un parto diverso

maggio 1975

 

La creazione di un nuovo essere umano dovrebbe offrire una delle più grandi possibilità per un incontro armonico fra scienza e poesia. Se questo non accade normalmente, se la gravidanza, il parto, la maternità, e il rapporto madre-figlio sono spesso caratterizzati da traumi, dolori e sofferenze, è perché viviamo in una società che poggia sulla non consapevolezza passiva dei suoi protagonisti, mantenuta brutalmente attraverso la violenza amministrata dal potere e da tutti i suoi servizievoli strumenti: la scienza, la religione, la cultura, la famiglia, ecc. Quindi la coscienza della nostra condizione e il diritto alla coscienza di tutti i processi della nostra vita è l’arma fondamentale nella nostra lotta, come in tutte le lotte contro la sopraffazione e lo sfruttamento.

Un potere che si regge sulla incoscienza diventa per forza sempre più precario con l’evoluzione della storia, come vediamo in tutto il mondo, della Indocina al Portogallo, dalla Grecia all’Angola, fino ad altri paesi come l’Italia, dove il potere operaio si fa. sempre più sentire, le donne prendono coscienza e lottano per i loro diritti, e gruppi di giovani combattono l’oppressione del sistema.

Una proposta per vivere la gravidanza, il parto e il successivo rapporto madre-figlio con maggiore coscienza ed equilibrio psico-fisico ci viene da un nuovo metodo di «Parto Naturale», elaborato da Olga Medugno e da Patrizia Setzu Delli Santi che tiene il corso a Roma.

Il metodo è basato sulla ricerca di un equilibrio psico-fisico; la chiave per il suo raggiungimento è la respirazione, sulla quale poggia il controllo cosciente di tutte le espressioni fisiche e mentali dell’essere umano. Il bambino viene considerato un individuo che già esiste, non una cosa che ci appartiene, non una parte del nostro corpo. Quindi, fin dalla preparazione al parto, c’è uno scambio intenso, di reciproco rispetto fra due individui.

Il metodo si basa su quattro elementi. La respirazione, la ginnastica (la padronanza cioè di movimenti dissociati, abbinati al respiro), il colore e un esercizio-danza, che si chiama «Osen». Il tutto insieme tende ad ottenere una perfetta conoscenza e padronanza del fisico, e una sintonia fra madre e bambino.

Importante è anche la preparazione della sala parto, che viene allestita per creare l’ambiente adatto alla madre e al bambino che nasce. Anche qui, il metodo ha lo scopo di de-traumatizzare il il parto e la nascita. L’impronta traumatica della nascita, che tutti abbiamo dentro di noi, viene minimizzata, e la transizione dalla vita interna a quella esterna diventa graduale secondo le tecniche sviluppate dal medico francese, Frederick Le Boyer. Le sensazioni vissute dentro l’utero vengono prolungate, e la presentazione avviene lentamente e con dolcezza. Anche nella sala parto, le esigenze della madre e del bambino, estremamente fragile, vengono rispettate. Il neonato apre gli occhi

e scopre l’ambiente esterno con un sorriso, senza grida né lacrime. La respirazione e la ginnastica sono individuate per ciascun gruppo muscolare. Il metodo del «Parto Naturale» si distingue infatti da quello psico-profilattico, in quanto comprende una preparazione particolare anche per la fase finale dell’espulsione. Il nuovo metodo va oltre lo scopo parziale di eliminare il dolore durante le contrazioni. Gli esercizi sono destinati non solo a dare alla madre il controllo del proprio rilassamento, ma anche ad acquisire una scioltezza di movimenti e l’armonia del proprio corpo. Ci sono tipi di respirazione che servono per ossigenare la parte media dei polmoni, altri che danno la padronanza dei muscoli delle gambe e di quelli del perineo che, al momento del parto, devono essere rilassati volontariamente. Altri esercizi sono particolarmente adatti per l’elasticità di questi muscoli. Altri per la colonna vertebrale, i muscoli addominali, la fascia lombare, le spalle ecc. Anche ai colori viene attribuita molta importanza per un evolversi nuovo e dinamico, della vita della nuova creatura. «Ogni essere umano, ogni individuo vivente su questa terra, possiede delle caratteristiche proprie, alcune note da sempre (colore degli occhi, dei capelli, forma del naso, forma del corpo, ecc.), altre note da pochi anni (gruppo sanguigno, caratteristiche degli organi interni), ma pochi sanno che ad ogni individuo corrisponde una energia particolare, di una determinata lunghezza d’onda, che si esprime magnificamente con i colori» scrive Olga Medugno nel suo libro «Parto Naturale». «Guardate l’aria che vi circonda; vi sembra incolore, trasparente, muta, ma quante cose che i vostri sensi non percepiscono, sono presenti in quell’aria! Le onde della radio, per esempio; quindi l’aria non è muta. Particelle solide in continuo movimento; quindi l’aria non è trasparente. Colori, tutti i colori dello spettro solare; quindi l’aria non è incolore».

Il metodo Medugno comprende esercizi particolarmente destinati a dare maggiore comprensione dei colori che ci -circondano ed a trasmetterli al bambino, mettendo madre e figlio in una maggiore sintonia di energia e fantasia. L’esercizio-danza OSEN, infine, è un esercizio che riguarda l’intesa fisica fra madre e bambina. Si tratta di passi semplici, con i quali si interpretano gli stadi evolutivi dal concepimento alla nascita e il rinnovarsi annuale della natura. I movimenti mettono la madre in una- condizione muscolare corrispondente a quella del bambino nell’acqua, e la stimolano ad una sintonia ritmica.

La sala parto

E’ il primo ambiente esterno col quale il bambino entrerà in contatto. Sono importanti, perché la sua venuta al mondo non sia traumatica, perché la nascita inizi senza scosse, questi elementi:

1) Le luci: gli occhi del bambino sono stati aperti fino alla nascita in un mondo senza luce, nella tenebra. Quindi le luci dovrebbero essere attenuate, basse, non dirette, sia di giorno, che di notte;

2) i suoni: le orecchie del bambino hanno percepito fino alla nascita suoni ovattati, filtrati, come erano, dal liquido amniotico. Quindi non ci devono essere suoni violenti, persone che parlano a voce alta;

3) l’ambiente: il bambino esce dalla madre, ma ha ancora molto bisogno di lei, della sua protezione, della sua serenità. Qualsiasi presenza che può aiutare la madre, dovrebbe essere consentita nella sala parto;

4) il tempo: il tempo non deve contare in sala parto. La gestazione dura nove mesi, la vita tanti anni, quindi le persone che circondano la madre non devono aver fretta e dare a questo momento, tanto importante di passaggio, il tempo che merita;

5) il cordone ombelicale viene tagliato solo dopo che è cessata la sua funzione e smette di pulsare. Il bambino così riceve ossigeno sia dai polmoni sia dal cordone, il trasferimento avviene meno traumaticamente e il bambino ha il tempo di abituarsi all’aria;

6) il tatto: la madre prende il bambino e lo appoggia sul proprio addome. Il bambino si apre da solo dalla posizione fetale, seguendo il suo tempo e ritmo, sempre in contatto con le vibrazioni materne;

7) il bagno: la prima separazione dalla madre viene associata con un elemento del bambino: l’acqua. Il bambino si rilassa, riconoscendo lo stato di sospensione al quale è abituato. E viene così risparmiato il trauma dell’acqua corrente, con la quale molti ospedali danno il primo bagno;

8) la musica. Una musica di organo, dolce e ritmica, è abbinata al respiro. La registrazione della stessa musica ha accompagnato la gestante durante gli esercizi della preparazione.

Patrizia Setzu Delli Santi ha partorito con questo metodo cinque mesi fa. La bambina, Alba Chiara, è il suo terzo figlio.

Patrizia ci dice: hai un equilibrio respiratorio, un equilibrio muscolare perfetto, è logico che tu raggiunga un equilibrio anche psico-fisico in generale. Per quanto riguarda il parto, sull’equilibrio muscolare fondi la possibilità di rilassare e di contrarre i muscoli a volontà. Sull’equilibrio respiratorio, una ossigenazione perfetta sia per te che per il bambino e di conseguenza una nascita molto meno traumatica. Sul rilassamento completo, ottenuto durante il corso, c’è il fatto che durante il periodo di dilatazione puoi praticamente staccarti dalla contrazione, e lasciare che questa influisca da sola. Anche perché questo è un compito che ha il bambino. Tu hai un compito di spettatrice in quel momento. Interferire nell’evoluzione del parto in questa fase, è negativo, perché le contrazioni diventano più lunghe, più noiose, ecc.

E la fase espulsiva? domando.

Olga e Patrizia: Normalmente durante questa fase si preme e così viene ostacolato il movimento dell’utero. Il diaframma preme la pancia verso il basso comprimendo l’utero. Con una preparazione alla dilatazione dei muscoli perineali e una respirazione particolare, la madre guida ed aiuta il bambino ad uscire liberamente, difendendosi anche dalla paura. Con questa-nuova forma di respirazione, la mamma, prima di tutto, ottiene nel momento espulsivo una immediatezza, una velocità maggiore di quella che normalmente potrebbe avere nella normale espulsione. Quindi porta all’uscita del bambino in un tempo molto più limitato e molto più attivo, senza che il bambino soffra. In più, evita, in molti casi, anche la famosa incisione del perineo.

Domando ancora:

Si sa qualcosa dei risultati di questo nuovo modo di nascere? Ho letto che i bambini nati con il metodo sviluppato da Le Boyer, per rendere meno traumatico il passaggio dalla vita uterina alla vita esterna non piangono e addirittura non sanno cos’è la paura.

Olga: Nei bambini nati con questo metodo del «parto naturale» si nota una certa tranquillità, una certa dolcezza, psicologicamente sono più liberi… Normalmente la donna partorisce con paura, non con conoscenza… è logico che a lei, la paura crei dolore. Il dolore ferma tutto ciò che è normale, naturale, cioè, «lo svitamento» del bambino per uscire. Quindi è logico che resti in lui proprio come un clichè: la paura. Non avendo avuto questo trauma, è una conseguenza logica, proprio logica, matematica, che vi siano effetti positivi sulla psiche del bambino. Patrizia può raccontare la sua esperienza e l’esperienza della sua bambina. Patrizia: «Il mio ultimo parto è stato molto interessante perché ho avuto la possibilità di un confronto con gli altri due. Avevo fatto la preparazione psicoprofilattica, per gli altri due. Non ho mai perso la testa, sono sempre stata calma e tranquilla, però l’ultimo è stato diverso. Diverso perché durante il periodo della dilatazione ho trovato calma, serenità, equilibrio, possibilità di partecipare.

La fase espulsiva è avvenuta con tale velocità, che ho partorito sulla barella, prima ancora di entrare in sala parto. I tempi sono stati ancora più brevi di quello che pensavo.

Quando è nata la bambina, è stata una esperienza splendida. L’unica a parlare ad alta voce sono stata io, ho gridato «dio mio, quanto sei bella». E poi, questa bimba sulla mia pancia, messa lì, che cercava di guardare intorno, sorrideva, cercava di tirare fuori le gambe, le braccia, cercava di assaggiare questo vuoto a cui non era abituata. Poi, ad un certo punto abbiamo cercato di toglierla… e lei si è messa a urlare disperatamente. Allora rapidamente abbiamo tagliato il cordone, l’abbiamo rimessa sulla mia pancia, ed è stata buonissima. Dopo di che, l’ha presa Andrea, mio marito, e le ha fatto il bagno.

Dopo non ha mai più pianto. Ho sempre avuto dei figli buonissimi, in assoluto, ma mai come lei. Una bambina che non ha mai pianto… Una bambina che all’età di due mesi faceva 12 ore di sonno la notte.

E l’effetto sul rapporto madre-figlio di questo nuovo metodo?

Patrizia: Si impara a considerare il bambino non come una cosa che nascerà, ma come un individuo che esiste già, che ha diritto ad un rispetto, ad una considerazione, molto più profonda e molto più ampia di quella che riceve normalmente. Considerando il bambino come un individuo, si impara da lui. Lui ti può dare delle informazioni con il suo tipo di ritmo, di sonno, di veglia, di modo di muoversi, di reagire alle emozioni della madre… che sono molto importanti nella sua vita e nella sua realtà individuale. Olga: L’effetto sul rapporto madre-figlio è importantissimo. Oltre a nutrire il bambino, la mamma può influire, anche psicologicamente nel periodo prenatale infondendogli questa conoscenza di colori, questa fantasia, questa armonia. E il bambino ne riceve una capacità propria intellettiva di equilibrio. Una altra cosa importante è l’individualità di tutte e due. Sentire la responsabilità di creare un individuo, non una cosa che ci appartiene esclusivamente… La donna è forte. La donna è intuitiva.

Con conoscenza, la donna vede nuovi panorami nella sua vita. Lei e il suo bambino sanno prendere delle responsabilità meravigliose.

Non si cade nel mammismo?

Patrizia: Assurdo, o la madre è soggetto assoluto, o diventa un oggetto. Spesso la madre oggetto è una scusa per poi poter considerare il figlio un possesso.

Mi sembra però che il rapporto ossessivo, nevrotico, morboso fra madre e figlio, che il «mammismo» vuol confondere con l’amore, non sia una scelta, E’ spesso una manifestazione di tante frustrazioni, l’unico sfogo socialmente concesso a molte donne. Secondo Patrizia, tuttavia l’importante è che tanto la madre tanto il figlio, siano individui con diritto al rispetto.