la sottoccupazione femminile

marzo 1975

Al momento attuale le donne che lavorano in Italia sono 5.329.000, di cui Il 22% lavora nell’agricoltura, H 33% nell’industria e il 45% nel settore terziario, ossia nel pubblico impiego e nel commercio.

Negli ultimi due anni vi è stata una espansione dell’occupazione femminile nel settore impiegatizio e una notevole caduta dell’occupazione negli altri due, anche se il terziario non ha affatto assorbito i vuoti che si sono creati nei settori agricolo e industriale. Infatti, negli ultimi dieci anni II totale delle donne occupate in Italia ha subito una diminuzione di ben 1.218.000 unità.

Della popolazione femminile impiegata al di sotto dei 25 anni, un terzo lavora nel settore terziario e un decimo nell’agricoltura. Questo significa che nel futuro sarà sempre maggiore la presenza della donna nel settore del commercio e del pubblico Impiego. La miriade di studi professionali o piccole ditte commerciali private offrono infatti «comunque» una possibilità di impiego anche se nella gran maggioranza dei casi si tratta di vera e propria sottoccupazione. È infatti in questo settore che ‘lavorano moltissime donne con contratti al di fuori della legge ossia senza rispettare i minimi salariali, senza assicurazioni e con orari di ‘lavoro impossibili. Una delle conseguenze è. la mancanza di sindacalizzazione di un numero altissimo di lavoratrici. Infatti le vertenze individuali di cui si occupano i sindacati sono quasi tutte provenienti da questo settore.

Un fenomeno tipico di questo settore è il part-time (‘lavoro a tempo parziale), che colpisce soprattutto le donne al di sotto dei 20 anni oppure ai di sopra dei 35, età queste in cui è più difficile inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro per mancanza di specializzazione od esperienza. Un altro ‘fenomeno che si è sviluppato negli ultimi tempi è il ‘lavoro a domicilio, organizzato dagli studi professionali e commerciali privati. Rientrano in questo caso tutti’ i lavoratori di copiatura, dattilografia, traduzioni, ritaglio, ecc. Vittime dello sfruttamento operato da questo tipo di ‘lavoro sono soprattutto le donne che abitano nelle grandi città.

Nel settore terziario, sul totale delle donne occupate, il 57% è nubile. Questo significa che la mancanza di strutture sociali, la ripetitività del lavoro, la mancanza di possibilità di carriera, l’inesistenza di una scelta delle possibilità di lavoro oltre, evidentemente, a numerosi pregiudizi maschili, portano la donna sposata a rinunciare al lavoro extradomestico.
(s. m.)