il sesso degli angeli

settembre 1976

la forza del Cattolicesimo, che ancora lo rende vivo e imperante, sta nell’aver capito, prima e meglio di ogni altra religione o ideologia, che per fondare un dominio incontrastabile e duraturo sulla società bisogna partire dal suo elemento essenziale, la persona, e plasmarla; modellarla secondo principi e valori che possano immediatamente dare un senso a tutta l’attività umana. Ma per plasmare una persona non basta offrirgli delle idee, dimostrandone l’esattezza, bisogna colpirli emotivamente, nella sfera più intima e privata, rendendo «naturali» alcuni valori e modi di vedersi e giudicarsi, in modo che anche nella sfera pubblica e politica si comportino automaticamente nello stesso modo senza domandarsi più se ciò che fanno o che subiscono è giusto o sbagliato, naturale o frutto di una violenza storica, L’idea-forza della Chiesa nella sfera privata è quella della sessualità: su questo e non su altro si fonda il suo dominio.

Ha un senso preciso dunque e non è frutto della pazzia di un misogino, la lettera di S. Paolo agli Efesini dove egli afferma: «…Perché il marito è capo della donna, come Cristo è capo della Chiesa… Or, come la chiesa è soggetta a Cristo, così le donne devono stare soggette in tutto ai loro mariti…».

Affermata una gerarchia nella famiglia «cellula elementare della società», e interiorizzata a livello sessuale, è facile riprodurre su tutto il tessuto sociale il valore della gerarchia/ che si fa ordine gerarohizzato. Castità e matrimonio, i due valori principali della Chiesa in materia sessuale, non sono scelti dunque a caso. Occorre una famiglia, e di un certo tipo, Allora la battaglia contro gli omosessuali, e tutti coloro che praticano forme di rapporti sessuali di tipo diverso da quello interno alla coppia sacramentalizzata dal matrimonio, non è casuale. E’ pericoloso infatti sancire un principio ed ammetterne subito dopo la violazione poiché la gerarchia non ammette libertà di scelta, autonomia dell’individuo, ma lo vuole soggetto a leggi ferree, che gli appaiano naturali e quindi incontestabili. Nella campagna contro gli omosessuali la Chiesa impegna tutta se stessa assumendo, nel corso dei secoli, toni sempre più esasperati e violenti. C’è in questo anche un’evidente sessuofobia, ma questa non contrasta col resto dell’impalcatura logica, poiché se alla donna è vietato provare godimento dai suoi rapporti sessuali, è più in generale vietato a tutti, anche agli uomini, provare piacere sessuale da un rapporto che non sia quello sancito come legge dalla religione cattolica. La sessuofobia, che si esprime nella formula «o castità o matrimonio», ha poi prodotto un’altra necessaria conseguenza: che ciò che non è matrimonio né castità e che però esiste ed è sempre esistito, genera il peccato, cioè la negazione di un valore, che viene subito dopo riaffermato perché l’individuo che «devia» deve sentirsi colpevole (il «senso di colpa», il confessionale, l’espiazione) verso se stesso e gli altri, subire umiliazioni e pagare il riscatto. E dalla concezione del peccato alla pornografia il passo è breve: chi non pecca ma vorrebbe peccare, ohi ha peccato ma si sente colpevole, diviene morboso e vede perversione ovunque trasferendo su altri i propri insoluti problemi, e guardandoli in maniera distorta, con la lente del peccato, appunto.

Questo quando non interviene invece, direttamente l’industria della pornografia, che gli offre moltissimi nudi da poter guardare prima e condannare poi. L’omosessualità è dunque un rapporto «contro natura», cioè contro l’idea che ci si è fatti della natura. Anche se bisogna distinguere tra quella maschile e quella femminile: realizzandosi la donna solo all’interno del matrimonio (o quanto meno di un rapporto eterosessuale stabile e duraturo) qualunque sua fuoriuscita è addirittura inconcepibile. Il suo rapporto con un’altra donna viene visto e immediatamente percepito come un non senso, un accostamento di oggetti. E’ soltanto un fatto pornografico, spettacolare, che produce eccitamento per l’uomo stesso che ne è spettatore o lettore passivo. (Pensate a Jffistorie d’O dove lui, dopo la riduzione in schiavitù della donna le chiede per il suo massimo godimento, di fare all’amore con un’altra donna).

Tra maschi le cose un po’ cambiano: l’omosessualità viene ugualmente condannata, ma in alcune eccezioni può essere addirittura capita, sia perché nella cultura precristiana era un fatto normale, quasi «naturale» (nell’antica Grecia, gli educatori a cui venivano affidati i fanciulli delle famiglie più ricche per essere educati alla vita) sia perché ancora oggi, in pochi casi ma significativi ad alcuni grandi «geni» e personaggi è. concessa una maggiore libertà, proprio perché questi vengono ritenuti fuori dal normale: un’eccezione che conferma la regola.

Oggi, di fronte a quello che la Chiesa definirebbe l’incalzare dei tempi, il discorso sull’omosessualità, nei documenti ufficiali del Vaticano, è leggermente cambiato: non potendo più affrontare il tema con spirito da Crociata, poiché il femminismo e il movimento degli omosessuali hanno spuntato molte armi, vige ora un atteggiamento «permissivo» di tolleranza (ovviamente sempre entro certi limiti). Atteggiamento non meno pericoloso del precedente. Infatti il senso di questo permissivismo è: lo facciano pure perché in fondo sono una minoranza, malata.

Ora, la questione delle maggioranze e minoranze nella chiesa è sempre stata vista in maniera statica, come due gruppi precostituiti dei quali uno è quello sano che forma la società, l’altro solo un residuo temporaneamente non eliminabile che deve sottostare alle regole di questo gioco. Cosicché gli omosessuali sono una minoranza tollerata, da rinchiudere in un ghetto ideologico (e non solo ideologico).

E’ questo un discorso tutto da spazzare via. Il problema dell’omosessualità ripropone perennemente, anche se spesso in forma implicita, una questione, qual’è quella della sessualità, che è comune a tutte le donne. Lo scoprire che non esiste un rapporto naturale che è quello volto alla riproduzione, che la liberazione della donna passa anche e soprattutto per la scoperta del proprio corpo e della propria sessualità, non è altra cosa rispetto alla scoperta da parte degli omosessuali che è giusto rivendicare al resto della società piena libertà nella loro sfera privata, libertà e non semplice tolleranza che produce sempre e soltanto repressione e violenza.