voci diverse stessi problemi

Francesi, italiane, svizzere, spagnole, africane, tedesche illustrano in assemblea generale le conquiste, i problemi e i limiti dei movimenti di lotta delle donne nei loro Paesi.

luglio 1977

Intervento introduttivo, una compagna francese del comitato organizzativo. L’idea del convegno è nata alla fine del 75, anno internazionale delle donne, che sono le sole che -non si sono espresse. Su «Le Monde» sono usciti una serie di articoli sulla questione femminile, in nessuno di questi si poteva leggere una ‘riga sul movimento femminista. In Messico le compagne femministe non sono neanche potute entrare in sala. Necessità di un ripensamento di tutte le donne sui problemi comuni. Cresce il legame del movimento femminista con il movimento operaio. Le rivendicazioni vanno integrate all’interno del movimento operaio altrimenti le promesse dell’anno internazionale della donna rimarranno lettera morta. Oggi, in un momento di crisi del sistema capitalistico, specie in Europa sta passando un grosso attacco alle donne in tutti i Paesi, i difensori del sistema capitalistico lodano sempre più le virtù della donna-madre, è in atto una riduzione della procreazione nei Paesi a capitalismo avanzato, si reagisce con attacchi ai settori meno redditizi (servizi sociali, scuole, soppressione dei crediti nei servizi ospedalieri, soprattutto quelli che tentano di introdurre tecniche nuove, ad es. Lila a Parigi, rimessa in discussione dei congedi per maternità ecc.). I due temi di lotta che si ritrovavano erano:

1) Crisi economica, conseguenze sulla donna

2)Aborto, lotte e riprese delle lotte, Italia, Inghilterra, Francia, Germania. Si parte dalle lotte portate avanti per vedere di avanzare insieme. Dobbiamo avere chiaro che siamo l’avvenimento più importante degli ultimi anni, a Roma ad esempio, si fanno manifestazioni di migliaia e migliaia di donne. In Spagna e in Portogallo le donne lottano. In Italia provocano crisi politiche e governative.

Le donne lottano contro la borghesia internazionale che tende ad attaccare e a dividere, si ritrova una relativa omogeneità, anche a livello internazionale, sui tipi di lotte che le donne stanno conducendo. Bisogna discutere sempre più avanzati tipi di lotta. Si propone la discussione su iniziative da prendere insieme, in tutti i Paesi del mondo, si propone un bollettino internazionale, un libro sul congresso, si propongono sempre più stretti legami tra le varie matrici ideologiche presenti nel movimento.

Vi è qui l’intervento di una compagna inglese inglese sul problema dell’aborto, che è riportato, nelle sue linee essenziali nella relazione di Simonetta, sulle commissioni aborto e consultori.

Anche gli interventi della compagna dell’ MLD e del CRAC sono riportati nella relazione di Simonetta.

Segue l’intervento, molto bello, molto coinvolgente di una compagna latinoamericana che è tradotto e riportato pressoché integralmente più avanti.

L’intervento di una compagna inglese omosessuale sui problemi dell’omosessualità, parlato velocissimo, mal tradotto, non sono riuscita a trascriverlo. È riportata più avanti la relazione, scritta da una compagna di Firenze, sulla commissione sull’omosessualità ed il femminismo.

Intervento di una compagna spagnola, emigrata in Svizzera: Noi emigranti abbiamo il grosso problema dell’accesso agli strumenti culturali dei Paesi che ci ospitano. Abbiamo di solito una formazione culturale insufficiente anche nei Paesi di origine e questa è una delle cause per cui emigriamo. Abbiamo inoltre grossissime difficoltà ad inserirci come donne lavoratrici nel nuovo ambiente. In Svizzera la nostra condizione è terribile. La situazione di isolamento e di angoscia per noi diventa sempre peggiore, esiste una incredibile xenofobia che sempre più ci costringe ad una emarginazione quasi assoluta. Questo clima di insicurezza permanente, crea conflitti e tensioni tra le lavoratrici delle classi operaie emigrate e autoctone. Le donne sono, in gran parte, le prime vittime di questi meccanismi.

Le restrizioni lavorative e retributive di questo periodo si fanno maggiormente sentire proprio sulle donne; licenziamenti del 21% a carico delle donne emigrate, de’l 6% a carico delle donne svizzere. Le donne percepiscono dal 30 al 40% in meno dei maschi con stessa qualifica lavorativa. Esistono leggi per la protezione della maternità quasi inesistenti. Esistono grosse difficoltà a prolungare il permesso di soggiorno per le lavoratrici senza contratto. Così, spesso le donne sono costrette ad andare via. I lavoratori stagionali (9 mesi di permanenza) non possono portare la famiglia in Svizzera. Questo comporta una separazione obbligata e disumana. Le donne incinte sono obbligate a lasciare la Svizzera, c’è una grossa carenza dal punto di vista della protezione giuridica e legale, uno statuto dei lavoratori quasi schiavista. Nessun rispetto per i diritti dei lavoratoti. Le situazioni familiari per gli emigranti tendono a diventare presto difficili, a causa della mancanza di strutture sociali, soprattutto per quel che riguarda l’assistenza ai bambini che spesso sono costretti a restare nei Paesi d’origine a carico di chi è rimasto. Noi madri e lavoratrici viviamo quindi conflitti intollerabili. I figli di emigranti, inseriti in strutture scolastiche difficili, devono inoltre affrontare il grave problema delle differenze di lingua. È irrisorio il numero dei figli di emigranti che riesce ad. arrivare alle scuole secondarie. Spesso i nostri bambini, costretti a frequentare classi speciali, si trovano prestissimo una etichetta di sub normalità.

La nostra situazione dal punto di vista sessuale resta legata a vecchi schemi culturali. Siamo costrette ad abitare in case schifose in condizioni impietose, senza assistenza sanitaria. Le più elementari libertà individuali vengono messe in causa. Il padrone di casa è spesso anche il padrone della fabbrica; se perdi il lavoro, perdi la casa.

Impossibile qualsiasi forma di vita comunitaria, spesso siamo addirittura costrette a vivere in baracche. La donna emigrata non ha alcuna possibilità di intervenire su quello che la riguarda. Tutto questo lo portiamo a questa conferenza come denuncia.

Intervento dell’Intercategoriale di Torino

La nostra esperienza di aggregazione è nata a partire dalle 150 ore (1976). Si erano tenuti alcuni gruppi sulla condizione femminile, che avevano visto una amplissima partecipazione di operaie ed impiegate. C’è stata anche una larga adesione tra le compagne già sindacalizzate. L’intercategoriale si è avviata con la presenza di operaie, impiegate e casalinghe, Si è partite dal diritto all’organizzazione autonoma delle donne nel sindacato. Il confronto diretto con il sindacato è venuto dopo. Si è partite dalla discussione sulla propria condizione nata in fabbrica tra le donne. Le prime assemblee di sole donne nascono l’8 marzo 1976, si permette così a tutte le donne di esprimersi, e questo avviene non più centralmente, nei luoghi tradizionali del movimento, ma localmente, nelle zone, avviandosi così un radicamento nei singoli posti di lavoro e nella città. Si riesce ad organizzare un incontro provinciale di delegate metalmeccaniche. In questo modo le donne riescono a partecipare alla definizione della piattaforma rivendica riva del sindacato. Ma dobbiamo avere chiaro, che questa nuova esperienza che si sta conducendo non va in alcun modo separata dal contesto in cui essa è avvenuta, cioè essa è strettamente legata a lotte e metodi e pratica del movimento femminista. Le questioni si affrontano a partire .dal proprio vissuto di donne perché la condizione femminile è specifica e comune a tutte le donne. Nell’intercategoriale abbiamo affrontato il nodo del rapporto tra lavoro casalingo e lavoro all’esterno. Abbiamo anche affrontato il grave problema del lavoro nero, del lavoro a domicilio. Su tutta una serie di questioni legate al problema femminile c’è di fatto una povertà ed una subalternità della linea sindacale, che spesso chiede alle donne sacrifici, anche elevati, senza contropartite. Qual è uno dei problemi che abbiamo avuto? passare da una fase di denuncia, ad una fase propositiva, ci proponiamo di andare avanti nella lotta, il femminismo con l’intercategoriale supera i cancelli delle fabbriche, insieme alla scissione emancipazione-liberazione. Si fanno migliaia di assemblee, centinaia di donne cominciano a crescere insieme a noi. All’inizio l’atteggiamento del sindacato variava da repressivo a permissivo, oggi facciamo i conti con vari tentativi di ingolfamenti. L’ intercategoriale deve diventare un nuovo modo per organizzarsi, deve fare pressione sul sindacato affinché si faccia carico dei problemi portati avanti dal movimento delle donne.

Intervento di una compagna spagnola: Appartengo al coordinamento femminista di Barcellona, le nostre lotte si sono sviluppate specie nell’ultimo anno, soprattutto a Barcellona. Le donne sono in lotta soprattuto per rivendicazioni salariali. Questo tipo di lotta riflette anche la condizione della situazione della donna e del movimento femminista in Spagna. Un anno fa a Barcellona c’è stata una prima forma di lotta, su rivendicazioni non troppo specifiche: 150 donne si sono chiuse in una chiesa, quasi tutte erano casalinghe. Questa lotta all’inizio era ancóra molto integrata, le donne uscivano per andare a lavare per i mariti ed i compagni.

Grossa battaglia con la polizia per continuare l’occupazione. In assemblea, la solidarizzazione di 5000 donne a questo sciopero, lotte nella strada, festival ecc. È stata forse una delle prime volte in Spagna in cui le donne hanno potuto capire che la loro lotta è legata a quella della classe operaia. La forma delle lotte delle donne fa parte della lotta come operai ed operaie. Ci sono oggi altri esempi di lotte anche più specifiche dal punto di vista della donna. Ad es. c’è stata una assemblea di 2-300 donne, che in questo modo sono diventate parte attiva in uno sciopero. Questa assemblea è stata spaccata dalla polizia. Pietre contro la polizia che impediva alle donne di esprimersi. Si cominciano a porre le prime rivendicazioni. Difesa della legalità dei salari.

I padroni hanno provato a cacciare via le donne, le donne hanno risposto esigendo la soppressione della discriminazione sessuale. A questo punto i padroni hanno tentato di comprare le donne ad una ad una per dividerle, così la metà delle donne ha ritirato la denuncia. I lavoratori maschi hanno accusato le donne di crumiraggio. Le donne devono imparare a lottare. Nelle assemblee miste si cercava di spiegare ai lavoratori che le donne, lottando per uno specifico femminile non si ponevano in contraddizione alla loro lotta si è riuscite ad avere la solidarietà di molti lavoratori. Si stanno oggi facendo lotte anche in fabbriche come quelle del metano. Si sta cercando in Spagna di sedimentare una pratica organizzativa delle lotte delle donne.

Intervento di una compagna del Crédit Lyonnais.

Il personale del Crédit è in maggioranza femminile, ma il lavoro delle donne è molto monotono. Neil febbraio del 74 è cominciato uno sciopero ai servizi meccanografici. Le donne smettono il lavoro, incominciano la lotta per migliorare il lavoro e la vita. Per le donne, oberate dal problema del doppio lavoro, lo sciopero diventa anche un occasione per uscire dall’isolamento. Si impara, durante lo sciopero a vivere collettivamente, per la prima volta la vita familiare passa in secondo piano. Lo sciopero è .al centro della discussione. Problema di dove lasciare i bambini. Problema delle donne a parlare in assemblea. Molte donne avevano idee, non riuscivano a farle passare per mancanza di organizzazione e chiarezza. Alla fine le donne si sono riunite per fare un bilancio della loro partecipazione allo sciopero. A questo dato si è aggiunta la volontà di partecipare alla campagna per l’aborto e per una contraccezione libera e gratuita, portata avanti dal movimento femminista.

Le donne riunendosi al Crédit hanno fatto vedere la loro volontà di una struttura autonoma. Si analizzano tutti i problemi delle donne, nasce una commissione-donne, nasce una commissione donne-sindacato.

Era necessario fare una lotta, e all’interno del sindacato, e un lavoro femminista indipendente. Da tre anni ormai questi due gruppi funzionano e ci sembrano entrambi necessari. È stato elaborato un documento sul lavoro femminile. A che serve in una ditta un collettivo di donne? Esso è costituito da donne ohe hanno in comune il tipo di lavoro e gli orari ecc. sfruttamento sociale, capitaliste, culturale, queste donne hanno lo stesso tipo di problemi, per la classe operaia la ditta e controparte. Per le donne è importante sottolineare l’importanza della battaglia sul proprio specifico che è una battaglia rivoluzionaria. Imparare ad esprimersi a lottare ad analizzare lo specifico. Diversi dibattiti sono stati tatti sulle esperienze comuni alle donne, si sono letti dei libri, è aumentato il grado di autocoscienza. Come far lottare tutte le donne con noi. Diffusione delle idee, dibattiti, assemblee. I collettivi femministi nella ditta non sono riconosciuti, non possono avere un’esistenza pubblica, non vengono ricevuti dalla direzione, non possono proclamane uno sciopero. È consentito loro solo il dibattito ideologico. È importante quindi imparare ad intervenire dentro la ditta, anche tramite il sindacato. Si deve aumentare il proprio potere contrattuale creando commissioni-donne ovunque. In tutte le ditte, in tutti i settori delle ditte. È importante la commissione sindacale che raggruppa tutte le donne iscritte al sindacato. Teoricamente sarebbe mista, ma le donne, essendo più motivate, divengono nella pratica, presto egemoni.

Si devono create dei comitati per il planning familiare, dal 74 questi comitati stanno nascendo al Crédit Lyonnais, queste commissioni sono sotto il controllo delle commissioni femminili del sindacato.

In queste commissioni vengono date tutte le informazioni, dagli anticoncezionali all’assistenza su problemi del lavoro. Oggi questi gruppi nelle ditte sono tantissimi, 30 solo a Parigi. Un sempre maggiore potere contrattuale. Esiste una sempre maggiore, necessità di confronto e riflessione comune.

C’è qui l’intervento di una compagna nera del Gabon che spiega che anche in Africa le donne sono in lotta, ma la lotta delle donne in Africa è diversa da quella delle altre donne, perché l’Africa è diversa. In Europa e in America c’è il capitalismo, il neocapitalismo, in Africa c’è un sistema feudale, tribale, la lotta delle donne è soltanto lotta di classe. In Africa c’è una classe operaia, in Africa ci sono quindi delle donne che lottano.

Questo intervento, applaudito e fischiato, provoca la risposta di un’altra compagna nera che, sopitosi il casino, sono riuscita a trascrivere:

Sono contenta che in questa assemblea si dia tempo di parola alle donne nere. Mi era sembrato di notare, con dolore, l’assenza delle donne nere da questo incontro. Questo è traumatizzante per me perché ho paura che sia il segno di un dato politico e di contesto. Le donne, le femministe si devono fare carico anche degli specifici neri, nell’Africa nera le donne versano in condizioni miserabili. Sono trattate come bestie, vengono sposate, senza essere neanche consultate, con uomini neanche conosciuti; la compagna fa qui l’esempio di una ragazza, intellettualizzata, che ha studiato in Europa, che è costretta a sposare anche essa un uomo imposto dalla famiglia. La ragazza non ha reagito a questa mostruosa imposizione, il suo silenzio è il silenzio delle donne nere. Le donne vengono spesso anche vendute, proprio come gli animali. La rivolta non è neanche immaginata.

Questo stato di cose è all’origine del discorso che ha fatto la compagna prima di me, che ha detto, prima viene la lotta di classe. Io dico di no, e con me molte altre. Nel mio coordinamento noi diciamo che le donne devono mobilitarsi e lottare insieme, a partire dalla loro oppressione, nessuno lo farà mai per loro.

È un compito storico che anche le donne nere hanno. Prima di terminare vorrei dire ohe oggi noi stiamo lavorando soprattutto sul problema dell’excisione della clitoride e dell’infibulazione. È un problema attualissimo oggi in Africa. Avevamo progettato un incontro specifico su questo problema, non ci siamo riuscite. Invitiamo tutte le donne presenti ad informarsi e rendersi conto di cosa voglia dire questa operazione per capire bene lo stato delle donne nere. Quelle ohe sono qui, raccolgano dati, si informino. Bisogna sapere però che su queste cose è difficile avere informazioni precise, non tutte le donne divengono immediatamente frigide. Vedete di fare le lotte su questo problema in tutto il mondo in modo tale da non limitarci nelle nostre lotte in Africa. Grazie per la parola.

C’è qui l’ultimo intervento di una compagna tedesca che racconta i problemi che le donne hanno oggi in Germania Federale, proprio a partire dal Berufsverbot, il decreto governativo ohe dà facoltà di cacciare da impieghi pubblici (e privati) persone anche solo sospettate di avere idee non solo comuniste, ma genericamente di sinistra. Come sempre le donne, in prima persona, si trovano a pagare i prezzi più alti.

L’assemblea si chiude con un invito a partecipare alle commissioni che si creeranno il giorno dopo.

1) Commissione lavoro – Sindacato, lavoro casalingo

2) Commissione Aborto, consultori

3) Commissione repressione, violenza, centro della donna

Nell’assemblea si sono proposte commissioni che non erano in programma. La commissione sulla omosessualità proposta dalle compagne americane. Commissione che sarà foltissima e molto seguita. Una commissione donne-politica proposta dalle compagne italiane che si unificherà nella commissione femminismo-marxismo, proposta dalle francesi. Una commissione sui problemi dedite donne africane.