como: al s. anna non più parti ma aborti

giugno 1979

i medici non obiettori sono 5, più due anestesisti ed una strumentista e gli aborti praticati sono in media 100 al mese. Recentemente è stato adottato il metodo Karman, o più precisamente, il metodo dell’aspirazione. Ciò nonostante è necessaria una degenza di tre giorni, dovuta al fatto che gli interventi vengono effettuati in anestesia totale, soprattutto nell’eventualità di.imprevisti e di difficoltà di vario genere. Le donne che abortiscono sono per lo più ragazze nubili maggiorenni e donne sposate sui 30-35 anni, che hanno già dei figli. Le minorenni che arrivano qui sono molto rare e sono quelle poche che hanno il consenso dei genitori. Le altre, dovendo sottoporsi alla prassi, del giudice, difficilmente riescono a rientrare nei termini previsti dalla legge, senza contare la difficoltà a motivare un’assenza da casa di tre giorni. Le donne arrivano al S. Anna da tutta la provincia, talvolta da altre città perché in questo ospedale non c’è la lista d’attesa. Sono tutte di origine proletaria e vengono qui, o mandate dal consultorio, dove funziona (Como, Erba), o chiedendo direttamente il certificato all’ospedale. Le più giovani sono anche le più informate, mentre per le altre si verifica spesso che una arriva 11 un po’ sperduta e paurosa, chiedendo genericamente una visita ginecologica, senza specificare il tipo di richiesta. La prassi prevede che queste donne abbiano un colloquio con l’assistente sociale, ma questo rappresenta spesso un’impasse di tipo psicologico. Del resto non tutte sanno che è sufficiente chiedere un appuntamento con un medico non obiettore. Senza lista d’attesa dunque, e senza pressioni psicologiche, pare che si possa abortire senza particolari disagi. In realtà, questi dati nascondono una situazione ben precisa: 1) già prima dell’entrata in vigore della 194, il reparto ginecologico del Sant’Anna era disertato dalle donne che dovevano partorire o farsi operare, a causa del suo cattivo, funzionamento, preferendo rivolgersi alle altre due cliniche della città. Si spiega così l’attuale capacità del S. Anna di far fronte alla situazione. E’ chiaro però che non appena il reparto ginecologico tornerà a funzionare normalmente, esploderanno tutti i limiti della legge. I termini sono molto semplici: 1) All’interno del piano ospedaliero regionale i posti letto previsti per ciascun reparto del Sant’Anna sono 48. Questo significa che se il reparto ginecologia funzionasse, verrebbe automaticamente applicata là questione del 20 per cento dei posti letto, il che significa 8 posti contro i 40 circa, attualmente disponibili. 2) Un altro grosso problema è quello della professionalità del personale: è impensabile che quello attualmente impegnato continui a fare soltanto aborti. A questo si potrebbe anche ovviare con degli spostamenti o delle rotazioni, ma bisogna tener conto dei problemi di ordine sindacale che ciò comporterebbe. 3) Il campo d’intervento del S, Anna abbraccia praticamente tutta la provincia che è molto vasta. Infatti, la zona di Erba deve ricorrere a Como, in quanto il Fatebenefratelli ha fatto obiezione come Istituto. All’ospedale di circolo di Cantù, l’altra grossa zona della provincia, vengono effettuati 4 aborti alla settimana da un’équipe itinerante.

Inoltre, se il S. Anna di Como ha potuto reggere finora, non è solo per queste ragioni “strutturali”, ma anche e soprattutto per il volontarismo di alcune donne che vi lavorano che, per fronteggiare la situazione, si sono dovute sobbarcare carichi di lavoro supplementari e ore e ore di straordinari. E’ questa la realtà che si nasconde dietro l’applicazione della 194 a Como, Proviamo a chiederci, cosa ne sarebbe di questa legge se le cose dovessero funzionare normalmente e se le donne fossero più informate?

Liliana e Franca – Como