donne in duomo

febbraio 1976

una considerazione mi è balzata subito alla mente nel leggere le dichiarazioni di cardinali, vescovi ed esperti sulla stampa cattolica, apostolica, romana, milanese e non, all’indomani dell’ingresso in Duomo delle femministe, ed è stata questa. Quando, nel giugno dell’anno passato, le chiese di Montpellier, Lione, Marsiglia, Grenoble e Parigi sono state occupate per veglie e sit-in dalle prostitute, il clero francese è stato molto comprensivo verso queste «peccatrici». Schedate da sempre – e ormai perfettamente inquadrate in un sistema economico che vede ancora nel sesso, diciamo così «spontaneo», un elemento perturbatore e la famiglia borghese protetta dalla loro presenza ben circoscritta in limiti precisi — l’ideale sarebbe poi recluderle anche in senso materiale, nei sesso-la-gers degli Eros Center — le prostitute, alla Chiesa, non fanno certo paura. Almeno si sa bene con chi si ha a che fare e, anzi, chissà che non ci scappi pure qualche maddalena pentita. Anche i benpensanti la benpensano così. La prostituta è «l’altra», l’altra faccia della stessa oppressione sessuale; l’ipocrisia è salva e così la mamma, la moglie, le sorelle e le figlie restano immacolate. Salvo poi ad essere chiamate «troia» nell’intimità dai rispettivi mariti, ma questo — che c’entra — è amore! Con «quelle» non c’è bisogno di attenzioni eccessive e neppure di fatiche psichiche o di fantasie elaborate per fingersi diversi da come si è. Si compra — o si affitta? — da loro la parte anatomica che si desidera in quel momento e basta, senza ulteriori coinvolgimenti. E poi la mentalità maschile di una certa età (diciamo dai trenta-trentacinque in su, ma per carità non generalizziamo!) spesso è, per quel che attiene al sesso, come un romanzo dell’ottocento ed è rimasta ancorata ai pizzi, ai busti, alle giarrettiere e alle nostalgie delle case chiuse della fine del secolo. Clero a livello dirigenziale, incluso; sono sempre uomini, no? Solo così il sesso è davvero «Peccato», senza mezze tinte, con la maiuscola, bello, colpevole, greve, violento. Maschio.

Invece queste femministe non si sa bene chi siano. Colombo, il cardinale di Milano, ha parlato di «libertà in pericolo» e parlava di libertà della Chiesa. Papa Montini ha rincarato la dose, definendo «indecorosa e sacrilega l’invasione da parte di gente schiamazzante di quel Duomo su cui svetta nel cielo la Madonnina, la volante e inneggiante figura della Vergine-Madre di Cristo, simbolo del trionfo della Santissima Donna». SIC. La Chiesa ha sempre negato alla donna la sua dimensione umana, la sua realtà naturale, arrivando, pur di non riconoscerne la sessualità, a smentire perfino che il Cantico dei Cantici fosse una raccolta di canti nuziali, un inno all’amore fisico. Contro ogni logica ha voluto identificare sé stessa con la sposa e le nozze con l’unione mistica col Cristo, arrivando anche a portare davanti alla Santa Inquisizione Fray Luis de Leon, mistico e poeta spagnolo che tradusse i versi in castigliano e sosteneva la prima tesi e che, solo dopo due processi, potè ritornare ad insegnare all’Università di Salamanca. Per una Chiesa decrepita e traballante — anche se solo nel suo potere spirituale, perché quello temporale ed economico, ahimé, sempre saldo è — l’irruzione di Milano è stato un colpo. Chi sono queste donne non facilmente catalogabili? Studentesse, proletarie, borghesi? Lesbiche, ninfomani, madri? Fanno la guerra ma fanno anche l’amore. Vogliono l’aborto libero ma vogliono anche figli, felici perché desiderati e asili nido per loro.

Tutto questo, tradotto in soldoni, vuol dire che queste donne vogliono per la loro prole, nata da una libera scelta, un’istruzione altrettanto libera e che non sia confessionale, vuol dire che, con ogni probabilità, hanno altro da fare che frequentare le parrocchie e che educheranno una generazione a non frequentarle, vuol dire che non daranno soldi per le questue, per le offerte, per la costruzione di nuove chiese, per gli orfanelli, per le missioni od altro. Vuol dire che chiederanno strutture e infrastrutture pubbliche o addirittura che si daranno da fare(come già avviene) per crearne di alternative. Ahi! e allora ecco spiegati gli alti lai. Ma anche da sinistra ci sono state critiche, seppure abbastanza benevole. Abbiamo sentito dire che questo spontaneismo non è politico e che se si sente il bisogno di invadere le chiese, vuol dire che non ci si è ancora liberati del la propria matrice cattolica. Non sono d’accordo. In una società come quella italiana, dove il cattolicesimo vaticano è sempre stato ed è (anche attraverso il partito di maggioranza relativa al governo) così pesantemente presente ad ogni livello di vita e fa ancora sentire prepotentemente la sua voce ingerendosi negli affari dello Stato, dove com mettendo una violenza contro chi è incapace di intendere e di volere si impone il battesimo ai neonati (fino a qualche tempo fa si doveva dichiarare la religione anche sui documenti, passaporto ecc..) e continuando a circonvenire l’incapace si inculcano nelle menti dei bambini favole religiose assurde e rituali ancora più assurdi, ritengo corretto che la sua professione di fede, l’ateo, vada a farla in una chiesa. In quanto al resto — la prassi blà- blà-blà — forse da un’ottica maschile non sarà politico… Certo ormai è storico e, compagne, Milano vai bene una messa.