il privato non è uno slogan

Dacia Maraini ci ha inviato un’altra lettera che pubblichiamo volentieri per chiudere definitivamente e affettuosamente la “petite querelle” che, lo confessiamo, ci ha anche un po’ amareggiato.
Ma sui temi di cui si è discusso nell’intervista non vogliamo chiudere affatto; al contrario è nostra intenzione tornare sull’argomento nel prossimo numero con un intervento di Adrienne Rich.

febbraio 1981

Cara Stella, sono talmente annoiata di tutta questa faccenda che debbo fare uno sforzo per risponderti. Ma mi sembra necessario.
La mia lettera a Effe era un invito a riflettere sulle strumentalizzazioni dei mezzi di comunicazione di massa. Come è scritto giustamente sull’editoriale del tuo giornale: sempre più ci dobbiamo rendere conto dell’importanza di avere «organi di informazione nostri», proprio per non cadere in balia di chi ci vuole usare per fini propri.
Non voleva essere e non era un attacco a te. Se ho detto che l’intervista a Panorama me l’hai chiesta tu è perché così ho inteso. Ma se tu dici che ho sbagliato, bene, ti credo. Io non dico bugie. Stella, se affermo una cosa è perché ne sono convinta. Avevo capito così. Si vede che c*è stato un equivoco. D’altronde, riflettici, non avrei consegnato la lettera nelle tue mani se avessi pensato di turlupinarti. Probabilmente se tu me
ne avessi parlato prima di pubblicarla, avremmo risolto l’equivoco.
Mi dispiace che tu, pur dicendo di stimarmi, usi argomenti simili a quelli usati da Salvataggio in Gente. E’ aberrante pensare che una si faccia spellare viva per fare pubblicità ad un suo libro.
Rimane il fatto che io me ne stavo tranquilla per i fatti miei. E tu mi hai chiesto l’intervista per Effe. Credo che questo sia indubitabile.
Io ti ho detto che non c’è niente di cui non possa parlare, di potere, di omosessualità, partendo da me stessa, come è la prassi del movimento.
Dopo di che Panorama ha saputo non so per quale via di questa tua intervista e mi ha cercata e mi ha fatta cercare da te (e da qui probabilmente è nato l’equivoco per” cui pensavo che tu ci tenessi che io la facessi). E io ho detto anche a loro (forse con un poco di incoscienza) che non c’era niente di cui non potessi parlare. Chiara Beria ha registrato una lunga conversazione e poi naturalmente l’ha ridotta tirandone fuori ciò che più le interessava. Dopo di che c’è stata la selvaggia strumentalizzazione scandalistica che ormai trascendeva la giornalista ma riguardava i titolisti, gli impeginatori ecc. Una valanga da cui probabilmente anche lei è stata travolta contro sua voglia.
In quanto alla tua ultima frase sul potere e il silenzio, debbo dire che la trovo buffa. Chi mi ha chiesto di parlare di omossesualità? Io non ci pensavo affatto, ma proprio affatto. Forse non ti aspettavi le risposte che ti ho dato. Pensavi che avrei solo teorizzato come fanno di solito gli intellettuali. E invece ti ho dimostrato che l’importante principio morale “il nostro privato è il nostro pubblico” di cui ci siamo tanto riempite la bocca per anni, per me non si riduce solo ad uno slogan.
Con affetto
Dacia