diciamo “NO”
In questo numero diamo spazio a temi che riteniamo non secondari in questo momento nella riflessione e nella lotta delle donne. Torniamo sull’argomento aborto, dolente leit-motiv di questi mesi, che ha visto finora impegnate nella difesa della legge 194 le donne dei partiti, avvicendatesi alle prime femministe, sulle piazze romane, con una imponente manifestazione che ha dimostrato il coinvolgimento di vasti e nuovi settori di opinione su un problema ancora bruciante. Il “no” ai referendum ci vedrà tutte mobilitate. “Effe” con questo numero continua, attraverso la pubblicazione della proposta di modifica preparata dal Collettivo di Trento l’impegno per una modifica della legge 194 che nasca dall’esperienza.
Sempre in tema di attualità affrontiamo un fatto nuovo, l’elezione del conservatore Reagan nell’America degli anni Ottanta (nuovo eldorado dell’intellettualità italiana in cerca di contratti presso le università degli Stati Uniti): un primo approccio a un’analisi che vorremmo approfondire sui rapporti tra la nuova amministrazione e le donne. Continuiamo poi la nostra esplorazione sulle (piccole?) modificazioni che si sono verificate e si verificano nel campo della cultura — che cosa è cambiato dopo gli anni della dissacrazione e della denuncia — con un servizio sull’Università delle donne di Lione, un’esperienza non esclusivamente francese che è segno di una trasformazione del modo in cui le donne si collocano “nel” sapere; altrettanto interessanti a questo proposito le riflessioni a margine di un convegno di storia orale tenutosi ad Amsterdam sull’intreccio tra testimonianze orali e storia delle donne, un terreno quest’ultimo difficile e vischioso sul quale è aperta la discussione da circa un anno tra le storiche italiane (“Effe” ha registrato opinioni di singole studiose e di gruppi di lavoro). Alla storia si ancorano gli stralci da un interessante libro sulla femminista inglese Emmeline Pankhurst, inedito in Italia, che traduciamo per le nostre lettrici. Tutti temi, ne siamo convinte, che trovano spazio in pubblicazioni periodiche diverse da quelle solite come appunto “Effe” vuole essere e spera di essere a lungo, nonostante l’iniquità del mercato e le lungaggini di una legge di riforma dell’editoria che ci riguarda come piccola testata ma i cui benefici — se pure ci saranno — non sono stati ancora varati. Proprio in un momento difficile come l’attuale, di polemiche e chiacchiere e calcolati silenzi, tutte cose alle quali la cosiddetta grande stampa ci ha abituato, noi vogliamo continuare a vivere con tutte le nostre forze e vorremmo che anche altri fossero in condizione di farlo, come Lotta Continua ad es. che ha sospeso le pubblicazioni speriamo per breve tempo perché strozzata dai debiti. Si tratta di segni del mutamento dei tempi, una brutta aria che ci piacerebbe contrastare, e di cui non sottovalutiamo la pericolosità anche per noi. In questo numero, per es., pubblichiamo, insieme all’appello per la liberazione di Alaìde Foppa, una lettera che Tatiana Mamonova ci ha inviato per chiedere solidarietà nei riguardi di una redattrice dell’almanacco Donne e Russia, arrestata dal Kgb. Sono note le vicende che hanno accompagnato la redazione e pubblicazione dei primi numeri dell’almanacco, in particolare le minacce, culminate nell’espulsione, verso la stessa Mamonova, direttrice responsabile del periodico. Non vorremmo che questo appello cadesse nel vuoto, in un momento “sbagliato”, di schieramenti e tensioni sul ruolo internazionale dell’URSS: già l’anno scorso la solidarietà alle donne dell’almanacco è stata espressa timidamente e dopo mesi perché le forze politiche erano intente a stabilire se di invasione dell’Afghanistan si doveva parlare a proposito dell’URSS o di “pacifica occupazione” nell’interesse di quel Paese. Non vorremmo che anche oggi a un anno di distanza l’opportunità politica unita al veleno degli schieramenti polemici privasse le donne dell’almanacco di una solidarietà che ci pare umano e necessario esprimere.