contro tutte le discriminazioni

La “Convenzione contro ogni forma di discriminazione nei confronti della donna” è stata approvata dall’assemblea dell’ONU il 18 dicembre 1979 a larghissima maggioranza. Per entrare in vigore deve essere firmata da almeno 20 paesi. L’Italia Sa firmerà all’apertura delia Conferenza di Copenhagen.

maggio 1980

Ma perché produca modificazioni nella legislazione interna occorre che il Parlamento approvi una legge di ratifica autorizzando il Capo dello Stato e ordinandone l’esecuzione. Questo renderà obbligatorio l’adeguamento delle leggi ai prìncipi fissati dalla Convenzione.
Per quanto concerne l’Italia molte disposizioni hanno già trovato attuazione nella legislazione degli ultimi anni, ma la Convenzione rinforza soprattutto Y obbligo dello Stato ad adoperarsi attivamente e “a prendere ogni misura adeguata per eliminare le discriminazioni” e per “modificare gli schemi e i modelli di comportamento socio-culturale… e giungere alla eliminazione dei pregiudizi che… siano basati sull’idea dei ruoli stereotipi degli uomini e delle donne” e “di far sì che l’educazione familiare contribuisca alla comprensione del fatto che uomini e donne hanno responsabilità comuni nella cura di allevare bambini” e che altrettanto avvenga nella scuola “in particolare rivedendo i testi e i programmi scolastici”.
Per quanto riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro è ribadita la necessità di qualificare le donne nei lavori tradizionalmente maschili, di riqualificare le donne adulte e di recuperare quante hanno abbandonato gli studi proprio perché donne, prendendo anche ogni misura per evitare la “mortalità scolastica” femminile. E’ riconfermata la parità salariale e si fa un espresso riferimento alla possibilità di stabilire “discriminazioni positive” per favorire l’occupazione, precisando che devono “essere assunte misure temporanee speciali tendenti ad accelerare il processo di parificazione di fatto fra uomini e donne” ma che “suddette misure devono essere abrogate non appena gli obiettivi in materia di uguaglianza di opportunità e di trattamento saranno raggiunti”.
Alcune norme del nostro ordinamento giuridico devono essere riviste alla luce della convenzione. Fra queste anche alcune di recente riformate nell’ambito del diritto di famiglia e cioè: la cittadinanza, il cognome e la parità dei genitori nei rapporti con i figli. La Convenzione impone di prendere una serie di misure per le donne contadine in particolare per quanto attiene i poteri decisionali nell’ambito dell’azienda.
Prevede infine la istituzione di un Comitato che vigili sull’applicazione della Convenzione e ne prepari le eventuali modifiche.