una donna sessualmente felice

aprile 1974

L’intervista che segue traccia lo sviluppo erotico dì una donna sessualmente felice: dalle prime esperienze infantili fino al suo presente di donna separata, madre di 4 figli. Mara viene dalla Sicilia, quarantenne, figlia d’un noto medico antifascista, ha avuto un’educazione familiare notevolmente più libera ed aperta delle sue coetanee. Tuttavia, come appare dal nostro colloquio, ha subito l’influenza della cultura sessuofobica e repressiva tipica della nostra società e ha dovuto lottare per lunghi anni prima di recuperare il proprio corpo, liberarsi dal senso di peccato e godere pienamente della sua sessualità. Non proponiamo la storia di Mara come esempio per le altre donne. Sarebbe imporre di nuovo un modello a cui le donne dovrebbero adeguarsi e noi siamo convinte che la liberazione sessuale avvenga al contrario attraverso un lento processo di presa di coscienza degli schemi e dei condizionamenti sociali e familiari che hanno contribuito a limitare lo sviluppo e l’esplorazione delle proprie potenzialità sessuali e che le hanno incanalate solo nei sentieri conformisti del perbenismo della cultura dominante. Questa presa di coscienza si accompagna alla consapevolezza che, dato la cruciale importanza del contesto politico sociale nella evoluzione sessuale degli individui, non ci potrà essere una vera liberazione sessuale fino a quando durano condizioni di oppressione politica economica e culturale. Tuttavia sin d’ora ogni donna ha il diritto di cercare di riscoprire quello che è sessualmente appropriato e soddisfacente per lei, di chiarire quali sono i suoi veri bisogni e di esplorare più gioiosamente e più liberamente la propria sessualità.
Invitiamo le lettrici a scrivere la storia del loro sviluppo sessuale, perché è anche attraverso lo scambio e il confronto delle nostre esperienze che possiamo identificare le cause comuni della nostra oppressione sessuale e trovare insieme modi di cominciare a superarla.
D. Mara, quali sono i tuoi primi ricordi sessuali?
M. Ma, non so. Prima degli undici anni niente. No aspetta: solo una cosa. La mia prima sensazione sessuale credo l’ho avuto il giorno della prima comunione. Avevo sette anni e c’era un bambino che faceva pure lui la comunione che mi piaceva moltissimo, lo lo guardavo e sentivo un languore, una voglia di baciarlo. Ricordo distintamente anche il sentimento d’affetto che provavo guardandolo. Raramente dopo mi è capitato di sentire attrazione erotica e sentimentale cosi intensamente unite. A undici anni poi con due compagne, una più grande, una della mia età, ci siamo accarezzate, toccate i seni nient’altro.
D. Che tipo d’educazione sessuale t’hanno dato i tuoi? Da bambina che cosa ti hanno detto?
M. Direttamente niente. Ho capito da me come nascevano i bambini, perché io sono la prima di 8 figli, e mi ero abituata ad associare ore di strilli di mia madre con l’arrivo d’un fratellino. Mia madre poi sessualmente proibiva tutto. Ma non aveva importanza la sua opinione, almeno credevo allora. Perché per me la persona decisiva era papà. E lui parlava sempre di libertà, e io assorbivo le sue idee di vivere, liberi da ogni imposizione, da ogni conformismo. Per questo anche in campo sessuale, non mi sentivo in peccato.
D. Vuoi dire che hai cominciato presto ad avere rapporti sessuali?
M. Completi no, se rifletto vedo che una certa influenza di mia madre e dell’ambiente c’è stata perché avevo il tabù della verginità. A 13 anni ho avuto il primo grande amore con un ragazzo di 16, arrivavamo all’orgasmo baciandoci, accarenzandoci. Ma non pensavamo neanche ad avere rapporti completi. Ovviamente eravamo tutti e due condizionati dai tabù del nostro ambiente. Allora poi era veramente insolito per una ragazzina avere rapporti completi.
D. Come la vivevi allora la tua sessualità? Come ti sentivi?
M. Confusa, quell’eccitazione che mi prendeva, ch’io non controllavo, mi dava una felicità enorme, ma m’impauriva anche. Era qualcosa di misterioso che avveniva dentro di me. Il mio corpo mi era sconosciuto, anche se a poco a poco imparavo a godere. D. Dopo questo amore cosa altro ricordi della tua adolescenza?
M. Niente d’importante. Verso i sedici anni ho incontrato il mio primo amore ‘serio’ sono rimasta legata a lui, fidanzata per diversi anni fino ai 21. E con lui avrei voluto fare all’amore completo. Ma non ci teneva. Così sono rimasta fisicamente vergine per lunghi anni.
D. Non eri contenta?
M. No, mi sentivo menomata a non avere il piacere vaginale. Una notte mi sono ubriacata e lui mi ha finalmente sverginata. Al mattino dopo mi sono guardata allo specchio, sembrava tutto uguale, avevo l’aria un po’ trasognata ma non sapevo se per la sbornia o lo sverginamento.
D. Ma hai provato piacere con la penetrazione?
M. Non tanto. Ci sono voluti anni per godere in modo completo. Anni e molte esperienze. A poco a poco ho cominciato a conoscere il mio corpo, i movimenti che mi davano piacere, quelli che m’infastidivano. E ho tentato di guidare, anche con le parole se c’era bisogno, l’uomo con il quale facevo all’amore a farlo nel modo che mi faceva sentire di più. Ho trovato che gli uomini che amano veramente fare alI’ amore sono contenti di trovare una donna attiva, che sa quello che vuole. Ma sopratutto sono riuscita a godere quando mi sono liberata da ogni complesso di colpa, quando ho considerato legittimo prendere” piacere. Vedi io al piacere ci farei un altare.
D. Tu hai sempre avuto una vita sessuale piuttosto libera, ma sei stata anche sposata per dieci anni; come sei riuscita a conciliare il tuo desiderio di avere una varietà d’esperienza con la fedeltà che suppongo pretendeva tuo marito?
M. Si, mio marito pretendeva la fedeltà. Ma io non mi sono mai fatta limitare dalle sue pretese, lo non ho mai pensato che la monogamia mi fosse adatta. Vedi non si tratta di amore sentimentale, ma di attrazione fisica, lo posso essere molto amica di un uomo, avere con lui un rapporto sessuale ecc.; e contemporaneamente essere attratta anche da un altro uomo. Non vedo perché l’uomo con cui ho un rapporto continuativo dovrebbe avere l’esclusiva sul mio corpo. Se io mi sento attratta, e di solito l’attrazione è reciproca, io faccio all’amore. Vedi, mi basta incontrare lo sguardo d’un uomo, e capisco se siamo fatti per intenderci a letto. Se non c’è questa scintilla, l’accordo viene raramente. Ho fatto qualche volta all’amore con amici, per cui provavo sentimento ma non forte attrazione ed è stata sempre una delusione.
D. E tuo marito come reagiva?
M. All’inizio ho cercato di spiegargli come ero, cosa volevo. Ma lui non capiva. Allora ho cercato di avere una mia vita sessuale autonoma senza farla pesare su di lui o sui bambini. D’altronde noi due eravamo sessualmente felici. Specie dopo le mie gravidanze.
D. Come mai? Cosa è successo?
M. Beh all’inizio, alla prima gravidanza io mi ero sentita tremendamente avvilita di perdere il mio vitino di vespa. Ti dico: un dramma nei primi mesi per quei pochi centimetri in più. Per di più per mio marito ero diventata la ‘ mamma sacra ‘ e non mi toccava. Però io mi sentivo sessualmente eccitata e il parto è stato, nonostante il dolore, un momento quasi erotico. Dì piacere intenso, intensissimo. Durante la mia seconda gravidanza ho veramente goduto il fare all’amore, in senso completo.
D. Cosa vuoi dire?
M. Mi sono sentita più libera, più sessuale. Ho scoperto quanto mi piacesse ridere parlare nel fare all’amore. Sì, io parlo spesso. Fantastico: descrivo quello che sto facendo, provando. Questo aumenta il mio piacere. Come il toccare, il vedere. Odio fare all’amore con la luce spenta e in silenzio. Per me fare all’amore è uno scoppio di vitalità, un’esplosione di gioia, di risata, di allegria. E tante cose secondo gli umori. Dopo di solito mi sento piena d’energia, voglio uscire, passeggiare, lavorare.
D. Tu hai sempre lavorato?
M. Si, mentre il sesso ha una parte importante nella mia vita, così pure il lavoro, i bambini, gli amici, il cibo, la natura, lo adoro vivere, trovare piacere nelle cose. Vedi, credo d’aver raggiunto una certa soddisfazione sessuale proprio perché l’ho cercata. Esplorando il mio corpo. Soprattutto, però pensando che avrei avuto il piacere. Così naturalmente, sembra pianificato, ma non lo è. Quando ti ho detto che mi piace controllare il rapporto sessuale, intendo dire che noi donne abbiamo dei ritmi sessuali ben precisi; quando abbiamo scoperto il nostro è importante che l’uomo si adatti. Lui lo può fare più facilmente di noi. Se deve andare piano, oppure più velocemente, è importante dirglielo, farglielo capire, altrimenti si perde il ritmo, ci si ritrova frustrate, scontente. Invece un bell’amplesso ti dà una felicità totale, ti riempie di esuberanza, vitalità.
D. Parlando della tua infanzia, mi hai detto che raramente ti è capitato di essere innamorata. Mi puoi spiegare meglio: per te i rapporti sessuali non avevano nessuna componente affettiva?
M. Affettiva sì, ma non romantica. Se ho voglia di scopare un’oretta non ho bisogno di uscire tutta la sera a lume di candele. O di passare giorni e giorni con quell’uomo. Ci sono uomini con cui ho profonda amicizia e con i quali faccio all’amore. Ma grandi amori romantici, con folle gelosie ecc. dopo l’adolescenza non ne ho avuti più. Anche con mio marito si è trattato di una forte attrazione sessuale, più affetto amicizia. Non so, forse usiamo termini differenti, ma io posso essere sessualmente soddisfatta anche da un uomo che è solo un amico, non un amore.
D. Insomma tu riesci a separare i rapporti sessuali dal resto della tua vita?
M. Si, facilmente, spontaneamente. Nei rapporti sessuali, cioè, cerco di prendere il piacere e di darlo. Sono esplorativa se vuoi. Per questo ho avuto anche un rapporto omosessuale una volta, per provare per verificare come mi sarei trovata. Ho scoperto che mi piaceva di più fare all’amore con l’alto sesso. Sono contenta di avere fatto l’esperienza. Se non si fa del male, se non si fa violenza agli altri, tutto dovrebbe essere lecito. Per me lo è. E non è che io non provi sentimenti nel senso che dici tu. Vedi per esempio di rado io faccio all’amore un giorno dopo l’altro. Perché mi piace conservare e riassaporare il giorno dopo, il ricordo d’una notte d’amore. Sentirla dentro di me per tutto il giorno dopo. Però questo non mi fa spasimare, non mi impedisce di lavorare…
D. Ti sei separata 4 anni fa. Hai avuti problemi? Coi bambini?
M. All’inizio sì. Devi superare il senso di colpa che ti hanno condizionato ad avere se li lasci soli la sera e te ne vai per fare all’amore. Ma credo di averlo superato, lo ho diritto a una vita mia, sono una donna oltre che una madre. Vedi io mi lascio guidare da una specie di ‘ istinto ‘. Cerco di fare quello che sento di voler fare. Quando seguo gli impulsi del mio corpo, della mia sessualità, sbaglio raramente. Di recente ho avuto forse l’esperienza più interessante. Per la prima volta ho fatto all’amore con due uomini contemporaneamente. Due cari amici, amicissimi tra di loro. Era la prima volta che loro due si vedevano nudi, è stata una cosa d’una bellezza e di una dolcezza commovente. Quella sera ho capito quando ci limitino le regole convenzionali di quello che è lecito, illecito, morale immorale, decente ed indecente. Quella sera ci siamo dati reciprocamente molta gioia, molto piacere, molta dolcezza. Ecco, forse, ho provato quella sera nel vedere la nostra felicità, nel sentire la nostra gioia, quel sentimento che tu chiami amore.