COSMETICI

cosmetici, il subdolo ormone

giugno 1975

 

Pretendere da un prodotto che sia innocuo per la salute, che possibilmente sia efficace, ed abbia un giusto prezzo è un’aspirazione abbastanza comprensibile, eppure nel caso dei cosmetici nessuna di queste garanzie, assolutamente elementari, viene concessa. Quanto la Innocuità infatti, data la mancanza di un’etichettatura che possa rivelare il nome degli ingredienti contenuti in un cosmetico nessuno ha la sicurezza che la crema che si mette in faccia non contenga qualcosa che potrebbe essere tossico per l’organismo umano, la possibilità di effetti tossici che alcune sostanze contenute nei cosmetici possono provocare, è stata infatti messa in evidenza più volte, da scienziati di chiara fama. Il professor René Truhaut per esempio, direttore del centro di ricerche tossicologiche dell’Università di Parigi, ha addirittura classificato i cosmetici in tre categorie in rapporto alla loro potenziale tossicità: 1) prodotti che vengono a contatto con le mucose della bocca e che quindi possono essere ingeriti. Questi comprendono i dentifrici, i rossetti, le matite per labbra ecc.;

2) prodotti utilizzati esternamente, che comprendono numerosi gruppi di composti e i problemi tossicologici che si pongono per la loro utilizzazione sono i problemi di nocività per la cute e le mucose, sia a livello di sensibilizzazione che di assorbimento. In questi sono inclusi quei preparati che presentano il rischio dell’inalazione polmonare, come gli aereosol, in particolare le lacche per i capelli;

3) prodotti utilizzati peri lavaggi o i risciacqui, che tuttavia non rimangono troppo a lungo a contatto con la pelle (solventi, saponi ecc.). Quello che il prof. Truhaut sottolinea, quando parla della potenziale pericolosità dei cosmetici, è la possibilità di effetti a lunga distanza, proprio perché si tratta di prodotti che vengono usati per 20-30 anni, anche per tutta la vita. Ora si sa che certe sostanze possono venire adoperate per mesi, o per -anni senza provocare alcun effetto nocivo e poi, improvvisamente possono manifestarsi degli effetti gravi e persino irreversibili, come ad esempio degli effetti cancerogeni. La cosa abbastanza sconcertante è però una altra: quando vengono sperimentati degli effetti negativi di una determinata sostanza su degli animali da laboratorio, da parte di tutti gli interessati del settore si levano cori di protesta, e viene affermato che se qualcosa fa male ai porcellini d’india o ai criceti non è detto che faccia male all’uomo. Ora, dal momento che la sperimentazione sugli uomini dovrebbe essere inammissibile, se un prodotto fa male a una cavia, perché dovrebbe far bene a un uomo? E anche se ciò fosse, in quali condizioni e per quanto tempo? Pensiamo solo a un prodotto alimentare, l’olio di colza, che si è continuato a difendere, solo perché i danni che provocava sul cuore, sui muscoli, sui reni, si erano osservati soltanto nei piccoli ratti e non sugli uomini.

Tra le sostanze usate normalmente dalla cosmesi che si sono rivelate certamente responsabili di causare dei danni all’organismo, si potrà fare un primo accenno alla parafenilendiammina, che entra normalmente nella composizione in tutte o quasi tutte le tinture per capelli. Ora questa sostanza, pur essendone riconosciuta la tossicità e la pericolosità, continua a venire adoperata, perché non facilmente sostituibile (rappresenta cioè il «rischio calcolato»). In particolare, questa componente delle tinture, se viene assorbita dal cuoio capelluto, può superare il fenomeno allergico, per assumere le forme di una vera e propria tossicosi. Può esserne interessato l’apparato respiratorio, il rene, con sintomi di nefrosi acuta che può giungere fino ai blocco renale, il sistema sanguigno e il midollo spinale. Anche l’impiego dei coloranti in varie sostanze, ma soprattutto nei dentifrici e nei rossetti, ha più volte destato delle preoccupazioni, senza tuttavia che niente fosse modificato in modo radicale nella preparazione di questi prodotti. Secondo le statistiche .infatti, fra tutti i danni provocati dai cosmetici, la reazione ai rossetto per le labbra rappresenta negli Stati Uniti il 14 per cento e in Italia il 24 per cento di tutte le manifestazioni di sensibilizzazione. Dal lato clinico l’incidente si può verificare improvvisamente, con edema alle labbra,’arrossamento, essudazione con delle piccole bollicine, da principio limitato alle labbra e poi esteso a tutto il territorio vicino: oppure si verifica più lentamente e progressivamente, sotto forma di eritema, con desquamazione, ragadi e prurito. Fra i coloranti sintetici più usati nella fabbricazione dei rossetti, entrano a far parte delle sostanze che più volte hanno rivelato delle proprietà allergizzanti nei confronti della mucosa labiale.

Da considerarsi con particolare attenzione anche certi derivati dai petroli, come le semplici vaseline, che devono avere delle indicazioni di purezza ben definite, cioè deve essere chiaro che non contengano idrocarburi poli-ciclici aromatici che possono essere carcinogeni. E chi ci assicura che questi controlli vengano realmente effettuati, che i coloranti usati sono assolutamente sicuri? Per ora nessuno.