quella terribile scuola

luglio 1974

 

Summerhill, Quella terribile Scuola, come la chiamano i benpensanti.

Non c’è qui spazio, ovviamente, per una descrizione esauriente dell’organizzazione e dell’esistenza quotidiana della scuola di Summerhill. Per essa rimando, quindi, alle opere del suo fondatore, Alexander S. Neill, limitandomi soltanto ad enunciare i principi fondamentali cui la concezione pedagogica neilliana si ispira.

Com’è noto Neill trasse conforto e guida soprattutto dal pensiero reichiano, così congeniale ai suoi orientamenti antiautoritari e vitalistici.

L’opera stessa di Neill trae significato dalla funzione determinante assegnata da Reich, nel processo storico e sociale, all’educazione: quando Reich, infatti, sostiene e dimostra che la struttura di base di ogni processo sociale è la struttura di carattere e che tale struttura può essere tramandata di generazione in generazione attraverso il condizionamento educativo, quali che siano le trasformazioni operate nelle strutture economiche ed istituzionali della società, l’educazione diventa il fattore essenziale del determinismo sociale, mentre l’economia e l’ideologia politica o religiosa, considerate per secoli i « motori della storia » dal pensiero marxista e idealista, recedono a posizioni sovrastrutturali.

In Neill, come in Reich, si ritrova il rifiuto del concetto freudiano di Tanathos, la contestazione della presenza e inestirpabilità di una « distruttività innata » nell’uomo. Questa negazione, com’è noto, era stata condotta da Reich fin dai primi anni trenta sulla duplice base della sua esperienza clinica di psicoanalista e della documentazione antropologica apportata dagli studi di Bronislaw Malinowski e di Margaret Mead sui popoli primitivi a costume matrilineare e sessualmente permissivo.

Neill riprende la concezione reichiana del bambino (come di ogni altro organismo) quale unità energetica la cui salute o malattia, felicità o infelicità, funzionalità o disfunzionalità dipendono dalla sua possibilità o meno di pulsazione naturale.

Vediamo, ora, come questi principi sono vissuti nella pratica quotidiana a Summerhill. Il nucleo dell’intera vita di Summerhill è l’assemblea generale, che riassume in sé il principio basilare dell’autogoverno degli allievi, a sua volta espressivo del principio cardinale neilliano dell’autoregolazione del bambino. All’assemblea generale, che si tiene ogni sabato sera, partecipano, con eguale diritto di voto tutti i componenti della scuola: insegnanti e allievi. Il voto di Neill ha lo stesso « peso » deliberativo di quello di un bambino di sei anni. Neill discute onestamente, nelle sue opere, anche la problematica profonda di questo egalitarismo. Egli non nega che gli allievi abbiano verso di lui simpatia e ammirazione, oppure ostilità e che, quindi, le sue proposte siano ascoltate con interesse particolare: ma quest’interesse non si traduce affatto in obbedienza automatica e tanto meno sui temi scottanti. Nell’insieme le norme votate dall’assemblea sono espressione del duplice desiderio di difendere gli interessi essenziali dell’individuo e quelli della comunità. Ci sono tuttavia temi su cui neppure l’assemblea è autorizzata ad interferire: in primo luogo la frequenza alle lezioni, che è sempre stata e resta facoltativa. Non meno stabile è il principio che l’alimentazione non deve essere imposta né quantitativamente, né qualitativamente. L’assemblea è anche il tribunale che giudica le infrazioni alle norme della comunità: è questo un fatto importantissimo perché in tal modo la punizione non ha più la sua fonte nella persona dell’insegnante (e quindi nel principio autoritario) ma è solo espressione diretta ed evidente della collettività e del suo impegno a far rispettare i diritti di tutti e dei singoli violati dalla prepotenza personale. Sul piano dei contenuti, Summerhill ha sempre riservato e continua a riservare particolare importanza alle attività concrete, siano esse manuali, artistiche o ricreative. Per quanto concerne la metodologia dell’insegnamento la sua importanza è invece considerata da Neill molto ed anzi (a mio parere) troppo marginale. Neill parte infatti dall’assunto che se un bambino o un ragazzo desidera realmente imparare una cosa, l’imparerà senza alcun bisogno che le informazioni relative gli siano propinate con metodi particolarmente congeniali o stimolanti. L’importante è per Neill non tanto sviluppare quanto semplicemente consentire che si sviluppi una spinta motivazionale.

Una delle obiezioni più comuni, quando si discute l’esperienza di Neill, è che « questa terribile scuola » creerebbe solo degli spostati o, peggio, degli esseri antisociali. E’ quindi essenziale cercare di vedere un pò più da vicino quali siano i risultati di questi metodi libertari sia durante gli anni scolastici che dopo. Ovviamente questa valutazione potrà rifarsi a due parametri essenziali di giudizio: quello esterno alla scuola e all’ideologia libertaria che la ispira, quello, cioè, più o meno tradizionale ai fini della valutazione di una qualsiasi scuola che vede il principale criterio di giudizio nella capacità stessa della scuola a preparare i suoi allievi al successo e all’Inserimento in questa società, e il parametro di giudizio interno all’ideazione e alla gestione di Summerhill, cioè il parametro neilliano.

Quanto a quest’ultimo, esso è stato definito da A. Neill con queste parole: « Summerhill si propone di promuovere

  1. sviluppo di persone che sappiano vivere gioiosamente e lavorare con interesse ». In questa visione è chiaro che
  2. successo non è affatto obiettivo primario dell’educazione neilliana e che la partecipazione all’esperienza lavorativa e sociale è considerata desiderabile solo nella misura in cui essa soddisfa o non è comunque incompatibile con le esigenze vitali di una personalità sana e libera.

In questo senso il lavoro congeniale e creativo è senz’altro concepito e vissuto a Summerhill come un’esigenza al tempo stesso individuale e sociale: mentre, viceversa, il lavoro alienato è accettato tutt’al più come condizione di sopravvivenza in una società sbagliata. Per vivere « gioiosamente » Neill non intende, certo, dire che ai suoi allievi sarà assicurata una vita tutta rose e fiori. Vuol dire soltanto che anche nelle prove più dure l’individuo educato davvero liberamente non perde l’amore e il piacere profondo della vita che caratterizza il cucciolo amato di ogni specie (compresa quella umana).

Per quanto, infine, riguarda il giudizio sulla scuola secon

do i parametri esterni e tradizionali, mi limiterò qui a ricordare che già una ventina di anni fa gli Ispettori del Ministero britannico dell’Istruzione, dopo una visita di vari giorni a Summerhill, hanno presentato un rapporto ufficiale che dopo aver formulato alcune riserve (peraltro reperibili nella maggior parte di questo genere di rapporti) sulla qualità dell’insegnamento impartito agli allievi tra gli otto e gli undici anni, afferma testualmente: « l’insegnamento impartito ai più piccoli e agli anziani è senz’altro migliore e, in alcuni casi, ottimo. La sezione artistica ottiene risultati eccellenti mentre un ammirevole lavoro creativo si fa nella sezione letteraria, per esempio con il giornale murale e con le commedie scritte e recitate dagli allievi e dagli insegnanti ».

In questi ultimi anni, sulla scia delle rivolte studentesche di Berkeley e di altre università, « Summerhill: proposta contro una società repressiva », ignorato dal pubblico americano nel 1960 quando fu annunciato in Inghilterra, tanto che neppure un libraio americano ne prenotò una copia, è divenuto un « classico » della pedagogia e viene prescritto come testo d’obbligo in almeno seicento corsi universitari degli Stati Uniti. Dietro questo esplosivo interesse, però, non si cela spesso il consenso, anzi il pensiero di Neill suscita quasi sempre controversie e polemiche. Soprattutto l’atteggiamento fondamentale di Neill verso l’infanzia che è ben espresso in una nota del suo diario: « Ho scoperto di stare dalla parte dei bambini, sono contro la legge e la disciplina, sono incondizionatamente per la libertà, non costringerò mai un bambino a studiare » — gli ha procurato, specie agli inizi, non poca opposizione da parte dei suoi superiori e dei genitori più autoritari e reazionari. Non a caso il secondo libro di Neill « Un maestro destituito » racconta una vicenda « fantastica » che rivela lo stato d’animo di Neill a quell’epoca: il protagonista è costretto a lasciare Gretna sotto la pressione dei genitori infuriati. Quanti accusano Neill di isolazionismo farebbero bene a riflettere su questo dato della sua esperienza, come di ogni altro pioniere dell’educazione: l’ostilità dei genitori ed in genere dei gruppi sociali ove i metodi libertari sono sperimentati. Questa ostilità si attenua nella misura in cui il « pioniere » accetta i valori, i contenuti e i sistemi dell’ambiente circostante. Essa si esaspera e rende quindi necessaria la trasformazione dell’esperimento in un’isola ben munita nella misura in cui i valori, i contenuti e i sistemi della tradizione vengono ripudiati.

 

Nota bibliografica

Opere:

Libri di A.S. Neil tradotti in italiano:

Summerhill: Proposta contro una società repressiva, Forum Editore, Milano, 1969. Seconda edizione: Il metodo per progredire nell’educazione dei figli, Forum Editore, Milano 1971. Genitore Consapevole, Forum Ed., Milano 1970.

Autobiografia, Mondadori Ed., 1974.

Summerhill in « Educazione o condizionamento? », a cura di Ettore Gelpi. La Nuova Sinistra.

L’ultimo Uomo al Mondo. EMME edizioni, Milano 1973.