il ministro disse : spegnete quella luce!

ci siamo tolta la curiosità di intervistare il Ministro dell’Industria sui problemi del nucleare e del risparmio energetico. Eccovi le risposte che ci ha concesso in esclusiva il Senatore Antonio Bisaglia.

Invitiamo i collettivi e i gruppi che si occupano di questi problemi a rispondere dalle pagine di Effe.

ottobre 1979

la paura nucleare non è irrazionale, ma si basa su fatti ben precisi e facilmente documentabili. Dato che la Commissione per la Sicurezza degli impianti nucleari non è composta da esperti, si ha la sensazione che il suo scopo sia più di relazioni pubbliche che di garanzia della sicurezza degli impianti. Cosa intende fare il Governo, e in particolare il Suo Ministero per garantire veramente il controllo pubblico sulla sicurezza degli impianti esistenti e di quelli di cui si progetta la costruzione?

Credo anch’io sia irrazionale tutto ciò che non è basato su fatti ben precisi e documentabili. Sulla base di fatti documentabili non mi sembra che in Italia, nella Comunità economica europea, nelle economie dei Paesi industrializzati dell’occidente e nell’URSS, come nei Paesi ad essa collegati, si siano manifestati fenomeni tali da impedire o da sconsigliare — con le necessarie misure di sicurezza— l’uso dell’energia nucleare. Nello stesso incidente di Harrisburg — incidente che mi pare possa collocarsi tra i più gravi che si siano verificati negli ultimi 20 anni — le conseguenze sono state fortunatamente minori di quelle che si possono registrare purtroppo con frequenza in impianti di -altri settori industriali.

Quanto alla commissione per la sicurezza non è certo un ufficio di pubbliche relazioni. E’ un gruppo di tecnici — i migliori che abbiamo in Italia — cui chiediamo una valutazione sul problema della sicurezza degli impianti esistenti e di quelli in costruzione.

La responsabilità del controllo della sicurezza nucleare non credo, infine, che, possa essere affidata ad altri che ad un ente pubblico o ad un organo dello Stato, al di sopra degli interessi delle industrie costruttrici e dello stesso ENEL, pur essendo quest’ultima un’azienda di Stato.

Mi pare, rispetto a facili e gratuite denigrazioni, di poter affermare che fino ad oggi il ONBN ha esercitato le funzioni che la legge gli affida in materia di sicurezza con scrupolo e responsabilità.

Come si pensa di procedere alla eliminazione delle scorie radioattive, dato che il Paese fornitore di uranio arricchito, gli Stati Uniti, non è impegnato come accade per talune delle centrali esistenti a riprendere le scorie che rimangono radioattive per alcuni millenni?

Mi splace rilevare due difetti di informazione: il primo quando afferma che gli Stati Uniti sono il Paese che ci fornisce uranio arricchito; il secondo quando sostiene che dovremmo impegnarlo a ritirare le scorie.

Innanzitutto i servizi di arricchimento che ci provengono dalla partecipazione in Eurodif sono tali da doversi addirittura porre al Governo l’opportunità di ridurre le quantità impegnate; quanto alle quantità contrattate con gli USA, queste rappresentano circa il 10% del fabbisogno; alcune di esse, per il ritardo accumulato nella costruzione delle centrali, sono state annullate.

Per quanto riguarda il ritrattamento dell’elemento combustibile bruciato ed il condizionamento delle scorie, noi abbiamo negli anni scorsi contrastato la politica annunciata nel 1978 dal Presidente Carter, che offriva di ritirare gli elementi combustibili bruciati nelle centrali. Questa azione si è poi tradotta in formali proposte avanzate dal nostro Paese in seno al gruppo INFCE, che non ha ancora concluso i lavori. Comunque ci auguriamo che tali proposte diano soluzioni a questo problema su base quanto meno regionale (di più Paesi).

Cosa si pensa di fare delle centrali dopo la cessazione della loro attività prevista in 20-30 anni?

Le tre centrali esistenti in Italia, che hanno lavorato ormai da oltre 15 anni, non sono ancora giunte alla soglia della obsolescenza e quindi della loro chiusura, anche se richiedono — e sono in corso — verifiche e miglioramenti.

Quali sono le misure di emergenza previste in caso di fughe di sostanze radioattive o in caso di incidenti sul tipo di quello di Harrisburg? Si pensa di ricorrere a incidente avvenuto al solito Zamberletti?

Per ogni centrale esistente sono.previsti dei piani di emergenza che dovrebbero scattare nei casi di fughe di sostanze radioattive. I piani sono elaborati a secondo della gravità dell’incidente e dovrebbero scattare automaticamente, senza ricorrere all’On. Zamberletti. I piani sono oggetto-di revisione annuale e potranno essere certamente migliorati ancora.

Per quale motivo i finanziamenti destinati alle fonti di energia rinnovabile sono minimi in confronto alle somme stanziate per il nucleare? Sappiamo che l’energia solare non è la panacea che alcuni gruppi antinucleari credono, ma in taluni casi può essere di aiuto. Perché dunque non si concedano incentivi e agevolazioni fiscali a privati, società, cooperative e condomini per dotare le abitazioni di pannelli solari?

Nella prossima settimana presenterò al Consiglio dei Ministri una proposta di legge organica sul risparmio e sulla conservazione dell’energia. Questa proposta prevede la corresponsione di incentivi nello sfruttamento delle fonti alternative’ e rinnovabili, quali la solare, l’eolica, ecc.

Perché non si attua un vero piano di risparmio energetico, disincentivando i trasporti privati (chiusura dei centri storici, rilancio del piano autobus), tassando l’uso dei radiatori e scaldabagni elettrici che notoriamente consumano il triplo di quelli a gas, concedendo agevolazioni fiscali per migliorare l’isolamento termico delle abitazioni e degli uffici?

Vede, è molto facile nel nostro Paese lanciare dei piani, più o meno credibili, molto più difficile è realizzarli. Credo Che ormai debbano essere assunte decisioni per la chiusura dei centri storici, soprattutto delle grandi città, impedendo il percorso casa-lavoro con mezzi propri.

Meno convinto sono dell’opportunità di tassare i radiatori e gli scaldabagni elettrici, non ignorando che per 2/3 il Paese è privo di gas metano, per cui urta misura del genere penalizzerebbe soprattutto il Mezzogiorno che, come è noto, ha un minor numero dì utenze collegate a gas metano.

Per guanto riguarda invece le agevolazioni per migliorare l’isolamento termico e quindi il condizionamento nelle abitazioni e negli uffici, il disegno di legge cui facevo cenno prima prevede espressamente questi tipi di agevolazioni.

Perché si chiede alle donne di risparmiare energia rinunciando a quegli strumenti che hanno alleggerito il loro lavoro casalingo e non si pensa invece a scoraggiare altri tipi ai consumi? Le donne sorto indignate di fronte alle insegne e alle vetrine dei negozi accese giorno e notte. Non è questo uno spreco che potrebbe essere facilmente eliminato? Forse anche ì prezzi degli altri prodotti potrebbero diminuire se i commercianti risparmiassero le notevoli somme pagate in elettricità. Oppure ì commercianti sono un gruppo di pressione più potente delle donne?

Non crede sarebbero ben tristi le nostre città se noi impedissimo le insegne e l’illuminazione delle vetrine dei negozi? Mi pare, invece, che si debba fare ogni sforzo per dare al Paese, e quindi anche alle donne che usano gli elettrodomestici, tutta l’energia che domandano per alleviare il lavoro domestico.

11 messaggio che il Ministero e gli Enti preposti al settore energetico rivolgono alle donne, è certamente quello di evitare gli sprechi, spegnendo le luci che non servono e facendo attenzione alle caratteristiche termiche degli elettrodomestici. L’invito pressante fin qui rivolto è stato invece quello di usare gli elettrodomestici, non nelle ore di punta, ma quando la domanda di energia è minare. Questo non rappresenta un aggravio per le donne, ma solo una loro consapevole partecipazione alla soluzione di un grave problema cui ci troviamo di fronte: quello della scarsezza di un bene primario quale l’energia,

Nel momento di andare in stampa abbiamo appreso che il Ministro dell’Industria ha presentato il piano per il risparmio energetico preannunciato in questa intervista. Rileviamo comunque una certa contraddittorietà tra V esigenza evidente del risparmio e quanto il Ministro dice relativamente alla necessità di fare ogni sforzo per dare al Paese tutta l’energia richiesta. Gli anni ’70 ci hanno infatti insegnato che la convinzione prevalente nel periodo del «miracolo economico» che la disponibilità di energia potesse accrescersi ad un ritmo sempre più ra-pido, era una grave e pericolosa illusione,

L’opinione pubblica di tutti i paesi industriali è infatti sempre più consapevole del fatto che, se per far fronte a consumi energetici di tipo voluttuario è necessario far ricorso all’energia nucleare ed esporsi ai rischi gravissimi ad essa collegati, risulta preferibile rinunciare a questi consumi, anche se le città dovranno di notte essere un po’ meno sgargianti e le automobili un po’ meno veloci e ricche di gadgets. Le risposte sulla sicurezza delle centrali nucleari non sono infatti tali da rassicurare, Né poteva essere differentemente: né il Ministro dell’Industria né nessun’altro, in Italia o all’estero, sa veramente cosa fare delle scorie radioattive delle centrali atomiche. L’unica cosa chiara, in questo campo, è che per non aver osato adottare oggi misure impopolari, e per non aver spiegato all’opinione pubblica i pericoli della scelta nucleare stiamo mettendo in pericolo la salute e l’esistenza stessa dei nostri figli e dì molte altre generazioni future.