convegno a Berlino

si discute sul salario

«…per sei giorni, a Berlino, le donne si sono incontrate per discutere tutti i problemi, le prospettive, la storia, del lavoro domestico che la donna da sempre è costretta a svolgere,..»

gennaio 1978

dal 3 all’8 ottobre un gruppo di dodici studentesse delegate dalle varie facoltà, ha organizzato nell’Università libera di Berlino, un convegno per sole donne articolato sul tema «Donne: lavoro pagato e lavoro non pagato». La Sommeruniversität für Frauen (università estiva per le donne) era stata già organizzata lo scorso anno, ma aperta soltanto alle studentesse. Quest’anno il gruppo organizzatore ha proposto un’iniziativa più complessiva chiedendo la partecipazione di tutte le donne; la presenza di tante madri e anche di donne anziane ha dimostrato l’interesse per il convegno. Si era anche provveduto all’organizzazione di un asilo, gestito dagli uomini, che ha funzionato perfettamente. Per 6 giorni dalle 10 del mattino alle 22 le donne di Berlino si sono prese la facoltà di lettere per incontrarsi sui loro problemi; qualsiasi donna poteva preparare una relazione ed organizzare un seminario; ci sono state infatti 80 relazioni e le aule dove si svolgevano gli incontri erano sempre piene e i dibattiti sempre animati. Si correva da un’aula all’altra per seguire e partecipare ai seminari che più interessavano. Nei corridoi continuamente si formavano gruppi di donne che discutevano su tutto, sui loro problemi, sul loro modo di stare insieme, sulla festa da organizzare prima della chiusura del convegno. La sera poi ci si incontrava nella kneipe per sole donne, dove si continuava a parlare, ad ascoltare musica, a divertirsi.
Naturalmente ottenere uno spazio è già una grande conquista, ma dei soldi che erano stati promessi per l’iniziativa ancora non se ne sa nulla. Lo sforzo organizzativo in questo senso è stato quasi tutto sostenuto con collette, tassazioni delle compagne ecc. Il tema su cui si è organizzato il convegno — la donna come forza-lavoro salariata e non salariata — verteva su due punti di dibattito e di contrasto. Il primo sul lavoro domestico come lavoro non salariato e quindi richiesta di salario come rifiuto e distruzione del lavoro domestico. Il secondo come richiesta di qualificazione per le donne, ottenibile con il 50% di posti di lavoro qualificati per le donne. Abbiamo detto che le relazioni sono state circa 80; parleremo brevemente delle più interessanti. Per la sezione «donne, partiti e sindacati», una studentessa di Berlino ha tenuto una relazione sulla donna e il nazismo, interessante per alcuni dati che forniva, pur essendo carente (e difficile da fare) un’analisi sul rifiuto della donna durante il nazismo di essere produttiva come forza-lavoro non salariata nella casa. Questa relazione, infatti, non teneva conto dell’importanza delle grandi lotte delle donne in Germania fino al ’32.
A questo proposito durante il seminario «Lettura critica del libro “La donna nera” della Maciocchi», la relazione di Polda Fortunati del gruppo per il Salario al lavoro domestico di Padova sulle donne e il fascismo, confutando e contestando le tesi della Ma-ciocchi, ha dimostrato con una ricerca assai approfondita sui comportamenti di opposizione al fascismo il rifiuto delle donne nella pratica della vita quotidiana di essere disciplinate nella famiglia. Se si pensa alla combattività e alla forza delle lotte autonome delle donne prima del fascismo, purtroppo poco conosciute anche in Italia, ci si rende conto deH’«incomprensione» della Maciocchi delle lotte sotterranee, di ogni giorno che le donne hanno portato avanti durante tutto il fascismo. Sono state anche discusse relazioni su donne e scienza, donne e arte, letteratura, cinema. È stato inoltre presentato il film che la cooperativa Arcobaleno ha realizzato per la RAI «8 marzo giorno di lotta e di festa» sulle lotte autonome delle donne all’inizio del secolo in Italia e negli Stati Uniti. È stato inoltre esaminato lo sviluppo storico del lavoro domestico e del secondo lavoro, il lavoro fuori casa; a questo proposito è stata interessante una relazione sulla storia dello sviluppo tecnologico. Molto successo ha avuto la storia vissuta, cioè la storia raccontata in prima persona dalle donne, con una larga partecipazione di donne anziane.
Un altro seminario molto seguito è stato quello sulla prostituzione, tenuto da Pieke Bierman, rappresentante delle prostitute che stanno lottando in Germania, America, Francia e del gruppo per il Salario al lavoro domestico di Berlino. Pieke ha parlato delle lotte che le prostitute hanno iniziato a condurre contro il controllo dello Stato e contro il «peep shaw» che è una specie di catena di montaggio della prostituzione. Il «peep shaw» è contro l’autonomia delle prostitute perché esse non possono più controllare direttamente il denaro, e sono costrette a prendere una percentuale dal padrone dei locali notturni e sono così più controllate. È proprio nelle città dove più forti sono i controlli (Amburgo, Friburgo, Berlino) che le prostitute cominciano a lottare. Si è parlato molto delle lotte delle prostitute negli Stati Uniti e in Inghilterra, dei collettivi di prostitute per il Salario al lavoro domestico inglesi e americani; dell’importanza per tutte le prostitute della pubblicazione di «Coyote» la rivista del gruppo di prostitute di San Francisco. Il dibattito è stato uno dei più animati, più che altro c’era una richiesta di dati, di sapere di più di una situazione di lotta per certi aspetti poco conosciuta.
Ruth Hall, per il gruppo «Wages due Lesbians» di Londra, ha parlato delle lotte che le donne lesbiche conducono in Gran Bretagna nella campagna per il Salario al lavoro domestico, particolarmente delle donne lesbiche con figli, delle lotte per avere la custodia dei loro figli e più soldi dallo Stato per mantenerli. Ha parlato ancora della loro richiesta dell’estensione della «Family allowance» e dell’aumento della quantità di denaro che lo Stato deve dare alle madri perché esse possano essere indipendenti dagli uomini. Del lavoro domestico che tutte le donne fanno, anche le donne lesbiche, delle richieste specifiche delle donne lesbiche nella campagna per il Salario al lavoro domestico. In Inghilterra, infatti, il gruppo per il Salario al lavoro domestico ha preparato una petizione per la richiesta di denaro allo Stato in cui è stato inserito un foglio per le donne lesbiche: è un modo per uscir fuori, per chiedere il denaro, per non dipendere “più dagli uomini. Margaret Prescott-Roberts, rappresentante per il gruppo delle donne nere per il Salario al lavoro domestico di New York, ha tenuto un dibattito molto animato sulla situazione delle donne nere negli Stati Uniti. Ha parlato della sua vita e di quella delle sue compagne, delle loro difficoltà e della quantità del lavoro domestico che le donne nere sono costrette a fare per riprodurre il ghetto e del rifiuto di questo lavoro. Dagli inizi degli anni ’60 le donne nere hanno cominciato ad organizzarsi e a controllare i meccanismi del welfare (assistenza statale) per ottenere più denaro direttamente dallo Stato per tutte le donne. Ai tentativi del governo di tagliare i fondi del welfare le donne hanno risposto con forti lotte, alle quali hanno partecipato anche le studentesse che vogliono essere pagate per essere indipendenti dalle famiglie.
L’assemblea che si è tenuta a metà del convegno ha visto di nuovo confrontarsi, a volte anche molto animatamente, le due presenze più rappresentative del movimento delle donne a Berlino. Il gruppo femminista per il Salario al lavoro domestico e le sostenitrici del 50% dei posti di lavoro qualificati per le donne.
Il giorno successivo all’assemblea si è organizzata una grande festa danzante nei.corridoi dell’università. Ha suonato il gruppo «rock» Lysistrata. La festa è stata un modo di rilassarsi e divertirsi stando insieme in una dimensione molto particolare: centinaia di donne che ballavano, si baciavano, giocavano, un modo che forse dovremmo imparare anche noi. Dopo il convegno che ha lasciato molte discussioni e problemi in sospeso, 150 donne si sono incontrate e hanno discusso sul seminario; hanno scritto poi un volantino per criticare la mancanza di soldi e certi livelli di organizzazione e per richiedere altri spazi per questo tipo di incontri. Una documentazione su questo convegno si sta preparando in questi giorni a Berlino.