come quella dell’uomo, e ha altrettanto valore. Ma ai tempi della scuola ce ne rendevamo conto? Imparavamo ad apprezzare l’intelligenza (o meglio il ragionamento) e a disprezzare il sentimento. La vita, come pure la scuola tendevano a dimostrarci che la cosa principale era di essere se stesse senza appartenere a chicchessia, e di essere artefici del proprio destino. Il concetto di sacrificio (nozione fra le più alte e necessarie di tutti i tempi) veniva vissuto da noi passivamente: se si diventa vittime perché si è se stesse, buone a nulla e con un carattere troppo debole, non si può far altro che autocompiangersi… Alcune di noi, è vero, avevano l’entusiasmo del sacrificio. Ma questa idea superiori» (preparare da mangiare, lavare la biancheria, dare un’educazione ai bambini e cose concrete, vicine, vive. Ed è con nozioni così falsate sugli altri e su noi stesse, con un totale disprezzo per tutti i compiti «femminili» considerati «inferiori» (preparare da magiare, lavare la biancheria dare un’educazione ai bambini… Tutte cose banali e noiose!) che abbiamo lasciato la scuola. Forse ti domanderai perché parlo di disprezzo per la femminilità quando nel nostro paese la donna ha raggiunto un alto grado di emancipazione, ha gli stessi diritti degli uomini, e può accedere a tutte le posizioni chiave.
Sono certa che è stato già risposto alla tua domanda in questi termini: la donna non ha raggiunto l’emancipazione, è l’uomo che ha subito un processo di femminilizzazione. In una società come la nostra, l’uomo non può essere indipendente, non può rispondere delle sue azioni, non può costruirsi una vita liberamente e coscientemente. Nella famiglia, (intaccata da un alcolismo oramai generalizzato) come pure nell’industria, la donna costituisce il pilastro fondamentale. In questi anni la donna è costretta a svolgere tante funzioni, le sue giornate sono eccessivamente faticose, e questo la rende la martire della nostra epoca. Come forse saprai, i lettori occidentali sono rimasti colpiti dalle preoccupazioni quotidiane che deve affrontare la donna nel nostro paese, e di cui la rivista «Novyi Mir» ha dato un esauriente resoconto.
In una società dove si calpesta e si schiaccia tutto ciò che è sacro, dove le energie e le facoltà umane vengono snaturate, si finisce per stravolgere la stessa natura umana. La completa mancanza di spiritualità, che caratterizza i valori dominanti, crea un essere umano ad una sola dimensione, senza valori individuali, l’«homo sovieticus» asessuato. Quello che avviene dopo la scuola lo conosci bene: amore romantico, matrimonio precipitoso, reciproche accuse, delusioni, e la rottura per una forma di orgoglio… Nella mia fase «precristiana» ho dovuto affrontare un ripiegamento ancora maggiore della mia femminilità. Ricacciata nell’inconscio, la mia sessualità si vendicava. Si vendicava nella depravazione, nell’isteria quotidiana, nel «tutto è permesso» della disperazione, nella rivolta esistenziale, nell’impossibilità di amare in un errare senza fine dello spirito e del corpo. La sessualità era espulsa dalla coscienza (come pure altri «principi»), ma il suo potere su di me non ne risultava diminuito, aveva invece assunto un aspetto sinistro, demoniaco, si era trasformata in una forza dionisiaca. Avevo l’impressione di vivere guidata dalla mia sola lucidità, mentre in realtà ero schiava del mio inconscio. Nel nostro «paganesimo» amorale, abbiamo vissuto questa negazione della femminilità che è il marchio di tutte le religioni pagane del passato: la femminilità costituiva un elemento irrazionale, demoniaco, che incuteva paura per il suo carattere caotico e tenebroso. Poi Ella è venuta a noi, Colei che viene a salvare i morenti. Rallegrati, Porto di Salvezza!
La preghiera rivolta alla Santa Madre di Dio mi ha aiutato a scoprire e a far rinascere in me la femminilità, in tutta la sua purezza e il suo assoluto. Quel che mi è apparso per primo è il significato della virtù principale: la castità. Ne parlavo con ironia prima, come di un fatto desueto, dimostrando una grossolana ignoranza e un provincialismo inammissibile; mentre la parola castità brillava e splendeva di un significato essenziale: quello di «intero» e «saggio» (1). Ma a quell’epoca ci era persino impossibile sognare questo genere di cose. La Madre di Dio era casta. Di quella castità che hanno praticato dopo di Lei i monaci e tutti quelli che vivono cristianamente il loro matrimonio.
Così come il Novello Adamo ha riscattato i peccati del vecchio, così la Novella Eva ha liberato la tradizionale Eva dalla maledizione che incombeva su di lei, e ne ha fatto la prima rappresentazione della Chiesa. –
La Madre di Dio dà alla femminilità e in genere agli esseri umani la loro ragione d’essere. Ci offre l’immagine dell’Essere perfetto, di Colei che ha superato tutti i conflitti interiori, della completezza, dell’unicità. Della sua pienezza è detto: «Ella apparve più grande dei cieli». Ma noi sappiamo che nella vita di tutti i giorni, pienezza e unità sono concetti sospetti, perché ci appare solo il loro aspetto asociale^ statico, morto.
Le cose invece non stanno così. La Madre di Dio è perennemente rivolta verso l’esterno. Ella ascolta. E’ scritto: «Beati quelli che ascoltano». La Santa Vergine è l’esempio di un abbandono totale della propria volontà. Ella si offre alla volontà di Dio, di cui serba le parole nel suo cuore.
In Lei sono riunite la completezza perfetta della vita, e l’abbandono sacrificale a Dio. Ecco perché è chiamata l’immagine prima della Chiesa.
La preghiera che le si rivolge illumina tutte le profondità dell’inconscio, e portando il credente a ritrovarsi, lo risveglia dal torpore, e lo spinge a superare se stesso nella sottomissione al Divino. La Santa Vergine è la profondità che si spinge verso le cime. Rallegrati profondità, inaccessibile al pensiero umano. Rallegrati’ profondità che neppure lo sguardo degli Angeli riesce ad abbracciare. Preghiamo, Sorella, affinché Ella non ci abbandoni nella nostra miseria. Rallegrati, Tu che intercedi con fervore per i cristiani!
Questa lettera in cui ti parlo di Lei, è solo un primo balbettio. Non ho detto nulla del «rinnovamento escatologico» legato alla discesa della Vergine nel nostro mondo, non ho detto nulla di Lei come pilastro della Verginità, di Lei come Chiesa. Ma, se Dio vuole, lo farò la prossima volta.
Signore Gesù Cristo, con le preghiere della Tua Tanto Santa Madre, salvaci!

(1) La parola «casto» in russo si compone di «intero» e «saggio». (NdT).

 

Poesie di tatiana matnonova

Sei nato e ora subisci aspettando
l’agitazione della vita
non chiedere perdono
la fiamma della candela si è spenta
sul tavolo si freddano i piatti.
Solo — tutti dormono
ingoi il silenzio
il tranvai canta i suoi ultimi versi
sorveglia sempre la tua fedele moglie
e nasconditi da te stesso
sotto una coperta grigia
Oh, questa notte
è felice per l’animo
che si agita e non ha trovato asilo
scrivi i tuoi versi
e non essere troppo severo
per il tuo prossimo.

Così l’uccello cade dal cespuglio
nello spazio delle tenebre —
oh regno della notte!
Com’è vuota la tua profondità
non ho la forza di resistere
cado, precipito dentro di te
io — albero spezzato
e gli uccelli sbriciolano
lo spazio a sinistra
e a destra il fulmine di nuovo
mi spezzerà
conoscerà la misura della terra
dimenticando il dolore.
Da questi frassini le ali
stormo d’uccelli gialli bruciati da settembre che ricadono