perché un dossier sul cinema

aprile 1977

il «dossier» sul cinema che presentiamo in questo numero, ha un taglio diciamo un po’ diverso dagli altri articoli che abitualmente ospita EFFE. È stato interamente curato dal Gruppo cinema «Alice Guy» di Roma. L’intento che ha guidato il Gruppo è stato quello di dare un panorama informativo il più ampio (e meno ovvio) possibile dell’attività delle donne all’interno del mondo cinematografico. Quindi, da un lato, incontri con donne inserite ai vari livelli nel mondo del cinema, che hanno già scelto il cinema, che hanno già scelto il cinema come «professione» e dall’altro, i gruppi che si stanno ora interessando al cinema come terreno di intervento politico femminista.
Il cinema è oggi un momento importantissimo nella formazione e diffusione dei valori (sessisti) dominanti. Uno strumento di potere enorme, (perché è enorme la sua capacità di manipolazione della realtà), in cui la figura della donna è a mano a mano scomparsa.
Se fino a 10-20 anni fa la donna compariva — sia pur nei ruoli tradizionali — come personaggio, cioè provvista di una caratterizzazione non-unidimensionale, oggi la figura della donna è esclusivamente quella di oggetto sessuale (e neanche più quello di sex-symbol). Non interpreta neanche più i valori tradizionali attribuiti alla donna, per quanto reazionari, retrivi e repressivi potessero essere. Oggi il cinema è un cinema di uomini, di valori e di eroi —o di antieroi, ma il discorso non cambia — maschili, che neanche hanno più una «spalla femminile». Dietro questa facciata del cinema industriale c’è un movimento — forse ancora un formicolio — di donne che stanno premendo alla porta per entrare. Entrare come registe, come operatrici, per strappare di mano agli uomini gli strumenti stessi con cui si fa il cinema.
Ci è sembrato molto importante, per tutte queste considerazioni, dare spazio ad una specie di «controinformazione cinematografica femminista» sulle pagine di EFFE, sperando di aprire un dibattito fra le compagne — le donne — interessate direttamente o «semplicemente» spettatrici.
In questo stesso numero, come avevamo promesso, pubblichiamo diverse testimonianze di compagne femministe che hanno partecipato in prima persona alle lotte nell’università. Abbiamo preferito lasciare la parola alle stesse protagoniste — anche se l’insieme può sembrare poco organico — piuttosto che riassumere in un quadro globale (ma dall’esterno) quanto è avvenuto in questi ultimi mesi nell’università. Seguendo quanto ci eravamo proposte nel numero di febbraio, vale a dire di collegare la riflessione e il dibattito che si svolge a livello accademico e culturale con l’elaborazione che avviene a livello di base nelle radici del movimento femminista, riportiamo un paragrafo dal libro «La forza lavoro femminile», scritto da Fiorella Padoa Schioppa, una delle pochissime donne che insegnano economia nell’università italiana. In questo paragrafo specifico la Padoa Schioppa ha fatto un calcolo in termini economici del valore del lavoro di milioni di casalinghe italiane partendo da una valutazione del numero di queste stesse casalinghe in contrasto con i dati dell’ISTAT.
Un’ultima cosa: il 12 marzo a Parigi si è svolto il primo incontro della stampa femminista europea. Effe è stata la sola rivista italiana presente (con Radio Donna). Volevamo parlarvene ma non c’è più spazio. Effe dovrebbe tornare ad avere 64 pagine! Se continuerete a sostenerci come avete fatto finora chissà non lo si possa fare. Infatti non riusciamo più a pubblicare tutto quello che vorremmo. In questo numero per esempio abbiamo dovuto tralasciare una parte di controinformazione. Ce ne scusiamo vivamente con voi tutte. Comunque ogni notizia è solamente rimandata di un mese.