militanza a tempo pieno ovvero i miti del sole e della luna
nei miti di molti popoli primitivi e anche di più evoluti troviamo l’astro lunare, regolatore di vita e dispensatore di benessere. La luna, femminile, era presa a simbolo di ciò che diviene, perchè come tutte le cose nasce, cresce e sparisce; mentre il sole, maschile, sempre uguale a se stesso, non ha divenire, sta saldo, conservandosi sovranamente identico. Col passare del tempo ha prevalso quest’ultimo non perchè i suoi benefici siano maggiori, ormai è noto che tutti gli animali, la terra, il regno marino sono sottoposti al continuo divenire della luna; ma piuttosto perchè la sua inamobilità, il suo maschile ne è uscito vincitore. Ora tornando a noi si può essere femminista ma se non si ha la possibilità di esserlo a tempo pieno (vedi famiglia, marito o chi per esso alle spalle) e ti tocca disgraziatamente di lavorare, la tua non presenza è una colpa e, quando come la luna ricompari, ti trovi «bruciata» da quel sole che essendo sempre presente ha censurato le tue parole o ha trovato giusto metterti di fronte alla cose compiute: tanto tu non c’eri! … Ma veniamo ai fatti.
Ho cominciato a lavorare, con enorme entusiasmo, a Quotidiano Donna, mi sembrava importante questo giornale che vedevo come tramite per tutte le donne.
Lavorando come grafica ormai da anni mi sembrava giusto dare un contributo in questo senso. Perciò finite le mie 8 ore (e più) in un giornale maschile (ahimè è il mio lavoro) correvo alla redazione di Q.D.
Ciò che mi attendevo era una partecipazione totale, un confronto con tutte le altre donne… invece la realtà era: «tu sei la luna, questo è il materiale, non bisogna tagliare neanche un virgola è roba di attualità, scegli pure le foto, mi raccomando taglio giornalistico e … brilla pure nel cielo fino a notte alta, il «sole» naturalmente se ne va».
Il mio unico rapporto valido era con Marina (l’altra luna) con lei affrontavo le notti folli nelle quali alla fine, stravolte riuscivamo ad impaginare il giornale scontente, insoddisfatte e per di più incazzate quando in edicola trovavamo un giornale nel quale non ci riconoscevamo, con dei contenuti che non condividevamo. Ma soprattutto con dei sensi di colpa verso le lettrici quando scoprivamo che le pagine che noi avevamo «vestito» da cronaca non lo erano affatto! Nonostante le nostre sollecitazioni ad anticipare i tempi per poter avere un confronto, non cambiava nulla ed ogni numero eravamo lì, con gli occhi che si chiudevano dal sonno a «brillare nella nostra notte. Poi la decisione di non impaginare più Q.D., il desiderio di mettere le nostre conoscenze tecniche a disposizione di tutte le compagne, il voler uscire dal nostro ruolo nel quale ci sentivamo sempre più ricacciate.
Ma ancora una volta colpite. La nostra lettera sul giornale in cui spiegavamo le nostre ragioni «censurata» e, ancora peggio, la rettifica di questa, addirittura cestinata ! ! !
Tutto ciò per decisione di tutte le donne del giornale? Neanche per idea, la direttrice di Quotidiano Donna, per esempio, «sole» sempre presente, in chiusura di giornale, in tipografia (c’è chi al giornale può esserci a tempo pieno) decideva per tutte: lei c’era! (astro fisso e inamovibile).
Ora vi chiedo, donne, vogliamo riprenderci la luna e con essa il femminile che ci appartiene o vogliamo rimanere sottoposte al maschile ogni presente e inamovibile?!!