maternità: donna donna donna non smetter di lottare

«siamo un gruppo di femministe di San Giovanni a Teduccìo (NA) che vuole far presente alle lettrici di Effe, la particolare situazione di un asilo, precedentemente gestito dal C.I.F., ed ora occupato dalle mamme del quartiere. La situazione è ampiamente spiegata dall’intervista fatta fra le stesse mamme nell’asilo»

marzo 1977

questa non è un’intervista, ma un pomeriggio qualsiasi con le mamme nell’asilo.
Anna: sono cresciuta politicamente e personalmente, perché non capivo i partiti. Prima cercavo di non far fare sciopero a mio marito, ora sono io a invogliarlo, ed è giusto che per i propri diritti lui deve essere per primo nella lotta. Quando parlava di «crumiri», io non capivo, ora so che cosa significa. Prima davo ragione ai crumiri, ora no, capisco che non debbono esserci.
Ritengo giusto che la donna deve lottare per tutto, invece prima stavo sempre in cucina e lavoravo per la casa. Prima cucinavo per pochi, ora per 80 bambini, ma sono felice. Anche i bambini fanno esperienza e non sono come prima. Mio marito è contentissimo di quello che faccio e lo metto al corrente di tutta la vita nel GIF, lui ha molta fiducia in me.
Giovanna: la lotta mi piace; questo piacere me lo sono trovato nel sangue. Mio marito non è contento ma a me non importa, anche se a volte sono picchiata. È la prima volta che mi picchia, perché lotto nel CIF. I sacrifici che facciamo per vincere la lotta sono grandi, ma ci servono anche per l’esperienza che stiamo facendo. Se penso che ora ci stava ancora il CIF mi sento umiliata. Che sceme siamo state per tutto questo tempo. Rosaria: questo lo dovevamo fare sette, otto anni fa.
Luisa: do volevo pagare le 5mila lire e non volevo lottare. Poi ho accettato la lotta, la ritengo giusta e vado fino alla fine, anche se dovessi restare solo io. Venne la bidella a farmi un’altra proposta, ma io la buttai fuori. Ho accettato la lotta perché ho capito che ci vuole un asilo comunale e altri asili. Quando venne la signora Elvira la prima volta, io dissi che non ci stavo a lottare e che preferivo pagare ì soldi per togliermi di mezzo. Loro (i compagni) ci hanno aperto le cervella, ma siamo ora noi a capire da sole, però ci deve essere sempre collaborazione. Assunta: mio marito dice che non debbo fare le nottate al CIF, ma io le faccio lo stesso. Dice che nostro figlio dovrà andare all’elementare e che non mi interessa, ma io gli dico che ci sono anche altri bambini e altre mamme che cucinano e fanno le pulizie e le nottate. E lotterò per i miei figli per una vita comunista, perché si è visto che con la DC si va sempre arreta e mai annanzi. I bambini ora stanno imparando molte cose da noi,
perché ci siamo aperto il cervello, che stiamo autogestendo l’asilo. Prima mio figlio era moscio moscio, ora tiene i diavoli in corpo. Anche nel sonno dice: «La lotta è dura e non ci fa paura». Anche io sono diversa perché ho capito tante cose ora ho aperto gli occhi. I bambini non tenevano una sostanza per divertirsi, tenevano il giardino e non sentivano mai l’odore dell’erba. Giovanna: mio figlio ha tre anni e mezzo, prima non sapeva niente, ora è più sveglio e io sono contenta che viene all’asilo.
Anna: mia figlia era molto chiusa, ora sta cominciando a prendere confidenza con, gli altri bambini. Prima aveva paura dei bambini. Rosaria: mia figlia aveva paura anche dei parenti.
Anna: ora mia figlia è legata a Nunzia (una compagna), però deve superare anche questo.
Rosaria: mando mia figlia all’asilo proprio per farla stare con gli altri bambini.
Anna: ora mia figlia comincia a mangiare anche da sola, insieme agli altri bambini.
Nonna Titina: è stata una cosa buona questa lotta, perché mia nipote aveva paura, ora è pratica e sta imparando le canzoncine. Prima a stento parlava. Ho tanti nipotini e solo Letizia era così. Ora è una grande soddisfazione per me. Sono contenta che mia figlia Rosaria stia nella lotta e cucina a tutti i bambini sono come la mia nipotina. Rosaria: ho visto la differenza tra Nunzio e Letizia. Nunzio è stato nel CIF l’anno scorso, Nunzio ha conservato la paura e la timidezza, Letizia è indipendente.
Nonna Titina: perché c’era più severità, ora c’è più libertà. Anna: io non trovo molta differenza, però Enzo l’anno scorso stava con Liliana.
Giovanna: Gianni e Federico non sapevano fare niente. Federico è rimasto tanto timido che ha ripetuto tre volte la seconda elementare. Se però le maestre erano come questi compagni, non ripeteva le classi. Invece Ciro che ora sta nell’asilo è diverso, è più sveglio e capace. Questa grande perla della direttrice non le ha calcolate proprio le creature. Le ha tenute a trattenimento, non per istruirli. Teneva solo la disciplina e si pigliava il mensile. Assunta: Ho parlato con la maestrina di Pasquale che mi ha detto che la disgrazia nella scuola elementare è successa perché loro non hanno roba per far giocare i bambini, manca il ne-
«La lotta mi piace; questo piacere me lo sono trovato nel sangue. Mio marito non è contento ma a me non importa, anche se a volte sono picchiata… I sacrifici che facciamo per vincere la lotta sono grandi, ma ci servono anche per l’esperienza che stiamo facendo»
cessarlo e tengono solo i libri e i quaderni. I bambini vedono solo foglietti bianchi. Io gli ho detto che la colpa è del governo perché è lui che deve dare la roba per spratichire i bambini, e no le insegnanti; e i bambini si stancano pure e non hanno niente fuori a leggere e scrivere. E io glielo ho detto stiamo autogestendo l’asilo per avere tutti i nostri diritti, e lei ha detto che si deve sempre lottare. Anna; la maestra della prima elementare si è accorta che Enzo è espressivo nei disegni e dice che è stato seguito prima. Anche le altre mamme hanno visto la differenza tra prima ed ora che stiamo autogestendo l’asilo. Rosaria: questa parola io non la capivo proprio.
Anna: la lotta non sapevamo proprio che era.
Rosaria: prima c’era solo la passeggiata con il marito e i figli. Ora, invece, ho capito e mi piace la lotta e mi piace di andare fino in fondo anche se dicono tante cose sulla nostra lotta.
Anna: al Rione la prima cosa che importava era togliersi i figli davanti ai piedi, perciò non volevano lottare, perché i bambini all’inizio non uscivano alle tre.
Rosaria: poi molte hanno lottato e stanno lottando perché stanno capendo che le esigenze sono molte e ci vuole un asilo comunale. Se l’asilo passa comunale a noi fa piacere, però ce ne dobbiamo, poi, andare dall’asilo.
Anna: però cominciamo altre lotte perché ci sono molte cose da fare, ora lo sappiamo.
Assunta: la manifestazione del 12 fu una battaglia grossa e avemmo tante soddisfazioni. Penso che le manifestazioni sono importanti.
Anna: i cortei? Belli, bellissimi! Non si è mai visto che sbattevano le mani alle donne nei cortei. E poi molte donne anziane che ci vedevano piangevano. Un signore disse che questo era un fatto memorabile, ed io gli dissi che così tutti capivano che per vivere si deve lottare. Rosaria non ha fatto nessun corteo, perché è dovuta restare nell’asilo. La cosa più bella è che stiamo diventando tutti una famiglia.
Rosaria: l’ho fatto il corteo. Ho fatto il blocco stradale. Però la prossima volta voglio venire pure io. Ci restano le altre nell’asilo.
Franco, Tonino, Mimmo, Fortunato, tutti i compagni fanno sacrifici e ci stanno aiutando. Pochi giovani lottano.
Anna: mio fratello, per esempio, li chiama scemi e dice chi glielo fa fare. Io dico che lo scemo è lui, e se viene
nell’asilo capirà. Se ne sta ore ed ore senza far niente ed io gli dico: «Ma ce l’hai il sangue nelle vene?».
Rosaria: non sapevo che ci potevano stare anche i compagni maschi ad aiutare, ma ora non trovo nessuna difficoltà che un compagno maschio porta le nostre bambine a fare la pipì.
Anna: Fortunato, per esempio, quando sapemmo il fatto della bomba nel pullman stava per piangere e diceva che era impossibile, che era una vigliaccheria.
Rosaria: questi compagni sono nostri fratelli. Fanno una lotta senza interessi personali.
Anna: vedi Tonino, sedici anni e non corre sempre appresso alle ragazzine per stare con noi. Io lo faccio una chiavica a mio fratello, Mi fa arrabbiare. Mi dice se ci vuole la tessera per venire nell’asilo. Ma che fesso, quale tessera.
Nonna Tìtina: i compagni stanno facendo grandi sacrifici; a scuola stanno sempre presenti. Mi piace stare nell’asilo. Mio marito dice che ha perduto anche sua moglie che a 77 anni va a fare la lotta nel CIF.
Rosaria: io dicevo a mio marito, quando scioperava, non ci andare, buttano le bombe; e lui diceva ci debbo andare; non voglio fare la fine dei crumiri. Poi verrà un giorno che capirai anche tu. E come infatti ora ho capito perché sto anche io lottando nel CIF, e mio marito è felice.
Assunta: mio marito non aumenta mai la paga perché ci sono sempre i ruffiani.
Anna; mi diceva mio marito che se c’erano tutte le teste come la mia non si faceva mai niente, Ed era lui, all’inizio, ad impormi di venire all’asilo. Ora ci vengo da sola perché mi piace la lotta.
Rosaria: per la lotta pensiamo cose buone, perché non faremo succedere cose malamente. O ce lo teniamo così o passa comunale. Non lo diamo al crumiro. È del Rione e lo vogliamo l’asilo.
Anna: se dobbiamo arrivare a Natale, faremo una grande festa con i compagni nell’asilo.
Assunta: io tengo un albero di Natale lungo lungo; ora che i bambini hanno fatto già il presepe stiamo a posto. Stamattina sono venuti anche gli zampognari a suonare nell’asilo.
Rosaria: e poi ci stiamo a Capodanno e alla Befana.
Nonna Titina: ho detto ai miei figli e nipoti che se mi vogliono dare gli auguri, debbono venire all’asilo.
Nel Rione Nuova Villa, S. Giovanni a Teduccio, non è mai esistita una scuola materna, né comunale, né statale, ma un Centro Sociale di proprietà del-l’IACP, gestito da oltre 20 anni dal CIF, ente democristiano che pur ricevendo fondi dagli enti pubblici, ha fino ad ora succhiato denaro pubblico come fanno tutti gli enti privati nati dalla politica clientelare del regime democristiano.
Infatti i bambini erano tenuti come in un deposito: mancava materiale didattico, la refezione dei bambini è sempre consistita in un misero primo piatto. La gestione dell’asilo tendeva al controllo e alla divisione all’interno del Rione. Il CIF che si è sempre detto gratuito ha sempre preteso una retta mensile dalle mamme.
abbiamo deciso che il cif deve andarsene dal quartiere e l’asilo deve diventare comunale!!!!
Così ci siamo organizzate e il 5 ottobre abbiamo occupato il CIF e da due mesi stiamo autogestendo l’asilo. Abbiamo portato continuamente questo nostro problema al Comune e solo dopo una settimana di lotta, abbiamo ottenuto la refezione per solo 20 giorni, però non ci hanno ‘ ancora dato garanzia sulla gestione comunale dell’asilo. Abbiamo fatto un blocco stradale a S. Giovanni con i nostri bambini, e il 12 novembre abbiamo partecipato, sempre con i nostri bambini, allo sciopero generale, dove gli operai ci battevano le mani e gridavano i nostri slogan; facendo finanche il servizio d’ordine ai nostri bambini. Venerdì 26 siamo andate tutte in prefettura e il dott. Cianciulli ha detto che avrebbe parlato del nostro problema al Capo Gabinetto dott. Lessana e avrebbe promosso un incontro tra il Prefetto, il Comune e il IACP per far passare, per vie legali, il nostro asilo sotto la gestione comunale. Con le 30mila lire di sottoscrizione fatte nella manifestazione abbiamo iniziato a dare il primo piatto caldo ai nostri bambini.
Questi due mesi di discussione e di lotta tra noi donne tutte mogli di operai hanno rafforzato la nostra volontà di lotta. Per questo chiediamo l’appoggio di tutte le forze democratiche affinché si facciano partecipi della nostra lotta e diffondano i suoi contenuti.