storia
due donne una lotta
Per la prima volta su una moneta degli Stati Uniti invece della testa di un presidente comparirà il profilo di un personaggio politico femminile, anzi di una femminista:Susan Bronwell Anthony. La sua storia, fino a pochi anni fa dimenticata dalla storiografia
“ufficiale” si mescola intimamente con quella di un’altra donna, Elisabeth Cady Stanton.Accomunate dallo stesso ideale di liberazione e di eguaglianza, costituiscono ancora oggi un esempio di quella sorellanza militante che dovrebbe unire tutte le donne.
Elisabeth Cady Stanton, figlia di un giudice di New York, ebbe la fortuna di crescere in una famiglia abbastanza liberale da consentirle di studiare. Fu così che entrò nella scuola della signora Willard, una delle pioniere dell’educazione delle donne. Ma altrettanto ini’ portanti per la sua formazione furono le ore trascorse nello studio del padre, ascoltando i problemi legali delle sue clienti, alle quali pazientemente il giudice Cady era spesso costretto a spiegare che non avevano alcun diritto. Il fatto di essersi sposata e diventata madre, con tutti ì legami che ciò comportava e l’aver partecipato al Congresso mondiale contro la schiavitù tenutosi a Londra nel 1840, fecero nascere in Elisabeth Cady la determinazione di fare qualcosa per le donne del suo paese.
Il congresso contro la schiavitù aveva richiamato a Londra molte donne che erano state attive nelle società abolizioniste americane, ‘ ma esse non furono ammesse alla discussione e furono costrette a sedere in silenzio nella tribuna degli ospiti. In questa occasione Elisabeth Cady incontrò Lucretia Mott, una quacchera del New England e l’amicizia tra le due donne fu determinante per il movimento femminista americano.
Nel 1848, otto anni dopo il loro incontro e dopo un lungo periodo di intenso lavoro teorico e pratico, esse riuscirono ad organizzare a Seneca Falls, nello Stato di New York, una riunione destinata a restare storica. Vi presero parte 250 donne e una quarantina di uomini. Il testo del manifesto, che rappresenta il primo atto della presa di coscienza delle donne americane, fu redatto esattamente negli stessi termini della Dichiarazione di indipendenza che le ex colonie avevano inviato a Re Giorgio d’Inghilterra il 4 luglio 1776. Il manifesto delle donne, redatto il 20 luglio 1848, era diretto all’ UOMO.
Due settimane dopo si riunì una seconda conferenza a Rochester e da allora, ogni anno, fino alla guerra civile, si tennero questi incontri, con sempre maggior partecipazione di donne, e con l’approvazione di risoluzioni sempre più specifiche e radicali. (Alla Convenzione di New York del 1860, però, le risoluzioni presentate dalla Stanton, che riguardavano espressamente il matrimonio e il divorzio, erano così rivoluzionarie da non essere approvate). Alla Convenzione dì Rochester entrò nel movimento Susan Anthony. Non sposata, e quindi senza i legami di una casa e di bambini, la Anthony si dedicò interamente alla causa. Quanto la Stanton diede al movimento dal punto di vista teorico, in eloquenza e ispirazione, la Anthony diede dal punto di vista dell’organizzazione, paziente e infaticabile, che si dimostrò sempre più vitale mano a mano che il movimento si espandeva.
Partecipare al movimento significava molto di più che essere presenti alle Convenzioni. Tra una riunione e l’altra veniva svolta una mole immensa di lavoro. Si preparavano studi e inchieste, si facevano pressioni sugli organi legislativi, si testimoniava di fronte a commissioni parlamentari, si raccoglievano decine di migliaia di firme per le petizioni. Tra il 1850 e il 1861 nacquero vari giornali pubblicati da donne: “The Lily” , “Una” , “The Pittsburgh Saturday Visitor” , “Woman’s Advocate” , che davano notizie e informazioni sulle attività politiche delle donne. In realtà, concretizzare gli obiettivi del movimento in riforme tangibili era un lavoro immane. Mentre lo Stato riteneva il diritto di voto solo un mezzo per un fine molto più importante, la completa realizzazione e sviluppo delle potenzialità delle donne, la Anthony sosteneva che la richiesta di altre riforme, per quanto urgenti, non avrebbe mai dovuto far trascurare la richiesta di voto alle donne. L’esperienza da lei avuta in altre organizzazioni politiche l’aveva convinta del fatto che il principale impedimento all’emancipazione delle donne era la loro completa dipendenza finanziaria dall’uomo. La sua prima azione concreta fu di organizzare un gruppo di 60 donne per raccogliere le firme necessarie per presentare una petizione allo Stato di New York per avere il controllo dei propri guadagni, la custodia dei figli, in caso di divorzio, e il voto.
Furono raccolte ben 6000 firme. La Stanton fece un bellissimo discorso di fronte a un Comitato di giudici dello Stato di New York, ma non ottenne niente.
Avendo finalmente creato qualcosa che assomigliava a un movimento organizzato e avendo fissato una serie di obiettivi da raggiungere, le donne si trovavano senza mezzi per raggiungerli. Potevano tenere i loro congressi annuali, fare bei discorsi, firmare risoluzioni, ma per trasformare in legge queste risoluzioni non potevano fare altro che alzarsi in piedi e chiedere a coloro che avevano il diritto di voto, cioè agli uomini, di far qualcosa in loro favore. Ma il primo passo era stato fatto e le voci sollevate nello Stato di New York cominciarono a trovare eco in altre parti del paese. Alcune riforme furono approvate, come quella dello Stato di New York che dava capacità alle donne di ricevere personalmente il proprio salario, di possedere proprietà, di far ricorso alle corti di giustizia e di avere gli stessi diritti di successione dell’uomo.
Con l’inizio della guerra civile, nel 1861, ogni attività in favore dei diritti delle donne, comunque si fermò. Molte donne accettarono di buon grado il fatto che la guerra avesse posto fine al loro movimento, ma non la Stanton e la Anthony. Entrambe da molti anni impegnate nell’abolizione della schiavitù, erano molto critiche della politica di temporeggiamento del presidente Lincoln e della sua amministrazione, il cui principale obiettivo era quello di preservare a qualsiasi prezzo l’unità degli Stati Uniti. Nel 1863 fondarono la National Women’s Loyal League, il cui scopo principale era la raccolta di 1 milione di firme per una petizione al congresso per la libertà immediata di tutti i negri. Furono raccolte 400.000 firme, il che, dati i mezzi di cui disponeva l’organizzazione, era un grosso successo.
Quando fu approvato il 14° emendamento in cui si dava diritto di voto a tutti i negri maschi, seguito poco dopo dal 15° emendamento in cui si decretava che a nessun cittadino degli USA si poteva negare il diritto di voto in base alla razza, colore, o precedente condizione di schiavitù, le donne si sentirono tradite e perdute, perchè ciò di fatto sanciva la loro inferiorità. La Stanton e la Anthony fondarono allora la National Woman Suffrage As-sociation, di ispirazione radicale, mentre Lucy Stone e suo marito Henry Blackwell fondarono la American Woman Suffrage Association, molto più moderata, le cui aderenti non ritenevano di doversi alienare larghi strati della popolazione con una aperta messa in discussione e con atteggiamenti critici su argomenti come la religione e il divorzio, come invece faceva la Stanton, la quale, inoltre, non voleva trascurare nessun aspetto della vita sociale ed economica delle donne. The Revolution era la rivista settimanale del movimento guidato dalla Anthony e dalla Stanton. In essa venivano dibattuti i temi di interesse per le donne: la libertà di movimento, il salario al lavoro domestico, matrimonio e divorzio, prostituzione, controllo delle nascite, aborto.
La Stanton e la Anthony difesero anche Victoria Woodhull che con la sorella Tennessee Claflin avevano dato vita al movimento del libero amore, basato sulla richiesta di un unica misura di morale e libertà sessuale per gli uomini e le donne. Il movimento delle donne era finanziato con i ricavi delle conferenze che le leaders tenevano nelle varie città. La divisione nel movimento femminile americano durò per 20 anni. Dopo la guerra civile l’America era entrata in un periodo di rapida espansione industriale e di profondi raggiustamenti e ricerca di nuovi equilibri. Il movimento delle donne, soprattutto la National Association non perdeva occasione per farsi sentire. Erano a volte azioni clamorose che davano loro grande popolarità, come la dimostrazione alla grande Fiera di Filadelfia, quando la Anthony marciò con un gruppo di donne nella sala dove un folto pubblico attendeva l’Imperatore del Brasile.
Nel 1870 lo Stato del Wyoming concesse il voto alle donne, seguito dallo Utah e dal Colorado. Ciò sembrò confermare che la strategia della American Association di conquistare il voto Stato per Stato fosse quella giusta. La Stanton e la Anthony continuarono per la loro strada. In questo periodo la Stanton, che aveva continuato ad essere la principale intellettuale del movimento si dedicò interamente alla lotta contro la religione organizzata. Per lei, la Bibbia era la fonte primaria da cui gli uomini traevano conforto morale per continuare a tenere in soggezione le donne. La sua opera The Wo-men’s Bibìe in diversi volumi, è una critica acuta di tutti quei passaggi che la Stanton considerava denigratori nei confronti delle donne. Lo svilupparsi delle società industriali portò alla creazione e al proliferare di organizzazioni femminili. Si formarono i primi clubs letterari, e sezioni femminili vennero costituite nell’ambito delle prime organizzazioni dei lavoratori. Anche le donne negre fondarono i loro clubs e le loro organizzazioni. Per un certo periodo la “National” si occupò delle donne operaie. Ma durante gli ultimi due decenni del 19° secolo, le organizzazioni operaie erano venute identificandosi agli occhi della classe media, a cui appartenevano le militanti femminili, con il disordine sociale. Qualsiasi azione sindacale veniva definita anarchica. Non ci si deve quindi meravigliare che in un simile clima anche il movimento per il suffragio si avviasse verso un maggior conformismo. La Anthony e la Stanton, le cui idee e attività politiche avevano suscitato scandalo e irritato i benpensanti erano diventate figure più familiari e quasi rispettabili. Al tempo stesso molte delle loro richieste e obiettivi sembravano meno rivoluzionari e minacciosi. Comunque la militanza era ancora molto scarsa e la maggior parte delle donne continuava ad essere contraria al diritto di voto per le donne. Nacquero diverse società antifemministe. Era dunque chiaro che le strategie delle due associazioni dovessero essere ripensate. Sembrava che 30 anni di lavoro politico instancabile avessero approdato a molto poco.
Nel 1880 la ‘‘National» e P’‘American» si riunirono nella National American Women Suffrage Association, la cui prima presidente era sì la Stanton, ma la cui politica rifletteva una vittoria per la Stone e Blackwell: si sarebbe combattuta la battaglia per il voto attraverso la via degli Stati. Ciò portò ad una involuzione del movimento delle donne, nonostante le posizioni della Anthony e della Stanton che continuarono a lottare su ogni fronte fino alla loro morte rispettivamente nel 1906 e nel 1902, Dopo la scomparsa delle due vere protagoniste del movimento americano ben-pochi progressi furono fatti. Il movimento era sì più unito e organizzato, ma chiuso in se stesso e completamente alienato dalle altre forze sociali e politiche del paese. L’emendamento che dava diritto di voto alle donne americane fu approvato soltanto nel 1920, dopo la prima guerra mondiale, più di sessant’anni dopo la riunione di Seneca Falls.
“declaration of sentiments”
Approvata a Seneca Falls il 20 luglio 1848.
Quando, nel corso della storia umana, diviene necessario per una parte della famiglia dell’uomo assumere tra la gente della terra una posizione diversa dà quella che aveva fino allora occupato, una posizione però in accordo con le leggi della natura e del Dio della natura, un minimo di rispetto per le opinioni del genere umano richiede che essi dichiarino quali sono i motivi che li hanno costretti a ciò. Noi riteniamo che queste verità siano incontrovertibili: che tutti gli uomini e le donne sono stati creati uguali, che il loro creatore li ha dotati di certi diritti inalienabili, che tra questi diritti ci sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità. Ora per assicurare questi diritti vengono istituiti governi che derivano il loro giusto potere dal consenso dei governati. Quando una qualsiasi forma di governo distrugge questi scopi, è diritto di coloro che ne subiscono le conseguenze di rifiutargli ogni sostegno e di reclamare la costituzione di un nuovo governo che si fondi su questi princìpi e organizzi i suoi poteri in modo tale che sia possibile raggiungere la loro sicurezza e felicità. La prudenza in verità consiglia che i governi stabiliti da lungo tempo non vengano cambiati per motivi futili o passeggeri e l’esperienza ha dimostrato che il genere umano è disposto a soffrire, finché i mali sono sopportabili, piuttosto che abolire le forme a cui è abituato. Ma quando una lunga serie di abusi e usurpazioni, che perseguono invariabilmente lo stesso obiettivo, manifesta un disegno per sottomettere i cittadini a un regime dispotico è dovere di questi ultimi distruggere tale regime e assicurarsi nuova protezione per la loro sicurezza futura,
Tale è stata la paziente sofferenza delle donne sotto questo regime, ed è giunto ora il momento di chiedere l’eguaglianza alla quale hanno diritto. La storia del genere umano è una storia di ripetute ferite e sopraffazioni da parte dell’uomo sulla donna, aventi per obiettivo principale la costituzione di una completa tirannia sopra di lei,
Per dare prova di ciò sottoponiamo i fatti.
L’uomo non ha mai permesso alla donna di esercitare il suo inalienabile diritto al voto.
L’uomo l’ha costretta a sottomettersi a leggi alla cui formazione ella non ha partecipato.
L’uomo le ha tolto i diritti che sono invece concessi anche ai più ignoranti e abbietti degli uomini – americani o stranieri.
L’uomo, avendola privata dei suoi diritti fondamentali di cittadino, le libere elezioni, lasciandola quindi senza rappresentanza nelle aule parlamentari, la ha oppressa in ogni modo. L’ha resa, se sposata, civilmente morta in base alla legge. Le ha tolto ogni diritto dì proprietà, anche il salario che guadagna.
L’ha resa, moralmente, un essere irresponsabile, poiché essa può commettere un crimine e non essere punita se l’ha commesso in presenza del marito. Nel contratto di matrimonio la donna è costretta a promettere obbedienza al marito, ed egli diventa ad ogni fine il suo padrone, dandogli la legge il potere di privarla della sua libertà e di punirla.
L’uomo ha dato vita a una legislazione sul divorzio che non fa nessuna ab tensione alla felicità della donna né quando prende in considerazione le cause del divorzio, né quando decide a chi affidare la custodia dei figli. La legge in ogni caso è basata sul falso presupposto della supremazia dell’uomo e gli conferisce tutti i poteri.
La Convenzione adottò anche una serie di risoluzioni che chiedevano la fine dell’inferiorità sociale delle donne, cambiamenti nelle leggi che le opprimevano, eguali possibilità di istruzione, la fine di una doppia morale e infine il diritto di voto. Quest’ultima richiesta fu considerata la più radicale e provocò accese discussioni.
Tutte le risoluzioni furono approvate.
risoluzioni approvate a Seneca falls
Dopo averla privata di ogni diritto da sposata, se nubile e proprietaria di beni, l’uomo l’ha tassata per sostenere un sistema ohe la riconosce solo quando può essergli di profitto. L’uomo ha monopolizzato tutti gli impieghi che danno un reddito, e da quelli che le è permesso di avere, la donna ricava una ben misera remunerazione. Tutte le strade verso il benessere e il prestigio sociale che invece considera onorevoli per sé l’uomo ha precluso alla donna. Non si conoscono donne che insegnino teologia, medicina o legge.
Ogni possibilità di una educazione è stata negata alla donna dato che tutte le università le sono chiuse. L’uomo permette alla donna di entrare in Chiesa, ma in una posizione subordinata, adducendo l’autorità apostolica per escluderla dal ministero, e con qualche eccezione da ogni partecipazione negli affari della Chiesa. L’uomo ha creato un falso sentimento pubblico stabilendo un diverso codice morale per gli uomini e le donne, in base al quale mancanze morali che escludono le donne dalla società sono, notì solo tollerate, ma ritenute di poco conto nell’uomo.
L’uomo ha usurpato prerogative della legge divina arrogandosi il diritto di assegnare alla donna un campo d’azione, mentre questo appartiene alla sua coscienza e al suo Dio. L’uomo si è sforzato, in ogni possibile modo, di distruggere là fiducia nelle proprie capacità, di diminuire il rispetto di se stessa e di convincerla a condurre una vita dipendente ed abbietta. Oggi, tenuto conto del fatto che metà della popolazione di questo paese è stata totalmente privata dei propri diritti civili e degradata dal punto di vista sociale e religioso; tenuto conto delle leggi sopra menzionate e poiché le donne si sentono oppresse e private, in maniera fraudolenta, dei loro più sacri diritti, pretendiamo la immediata immissione nel godimento dei diritti e dei privilegi ad esse dovuti in quanto cittadine degli Stati Uniti. Nell’affrontare il grande compito che ci è di fronte, sappiamo in anticipo che le nostre posizioni saranno falsificate e ridicolizzate, ma useremo ogni strumento in nostro possesso per raggiungere i nostri obiettivi. Creeremo un’organizzazione permanente, diffonderemo materiale propagandistico, invieremo petizioni ai parlamentari statali e nazionali e tenteremo di ottenere l’appoggio del clero e della stampa in nostro favore. Speriamo che questa prima Convenzione sia seguita da una serie di riunioni in ogni parte del paese, Concesso che il grande precetto della natura è che l’uomo debba perseguire la sua vera e sostanziale felicità, Black-stone nei suoi ‘‘Commentaries” sottolinea che questa legge di natura essendo connaturata al genere umano e dettata da Dio stesso, vincola più fortemente di qualsiasi altra. Essa impera in tutto il mondo, in tutti i paesi e in ogni tempo; nessuna legge umana ha valore se ad essa contraria e quelle che sono valide derivano la loro forza, validità e autorità direttamente o indirettamente da questa legge originale: Pertanto la Convenzione dichiara: che le leggi che contrastino in qualsiasi modo con la vera e sostanziale felicità della donna, sono contrarie al grande precetto della natura e quindi non valide, perché questo è superiore in obbligo ad ogni altro; che tutte le leggi che impediscono alla donna di occupare nella società il posto determinato dalla sua coscienza, o che la mettono in posizione di inferiorità rispetto all’uomo, sono contrarie ai grandi precetti della natura, e quindi di nessun valore o autorità; che la donna è uguale all’uomo, che così fu voluto dal Creatore e che il bene comune della razza umana richiede che tale parità venga riconosciuta; che le donne di questo paese debbono essere messe al corrente delle leggi che regolano la loro vita, che non possono più manifestare pubblicamente la loro degradazione dichiarandosi soddisfatte della loro attuale posizione, né la loro ignoranza, asserendo di avere tutti i diritti di cui hanno bisogno; che, finché un uomo reclama per se stesso superiorità intellettuale e accorda alla donna superiorità morale, è suo dovere incoraggiarla a parlare e pregare, quando è possibile, in tutte le assemblee religiose; che lo stesso grado di delicatezza, virtù, gentilezza di comportamento richiesti da una donna nella vita sociale lo siano anche all’uomo, e che la loro trasgressione sia punita con eguale severità per l’uomo e per la donna; che la critica di indelicatezza e di sconvenienza di cui così spesso viene accusata una donna quando si rivolge ad una pubblica udienza, proviene proprio da coloro che incoraggiano con la loro presenza, l’apparizione della donna sulle scene, nei concerti o negli spettacoli da circo; che la donna è rimasta troppo a lungo soddisfatta dei limiti circoscritti che i costumi corrotti e una perversa applicazione delle scritture hanno segnato per lei e che è tempo che si muova nella sfera più ampia che il Creatore le ha assegnato; che è dovere delle donne di questo paese assicurarsi il sacro diritto al voto; che l’uguaglianza dei diritti umani risulta necessariamente dal fatto stesso dell’identità dalla razza per quanto riguarda capacità e responsabilità; Dichiara che/essendo stata dotata dal Creatore delle stesse capacità edella stessa coscienza di responsabilità per il loro esercizio, è diritto e dovere della donna, similmente all’uomo, di promuovere ogni giusta causa con ogni giusto mezzo, specialmente nelle grandi questioni di morale ereligione; è evidente il suo diritto di partecipare insieme ai suoi fratelli maschi al loro insegnamento, in ogni possibile occasione, e che essendo questa una verità indiscutibile che discende dai princìpi dati da Dio alla natura umana, ogni costume o autorità ad essi contraria, moderna o coperta dal prestigio della tradizione, deve essere considerata come manifestamente falsa e ostile al genere umano;
Dichiara che un rapido successo della nostra causa è legato all’impegno e alla tenacia della lotta sia degli uomini che delle donne per abbattere il monopolio del pulpito e per assicurare alla donna eguale partecipazione nei vari mestieri, professioni e commerci.
traduzione di Daniela Colombo