partorire nel mondo degli uomini
Questo incubo non è finito. Ormai non finirà più. Rimane dentro di te. Come rimane un crimine ributtante, come si sedimenta in noi lo spavento, come la morte segna la nostra coscienza. E’ più terribile della morte, perché continui a subirlo… Sei morta ma senti il dolore. Ti lacera ininterrottamente, lacera te, la torturata, te che non sai gridare, che ti vergogni a gridare, non gridavi, ruggivi come un animale ferito a morte. E’ la realtà. Non era l’immaginazione infuocata che ti faceva paura, però calmava anche. Ora la realtà si è rivelata senza via d’uscita. Avresti potuto trovare una porta aperta, ma non avresti potuto sfuggire in alcun modo al tuo fardello. Il vicolo chiuso era in te. Sei caduta nella totale dipendenza da quelli che prima disprezzavi — essi risolverebbero stupidi cruciverba — da quelli che poi hai odiato — fra le grida di terrore essi chiacchieravano di cose estranee. Loro e solo loro avrebbero potuto accordarti una via d’uscita. Ma questa via di uscita, che ti era indispensabile, non era quella che loro volevano. Continuavano a farti iniezioni, finché il tuo corpo, il tuo organismo ha cessato di obbedirti. Si è sottomesso a loro, al loro ago, che entrava senza tregua nella tua pelle. Le convulsioni strappavano un urlo alle tue labbra e non potevi cambiare nulla… Anche se possiedi la saggezza di Salomone, rischi costantemente di veder appiattita la tua personalità. Per raggiungere la posizione dell’uomo (anche se la tua personalità è più forte), devi fare sforzi sovrumani, devi difenderti, lottare per il tuo «io». Mentre l’uomo, anche quello più insignificante, ha la precedenza. La tua vittoria, uguale alla sua, è cento volte più meritevole, perché tu devi superare ad ogni passo ostacoli che lui non conosce. Lasciamo da parte la tua mente — il tuo corpo subisce l’attacco delle malattie e corre pericoli che l’uomo non conosce. Il tuo corpo è logorato prematuramente dai parti. Evidentemente puoi evitare tutto questo, evitando l’amore e la posterità… Se un uomo non ti fa violenza, duo essere che tu- eviti la gravidanza; ma saranno sempre dettagli, come le mestruazioni e l’età critica a martoriarti, a distruggerti. Distruggeranno il tuo corpo, la tua mente. Sarai liberata dalla corvée dei parti, ma non potrai evitare «l’opinione pubblica» che è solo a misura dell’uomo. Sarai un paria, disprezzato da questa Società, sarai un,sotto-uomo. Ti attende sempre un castigo ovunque tu vada. Se non sei madre (hanno mischiato il fango più nero a questa parola sacra), sei una zitella, o /una puttana. Non dimenarti nei labirinti che hanno edificato per te, ti aspettano solo vicoli chiusi! E tu ti abbrutisci nel difenderti da questi compiti che sono al di sopra delle tue forze, da questi problemi insolubili. Vessazioni e preoccupazioni che finiranno per trasformarti in pietra.
Fra te e l’uomo non fa che scavarsi l’abisso. Lui ha sempre ragione, tu hai sempre torto; tu che l’hai partorito. Con gli anni ti perdi; non avendo avuto mai il tempo di trovarti. Ti corrode una stanchezza pesante vieril suo vuoto. Una stanchezza della mente che sì trasforma in amara insoddisfazione della tua vita e sconfina nel rifiuto della vita in generale. La gravidanza, per la sua indiscutibile natura parassitaria, distrugge la tua gioventù, la tua fede, il senso della tua esistenza. Tutto per la posterità, preferibilmente di sesso maschile!
Se la società non abbandona finalmente i vecchi binari del famoso patriarcato, nessun appello potrà far sentire pienamente questa situazione senza via d’uscita anche al migliore degli uomini. In un modo o in un altro il patriarcato ingabbia le donne. Qualsiasi cosa esse facciano per il bene della Società, senza uscire dai limiti del loro sesso, viene considerato un loro dovere. Si considera d’altronde che esse non aspirano che a questo… Qualsiasi cosa faccia l’Uomo — è un favore da parte sua, una forma di generosità, un gesto eroico. Per sua natura la donna tende a sacrificarsi — è così — e non ne ha mai nessun merito. E’ l’uomo che verrà considerato un valoroso (ohe grandi parole!), qualunque sia stato il dolore, la sofferenza che lei avrà subito. L’uomo e non lei, anche se lui non ha mosso un dito. Nato uomo per volontà del destino, lui si trova in una situazione privilegiata, si può permettere qualsiasi lusso fisico o morale. Che sì tratti di atletismo o di infantilismo non ha grande importanza. Se non si riesce a piegare la donna la si rompe. Perché la gravidanza è un dolce fardello! Non soltanto l’uomo ne è convinto, ma ne ha convinto anche te. E nulla gli fa cambiare idea. Neanche l’aborto legale, che ha dimostrato come la donna accetti spesso questa penosa operazione (effettuata a volte senza anestesia per economizzare), per essere liberata- «dalle gioie che l’uomo le procura». Egli continua lo stesso a celebrare ipocritamente la maternità. Ti fa il dono di questa deformità, di questa malattia e tu felice accetti il dono per acquistare un qualche valore in questa società ostile. Ma acquisendolo ci rimetti molto. E’ tutto pensato sottilmente, abilmente. Sei madre, siine fiera! Ti si dice. Ma il tuo nome risuonerà sotto i portici associato al più sporco insulto. E non basta! Guardati! Non sei più quel fiorellino fresco che forse il tuo Signore vorrà cogliere! Sei appassita e ti verrà, rimproverato. Il tuo valore scende rapidamente. Sei sempre perdente. Notoriamente. Anche quando, al culmine del dolore, dici a te stessa «che sia un maschio», affinché non conosca questi mali, la tua abnegazione non viene notata. Il patriarcato non le attribuisce alcun valore, poiché tu sei tenuta a mettere al mondo maschi! Più tardi, tuo figlio ti trascurerà, gli verrà insegnar i tanto presto che non avrà neppure il tempo di riflettervi; di pensare che sei tu che gli hai dato la vita e che hai detto «che sia un maschio» e l’hai liberato dal tremendo peso di «nascere donna», Se per caso tu ti manifesti, arriverà presto la risposta; «è la natura che ha deciso di dare la vita all’uomo; non è la donna a creare il proprio figlio». Ma non tocca all’uomo cambiare l’Universo. Una tale organizzazione gli conviene e gli rende. Invece di toglierti dalle tue pesanti catene farà una nuova guerra che sterminerà i tuoi figli, creerà un nuovo missile che lo farà apparire più grande e confermerà il suo primato, Che profitto gli viene dalla tua emancipazione? La tua liberazione non farà altroché ostacolarlo, è molto più semplice e-piacevole nutrire l’idea che non c’è bisogno di riforme.
L’8 marzo (una volta l’anno) spolvera il buffet! o dichiara 1975 «anno della donna», con tutto il formalismo che gli è congeniale. L’uomo vuole a volte apparire altruista e nei suoi momenti migliori il suo spirito può essere disinteressato ma non dura. Non può ammetterlo neanche con se stesso ma invidia il tuo altruismo autentico e originario. Spaccerà le mezze misure per altruismo: «ti aiuterà» (notare, sempre la parola) a fare i piatti e a badare ai bambini, ti «aiuterà» «accecato dal proprio disinteresse».
Quanto a te, in un modo o in un altro (lui può rifiutare, tu no) dovrai fare i piatti — compito di donna, lavoro «facile», oppure badare al bambino per cui hai pagato il prezzo più alto. Dibattiti, dibattiti, pesciolino, finirai però lo stesso nelle reti della schiavitù, e l’uomo avrà sempre a sua disposizione una massa di argomenti per dimostrare la tua inferiorità. Porti la tua pancia come rati globo terrestre, ti pieghi sotto il suo peso. Che cosa ti aspetta?
E’ così che si aspettano i terremoti e le catastrofi. Vorrai dimenticare e non ascoltare nulla, ma la catastrofe è inevitabile. La lenta distruzione sarà rimpiazzata da un’esplosione. Il suolo si aprirà sotto i tuoi passi e maledirai l’amore. Tre notti in bianco, due giorni di nausea per il cibo, dolori incessanti e stremanti, tutto questo strappa il tuo corpo alla tua ragione. Contorcendoti per i dolori, insanguinata, impazzita, corri per i corridoi in cerca di un uomo e l’equipe dei ginecologi e degli ostetrici sfila sotto i tuoi occhi. I primi momenti nel reparto della «maternità» (è così, che, con rispetto, si chiama questo Golgota) sono stupefacenti. Gemiti, pianti, i richiami delle partorienti traumatizzano la mente di chiunque si trovi lì per la prima volta. Alla domanda: «Come potete permettere tutto questo?», i medici rispondono: «Il nostro scopo: i bambini», la donna sopporterà tutto…
Dieci letti sopra i quali si contorcono le vittime infelici del patriarcato. Lenzuola rosse. Labbra tumefatte dai morsi (per precauzione sono state tagliate le unghie all’«accettazione»). Camicie fradice. Capelli arruffati.
Perché tutte insieme?
Perché sono tante.
Ma sono esseri umani I
Lasci perdere la filosofia. Si sdrai e partorisca.
Lei è un maleducato.
Qui è difficile essere diversi.
Ma queste donne più di chiunque altro hanno invece bisogno di attenzione e di parole amiche,
Abbiamo molto lavoro…
Ti sdrai. Chiudi gli occhi. Ti tappi le orecchie. Perché questi gemiti ti tagliano a fette. Un quadro insopportabile per una coscienza normale. Il terrore in carne ed ossa. L’incubo infilato nei fili dei nervi.
I letti insanguinati invece dei coralli…
Ti prendi la testa fra le mani. Tenti di tuffarti nell’incoscienza. Ti svegliano gli spasmi. Spasmi che ti riconducono in questa stanza, in questo continuo gemere. Nella realtà.
La tua pancia diventa «un corpo estraneo. Si muove da solo. Già non ti obbedisce più. Le tue mani tentano di trattenere le sue scosse. Le tue orecchie, liberate, sentono nuovamente. Un grido, poi un altro, ti penetrano:
Dottore, aveva promesso di aiutarmi!
Dottore, grida una ragazzina macilenta con la voce spenta.
Ostetrica, Claudia, venitemi vicino, per favore!
E’ la voce della donna del letto accanto che ti sforzi di non guardare.
Non voglio vivere, non voglio! Un’altra voce da un altro angolo della stanza. Una voce che si spezza in un lamento lacerante.
Mamma, perché? Bisbiglia qualcuno?
II tuo cuore si ferma, la tua gola inaridisce. Un pensiero acuto come un grido: fuggire da qui! Ma ti inchioda al letto un altro spasmo. Minuti. Ore. Si fa giorno. I gemiti si incrociano, si sovrappongono. Scorrono rigagnoli di sangue dall’accettazione alla sala parto. Rivoli di sangue che si seccano prima che si abbia avuto il tempo di asciugarli…
Puoi alzarti e guardare dalla finestra. Il tuo momento non è ancora arrivato. Giù tra i rami degli alberi vedi un altro mondo. Senti un riso spensierato…. Qualcuno porta una notizia. E’ calma in modo ostentato. Fra mezz’ora i suoi occhiali cadranno sulle piastrelle e agghiacciata ritroverà la vista.
Smorfie del patriarcato. Le sue convulsioni. La sua agonia. Uno dei profeti aveva predetto la sua fine vicina. «Arriva il potere della sposa della Terra».