commissione lavoro domestico

luglio 1977

Il capitale fa del lavoro domestico, comune a tutte le donne, un elemento di divisione, contrapponendo le donne occupate alle casalinghe e isolandoci tutte nelle case. 

 

Il dibattito sul lavoro si è svolto all’interno di tre distinte commissioni: lavoro domestico, problemi sindacali, collettivi sul luogo di lavoro. Noi abbiamo partecipato alla commissione che discuteva del lavoro domestico. Erano presenti le compagne di molti Paesi (Francia, Svizzera, Germania Federale, Stati Uniti, Spagna, Italia, Inghilterra). Si è innanzitutto discusso su come procedere. C’era chi proponeva di parlare del lavoro domestico partendo dalla analisi delle lotte fatte dalle donne contro il proprio .ruolo di casalinghe e chi sentiva invece il bisogno di partire dalla definizione stessa del lavoro domestico per individuarne gli elementi di funzionalità al capitale. Erano soprattutto le compagne che avevano condotto lotte per il salario al lavoro domestico (prevalentemente inglesi, americane e tedesche) che intendevano arrivare ad una definizione di lavoro domestico che partisse dai contenuti delle loro lotte. Hanno riassunto brevemente la crescita del loro movimento nei diversi Paesi e le lotte condotte in Inghilterra e Francia nel ’65 e nel 73-76. Individuavano nella lotta delle prostitute francesi e delle omosessuali due grossi momenti di affermazione della generalità e della internazionalità della lotta contro il ruolo di casalinghe e di prestatrici di «servizi sessuali».

Le compagne spagnole e italiane sollevavano invece il problema di metodo perché trovavano inscindibile il discorso del lavoro domestico siva del lavoro e della presenza in esso della donna. Le lotte nella maggior parte dei Paesi europei per il lavoro si muovevano prevalentemente su un piano sindacale e quelle per il salario al lavoro domestico avevano visto protagoniste solo alcune parti del movimento delle donne. L’analisi delle lotte già fatte rischiava dunque di rimanere entro orizzonti ristretti in cui era difficile analizzare il nesso emancipazione-liberazione. Le compagne spagnole, in particolare, raccontavano come all’interno delle recenti lotte per l’autogestione dei quartieri in Catalogna le donne fossero presenti in massa ma senza una specificità di obiettivi. Avevano perciò una forte esigenza di analisi.

Si è posto il problema di dividere o no battito è continuato sul confronto sull’analisi fornita dalle compagne per il salario al lavoro domestico. Ci sembra importante riportare l’intervento di una compagna nera, .statunitense, perché si è trattato del contributo più articolato sull’analisi del lavoro domestico che sia emerso nel corso della giornata. La compagna individuava nel lavoro domestico due aspetti: uno strutturale (riproduzione della forza-lavoro per il capitale) e uno ideologico (il ruolo svalorizzato della casalinga che deriva dalla gratuità di questo lavoro ossia il non riconoscimento sociale di questo lavoro; il ruolo di compensazione affettiva e sessuale all’alienazione del maschio salariato). L’identità sociale che il lavoro domestico conferisce alle donne è dunque quello di serva, domestica e prostituta. Questo è stato ed è storicamente vero per le donne nere («le ultime, ultime donne nel mondo») ma costituisce un dato comune alle donne di tutti i Paesi. È il capitale a fare di questo dato comune elemento di divisione tra le donne: contrapponendo le donne occupate alle donne casalinghe da una parte e isolandole tutte nelle loro case dall’altra. La lotta per l’aborto condotta dalle donne dei Paesi sviluppati e la lotta contro la sterilizzazione di massa portata avanti dalle donne del terzo mondo sono due facce della stessa lotta, quella per una maternità cosciente e per l’autodeterminazione della donna. Ma è indubbio ohe il capitale tenda da sempre a dividere queste lotte o addirittura a contrapporle. Il movimento femminista deve essere fino in fondo cosciente di questo e riaffermare al centro delle proprie analisi il bisogno di autonomia anche economica di tutte le donne. Se l’elemento di divisione operato tra le donne dal capitale si basa sul lavoro domestico, è partendo da questo che le lotte delle donne possono trovare unità e internazionalità.

A questo lungo intervento ha fatto seguito un serrato dibattito, più incentrato sull’obiettivo (salario al lavoro domestico) che sull’analisi svolta dalla compagna. Due erano le obiezioni di fondo: a) lottare per un salario al lavoro domestico riconferma il ruolo domestico e sessuale delle donne. Raggiunta la coscienza del proprio ruolo, l’obiettivo della lotta dovrebbe subito essere esplicato in termini di lotta alla famiglia come fondamentale luogo di oppressione specifica, dicevano le compagne francesi.

Le spagnole, partendo dalla loro storia di dittatura fascista, in cui si è voluta consolidare la subalternità domestica della donna, consideravano difficile portare avanti la lotta per il salario al lavoro domestico; b) l’analisi delle compagne per il salario al lavoro domestico spesso sottintende, senza spiegarla, la convinzione che tale lavoro sia produttivo. Su questo c’è bisogno di una analisi più approfondita ed esplicita. In ogni caso, la lotta per il salario al lavoro domestico implica infatti che esso venga riconosciuto dallo Stato come lavoro. Su questi temi la discussione è proseguita fino a sera. Alla conclusione, si è dato rilievo alla esigenza di concretezza espressa da molte compagne che non accettavano più di rimanere su un piano solo ideologico. Le indicazioni erano quelle di creare strutture di quartiere e condurre un lavoro di sensibilizzazione porta-a-porta; gli sbocchi erano prevalentemente quello della socializzazione del lavoro domestico e il «diritto al lavoro» (non meglio specificato).

In sintesi le nostre impressioni sono queste:

– la suddivisione in tre sottocommissioni (lavoro domestico, sindacato, collettivi sui luoghi di lavoro) rendeva difficile una trattazione dei problemi che superasse il taglio emancipatorio;

– il discorso del lavoro delle donne, anche a livello internazionale, viene portato avanti nel movimento ancora da una parte ‘relativamente poco numerosa di compagne; il numero delle partecipanti alle commissioni sul lavoro rispetto alle altre, lo dimostra.