per i diritti delle prostitute
Pubblichiamo la lettera di una organizzazione internazionale di uomini che dichiara di battersi per la tutela dei diritti delle prostitute. Naturalmente si tratta di una voce tra le tante che si sono levate intorno a questo problema: le diamo spazio per dovere di informazione. Ma crediamo che il problema vada discusso ben più ampiamente e in profondità: se è possibile, in un’ottica meno angusta che lasci spazio alle infinite implicazioni del fenomeno.
«Di chi la colpa della prostituzione?». Ci sembra essere questa la domanda che con più interesse, si pone oggi l’opinione pubblica, stimolata dal salutare polverone sollevato dal «caso Veronique».
Sarebbe semplice trovare una risposta se si guardasse all’attività delle numerose organizzazioni di prostitute che sono sorte ormai in varie parti del mondo.
Lo scorso agosto la nostra organizzazione, parte di una rete internazionale di uomini che si organizzano contro tutto il lavoro non pagato ed in appoggio alla Campagna Internazionale per il Salario per il Lavoro Domestico, è stata invitata a partecipare ad una conferenza stampa di due organizzazioni di New York, il New York Prostitutes Collective e la Prostitutes Organization of New York, tenutasi a Manhattan. Le prostitute protestavano contro il sindaco Koch che aveva reso loro molto difficile lavorare per le strade attraverso un massiccio rastrellamento ad opera della polizia, in modo così da offrire una immagine pulita (!) della città ai delegati della Convenzione Democratica.
Ancora, il 17 gennaio scorso, siamo stati invitati ad intervenire ad un’assemblea organizzata a Londra dall’English Collective of Prostitutes, una organizzazione di prostitute e non prostitute che, come il Collettivo di iNew York, fa parte della rete organizzativa della Campagna Internazionale per il Salario per il Lavoro Domestico; all’assemblea hanno preso parte circa 100 persone, donne in maggioranza. Ebbene, in ambedue queste occasioni le prostitute non sembravano avere dubbi: i clienti e gli uomini in generale non sono i loro nemici principali. Quello per cui le prostitute si battono era invece specificato in un loro «foglio dei diritti» lanciato proprio in occasione dell’assemblea di Londra:
abolizione di tutte le leggi sulla prostituzione. Ogni donna deve avere il diritto di fare quello che vuole con il suo corpo senza venire in nessun modo punita per il fatto che vende sesso;
aiuto da parte dello Stato sotto forma di alloggi e sussidi per ogni donna che vuole uscire dalla “vita”;
più soldi alle donne per farle uscire dalla povertà che le costringe a prostituirsi;
ferma opposizione ad ogni forma di prostituzione legalizzata tipo bordelli di Stato, eros centers ecc.
Il «foglio dei diritti» spiega poi come le prostitute possano difendersi dall’uso che delle leggi sulla prostituzione fa la polizia nei loro vari luoghi di lavoro (marciapiede, appartamenti, alberghi, escort-agencies, sale massaggio, saune, night clubs ecc.) e su come comportarsi in caso di arresto.
Molti uomini, appartenenti e non appartenenti alla nostra organizzazione, in Inghilterra e in America, hanno chiesto alle organizzazioni delle prostitute di dare loro la possibilità di appoggiarle in questa campagna per l’abolizione delle leggi sulla prostituzione. In particolare in Gran Bretagna è stato dato loro l’incarico di circolare nei centri di consiglio legale che esistono in ogni quartiere delle città inglesi il «foglio dei diritti».
Questo tipo di lavoro, a cominciare da che cosa sono e come funzionano le leggi sulla prostituzione, vogliamo farlo anche in Italia. La nostra organizzazione è per l’abolizione delle leggi che trattano le prostitute come criminali e non ‘le proteggono contro i protettori anzi, vengono nella grandissima maggioranza dei casi usate oltre che contro le donne anche contro quelli di noi (mariti, figli, fratelli, amanti, amici di prostitute) con cui le prostitute “vogliono” avere rapporti.
L’unico modo per proteggere effettivamente le prostitute da organizzazioni come la mafia che vivono alle loro spalle è che lo Stato dia alle prostitute che non vogliono più lavorare soldi e alloggi, restituendo loro almeno una piccola parte di quello che ha guadagnato e continua a guadagnare con la prostituzione. Nessun protettore infatti ha mai guadagnato tanto alle spalle delle prostitute quanto lo Stato prima con i bordelli e ora con le multe inflitte ad esse dai tribunali. «Lo Stato è il magnaccia più grande» era lo slogan delle prostitute che in Francia nel 1975 scesero in sciopero contro la persecuzione della polizia e occuparono le chiese.
Invitiamo perciò le persone che vogliono avere maggiori dettagli sul nostro lavoro a scriverci presso: Bustapaga (Pay-day) – Casella Postale 748 – Venezia -Tel. (041) 26117 (accludete per piacere busta e bolli per la risposta — non abbiamo soldi!).
Sono anche disponibili presso di noi copie (in inglese) del «foglio dei diritti» dell’English Collective of Prosfitutes. Vi preghiamo di accludere con la vostra richiesta una donazione di almeno L. 200 la copia.
Giorgio Giandomenici
per bustapaga (Payday)