giocattoli all’arsenico

dicembre 1976

non è il titolo di un nuovo film macabro, vuol dire semplicemente che tra le sostanze impiegate nella fabbricazione dei giocattoli, può essere incluso anche l’arsenico, non come tale, ma per es. nelle leghe con piombo e rame. Altro elemento usato dalle industrie dei giocattoli (per oggetti in ferro) e considerato pericoloso per via salute pubblica dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità è il cadmio, come è considerato pericoloso il piombo, il cui impiego, a differenza dei solidi precedenti, è ancora più diffuso tra gli oggetti destinati al, gioco dei bambini.

In Gran Bretagna, dal 1° ottobre dell’anno scorso, non soltanto questi elementi, ma anche altre sostanze apparentemente più innocue, non possono essere usate nella fabbricazione dei giocattoli, ma soprattutto non possono essere costruiti né venduti né esportati oggetti ad uso dei bambini, che non rispondano a delle caratteristiche di sicurezza tali da salvaguardare in modo categorico la salute dei piccoli consumatori. Questa nuova legge inglese prende anche in considerazione le confezioni: i sacchetti di plastica per esempio, che contengono normalmente pezzi di legno, materiale per costruzioni eccetera, che hanno causato numerosi casi di soffocamento, sono anch’essi proibiti. Come sono stati messi fuori legge tutti gli oggetti appuntiti, (le frecce) i materiali dipinti con vernici che , si sono rivelate tossiche, nonché tutti quei giochi che, potendosi rompere con estrema facilità, possano rivelarsi in qualche modo pericolosi. Non stupisce che sia partita dal Regno Unito la prima iniziativa atta a tutelare in modo serio la salute dei bambini, quando si pensa che migliaia di bambini di tutto il mondo «consumistico», restano ogni anno feriti, mutilati, avvelenati o addirittura uccisi a causa di stupidi e quasi sempre evitabili incidenti. La realtà è che gran . parte dei prodotti destinati al gioco, sono costruiti in maniera estremamente rozza e artigianale e soprattutto — cosa che stupisce molto — senza tener minimamente conto della tendenza di tutti i giovanissimi a smontare gli oggetti, nonché della forza muscolare dei bambini da 0 anni in su. Ora non risulta che neppure nei paesi più avanzati del nostro, i responsabili del marketing dell’industria dei giocattoli facciano delle ricerche sistematiche sul comportamento dei bambini, sugli oggetti che possono essere da questi maneggiati, o addirittura sul significato degli oggetti che possono costituire elemento di gioco. Pensiamo soltanto allo zoo di animali di pezza, pelouches, e simili fatti con materiale sintetico, spesso con «peli» lunghi, che 8 bambini su 10 si portano tutte le sere a letto, e che possono essere responsabili di numerose allergie, oppure a tutti i giocattoli che normalmente vengono a contatto con le mucose della bocca. Un’altra iniziativa che vale la pena di segnalare nel campo della protezione dei giovanissimi consumatori, parte dal National Bureau of Standards americano, che recentemente ha affidato ad un gruppo di specialisti una ricerca per poter valutare la forza dei bambini. Questo gruppo ha messo a punto cinque apparecchi, di grande precisione, due dei quali misurano la capacità di storcere, piegare o girare degli oggetti. Un terzo è in grado di misurare la forza della stretta di un pugno, il quarto è un misuratore della forza della spinta o trazione, mentre il quinto valuta la capacità di rompere o deformare un oggetto allargandolo con le due mani. Questo gruppo di ricercatori ha esperimentato questi apparecchi con successo su una serie di bambini tra i 3 e i 7 anni (età in cui statisticamente accadono il maggior numero d’incidenti) ed ora si accingono a considerare anche il grado di forza dei piccoli sotto i due anni.

L’adozione della legge inglese e le ricerche americane fanno riflettere i fabbricanti di giocattoli, perché finalmente potrebbero essere in grado di produrre oggetti in base a dati scientifici sicuri tanto sui materiali quanto sulle forme. Per quanto riguarda la Gran Bretagna, in ogni modo gli esportatori italiani di giocattoli devono attenersi alle nuove norme, nolenti o volenti. E già che ci sono, non potrebbero applicare gli stessi criteri di sicurezza anche nei confronti dei prodotti nazionali? E ancora, non potrebbero rivedere il concetto di. «utilità» dei giocattoli? Mai come negli ultimi dieci anni infatti la massiccia campagna del superfluo lanciata dalle industrie (dai prodotti per animali agli psicofarmaci per bambini, dagli articoli da regalo alle linee cosmetiche per sessantenni) ha avuto tanto successo nella manipolazione di genitori disorientati e ignoranti, suggerendo a masse di bambini inchiodati, davanti a milioni di televisori in bianco e nero o a colori PAL o SECAM, giochi completamente idioti, ma estremamente perfezionati, tendenti a ripetere, nella loro inutile complicazione, l’alienazione dei loro modelli, il razzismo e il sessismo dei loro fabbricanti. Parliamo degli infiniti giochi per bambine che riproducono all’infinito la donna -mamma-massaia-casalinga che si aggira raggiante nei supermercati, o la pupattola con guardaroba completo di mutande e reggiseno, per non parlare dell’arsenale di armi giocattolo proposte indiscriminatamente a tutti i maschi dalla nascita in poi; un problema sollevato; da anni da psicologi e pedagogisti che non ha ancora trovato una soluzione principalmente a causa dell’opposizione degli industriali del settore.