ancora dall’URSS

La pubblicazione dell’Almanacco Donne e Russia ha avviato in alcuni paesi occidentali tra cui il nostro un dibattito sulla condizione delle donne sovietiche e sul rapporto socialismo-liberazione della donna. Diamo un nuovo contributo alla discussione con alcune testimonianze e riflessioni che avrebbero dovuto vedere la luce nei secondo numero dell’Almanacco, se il Kgb non ne avesse impedito la pubblicazione. I samizdat sono giunti alla nostra redazione tramite Parigi per la cortesia della casa editrice Tierce.

maggio 1980

La nostra esistenza può essere definita, se non buona, almeno un tantino tollerabile?
Per rispondere a questa domanda è necessario chiarire quante persone nel nostro paese vivono in appartamenti indipendenti e quante in appartamenti comuni. Poiché l’accesso ai dati statistici è chiuso ai semplici cittadini, non resta altro che farsi dei calcoli da soli. Fra tutti i miei conoscenti 31 famiglie vivono in appartamenti comuni (i loro coinquilini non lì metto nel conto) e soltanto 16 famiglie in appartamenti indipendenti. E’ interessante notare che fra i giornalisti indipendenti della nostra città, soltanto uno vive in un appartamento indipendente (in una piccola monocamera con i genitori)
Dunque sulla base dei miei calcoli sono giunta alla conclusione che il problema degli appartamenti comuni deve interessare molti nostri lettori. Con la problematica di un giornale femminile questo problema ha un rapporto molto stretto: il peso di una vita in condizioni simili cade soprattutto sulle spalle delle donne. Un solo lavandino per più famiglie in una cucina comune, significa che nessuna donna può lavarsi in casa nemmeno fino alla vita, mentre l’uomo nelle stesse condizioni può permetterselo, sebbene proprio le donne abbiano bisogno quanto più è possibile di osservare severamente le regole dell’igiene. Una sola cucina economica per più famiglie: accanto ad essa si scontrano di nuovo delle donne. Questo significa che al superlavoro nervoso, fisico e psicologico di cui ho scritto nel mio articolo “La famiglia maternale” se ne aggiunge uno nuovo, spesso difficilmente sopportabile. La possibilità di entrare senza fatica nell’abitazione degli altri facilita l’insorgere di un enorme numero di delitti, diretti, nella maggior parte dei casi, di nuovo contro la donna (violenze, omicidi, tentativi di omicidio) da parte dei coinquilini-uomini che desiderano la donna del loro vicino.
Ecco perché mi sono decisa a proporle ai lettori questa lettera indirizzata al giornalista americano Mike David. Sulle pagine della rivista “Letteratura straniera” egli si lamentava delle sue pesanti condizioni di alloggio e ricordava con nostalgia come era vissuto meravigliosamente in Unione Sovietica. Questa lettera l’ho spedita a Mike David più di un anno fa, ma fino ad ora non ho ricevuto alcuna risposta. Fino ad oggi le condizioni in cui vivo non sono cambiate in meglio, così che questa lettera non ha Derso affatto la sua attualità.
… ‘(*) il pavimento traballa sotto i piedi e siamo al sesto piano senza ascensore. Ma potete star certi, questo non è affatto la variante peggiore. Per prima cosa molti appartamenti nella nostra città si conservano ancora dai tempi di Dostoevskij, così scuri che bisogna tenere la luce accesa dalla mattina alla sera; da noi invece c’è luce, le finestre danno a est. In secondo luogo la maggior parte degli appartamenti comuni sono sovraffollati (10 e anche 15 famiglie in un appartamento), mentre da noi siamo in tutto in tre famiglie! Certo è scomodo dover tenere una parte delle proprie cose fuori della camera, dove i coinquilini ne fanno quello che vogliono: chi le rompe, chi le sporca. Ma c’è di peggio! Dove vivevamo prima uno dei coinquilini ha tentato di uccidere noi e il bambino. Voi capite che quando la cucina e il corridoio sono in comune ciò si può fare molto facilmente. Su questo sfondo le abitudini dei nostri nuovi coinquilini ci sembrano infantili monellerie.
Avete idea in generale di che tipi possono essere i vicini in un appartamento comune? I vicini non si scelgono, eppure ci tocca vederli più spesso dei migliori amici. Siete condannati a scontrarvi con loro continuamente, non appena avete bisogno di andare in cucina o in corridoio. E’ gente che appartiene ad un ambiente completamente diverso dal vostro, che ha altri interessi: soltanto secondo i dati ufficiali il 70 per cento dei leningradesi e costituito da ex abitanti delle campagne. E’ gente che non è stata neanche una volta nella vita in un teatro, in un museo, ad un concerto, in biblioteca. Questo tipo di persone sono sempre la maggioranza; in un ambiente di gente come loro potete dimenticare queste cose, ma in casa vostra ve lo ricordano continuamente. Per l’ impossibilità di rimanere soli la vita in un appartamento comune può essere paragonata ad una variante attenuata del carcere. Giorno e notte vi circonda come un compatto anello gente con la quale non avete niente in comune: persone non istruite che si vantano della propria ignoranza e che di sprezzano profondamente qualsiasi interesse che vada al di là di quelli strettamente materiali. Se siete istruiti vi chiamano con sarcasmo «intellettuale» (è un’ingiuria terribile), se avete soltanto una goccia di sangue ebreo vi chiamano giudei. E tutto questo non in un posto qualsiasi, ma in casa vostra, mentre voi vi lavate sotto 1′ unico rubinetto di tutto l’appartamento o preparate da mangiare sull’unico fornello della cucina comune. Vi sono coinquilini che rubano le vostre lettere dalla cassetta della posta o nascondono i pacchi; se ne incontrano anche di quelli a cui piace sporcare i vostri vestiti con gli escrementi del gatto… Ognuno ha i suoi hobbies, bisogna pur riempire con qualche cosa il posto vuoto di interessi spirituali.
E non lasciatevi ingannare dalla loro apparente affabilità nei periodi di “coesistenza pacifica”, quando vi costringono ad ascoltare i loro intimi segreti, o vi confidano i loro segreti professionali (per esempio come da loro al lavoro speculano, rubano o vendono prodotti guasti). Poi un bel giorno scoprono il loro muso animale. Il loro odio verso di voi è insuperabile, proprio perché è diretto verso qualcuno diverso da loro. Quando la gente è ignorante la superiorità di qualcuno su di essa in questo campo fa nascere dei complessi. Per sbarazzarsene bisogna studiare, ma è una cosa lunga e difficile. E’ di gran lunga più facile bruciare i libri, e insieme bruciare anche quelli che là leggono. Dalla storia conosciamo già simili esempi. No, i miei coinquilini i libri non li bruciano. Abbiamo il riscaldamento centrale. Tutt’al più li usano come carta igienica. A proposito anche “Una tragedia americana” non è sfuggita a questa sorte, e proprio poco tempo fa ho salvato da un medesimo destino un libro di Ervé Bazen, posso esibirlo già strappato come prova.
Ecco, con questa gente siete letteralmente costretti a vivere insieme. Non riuscite a nascondervi ad essi neppure nel vostro ripostiglio: provate ad addormentarvi o a mettervi al lavoro che subito un colpo alla porta sfacciato ed insistente vi sveglia o vi strappa alle vostre cose. Sono i vicini. Con la preghiera di dar loro del sale, dei fiammiferi, o del filo per cucire, nei periodi dì “coesistenza pacifica”, con minacce e grida isteriche nel periodo di “guerra fredda”. O se siete malato, con la febbre alta essi vi tirano giù dal letto e vi costringono a fare ciò che viene loro in mente: trascinare un mobile pesante, portare fuori la spazzatura, lavare il pavimento per le scale fredde.
Per questo, ripeto, farei volentieri conoscenza con la vostra padrona di casa. Certo a condizione che voi mi offriate anche il vostro stipendio. Io in cambio vi offrirò la mia simbolica pigione, la mia simbolica dimora, il mio simbolico stipendio e tutta la mia simbolica vita. Mangiate i nostri cibi guasti, avvelenatevi: che vi curino pure gratuitamente. Ma non arrabbiatevi se il medico, ascoltando ì vostri lamenti farà una smorfia di disgusto o vi guarderà come un simulatore; o se scoprirà che avete una pleurite solo sei mesi dopo la malattia, e una polmonite solo quando non gli sarà possibile darvi un normale anestetico durante l’operazione. Non vi arrabbiate se, come è successo a me, vi dimettono dall’ospedale con un attacco acuto di appendicite, dopo avervi dato congedandovi il buon consiglio di cambiare aria e curare i polmoni prima dell’operazione. Che cosa farai allora! Perché lamentarvi se, grazie ad un simile sistema sanitario, già verso i 20 anni avrete accumulato un mucchio di malattie croniche? L’importante è che sia gratis. Chi paga in soldi, chi in salute, come si preferisce.
Del resto lo stesso termine “servizio sanitario gratuito” è inesatto. E’ possibile che voi che siete un uomo istruito non avete trovato il tempo per capire da dove provenga questo servizio sanitario gratuito, così come l’istruzione gratuita? E’ possibile che non sapete che dal nostro stipendio viene tolto il .40 per cento per pagare i medici e gli insegnanti? Fate dei semplici calcoli e vi convincerete che con il mio stipendio (90 rubli al mese), se ricevessi in mano questo 40 per cento, cioè 36 rubli, potrei andare dal medico 6 volte al mese (cosa che in realtà non succede neanche alle persone più malate), pagando per ogni visita 3 rubli e con 18 rubli al mese potrei pagare l’insegnante di mio figlio che ha in classe altri 42 alunni. Quanti soldi prenderebbero allora i nostri medici e i nostri insegnanti? Oserebbero allora i medici guardare i malati come dei questuanti? Un medico (che visita al giorno un minimo di 25 malati) riceverebbe in media 75 rubli (al giorno!) e un insegnante 756 rubli al mese. Anche sottraendo da questa somma una metà (per il mantenimento dell’edificio, per Famministrazione ecc..) rimarrebbero le astronomiche cifre di 1125 e 375 rubli al mese; simili cifre la nostra intelligenza non se le sogna neppure. Dunque giudicate voi.
Venite, non indugiate. Il soffitto, è vero, può crollare in qualsiasi momento; ma è possibile che avete paura di simili sciocchezze? Il pavimento si regge appena e le pareti non sono da meno: le tappezzerie si stanno staccando e le mattonelle sono cadute. Sapete che cosa hanno detto all’ufficio addetto al restauro degli appartamenti? Che nella casa vicina i soffitti pendono completamente, tenendosi a stento ai sostegni, e nel palazzo n. 17 nella nostra prospettiva, in uno degli appartamenti il soffitto è caduto del tutto, ammazzando una donna. Noi ancora non siamo morti, quindi non si capisce di che ci preoccupiamo. (£’ interessante che dello stesso tipo è la risposta che abbiamo avuto dalla polizia quando siamo andati a lamentarci del nostro coinquilino che aveva tentato di ucciderci: “Non vi hanno ancora ucciso? Dunque di che vi lamentate? Venite quando vi uccideranno”). Eppure, vedete, noi non viviamo peggio degli altri, ma meglio. A proposito anche l’edificio dove lavoro si trova in uno stato di avaria; i soffitti possono crollare in qualsiasi momento, ce lo hanno dichiarato ufficialmente 6 mesi fa. Ma il lavoro in questo edificio continua e il restauro neanche si intravede: effettivamente non vale la pena preoccuparsi per stupidaggini simili! E sapete come stanno risolvendo nella nostra città il problema degli alloggi? Per sistemare al più presto la gente che aspetta, alle famiglie di tre o anche quattro persone che stanno in fila da più di dieci anni, offrono, non un appartamento indipendente, ma un’altra cameretta nell’ appartamento comune. In questo modo si perpetuano simili condizioni di alloggio, incompatibili con la dignità umana, contrarie a tutte le norme igieniche e molto spesso pericolose. Al confronto con tutto questo la peggiore padrona di casa può sembrare uri angelo.
Ma per voi questo è niente, voi vi lamentate solo del fatto che l’affitto è alto. Dovete rinunciare a delle cose. Anche io. Non so esattamente a cosa dovete rinunciare voi, io, per esempio, devo economizzare qualche giorno per comprarmi il dentifricio e il sapone. Devo rinunciare, e non solo per me, ma anche per mio figlio al cibo necessario come verdura e frutta, e, alle volte, bisogna fare a meno della carne e del latte. Non solo io, ma anche tutti quei colleghi che guadagnano 10 rubli più di me, spesso si lamentano per la fame. Pur lavorando otto ore al giorno, spesso non hanno i soldi per fare colazione o per pranzare. E non fa meraviglia: con il nostro clima rigido non si può fare a meno di vestiti pesanti e per comprare sia mire una sciarpa calda bisogna rinunciare a mangiare. A cosa porta un lungo periodo di sottoalimentazione l’ho provato” per esperienza diretta: mi bastava un temporale per prendermi una polmonite, non avevo 10 rubli per un ombrello che mi avrebbe riparato dalla pioggia e mi toccò pagare 17 rubli per le medicine. Di dove ho preso questi soldi? E’ stato il volenteroso interessamento di parenti compassionevoli, cioè quello che da voi chiamano beneficenza; così i miei vestiti e le mie scarpe sono o regali o roba smessa. Lavorando una piena giornata lavorativa non solo non posso assicurare a me stessa un’esistenza tollerabile, ma non posso nemmeno difendere me e mio figlio dalla fame e dal freddo.
Dunque venite presto! Già una volta mi è stata fatta una diagnosi di generale esaurimento dell’organismo, ma allora ero più giovane e sana, adesso non so che cosa sarà di me se voi indugiate…
Care sorelle!
Sento che a conclusione della mia lettera devo scrivervi un paio di parole di conforto. Di fame non sono ancora morta, sebbene le continue malattie di mio figlio mi abbiano costretta a licenziarmi dal posto dove lavoravo l’anno scorso. E il soffitto della mia camera è sì caduto, ma per un caso fortunato non sulle nostre teste ed io e mio figlio siamo rimasti vivi.