Un vecchio fantasma: l’inferiorità femminile…

L’intervista di Rita Levi Montalcini a «Quotidiano donna» del 12-2-80, peraltro smentita nei termini riportati dall’intervistatrice, ha suscitato qualche perplessità in Emilia Costa, psichiatra, docente all’Università di Roma, collaboratrice di «Effe». Ecco le sue opinioni…

marzo 1981

Sono stata invitata a leggere «l’intervista a Levi Montalcini», pubblicata su “QD” del 12-2-80, anche perché recentemente avevo scritto su Effe (novembre 1980) un articolo, riguardante il linguaggio e le funzioni dei due emisferi cerebrali e le due modalità di conoscenze dell’umano, probabilmente collegate alla differente organizzazione emisferica, ed avevo, riportando molte note bibliografiche, avanzato alcune ipotesi di lavoro circa gli aspetti del femminile e del maschile nella psiche individuale.
Non mi è possibile in questo momento affrontare il problema in modo approfondito, e mi riservo di farlo prossimamente, tuttavia mi sento stimolata ad esprimere subito le mie perplessità ed i miei dubbi a proposito delle affermazioni della Montalcini sul modo di porre ai lettori un problema così complesso come quello deEa specializzazione emisferica e del cervello viscerale, riducendolo e banalizzandolo con la solita inutile e sterile polemica sulla presunta inferiorità della donna. Non so cosa possa aver capito il lettore da una intervista contraddittoria ed imprecisa, e posta in termini, a mio avviso, che esprimono una confusione di pensiero, di linguaggio e di critica.
Mi sento anche di fare alcune osservazioni sull’accezione dei contenuti che esprimono una carenza di impostazione metodologica nella intervista:
si chiede ancora «se esiste o no una differenza tra uomo e donna, al di là, ovviamente della evidenza della loro diversità anatomica e riproduttiva»: questa domanda inattuale mi sembra soltanto riproporre il vecchio pensiero di Descartesx che ha dato origine alla dicotomia mente-corpo, ed inoltre ha creato una scissione sempre maggiore tra Eros e Logos, dandoci le basi di Una psicopatologia in cui la mente e l’intelligenza vengono sempre più identificati con la ragione;
alla seconda domanda «e se, esistendo, essa debba riferirsi a fattori naturali o culturali», mi sembra che la scienza, e nel nostro caso la Levi Montalcini abbia risposto con un’affermazione ohe è l’unica che mi sento di condividere pienamente: «il nostro cervello di oggi è il frutto di una doppia selezione genetica e culturale»;
e) all’ultima parte del quesito, «e come e quanto agli uni o agli altri», moltissimi studiosi tra cui Piaget hanno già risposto assumendo che eredità ed esperienza sono equipotenziali;
d) per quanto riguarda la minor attitudine femminile alla matematica: è azzardato provare una tesi con un solo lavoro, inoltre l’unico lavoro a cui si fa riferimento, anche se fosse statisticamente valido (cosa di cui mi permetto di dubitare in quanto, ammesso che il campione dei diecimila adolescenti estratto dalla popolazione di Baltimora, fosse un campione rappresentativo di quella popolazione, non è certamente un campione rappresentativo dell’universo dei campioni degli adolescenti della popolazione terrestre) non prova un bel nulla e tanto meno la minore attitudine genetica delle donne alla matematica.
E’ noto invece che sul fattore ereditario interviene in modo determinante il ruolo della pressione sociale. Una regione cerebrale comincia ad essere utilizzata più di quella controlaterale, per la tendenza a dirigere l’attenzione alla regione meglio sviluppata; la capacità di apprendere, le funzioni interpretative si realizzano rapidamente nell’emisfero cerebrale che per primo è stato utilizzato. La dominanza emisferica assume così un importante significato funzionale permettendo all’emisfero che ha la superiorità nella risoluzione di un determinato compito di inibire simultaneamente l’altro in modo che non si verifichino interferenze.
e) Non sono stati citati, e sarei grata se potessi venirne a conoscenza i dati che provano che «la donna non percepisce la terza dimensione degli oggetti».
Per quanto riguarda il terzo cervello: anche qui non sono a conoscenza di dati «(e l’intervista alla Montalcini non ce li fornisce!) che provano che la donna possiede soltanto l’istinto materno e l’uomo solo l’aggressività. Delegare l’aggressività all’uomo certo potrebbe farci comodo, ma non mi sembra obiettivo, scienziati come il nostro Valzelli, o Delgado che è stato trent’anni alla Yale University, per fare solo alcuni nomi, non si sono mai sognati di attribuire l’aggressività al solo sesso maschile.
Quanto all’affermazione: «Ma è a proposito del cervello di nuova formazione, o cervello superiore che si pone il problema», a me sembra che non si possa tagliare tout-cout il cervello viscerale, rimuovendo tutti i problemi connessi all’equilibrio emotivo, e per giunta attribuirli alle donne.
Infine, l’intervistata asserisce (ma è poi vero, o non si tratta di un intervento della intervistatrice?): k< E’ noto che esso si compone di due emisferi: il sinistro che presiede alla funzione logica, il destro delegato alla funzione intuitiva e creativa». E’ troppo semplicistico.
Dai dati della letteratura risulta che vari Autori (Bogen, Cazanica, Levy, Agresti, Sperry, De Renzi, Nebers, ecc.) hanno chiamato il cervello sinistro nei seguenti modi: proposizionale, verbale, logico-analitico, digitale, direttivo, associativo, astratto temporale, sequenziale, differenziale; ed il destro: apposizionale, formale-sintetico, analogico, appercettivo, libero o non direttivo, concreto-spaziale, sintetico, esistenziale, secondo le varie funzioni studiate. Non mi risulta che la creatività sia stata localizzata nell’emisfero destro. Anzi sembra che la creatività nasca dall’equilibrio e dall’interazione armoniosa dei nostri tre cervelli, ed oggi si parla di funzioni integrative del sistema nervoso centrale.
Non capisco poi cosa si intenda per minore lateralizzazione. Dice infatti la Montalcini: «Il cervello delle donne presenta effettivamente una minore lateralizzazione rispetto a quello maschile». Grosso modo, il concetto di lateralizzazione si riferisce al predominio emisferico o di funzioni emisferiche, non si capisce quindi se le donne avrebbero una minore lateralizzazione destra o sinistra; alla domanda di Adele Cambria: «E che significa minore lateralizzazione?». Levi Montalcini risponde: «Significa una fase meno evoluta di differenziazione rispetto al cervello arcaico, una minore specializzazione». A questo punto si capisce ancora meno, e non mi sembra che si possa applicare il concetto di lateralizzazione se si vuole intendere che gli emisferi cerebrali delle donne sono meno differenziati di quelli dell’uomo rispetto al cervello viscerale. Quali sono poi «le punte più alte delle prestazioni intellettive»? Se si vuole intendere l’attitudine alla matematica, consiglio di rileggere l’intervista a René Thome “Parabole e catastrofi”, dove si può vedere come i concetti matematici si siano trasformati ed evoluti, e come oggi non si possa più identificare la «logica» col pensiero scientifico e tanto meno con una presunta «intelligenza pura». Se poi volessimo dare uno sguardo alla Facoltà di Matematica dell’Università di Roma ci accorgeremmo con «stupore» che vi sono iscritte molte più dorme che uomini.
Quanto all’affermazione che non esistono donne-genio, devo dire che personalmente non credo al «genio»; ci sono persone geneticamente meno dotate ed altre più dotate, tra queste, quelle più fortunate come condizioni socio-ambientali riescono ad esprimere nei vari campi i valori di quel determinato periodo storico. Non capisco inoltre come la Montalcini dopo aver detto che «il nostro cervello di oggi è il frutto di una doppia selezione genetica e culturale» si contraddica successivamente affermando: «quindi non possiamo dire se la nostra inferiorità di donne sia soltanto organica o debba essere anche attribuita alla repressione che abbiamo subita per secoli, per millenni».
Come si fa a parlare ancora di inferiorità e superiorità, quando sarebbe tanto più utile per tutti comprendere il proprio maschile ed il proprio femminile, ed in che cosa consiste questo specifico che pure è stato detto nelle diverse culture in molti modi!
Vorrei ancora sapere da che cosa si deduce che il cervello delle donne ha minori potenzialità: anche qui c’è una contraddizione in termini, come si fa a dimostrare che non esistono, cose che ancora non ci sono? Questo tipo di ragionamento scorretto è stato definito l’errore di potenzialità (Delgado) «esso si è insinuato nel campo dell’embriologia ed ha influenzato le ricerche sull’origine e l’evoluzione delle funzioni mentali, presupponendo, a un certo stadio dello sviluppo, l’esistenza di proprietà che sono presenti soltanto in uno stadio successivo e che dipendono da una serie di condizioni necessarie che non si riscontrano nello stadio in esame, né sono da esso determinate». Tuttavia posto che il potenziale del cervello umano è ancora espresso in misura ridottissima posso essere abbastanza d’ accordo con la Montalcini quando dice che il cervello delle donne è rimasto quasi vergine a causa dello scarso accesso alla cultura tutt’oggi consentito alle donne, e certo «l’essere umano non è fatto solo di intelligenza» ma questo vale sia per l’uomo che per la donna.
Non sono invece assolutamente d’accordo quando dice che è «l’intelligenza ad aver fatto abbastanza guasti nel mondo». Dovremmo forse ridefinire il concetto di intelligenza; in tutti i casi ritengo che l’aggressività e la competitività nevrotiche, il carrierismo, il bisogno di dominio e di potere siano responsabili di «tutti i guasti nel mondo».
E purtroppo devo dire che man mano ohe le donne vanno avanti manifestano gli stessi «difetti» dell’uomo in un tentativo di imitazione che forse dipende dal vecchio «processo di identificazione all’aggressore» o forse solo dal fatto di non aver compreso né il proprio femminile né il proprio maschile e di non averli ancora potuti integrare. Anch’io penso che per evitare la completa distruzione è assolutamente necessario oggi privilegiare altre realtà biopsichiche, come l’amore, i sentimenti, i valori spirituali e mi farebbe senz’altro molto piacere credere che questi siano patrimonio genetico esclusivo delle dorme, ma in verità ne dubito molto.