IRIGARAY

un messaggio d’amore

giugno 1982

 

Lei è piccola, gli occhi azzurrissimi, vestita di bianco, nella casa tutta bianca all’ll0 piano alla periferia di Parigi. Essenziale nei gesti, come nelle parole, come negli oggetti che la circondano, si siede a terra sorseggiando da una tazza l’ultimo goccio di caffè misto a briciole di biscotto.

’’Volevo chiederti… ’’.

’’Cosa ne pensi di questo libro?”. ’’Passions élémentaires”, l’ultimo da lei pubblicato, non ancora tradotto in italiano.

“Io, al contrario, penso che sarebbe utile. Il tuo è sicuramente un libro molto bello, molto intenso e ricco, ma anche molto difficile”.

”A me sembra, invece, che qualsiasi cosa dovessi aggiungere sarebbe meno chiara del libro stesso”.

’’Possibile davvero che tu non abbia il desiderio di dire qualcosa che ne faciliti la lettura, qualcosa che ne sia, in un certo senso, la chiave di lettura? Non temi di alienarti buona parte dei lettori proprio a causa della poca chiarezza del testo?”.

“Penso che sia un testo il cui maggiore interesse consiste nell’essere al tempo stesso un’opera poetica e un testo filosofico, una sintesi perfetta di questi due elementi”.

Annuisce impercettibilmente e senza sorridere. Le finestre grandissime sono sospese su un cielo senza colore.

“Oggi la maggior parte delle forme d’arte eludono la filosofia dalla quale sono, a loro volta, ignorate: una separatezza ingiusta e immotivata. Il fascino di questo libro sta proprio nella fusione perfetta tra il dire-forma e il detto-contenuto ”,

”Sì, è proprio così, credo anch’io che questa sia una delle cose essenziali del mio libro, sono contenta che se ne intuisca l’intenzione: arte e filosofia dovrebbero infine ricongiungersi”.

“La cosa che mi ha più impressionata, comunque, è stata la carica di sensualità, quasi di erotismo, che traspare da ogni pagina. C’è qualcosa di materiale, di fisico, di viscerale che vive al di là dei tuoi pensieri, una sensazione d’amore e di piacere che precede e segue ogni tua frase e ogni tua espressione poiché è in ognuna di loro”.

”È vero, io penso che sia assurdo dividere il corpo dalla mente, come se fossero due elementi l’uno estraneo all’altro. Materialità e spiritualità sono indisgiungibili, l’una è il prolungamento dell’altra”.

“Quanto tempo hai impiegato per scrivere questo libro?”.

’’Non saprei, sono molti anni che ci lavoro. Di tanto in tanto annotavo i miei pensieri, poi interrompevo per riprenderlo di nuovo dopo qualche tempo”.

”No, dato che a me sembra comprensibile. Ad esempio, tu l’hai capito, e come te alcune altre persone con cui ho avuto modo di parlare in questi giorni”.

“D’accordo, ma non ti puoi basare solo su questo. Quello che voglio dire è che quando si scrive, si dipinge o si crea comunque un qualcosa, non ci si può e non ci si deve porre l’interrogativo se ciò che si sta facendo sarà o non sarà chiaro per gli altri, poiché si correrebbe il rischio di autocensurarsi; ma una volta terminato il lavoro, allora si, io penso che si abbia il ’’dovere” di fare in modo che il proprio prodotto possa essere godibile dal maggior numero di persone possibili, per non divenire patrimonio culturale di una sola élite intellettuale”.

”OK., ma, in generale, io penso che chi comprerà questo libro sarà anche in grado di capirlo”.

Sorrido rassegnata di fronte alla sua granitica certezza: l’ombra del dubbio non la sfiora neppure per un istante. Ci alziamo. La sua gentilezza ha il fascino delle cose concrete cui si sa di poter chiedere una più intima coerenza. Il suo improvviso silenzio, fa sorgere in me il sospetto che non abbia forse capito bene quel che volevo da lei.

”Ho capito benissimo. Sto pensando”.

Come si fa ad essere tanto freddi, tanto lontani, tanto sicuri, tanto impenetrabili, tanto indifferenti e allo stesso tempo di ciascuna di queste cose l’estremo opposto e con la stessa intensità, o forse dovrei dire intenzione?

’’Penso che mi farebbe piacere se scrivessi le cose che hai detto sul mio libro, e se vuoi, ecco, puoi aggiungere questa frase: che questo libro è un messaggio d’amore indirizzato a chi lo vuol intendere”.

“C’è qualcosa che vorresti dire a coloro che si accingono alla lettura di “Passions élémentaires”?

”No, non credo sia necessario”.

Mi basta. Piano piano alle mie spalle si chiude la porta dietro cui resta lei e un albero di limone dalle foglie verdi in una stanza. Bianca.