donne

300 anni fa a padova

Elena Cornaro Piscopia, prima donna nel mondo, si laureai» filosofia all’Università di Padova nel 1678. Questa è la sua storia.

ottobre 1978

un grande avvenimento culturale (e mondano, vista la partecipazione di nobildonne e studenti) ebbe luogo a Padova il 25 giugno 1678: per la prima volta una donna accedeva all’università — sacro luogo di cultura maschile — per prendervi la laurea.
Questa donna d’eccezione fu Elena Cornaro Piscopia, una nobile veneziana di trentadue anni, genio femminile dell’epoca, «Ludovico Muratori in gonnella» per la vastità del suo sapere che comprendeva gran parte dello scibile del secolo. Trecento anni dopo questa solitaria affermazione femminile all’università ecco che Padova celebra l’avvenimento in pompa magna. Concerti, tavole rotonde, convegni, visita dal sindaco, presenza del rettore alla commemorazione e molti prelati.
Il mondo accademico cittadino — e parte di quello internazionale, poiché la fama che la veneziana gode da anni al Vassar College e all’università di Pittsburgh testimonia di un interesse molto estemporaneo — è dunque a rumore per celebrare il panegirico di questa donna che sfidava, di fatto se non con intenzione, il luogo comune più duro a morire: quello dell’incapacità femminile. Che il 1975 «Anno Internazionale della Donna» ci stia dando qualche frutto? (Sic)
È ben più probabile che sia un minimo cambiamento di forma, per preservare intatta una sostanza che ha sempre escluso le donne dall’accesso a questi particolari, ma non meno importanti, strumenti di potere rappresentati dalla cultura e dalla scienza. Ci conferma questa impressione la recente storia delle donne (la lunga e impegnativa battaglia per il diritto all’istruzione, nell’800) e la prossima riforma dell’università (il dottorato di ricerca svantaggia proprio le donne).
I Cornaro Piscopia appartenevano a una delle più illustri casate veneziane: dalle loro fila uscirono dogi per Venezia, papi e cardinali per la Chiesa, statisti per l’Italia.
Le biografie di Elena Cornaro, scritte quasi esclusivamente da preti o da professoresse beghine, cattoliche fino al midollo, presentano gravi lacune soffermandosi a lungo, e del tutto gratuitamente, su aspetti che poco illuminano sulla sua reale personalità (la cristiana rassegnazione di fronte alle malattie che la tormentarono, l’obbedienza al padre, gli aspetti filologici della sua sipirazione letteraria).
Ma andiamo con ordine… Una vecchia nota biografica dice: «… Nacque a Venezia il 5 giugno 1646, studiosa di lingue, filosofia, teologia, matematica, nonché musica e poesia; si stabilì a Padova, per meglio dedicarsi agli studi di quella università. Schiva di onori ricusò di prendere la laurea in filosofia fino a che non le fu imposto dal padre. Studiò in seguito profondamente l’astronomia, dissertando con i più noti scienziati. La cittadinanza desiderava che le fosse offerta la cattedra di teologia all’università, ma vi si oppose il cardinal Bar-barigo, perché, essendo donna, non poteva esserle conferita, ostando il detta me di San Pietro: «Mulieres non do-cent».
Ricusò ogni domanda di matrimonio, facendo voto di castità, ed essendosi il padre rifiutato di acconsentire alla sua monacazione, indossò nella propria casa le vesti dell’ordine di S. Benedetto…». Quindi, una vera femme prodige che sì sottopose ad un torturante esame di laurea per accondiscendere ai voleri del padre (desideroso di assicurare al proprio nome una gloria duratura presso i posteri) e che stupì i dotti dell’epoca per la straordinaria assimilazione culturale di cui diede prova.
Membro di ben sette accademie, la Cornaro Piscopia divenne, addirittura, «Principe» (cioè Presidente) di quella dei Pacifici.
La teologia fu il suo prediletto campo di studio ( e la Chiesa le rese la vita abbastanza difficile per la diffidenza di cui la circondava). Chissà cosa pensava Elena Cornaro delle famose posizioni del Concilio di Trento che precisavano, non turbate dal più piccolo dubbio, che la donna non aveva anima? Comunque la sua laurea non sortì alcun effetto salutare (né poteva) sulla condizione della donna del tempo. Forse (ma la ricerca storica in merito è appena agli inizi) fu il sintomo (un poco anomalo nella sua eccezionalità) dell’interessante ruolo assunto dalle donne in una Venezia che, declinate le fortune politiche sotto l’incalzare dei Turchi, si apriva ad una ventata di modernità, e anche dell’inquietudine religiosa di molte giovani nobili dell’epoca, alla ricerca (come Elena Cornaro) di un ruolo. La Cornaro Piscopia morì in odore di santità, si dice, ma la burocrazia vaticana ritenne poi opportuno lasciarla nel dimenticatoio. Se così non fosse stato avremmo probabilmente un’altra grande santa-filosofo da aggiungere a S. Caterina e a S. Teresa.
Nel firmamento ancora buio dell’affermazione di sé da parte della donna, Elena Cornaro fu indubbiamente una delle prime stelle a brillare di luce propria e ad annunciare un’alba ancora molto lontana.
Ma è molto importante che la ricostruzione di questo firmamento storico siano le donne a compierla, riappropriandosi di queste figure di donne e interpretandole dal nostro punto di vista.