salute
la conquista del nostro corpo
Per molti secoli la salute delle donne è stata gestita dalle stesse donne. Ogni donna anziana era ostetrica e ginecologa fino all’ottocento o fino a qualche decennio fa nelle nostre aree più depresse. Ma quando la ginecologia e l’ostetricia cominciarono ad essere un affare, della salute delle donne se ne sono impadroniti esclusivamente gli uomini.
L’ostilità di molte di noi a sottoporci alla visita ginecologica, anche a scapito della salute e a volte della stessa sopravvivenza, ha delle motivazioni ben precise. Spesso le nostre resistenze sono dovute alla brutalità e alla violenza dei medici di cui tutte abbiamo direttamente o indirettamente fatto esperienza. Una buona parte è dovuta alla repressione sessista che ci ha fatto vivere i genitali come cosa da nascondere perché vergognosa, indecente e brutta.
Il motivo più inconscio è quello di trovarsi in una posizione concretamente passiva di fronte a un uomo. Molte di noi per affrontare la visita fanno scattare un meccanismo di scissione fra il nostro corpo e la nostra mente. Abbiamo vissuto la vagina come una parte che sempre ha riguardato un uomo (che sia il marito, l’amante o il ginecologo non importa), ma come una cosa che non ci ha appartenuto veramente. Alcune chiudono gli occhi o creano una barriera con la gonna tra la parte «superiore» e quella «inferiore». La passività è accresciuta dal lettino ginecologico e dal fatto che il ginecologo fa e vede dentro di noi mentre teniamo le gambe aperte in- completa impotenza. Anche se una donna vuole seguire attivamente la visita, il ginecologo la riporta al suo posto di”passiva” ponendole innanzi la sua specializzazione, la «sua» scienza e il suo potere, come una barriera che non potrà mai superare.
L’uso di un economico speculum di plastica ci permette di conoscere il nostro corpo in un senso che è sempre stato ricoperto dal mistero. Lo speculum è quello strumento che serve a dilatare la vagina per mettere in evidenza il collo dell’utero. L’«antro tenebroso», «la tenebrosa vagina» che ha riempito pagine di letteratura, illuminata da una pila risulta non essere diversa come colore dalle tonsille. L’uso periodico dello strumento «speculum» ci dà la possibilità di controllare la nostra salute e osservare una malattia allo stato iniziale.
La conoscenza del nostro corpo ci dà la possibilità di privare il medico del suo potere assoluto. «Se la conoscenza è potere, il potere è anche conoscenza» dice Kate Millet. Conoscendo il motore è più difficile farci fregare dal meccanico. Ora possiamo pretendere una visita come la vogliamo. Possiamo imporre al medico di spiegarci quello che sta facendo e sta sentendo nel nostro corpo. Chiedere che ci faccia determinati esami. Andiamo in gruppo dal medico perché così non gli è più possibile usare le sue intimidazioni e le sue magie. Conquistiamo una posizione attiva: questo oi farà sentire più consapevoli e più forti. Stiamo raccogliendo informazioni sulla salute della donna. Queste informazioni vengono ricavate in Italia e all’estero per mezzo di canali di informazioni tradizionali dei medici, ma soprattutto per mezzo di bollettini femministi del «self-help». Ci rendiamo conto sempre di più dell’ignoranza anche tecnica dei medici. Per esempio nella università Italiane non si insegna ai futuri medici nulla riguardo agli anticoncezionali.
Non vogliamo diventare però le tecniche del movimento. Vogliamo trovare un nuovo rapporto con il corpo. L’autogestione del proprio corpo non può essere infatti un fatto idealistico, ma deve essere concreto e strutturale. La nostra aspirazione è quella di aprire un centro per la salute della donna per un modo diverso di visita medica. Che tutte le donne imparino a mettersi lo speculum da sole, che possano guardarsi dentro, che vivano attivamente quello che riguarda il loro corpo e che da questa esperienza esigano poi un rapporto diverso con la medicina in generale.