testimonianze

luglio 1975

 

Maria Rosa 28 anni diplomata maestra d’asilo vive in borgata

Sono cresciuta sempre in quartieri popolari, ora vivo in borgata; sto con Pino, che fa l’operaio, da otto anni, lui ce ne ha dieci di più. lo ho lavorato un po’ coi bambini, li tenevo alle mamme, poi ci davo una mano a casa. Pino mi ha insegnato tante cose, si occupa di tante cose nella fabbrica, lui legge il giornale tutti i giorni. Mo’ ho perso il lavoro, con ‘sta occupazione delle case, che ci ho lavorato anch’io, non son più potuta andare a guardare i bambini e così mi hanno mandato via. Ora sto a casa, ma siccome mi sento sola allora mi sono fatta un’amica che vive in un palazzo vicino e ha quattro figli, allora io mi alzo, un po’ tardi, spiccio un pò per casa, poi vado a pranzo dall’amica mia, così sto un po’ con lei e i bambini, lo i bambini li ho voluti sempre, da principio, ma lui diceva che non voleva avere responsabilità ed è così che non ci siamo neanche sposati. Poi la sera torno a casa verso le sei faccio prima un po’ di spesa e gli preparo la cena, intanto che lo aspetto mi guardo la tv e mi leggo Grand Hotel, che mi piace tanto e che lo compro sempre.

A lui non gli importa se lavoro o no, ma la donna la vede più casalinga; poi torna e mi racconta che successo in fabbrica, tutte le cose, mi racconta che dice di interessante il giornale e poi ci guardiamo la tv e ce ne andiamo a letto. Noi l’amore mica lo facciamo alla burina, come tanti qui. Le «zozzerie» si possono fare quando ci si sposa, e noi, insomma, è come se lo siamo. Ci piace proprio tanto; mettiamo lo specchio per terra e ci guardiamo. Poi la domenica mattina ci piace fare l’amore nella vasca piena di acqua. Noi abbiamo sempre usato il coitus interruptus per otto anni; non è vero quello che si dice, a noi piace molto; ma perché noi abbiamo fantasia, per esempio una mattina alle tre stavamo in vacanza in tenda ci è venuto di andare in mare a fare l’amore, lo il figlio l’ho voluto sempre subito, non sapevo più che fare per convincerlo ma lui niente, mi diceva che stava bene così con me. Una volta ero proprio disperata e me ne sono andata da mia cognata che in queste cose ci sa fare; mi ha detto; convincilo ad usare i preservativi e poi tu li buchi. Riesco a convincerlo, e li buco tutti, ma poi non ce l’ho fatta a tradire la sua fiducia e gli ho detto che non mi piaceva e che li buttasse via. Abbiamo occupato le case, e io ci ho tavolato tanto. Una notte Pino non si ritira e io gli dico «che fai?» «non stai attento?» lui dice «no»! Dopo ne abbiamo parlato e lui è come se mi avesse detto che ero stata tanto brava nella lotta della casa. Dopo tre mesi sono rimasta incinta. Ora sono di sei mesi, ma si vede poco, mi piacerebbe che si vedesse di più. Ci piace sempre fare l’amore come prima. Un po’ di tempo fa mi era venuta l’idea fissa che il bambino fosse morto perché la pancia non mi si ingrossava allora mi hanno portato dal medico che mi ha fatto sentire il bambino, il cuore, ero proprio contenta. Datosi che non lo sentivo muoversi dentro, una sera mi sono messa nella vasca piena fino all’orlo di acqua bollente. Ho sentito come una vampata, un cordone attraverso la pancia. Qui da noi il parto diciamo che si dice così perché parti ma non sai se torni. lo ho proprio il terrore del parto.

 

Nicoletta 24 annicasalinga, marito ingegnere

«Fra mio marito e me non ci sarebbero stati problemi se non ci fosse stata la sua famiglia e soprattutto sua madre… Giovanni ed io siamo stati insieme dieci anni prima di poterci sposare perché la famiglia di lui non voleva: in dieci anni non sono mai potuta salire una volta in casa sua. In famiglia lo hanno viziato; anch’io l’ho viziato: quando studiava all’università ero io a fargli i servizi alle varie segreterie, a volte, quando era sotto esami, gli portavo alla soglia di casa ciò che gli serviva e non lo facevo chiamare per non disturbarlo. Conoscevo la sorella, e le volevo bene; si ammalò gravemente e dovettero ricoverarla; non potei mai andarla a trovare. La sera che morì, aspettai tre ore fuori dell’ospedale, sotto la pioggia, per avere notizie.

«Come hai potuto sopportare tutto questo?».

«Non lo so, perché lo amo». «Per quali ragioni lo ami?». «Non lo so, è sempre nervoso, parla poco, non racconta niente del suo lavoro, mi dice che dopo la bambina sono diventata grassa e che non sono più carina come prima; non riesco proprio a dimagrire, come vorrebbe lui; me lo dice pure di fronte agli amici. Durante la gravidanza non mi poteva vedere, se andavo in bagno a farmi la doccia, mi diceva di chiudermici dentro a chiave, per evitare il rischio di vedermi nuda. Quando ho avuto la bimba, veniva mezz’oretta la sera a fare un salutino; era aggressivo, con la scusa del lavoro diceva che aveva poco tempo per venire, poi andava al cinema con gli amici, ed io piangevo tutta la notte. Mi ha fatto uscire dalla clinica dopo 5 giorni anche contro il parere del ginecologo, perché gli faceva impressione vedermi lì e poi si scocciava a tornare solo la sera a casa. Sono stata poco bene per molto tempo dopo. Ogni sabato sera dovevamo andare dai suoi: al 4° mese di gravidanza un sabato mi sentii molto male; ebbi fortissimi dolori e dissi a Giovanni che non potevo andare: avevo paura di abortire. Lui andò lo stesso dai suoi; lo pregai di tornare presto perché stavo molto male e ero sola: lui mi telefonò da casa dei suoi insultandomi perché non avevo telefonato alla madre per scusarmi. «E allora, se questo è tuo marito, perché lo ami?». «lo l’ho sempre capito, dopo la nascita della bambina non ho più quella

pazienza: la gravidanza ed il parto vissuti a quel modo mi hanno fatto venire un forte esaurimento nervoso: ridevo freneticamente e subito dopo piangevo senza potermi fermare: lui diceva che ero isterica e usciva con gli amici. Ho dovuto superare tutto da sola. Un giorno stavo molto male; quando lui tornò dall’ufficio mi disse fregandosi le mani: «Bene, bene, sono stanco, adesso vengo a letto anch’io»; si mise a letto e disse: «Ora ci vuole solo un bel tè!». «Sessualmente con mio marito andava bene: io sono stata allevata dalle suore, non sapevo nulla; mio marito è stato molto delicato e sensibile in questo, ma durante la gravidanza lui non mi desiderava ed anche a me non piaceva.

Dopo il parto per molto tempo ho avuto un grosso rifiuto: se si avvicinava mi veniva voglia di sbatterlo al muro. Ma su alcune cose lo tengo; ormai lo conosco. Se mi tradisce, non lo voglio sapere, sarò vigliacca, ma mi conosco, soffrirei in maniera impossibile, dovrei lasciarlo e non potrei». Entra il marito: “Avete finito, voi due?».

 

Monica 33 anni, casalinga, tre figli, marito, grosso dirigente.

Andavo al liceo e non sapevo niente di niente, la mia famiglia era molto rigida, ma avevo un padre che adoravo. A 16 anni mi innamoro di mio marito, ha cinque anni più di me. Mi invitava a casa sua a sentire i dischi ed io ci andavo senza pensare minimamente a niente. Non c’era nessuno e lui volle fare l’amore, lo ero innamoratissima e lui pure, ma rimasi proprio traumatizzata. Ero totalmente passiva e terrorizzata e questo pure dopo, non avevo capito che dovevo partecipare anch’io, non gli ho detto mai niente perché non capivo neanche io quello che mi stava capitando. Sono rimasta incinta ed ho abortito una mattina da uno, in un ambulatorio. Due ore dopo stavo a tavola terrorizzata che i miei se ne accorgessero, soprattutto mio padre. Non usavamo proprio niente ed io non mi rendevo conto di niente. Due anni dopo sono rimasta di nuovo incinta ed abbiamo deciso di sposarci, lui poi aveva trovato un lavoro piuttosto buono. I nostri non sapevano niente del fatto, ed io ero terrorizzata che se ne accorgessero: abortii al quinto mese spontaneamente, stetti malissimo: sensi di colpa verso di lui, di me, verso tutti questi rapporti sessuali. I nostri parenti se ne accorsero, perché avevamo detto che ero di due mesi. Mi venne allora la smania di avere un figlio a tutti i costi, subito, e lui era d’accordo. E così ebbi la prima. I primi mesi stetti malissimo, poi, dato che fisicamente non si vedeva quasi niente, non me ne preoccupavo molto, in quel periodo siamo stati abbastanza bene, lui era contento di far l’amore senza problemi, anzi lo voleva fare sempre, più di prima, più lui che io, io non ne avevo molta voglia. Mi ricordo solo che uno degli ultimi giorni prima del parto mi venne una paura improvvisa delle smagliature. Al momento delle doglie e del parto, Stefano se la squaglia, e arriva tardi, lo ce l’avevo a morte con lui, e gli lanciai una scarpa. Dopo tre anni ho avuto la seconda, per caso, fisicamente ero più avvilita e preoccupata, anche lui ci rimase male ed incominciò a dare a me la colpa. Ma intanto voleva fare sempre all’amore, quando voleva lui ed era contento e basta, anzi diceva che gli piacevo di più perché ero più grassa. Al momento delle doglie e del parto al solito cercava di filarsela, tanto che furono i miei ad accompagnarmi in clinica. Poi arrivava lui, e, dato che ho sempre avuto parti veloci e piuttosto facili, mi diceva «Beh, che hai fatto, lo fanno tutte…». lo mi disperavo gli lanciavo di tutto. Qualche notte dormiva in clinica e voleva fare subito l’amore, io avevo i punti e una notte svenii. Rimasi di nuovo subito incinta e lui mi portò ad abortire da uno che conosceva. Dopo un paio di mesi sono rimasta incinta di nuovo e lui mi portò di nuovo da quello per l’aborto: già stavo sul tavolo e tutto era pronto: io mi alzai e me ne andai, lui mi disse che ero pazza ed isterica. Dopo però, durante la gravidanza ha sempre continuato ad avere questa voglia di fare sempre l’amore, io stavo male. La notte, siccome stavo poco bene e mi giravo in continuazione e gli davo fastidio me ne dovevo andare sul divano di là. La notte delle doglie mi disse che ero pazza e che non era vero niente e che lo lasciassi dormire; mi sono dovuta trascinare al telefono chiamare mio fratello che mi portasse in clinica e chiamai il medico. Lui è rimasto fino al parto e poi è tornato a dormire.

Due anni fa ho avuto un altro aborto: erano due gemelli.

 

5 domande ad un marito:

D. Che cosa è cambiato nei rapporti sessuali con sua moglie dal momento che ha saputo che lei era incinta?

R. Nulla per il solo fatto di saperlo; qualcosa è cambiato perché mia moglie incinta è diventata più bella, fisicamente più provocante e più serena, per cui il rapporto mi appariva più attraente sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico.

D. E quando si è cominciata a vedere la pancia?

R. Appariva qualcosa che guastava un po’ la linea, ma nei primi mesi questo non ha creato alcun senso di disinteresse, anzi quando mia moglie era al IV mese, a sua richiesta, forse proprio perché si sentiva più affascinante, le ho fatto un servizio fotografico «sexy».

D. E quando la pancia era molto evidente?

R. Allora il mio interesse per il suo corpo è diminuito e penso questo corrisponda a un’esigenza della natura che si riflette in entrambi i partners.

D. Come ha affrontato la dovuta astinenza degli ultimi mesi?

R. L’astinenza non è mai una cosa piacevole.

D. Ha mai avuto dei rancori contro il nascituro perché la privata in un certo senso della moglie? 

R. Credo di no, proprio perché al naturale desiderio di lei era succeduto un altrettanto naturale disinteresse.

 

Marina, anni 42, separata, giornalista

Io ho avuto delle gravidanze facili, felici, desiderate e amate. Questo, per ciò che riguardava il mio rapporto, il mio «vivere» con il figlio che attendevo: anche gli «appuntamenti» notturni quando mi svegliava muovendosi mi facevano sentire oltre che felice, ricca, fortunata. Era il rapporto con mio marito che non funzionava. Abbreviando, potrei dire che mi odiava. Il nostro era stato un incontro di amore e di grande attrazione sessuale, ma dal momento che ero gravida «gli facevo impressione» (eufemismo per dire schifo, penso io); addirittura fin dal primo mese, perciò quando non avevo ancora la «gobba» che pure non gli piaceva! infatti quando si litigava, arrivava a dir mi come fosse un insulto: «ma non ti vedi allo specchio?!». Non ha mai voluto vedermi nuda con la pancia grossa, io mi trovavo bellissima e glielo dicevo, ma ho dovuto perfino comprarmi una camicia da notte, io che dormo sempre nuda. Ora scherzo, però allora soffrivo, e poi ero continuamente eccitata sessualmente e desideravo fare l’amore più spesso di quanto lo desideri normalmente. Arrivavo anche a accarezzarmi io stessa.

Essere così sola a vivere queste gravidanze, mi faceva aumentare l’amore verso il figlio che avevo dentro: non ho mai odiato neanche per un istante le mie gravidanze, sentivo però che questo figlio apparteneva solo a me. L’esplosione del parto, orgasmo gigante, me lo ha confermato.