INCHIESTA

il femminismo questo sconosciuto

Il due ottobre del 76 inizia l’occupazione del palazzo del Governo Vecchio. A poco a poco questo diventa il luogo politico delle donne quando lavorano in assemblea.

marzo 1979

Se il femminismo sia o no in crisi pare diventato l’argomento favorito della stampa parlando di donne, mentre tornano i vecchi schemi quando passano le notizie riguardanti le donne. A che cosa corrisponde tutto ciò ancora non è molto chiaro, a parte l’aspetto evidente di un tentativo di restaurazione di modelli femminili precedenti il femminismo. Gli articoli scritti in genere mirano più a colpire l’immagine che a dare informazioni utili per capire quale periodo stanno vivendo le donne e a che punto si trova il femminismo. Noi pensiamo che certamente una fase del movimento neo-femminista è finita, soprattutto per le donne che l’hanno vissuto più da vicino, ma vogliamo capire quali cambiamenti sono intervenuti nei collettivi e nelle sedi femministe nell’ultimo periodo. Per questo abbiamo pensato ad un’inchiesta che ci consentisse di parlare con le donne che sono ancora impegnate nel movimento sull’esperienza fatta in questi anni e di dare informazioni dirette sulle iniziative in cui sono impegnate. Abbiamo voluto cominciare da Roma con il Governo Vecchio, una grossa sede del movimento al centro della città.

Il palazzo del Governo, ex ospizio per i giovani fatto costruire dal cardinale Nardini nel 1475, prende questo nome da quando, con Urbano Vili, fu utilizzato per gli uffici politici e criminali del governatore di Roma. Diventò Governo Vecchio quando il governo nuovo passò a palazzo Madama; dal 1870 fu invece adibito a Pretura. E’ un edificio a tre piani, molto ampio e pieno di stanze che ha perso da tempo il respiro rinascimentale per assumere il tono grigio delle strutture di potere. Dopo il trasferimento della pretura lo stabile cadde in disuso e negli ultimi dieci anni rimane praticamente disabitato. E’ questo il palazzo a cui bussano il 2 ottobre 1976 quattro donne del Movimento di Liberazione della Donna. Dicono al portiere che vogliono vedere i soffitti, entrano e mentre tre lo distraggono, una scende ad aprire il portone alle donne e ai bambini che aspettavano nella strada. Comincia così l’occupazione del Governo Vecchio da parte delle donne (vedi Effe novembre 1976). Nel telegramma che viene spedito & tutte le autorità competenti, dal Pio Istituto proprietario dello stabile al sindaco, sono esposte le ragioni per cui le donne hanno occupato «abbiamo bisogno di uno spazio dove poter organizzare le nostre lotte, dove poter sviluppare la nostra creatività, dove incontrarci e crescere politicamente». L’attività del Movimento di liberazione della Donna nei primi mesi si svolge su diversi fronti, per mettere in piedi un minimo di strutture per le donne e fronteggiare la reazione delle autorità. Vengono trasferite le iniziative sull’aborto da via di Torre Argentina, sede del partito radicale; se ne progettano altre come il centro per le donne picchiate, che rimarrà soprattutto un collettivo contro la violenza sulle donne (vedi Effe dicembre 1977). I rapporti con le autorità sono all’inizio molto tesi ed è significativo che il gruppo comunista della prima circoscrizione presenti un ordine del giorno, nel febbraio del ’77, per sollecitare lo sgombro dei locali ritenendo che «il protrarsi dell’occupazione arbitraria possa costituire elemento di disordine e di confusione per il quartiere e la stessa città». La nuova giunta comunista del comune manifesta col tempo una maggiore disponibilità tanto che oggi le donne sono ad un passo dall’assegnazione in cambio di un affitto simbolico. Probabilmente l’apertura della giunta è aumentata man mano che il Governo Vecchio diventava meno la sede di un gruppo organizzato di donne federato ‘ancora ad un partito politico e più un centro in cui cominciavano a riunirsi anche le strutture del movimento femminista, fino ad allora estranee all’occupazione.

Gli avvenimenti “esterni” del mondo politico maschile condizionano durante tutto l’anno 1977 e per buona parte del 1978 i rapporti tra le donne del Governo Vecchio e le donne dei collettivi nati in una fase profondamente differente del femminismo e anche della vita politica nazionale. Il movimento degli studenti del ’77, le vicende parlamentari della legge sull’aborto, il terrorismo piomberanno sul movimento provocando dilacerazioni nuove che ne muteranno l’aspetto e spesso i contenuti. E la sede del Governo Vecchio diventa, come ha affermato una compagna, il luogo politico delle donne quando lavorano in assemblea. Un luogo politico niente affatto tranquillo e unitario. Le diversità di posizioni che nei collettivi riuscivano a coesistere o ad essere superate con il lavoro comune e la pratica dell’autocoscienza, nelle assemblee diventano divisioni insuperabili. I diversi linguaggi politici vengono esplicitati e lo scontro diventa ideologico. Le diversità si fronteggiano e a volte si prendono a schiaffi.. Le assemblee che porteranno alla manifestazione del 10 giugno 1977 per l’aborto libero sono altrettanti esempi del mutato clima modificato tra le femministe. La violenza della comunicazione tra le donne spinge il Movimento femminista di via Pompeo Magno a convocare un convegno sul separatismo per riprendere il filo di un discorso che sembra interrotto. Cloti aveva scritto su Differenze n. 4: «Ho sentito in una delle ultime assemblee alcune compagne che dicevano di non sentirsi soggetti politici se non scendevano in piazza contro il divieto di manifestare, di non sentirsi politicamente espresse dall’analisi che nasce dalla contraddizione uomo-donna e che partire da noi, dai nostri problemi, sembrava loro riduttivo, lo vorrei sapere cosa intendevano quelle compagne per analisi della contraddizione uomo-donna, forse riuscire a farsi lavare i piatti dal compagno?». E’ il primo convegno che si tiene nel ’78 di Governo Vecchio ed è subito seguito da quello sulla violenza organizzato da Effe e dal Movimento di Liberazione della Donna nel marzo, in cui moltissime donne ricominceranno a parlare fra di loro senza prevaricarsi troppo e non a caso il gruppo più folto analizzerà la violenza tra donne. Il convegno sull’informazione proposto da Radio donna prima dell’estate e soprattutto quello sulla maternità del dicembre, si svolgono in una atmosfera più distesa. Le iniziative crescono, si radicano o si esauriscono dopo qualche mese perché finisce il motivo o l’interesse per cui si sono formati (il Collettivo Donna e Politica nato all’università durante il movimento del ’77, p. es., si trasferisce al Governo Vecchio, poi si divide in due gruppi di cui uno chiuso a nuove partecipazioni per poter approfondire i contenuti e infine si esaurisce lentamente; oppure Donna e Politica di via Germanico che vi si riunisce per un periodo dopo il rapimento Moro). Questo è l’elenco delle realtà che attualmente lavorano al Governo Vecchio, che forse non esaurisce tutta l’attività che vi si svolge e che pubblichiamo a lato dell’articolo. I collettivi nascono in anni diversi e hanno una consistenza che fluttua parecchio. Al collettivo delle casalinghe di Radio Donna, colpito ultimamente dal terrorismo fascista, partecipano 50 o 60 donne, il collettivo per l’alimentazione alternativa e per la salute della donna ha avuto una partecipazione folta lo scorso anno, quest’anno sta riprendendo l’attività con un piccolo numero di donne. Per loro come per altre è importante riunirsi al Governo Vecchio e non nelle case per poter uscire dalle famiglie. E questo forse è anche il bisogno degli altri gruppi di autocoscienza, a differenza dei vecchi piccoli gruppi che preferivano vedersi nelle case.

lavorare insieme

L’esigenza di lavorare in una sede pubblica è comune anche al gruppo di donne che dopo aver seguito un corso delle 150 ore presso l’Università nel marzo-aprile del ’78 ha continuato a riunirsi insieme a Manuela Fraire. La pratica di questo collettivo incentrata sul rapporto madre-figlia non ricalca automaticamente l’esperienza di pratica dell’inconscio dei gruppi milanesi di via Cherubini e merita un’analisi più dettagliata che faremo in uno dei prossimi numeri di Effe. Il collettivo si riunisce al secondo piano in cui troviamo numerose altre iniziative: il coordinamento dei consultori, che ha raccolto le compagne femministe impegnate nei consultori autogestiti in particolare quelle di S. Lorenzo, ma anche le donne dell’UDI e alcune psicologhe dei consultori pubblici e che ha avuto collegamenti interessanti con le istituzioni per la preparazione del personale dei consultori pubblici. Il collettivo di Radio Donna è l’unico che ha arredato in modo confortevole il proprio spazio dove prepara le trasmissioni, ultimamente ha proposto la realizzazione di una radio al Governo Vecchio, la prima gestita interamente dalle donne. L’Erba Voglio occupa una stanza dove si riuniscono gruppi di autocoscienza (uno sul lesbismo) e madri che cercano di avere un rapporto con i figli non repressivo insieme alla realizzazione di maggiori spazi per se stesse. Loro è l’iniziativa di aggregare gruppi di madri che abitano in uno stesso quartiere per programmare insieme la gestione dei bambini ogni settimana. La stanza di Quotidiano donna è molto ampia, la parete di fondo è tutta dipinta di verde con due grandi uccelli bianchi. Hanno voluto renderla accogliente, creare un ambiente adatto ad un lavoro che dura anche 12 ore al giorno. Il giornale nasce da due esperienze, quella del collettivo Donna e informazione, che si è riunito dall’autunno del ’77 a gennaio del ’78, che porterà anche alla formazione della redazione donne di Lotta Continua, e da Radio Donna che costruisce la trasmissione partendo dalle telefonate. Le compagne cercano di dare un senso grafico alle notizie che le donne mandano e si occupano direttamente solo di un terzo del giornale, in particolare la prima pagina che viene fatta per ultima. Una buona parte del tempo la trascorrono ad ascoltare le donne che passano e parlano di tutto, anche della loro storia che spesso scrivono loro stesse per il giornale. Ma insomma il Governo vecchio oggi che cosa rappresenta per il movimento femminista romano? Molte compagne dicono che se una donna non ha un collettivo o non viene per un’assemblea non sa che cosa fare, che il posto è freddo d’inverno, buio, scomodo, sporco, che ogni collettivo si gestisce la propria stanza mentre lo Spazio comune è in uno stato di abbandono. Altre compagne hanno sottolineato che fornire dei servizi alle donne non basta, c’è il bisogno di una elaborazione comune dei collettivi. Per una compagna del Movimento di Liberazione della Donna c’è oggi «uno scollamento rispetto alle aspettative grossissime che avevamo. Abbiamo detto che la donna è la chiave di interpretazione di tutta la realtà, ma ci sentiamo di nuovo limitate perché l’identità di donna non è quella esclusiva». Ma tutte sono d’accordo che è importante che ci siano delle sedi aperte del movimento che le donne possano conoscere e frequentare. Ma chi sono le donne che passano al Governo Vecchio? Quelle che arrivano ogni giorno alla redazione di Quotidiano donna sono le più svariate: dalla studentessa di quindici anni che ne ha sentito parlare e che viene a trovare le redattrici del giornale, alla madre che se ne è andata via dal marito insieme ai figli, dalla ragazzina scappata di casa o picchiata dal padre alla donna di sessant’anni che vuole parlare con le donne che finalmente lottano. Manuela del collettivo delle 150 ore dice: «Arrivano donne, in genere popolane di 40-50 anni che cercano il posto dove si difendono le donne. Magari si siedono e stanno a sentire». Quali sono le impressioni di queste donne? Forse vale per tutte la risposta di una di loro: «Il Governo Vecchio con la sua sola esistenza dà coraggio alle donne». Dall’insieme delle valutazioni date il Governo Vecchio appare soprattutto come la sede dei collettivi che ci lavorano e il luogo di riunione del movimento; comunque un punto di riferimento per le donne. Le difficoltà a viverlo come centro politico del movimento romano e più in generale delle donne sono legate anche ai problemi che sono sempre venuti fuori quando il movimento, o una parte di esso, ha cercato di darsi una sede centrale cittadina. I tentativi fatti (via Capo d’Africa, via Germanico) hanno suscitato nei gruppi femministi romani una polemica sulla natura che poteva avere: se dovesse essere soprattutto la casa delle donne, cioè uno spazio che consentisse alle donne di ritrovarsi e di parlare tra di loro partendo dal loro privato o il centro delle donne, cioè un tentativo di dare al movimento un embrione di organizzazione politica. Entrambe le tendenze spesso hanno convissuto, anche in una stessa compagna, e questo problema-contraddizione non è stato mai decantato interamente. Mentre nella pratica del collettivo di quartiere ognuna poteva trovare un collegamento tra la vita personale e la gestione della sede, nella sede centrale questo è più difficile. Questa dimensione si è in parte riprodotta nelle singole stanze, che sono state rese agibili solo quando dentro vi si svolgeva una pratica comune che legava le donne. Il Governo Vecchio nel suo insieme è un altro spazio, paradossalmente lontano come può esserlo un’azione politica su tutto il territorio cittadino, Probabilmente come sede politica centrale può essere gestito soltanto da un’organizzazione politica, da una struttura organizzata i cui membri non abbiano l’abitudine di partire da se stessi quando fanno politica. E quindi non sarebbe un’organizzazione di donne. Il comitato di gestione formato nel novembre del ’78 e a cui dovrebbe partecipare una compagna per ogni realtà presente si trova perciò ad affrontare problemi che vanno molto oltre le proprie competenze e possibilità. Dopo diversi mesi di assenza le donne dei collettivi esterni sono tornate al Governo Vecchio dopo l’agguato di Prima Linea a Torino e hanno discusso se e come realizzare un incontro pubblico che affronti il problema del terrorismo. Per la prima volta volta un gruppo di compagne ha detto esplicitamente di volerlo fare fuori, in un teatro. E’ stato deciso di cominciare a discuterne nei collettivi riflettendo anche sul movimento romano, di formare dei gruppi, di rivedersi al Governo Vecchio e di tenere il convegno dopo l’8 marzo. Qualcosa ricomincia a muoversi e cercheremo di capire insieme di che cosa si tratta.