io Dacia Maraini: …….rabbiosa

gennaio 1981

 

Cara Stella,

ho dato quella famosa intervista a Panorama perché me l’hai chiesto tu. Serviva a Effe e io l’ho fatto volentieri. So che me l’hai chiesta in buona fede, pensando di smuovere le acque sull’argomento omosessualità, antichissimo tabù sempre rinnovato, sperando di rilanciare il punto di vista femminista sulla sessualità.

Il risultato: vengo insultata dai giornali di tutta Italia, destra e sinistra, senza differenza. Devo fare una eccezione per l’Ora di Palermo, il solo giornale che abbia posto il problema in termini politici, con quella gravità siciliana in cui io mi riconosco e che ancora una volta mi porta a preferire, nonostante tutto, i miei compaesani al resto degli italiani.

Tutti gli altri settimanali e quotidiani, cominciando dalla ’’contestatrice” Repubblica hanno preso un tono mondano e sprezzante. Mi hanno accusata di avere voluto fare pubblicità a me stessa, quando tu sai benissimo che l’idea dell’intervista non è stata mia; di fare scandalo gratuitamente, di essere oscena, esibizionista ecc.

Ora io mi chiedo e ti chiedo: valeva la pena di buttare in pasto a questi voraci superficiali e volgari divulgatori di idee il mio privato per essere trattata come sono stata trattata?

Se non sei una cinica e credo che tu stessa sia stata tratta in inganno da Panorama come me, devi rivedere le tue idee sull’opportunità di usare i ma« media per trasmettere le nostre idee, sull opportunità di fare del nostro privato un fatto pubblico e quindi politico?

Evidentemente il privato deve restare privato se non si vuole diventare bersaglio di tutte le volgarità, le idiozie, le aggressività dei benpensanti che tengono in mano i mezzi di comunicazione.

Io non so se è effettivamente servito a Effe l’intervista che mi hai fatto e non so se è servito quella fattami da Panorama per esplicita e insistita richiesta tua. A me francamente non è servita, anche se qualcuno pensa il contrario. Io non sono di quelle che pensano: purché parlino di me, parlino pure. Mi interessa la qualità della mia fama e non la fama in se stessa. Se non fosse così mi limiterei a ’’dare spettacolo”, non passerei le giornate al tavolino a scrivere poesie e romanzi, non farei teatro di cantina rimettendoci salute e soldi, non mi rovinerei il fegato partecipando ad un lavoro collettivo fatto in condizioni disastrose, senza mezzi e senza spazio, non farei le scelte politiche che ho sempre fatto.

 

Se una deve farsi pubblicità a costo di essere ’’mangiata viva” grazie no, preferisco continuare a scrivere i miei libri in tranquillità, a costo di non venderli. Non è la pubblicità in sé che mi interessa e neanche i soldi (credo di poterlo dire in tranquillità per le scelte che ho fatto). Mi interessa che la gente legga i miei libri. Ma non a costo di perdere la mia personale stima di me stessa.

Non ti accuso di niente, dico solo: vogliamo riflettere un momento fra di noi per favore di questo famoso privato che deve diventare pubblico, cosa che nessuno, né fra le femministe meno note né tanto meno fra quelle note, mette in pratica?

Vogliamo parlare di questo Paese, del nostro Paese, e della sua immaturità culturale, anche dopo dieci anni tumultuosi che sembravano avere cambiato tutto e hanno cambiato ben poco? Vogliamo parlare di quel tanto di cattolicesimo (il solo peccato è il sesso, il resto non conta) che ci portiamo tutti dentro anche quando ci dichiariamo all’opposto? Vogliamo parlare di come ci facciamo, volontariamente o no, strumentalizzare dai mezzi di comunicazione di massa e di quanto è possibile fare passare dei nostri discorsi attraverso questi canali che possono mostrarci amici ma sono in realtà profondamente nemici?

Dobbiamo rifiutarli in blocco o cercare un modo di usarli dall’interno? Propongo di aprire un dibattito su queste

gno .a rea.la .n cui ci muoviamo. E a proposito di potere. Stella, tu che mi hai accusata di essere ’’una donna di potere”, dovrai ammettere che il mio potere in questa occasione si è mostrato ben misero. Quale potere? Quello di farsi insultare? Quello di farsi considerare una ’’pervertita”, una ’’spudorata”, o peggio una ’’ingenua”, una ’’sprovveduta”, una ’’vanitosa”, una ’’cinica”?

Molto addolorata ti saluto

 

Dacia Maraini

 

 

 

Cara Dacia, ho esitato molto prima di formulare questa risposta: i tempi tecnici di pubblicazione della nostra rivista, che è mensile, e la tua assenza da Roma, mi rendevano tutto più difficile.

Ho riflettuto a lungo e benché con rammarico, sono giunta alla conclusione che sia arrivato il momento di farla finita con certe forme di solidarietà gratuita, con il coprirsi le spalle ad ogni costo per non ufficializzare le polemiche, le contraddizioni e i conflitti che sono presenti tra noi donne.

Pensavo, oggi non più, fosse più giusto risolvere certe incomprensioni tra di noi, anziché darle in pasto ad un esterno pronto a strumentalizzarle; mi rendo conto che non è più possibile, giacché il rischio è di essere inchiodate su false operazioni e mistificanti contenuti, di pagare, insomma, un prezzo non proporzionale all’impegno politico e alla correttezza professionale.

Da queste considerazioni, la mia risposta.

Quando su Panorama ho letto l’intervista che tu hai rilasciato a Chiara Beria, mi sono chiesta quale motivo ti potesse avere indotto ad accettare di rispondere a domande così esplicitamente ’’personali”, ’’ambigue” ed ’’insidiose”. Ce lo siamo chiesto qui, tra le compagne della redazione, poiché certo tu non sei, o non dovresti essere, l’ultima sprovveduta che si lascia ’’incastrare” senza avvedersene, né sei priva di quella cultura, tuo ’’privilegio” se ricordo bene, che ti dovrebbe consentire una lettura quanto meno chiara e disincantata della realtà ed in particolare di quel contesto pubblico nel quale ti muovi abbastanza bene da diversi anni. Mi sono chiesta, inoltre, dove mai fosse andata a finire ”la bambina saggia” di cui mi parlavi, quando. evidentemente per sorprendente ingenuità, o forse per errore di calcolo, o fidandoti di Chiara Beria (… ’’una compagna seria”… mi dicesti), hai continuato a rispondere a domande che nulla avevano ed hanno a che vedere con il ’’punto di vista femminista sulla sessualità”. Domande e risposte che, come tu mi dicesti, hai anche potuto correggere prima edlla pubblicazione del servizio e così diverse da quelle di Effe.

Mi rendo, ci rendiamo perfettamente conto anche noi che qualcosa non deve  aver funzionato secondo le tue intenzioni se le ’’acque” si sono sì smosse, ma sollevando più fango che non possibilità di nuove chiarezze; e d’altra parte non vedo cos’altro ti potevi aspettare date certe tue affermazioni che, ’’manipolate” quanto vuoi, non potevano suscitare se non il ’’chiasso” che ne è poi derivato.

Ora, dati gli avvenimenti, mi appare giustificabile da parte tua la ricerca di una motivazione ufficiale all’intervista su Panorama settimanale abbastanza nolo per certo uso dell’informazione; ciò nonostante mi sembra un tentativo a dir poco grottesco o fantasioso quello di cercare di farti scudo del nome di Effe e del mio.

Sai Dacia, per quanto ’’alle prime armi” ed in ’’buona fede”, dubito che sarei mai stata tanto sciocca da insistere affinché tu lasciassi ad un altro giornale (di tiratura indubbiamente maggiore della nostra) la stessa medesima intervista al fine di ’’onorare la causa” e bruciando inevitabilmente al contempo il nostro servizio. No, non è vero e non è verosimile.

Essere citati su Panorama è certamente, come mi disse Chiara, una forma di pubblicità, e sarebbe falso dire che ci dispiace; ma quando oltre ad essere citati ci si ritrova con la propria idea bruciata e stravolta, la cosa è un po’ diversa. Per questo, Dacia, non avrei mai potuto chiederti una cosa che ci avrebbe solo sfavorite ad un punto di vista editoriale, senza, come dici tu, giovare alla ’’causa”. Se noi della redazione di Effe abbiamo ritenuto che di certi argomenti sia giunto il momento di parlare in termini più chiari, non è certo passando sulla pelle di un’altra donna che contavamo e contiamo di farlo, e tanto meno, scusaci, nei termini posti da te e da Chiara Beria.

Infine, se tutto questo non è servito a te, né a Effe, né alla ’’causa”, non dubitare che avrà giovato al tuo prossimo libro che è in tema, se non sbaglio: « … il tempocome dici turivela le cose come sono… ».

A mia volta molto addolorata di saluto

 

Maria Stella Conte

 

P.S. Il potere è anche quello di chi potrebbe tacere e invece parla.