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donne si diventa
Serena Nozzoli, nel suo volume “Donne si diventa” traccia la storia di come la donna “diventa donna”.
E’ difficile riassumere in breve i contenuti del libro per la vastità dei temi affrontati (la donna nella storia, la donna e la cultura, la famiglia, la scuola, la stampa femminile, e così via), in un discorso che fa parlare i fatti, le cifre, con una passione e una razionalità insieme che valgono più di molte polemiche. “L’unico potere cui una donna può aspirare le viene attraverso l’uomo e per la benevolenza di lui, cioè per la sua capacità di farsi accettare da lui” (p. 21); “Il maschile è il valore dominante della società borghese industriale precapitalista, capitalista, patriarcale. | suoi eccessi, o la sua decantazione, sboccano nel fascismo” (p. 59). La denuncia politica percorre tutto il volume: fascismo, ossia complessa trama di interessi, terrore di identificarsi nella donna, nella debolezza (cioè terrore di essere castrati), eppure bisogno della Grande Madre, della Grande Terra (Nazione-Patria), a cui contrapporre l’Altra, la demonia, la puttana, colei che tuttavia rassicura il maschio della sua potenza” e senza il trauma di scoprirsi dentro un alter ego femmineo, tanto più presente quanto più è presente il rifiuto isterico di ammetterlo. E poi la teoria freudiana sulla presunta inferiorità della donna: “la psicoanalisi e il matrimonio-famiglia sono due istituzioni che si rafforzano a vicenda e la psicoterapia diventa l’ideologia a sostegno di un sistema contro ogni modificazione”, afferma la Nozzoli. E ancora: «Abbiamo assistito alla lotta contro le strutture sociali date, e abbiamo visto che la famiglia non vi era compresa» (p. 221). Così salta fuori la dannata, l’isterica: la donna che rifiuta di fare la parte, di identificarsi con la passività, perché “anche la libertà sessuale delle donne è buona per giocarci ma quando si fa sul serio, allora il discorso cambia”. Eccome. Si dirà: Ma c’è la cultura. Lo studio. Ma quale cultura? E come viene impartita nelle scuole? Scuole elementari, ad esempio, dove su molti libri la donna appare ancora la brava mammina che sta in casa a pulire.
“Vero è che le donne, con la cultura, hanno avuto solo un rapporto indiretto; l’hanno ispirata, le hanno fornito l’appoggio emotivo, ne sono state i modelli; ma quando hanno cercato un rapporto diretto, il loro contributo è stato dato in termini ancora maschili, poiché per inserirsi hanno dovuto competere sullo stesso piano, accettando quella logica» (p. 142). «In generale il gregarismo, l’assenza d’interesse, l’insicurezza, sono i risultati di una educazione repressiva, dove la Necessità è sempre privilegiata nei confronti della Libertà» (p. 150). E le forze socialiste, i partiti operai, la “rivoluzione”, che ne pensano e che ne fanno della donna? Il giudizio che dà la Nozzoli è giustamente critico e giustamente severo. Afferma Serena: “Anche i rivoluzionari sono profondamente intrisi dell’ideologia patriarcale… tale profonda e non riconosciuta penetrazione dell’ideologia del sistema “nemico” è sia la causa sia il prodotto di una mancata “rivoluzione culturale” all’interno della sinistra. Una sinistra che rifiuta di prendere in considerazione il nesso centrale fra conflitti personali e attività politica” (p. 24). Si torna al principio. Il cerchio si chiude. 0 meglio: si apre. Si tratta di vedere su che cosa si punta: se sulla libertà del cavallo in corsa o sulle mani di chi tiene nascosta la cavezza per legarlo e far guadagni.