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continua anche nelle televisioni private italiane il trionfo dell’america dei cattivi, fatti e misfatti della famiglia ewing. riuscirà il duro j.r. ad arrivare incolume all’ultima puntata? ma ci sarà un’ultima puntata?

marzo 1982

Passate dalle reti nazionali a Canale 5 Dallas continua ad imperversare. “Specchio, specchio delle mie brame che è il più cattivo del reame?” Ma J.R. naturalmente! Al secolo Larry Hagmanche tra uno sporco affare ed un abbraccio clandestino continua ad affascinare le nonne e le ragazzine. Sembra che Dallas abbia trecento milioni di spettatori in tutto il mondo, americano sino all’ultima cravatta (inesorabilmente orrida) ed all’ultima onda di permanente (altrettanto inesorabilmente sempre a posto) non ha suscitato in Italia gli isterismi collettivi ottenuti in patria ma si è assicurato un’ampia fascia di spettatori entusiasti e tenaci.
Nella serie trasmessa da Canale 5 ci saranno anche ferimenti e morti violente, colpi di scena ancora più forti che nella prima. Dallas sembra.
Radici, Olocausto, Happy Days. Qui tutti seguono soltanto il proprio “particulare” e, grande novità, i più cattivi trionfano.
A voler cercare prototipi verrebbe in mente il Gigante, sì proprio il vecchio film di Stevens con James Dean e Liz Taylor. Lo ricordate il duro ma “pulito” proprietario terriero che cerca di mantenere intatte le tradizioni del ranch mentre tutto attorno a lui muta, i figli non lo assecondano e l’ex cowboy si arricchisce col petrolio? Il giovane Jett (alias James Dean) attentava alla morale virile della terra e della proprietà delle donne di razza padrona e finiva (giusta punizione) solo ed alcolizzato pur in un mondo che faceva della mobilità sociale il proprio vanto. Certo c’erano nel film il rimpianto del buon tempo andato e la bontà di fondo del proprietario vecchio stile (Roct Hudson) che finiva per fare a pugni in difesa della nuora negra ma anche lì tutto era lecito per arricchirsi e mantenere il prestigio compresi i colpi bassi travestiti da buon vicinato. Soprattutto c’era quel ranch-villa al centro della proprietà, quegli spazi sterminati, quegli ambienti enormi, l’ostentazione della ricchezza. In Dallas c’è tutto, la competitività sfrenata, gli spazi enormi, le stanze enormi, ci sono anche le inquadrature, all’inizio ed al termine di ogni episodio di South Forx Ranch, dall’alto proprio come in Gigante. Soltanto che ormai la casa non è più il centro della vita economica, lo è l’ufficio che gli Ewing (la famiglia protagonista della serie) hanno nel centro di Dallas che separa anche geograficamente la sfera d’azione degli uomini (affari) da quella delle donne (sentimenti). Tra questi due poli le tensioni ed i conflitti che si innescano danno luogo alle peripezie dei protagonisti. Se qualcuno degli Ewing pagherà le sue innumerevoli cattiverie lo sapremo in seguito, certo è che le donne pagano subito. La mutilazione delle figure femminili che vengono solo viste nel ruolo di madri, mogli, amanti, figlie corrisponde immediatamente a qualche grave menomazione fisica o dell’autonomia sociale del personaggio. Qualche esempio: Ellie (la moglie del capofamiglia) subisce una mastectomia. Sue Ellen (moglie di J.R.) sconta le conseguenze di uno stupro e dell’alcolismo. Pamela (moglie di Bob-by) non può generare per una tara ereditaria. E chi più ne ha più ne metta.
Però la famiglia è ancora un valore, a livello narrativo saldissimo ed ancora più saldi sono i valori della virilità e della discendenza. Infatti al di sotto di una superficiale vicenda economica le dinamiche ruotano tutte attorno alla difesa della continuità della famiglia.
La vita di J.R. non sarà minacciata dagli avversari politici ma dal colpo di pistola di un’amante e l’animatore della campagna contro gli Ewing non è altri che un membro della famiglia concorrente dei Barnes. I Barnes sono l’elemento nemico che portando in sé il “sangue guasto” dei perdenti cercano di inquinare la famiglia Ewing togliendo ai maschi la possibilità di avere discendenza: Bobby non può avere figli perché Pamela è una Barnes ed il figlio di J.R. potrebbe essere il frutto della violenza subita da Sue Ellen da parte di Cliff Barnes e quindi anch’egli incapace di generare. Dunque il grumo profondo di questa vicenda tribale sarebbe la fine del nome degli Ewings.
Poiché di mobilità sociale non sembra più il caso di parlare neanche negli USA gli archetipi si fanno sempre più lontani.