storia dell’antifiore

marzo 1978

a casa sul lavandino vomiti tutto e ti trasformi in quell’essere femminile sadico che è la donna tenuta rinchiusa da tradizioni che le impongono il maschilismo e di conseguenza il travestirsi da maschio per essere come lui. Distruggi il mondo attorno con una sola risata, da sola, ammiri la tua solitudine e rompi tutti .gli specchi per evitare l’ammirarsi o meglio la paura dello sguardo maschile negativo o disgustato o sghignazzante. Hai assunto una personalità che pretende di rifiutare il mondo circostante ma non se stessa e ti chini a ‘raccogliere il tuo sangue marcio per riaverlo buono. La notte ti rinchiude nella solitudine scura, nei fantasmi maschi che ti assillano nuovamente, il primo impeto è telefonare a uno qualsiasi, un po’ d’amore, un po’ di sesso, ma in fondo è solo un’ombra amica che vuoi ancora. Non hai capito che la tua ombra è viva è accanto a te, è l’unica che farà solo i tuoi interessi egoisticamente, luridamente, ma lo capirai più tardi. Un uomo ti arriva, è uno solo, stranamente ti senti stupida e imbarazzata non puoi che pagare con il tuo corpo quell’uomo che conosce solo il tuo corpo per mangiare e dormire. Non puoi non dirgli che amore lo vuoi, ma vuoi qualcosa di più di amore, che cazzo significa poi amore, fare l’amore ti sprechi una vita adolescente per aspettarlo e arriva che ti butta giù a terra e non ti senti più di rialzarti perché è difficile e scomodo ma è una posizione che con il passar degli anni rompe anche qualcosa nel cervello e lo chiamano esaurimento nervoso e poi più niente se non anormalità, follia. Non vuoi neanche più amore dall’uomo, non ne senti il bisogno e ti domandi perché lui debba sentirne il bisogno se è quello che ti ha impedito di essere «normale», forse tu te ne sei accorta troppo presto (o non dovevi accorgertene?), non c’è nessuno con te, tu sei sola, ma parli, parli coll’uomo e ti sembra che lui ti ascolti sorridendo e sorridi. Ma lui se ne va, ha capito che sei cambiata, che non sei più tu, che a questo punto ti rifiuti di essere donna, se donna vuol dire merda (o una possibilità di,scopare), come le notti passate a masturbarsi in cerca di un uomo qualsiasi, di qualunque età, se i sogni convincono che battere il marciapiede è divertente perché non mancano gli uomini sadici che ti bastonano perché anche la bastonatura è amore perché sei una masochista, se aspetti con ansia l’appuntamento col tuo amico psicologo per sfogarti e farti compatire e farti giudicare dalla sua altezza di maschio che ti dice di accettare mentre ‘tu vuoi rifiutare. Basta, è difficile dire solo basta e un sacco di parole così, ma resti sempre lì, non è che hai voglia di gridare, potresti anche pensare di ammazzarti, ma è un pensiero che ti ha sfiorato troppo spesso da adolescente complessata qual eri (ma lo sei ancora, sei proprio tu che ti pesavi ogni mattina, pomeriggio, sera per rispettare le tue curve per una speranza maschile e che ti specchiavi ogni volta per cercare di capire il giudizio di lui che quando lo fissavi ti faceva una smorfia «ti prendo per il culo» e tu non volevi capire che cosa ti dicesse?), e se.te ne andassi, cambiassi posto, cercassi un’altra vita? Ma non vuoi rinunciare all’uomo, ti manca, ma non vuoi vivere per lui e se non puoi vivere neanche per te stessa, per chi vivi? No, non vuoi più sentire il tuo stomaco rovesciare e considerare il letto un simbolo d’amore solo perché era lì che la notte ti masturbavi? Ti sei mai chiesta che cosa ti fa provare vergogna per queste pratiche schifose (ma è tutto l’insieme che fa schifo) sessuali in cui immaginavi di essere una puttana o schiava-moglie fedele-innamorata-meglio se cornuta dell’uomo? Non so niente, ma. vorrei che l’uomo ti leggesse dentro senza pensare alla moglie, amante, madre, sorella ma come a qualcun altro di indefinibile, come ti senti proprio .tu, indefinita perché non puoi avere quello che vuoi. Ma che ti importa dell’uomo sai bene -che lui ha bisogno di te come te di lui, ma non vuoi solo soddisfare il bisogno sessuale, lo sfogo, la voglia; un’alternativa che ti facesse grande e forte, sicura di te e delle tue azioni, anche libera sebbene hai capito finalmente che libertà è solitudine, ma forse non sei sola come ti sembra, non vuoi questa repressione fascista che ti esprimono anche i compagni, non vuoi che ‘ti diano una pagina su «Lotta Continua» per sfogarti, vuoi tutto quello che hanno i compagni, non vuoi dividere solo il letto o la manifestazione, ma anche le parole, il sangue, in modo che siate uniti e solo così rivedrai il cesso come un posto divertente e non solo come il posto delle tue disgrazie, delle tue vomitate, dei tuoi sputi e delle tue ribellioni interne. Non chiudo questa pagina, non chiudo le mie mani e non chiudere nemmeno le tue, non voglio che tu pensi che finiremo così, non voglio che tu strappi questa pagina della tua vita come un capitolo chiuso e riprenda a vivere, no non lo voglio. Non voglio neanche che tu abbia un attimo di felicità, non me ne frega un cazzo e tu devi capirlo, non me ne frega neanche dei cazzi che leggeranno nella tua morte una protesta contro la morte stessa. Non sarai un’inumano, decadente, ormai incrostato pezzo umano, non sarai 100 volte libera per avere una notte d’amore, né per avere il titolo di «compagna» per la morte e non per la vita. Non abbiamo neanche un pezzo d’assorbente per asciugarci gli occhi, per dirci che siamo con qualcosa in comune (o qualcuno). Perché noi siamo diverse e loro uguali?